Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
FRANCESCA SAPPIA, CONSIGLIERA DI MUNICIPIO M5S, SEGNALA SU FB DUE PUNTI DI RACCOLTA DEI RIFIUTI INGOMBRANTI “DOVE NON CONTROLLANO SE PAGATE LA TARI, APPROFITTATENE”
Francesca Sappia è consigliera municipale all’XI, eletta con il MoVimento 5 Stelle. In
omaggio all’onestà , oggi sulla sua pagina Facebook ha segnalato due punti di raccolta per i rifiuti ingombranti che sono gratuiti e dove “non controllano se pagate la tari… approfittatene”-
Ovviamente tra i commenti c’è chi le fa notare che «Un membro di un consiglio municipale non può permettersi certe affermazioni, non deve mai in nessun modo, nemmeno velatamente, incitare o far passare per socialmente accettabili comportamenti che non lo sono», riferendosi al fatto che nei punti ritiro non si verifica se il cittadino che sta usufruendo del servizio abbia pagato la tassa che ne consente l’utilizzo, o lo sta utilizzando a spese degli altri.
Ma lei non fa una piega e in un post successivo ribadisce che ha ragione lei:
“ogni giorno da mesi se non da anni, le strade di tutta Roma si riempiono di abbandono di ingombranti più o meno piccoli. Finchè Ama non avvierà il controllo di chi paga o no la Ta.ri. NOI tutti paghiamo il servizio in extratari per ritirare gli abbandoni illeciti nelle strade. Ama organizza da anni “il mio quartiere non è una discarica” permettendo di consegnare gli ingombranti senza fare verifiche proprio per evitare gli abbandoni che sono sotto gli occhi di tutti. Ora io non ho peccato di superficialità nè ho fatto alcun “pasticcio”. Il Pasticcio è tutto di chi strumentalizza una notizia per trarne vantaggio a suo scapito”.
Tutto chiaro, no?
Anche come si fa a “trarne vantaggio” a proprio “scapito”, vero?
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
ENNESIMO ASSIST AI CINQUESTELLE, NON SI PUO’ ACCETTARE L’APPOGGIO DI UNO CHE HA 4 PROCESSI IN CORSO E 22 REATI CONTESTATI… MUSUMECI HA INTORNO VENTI IMPRESENTABILI
Gli agenti di polizia di Priolo hanno arrestato, con l’accusa di truffa e tentata truffa, il sindaco di Priolo e candidato alle elezioni regionali siciliane nelle liste di Forza Italia Antonello Rizza.
Secondo il provvedimento del gip Giuseppe Tripi, su richiesta della Procura, Rizza farebbe parte di un “consolidato sistema di illegalità diffuso all’interno e all’esterno dell’amministrazione comunale priolese”, finalizzato al “condizionamento e alla prevaricazione per il perseguimento illecito di finalità di tipo personale e clientelare”. Come Repubblica ha raccontato in questi giorni Antonello Rizza, sindaco di Priolo Gargallo, ha quattro processi in corso e 22 contestazioni di reato: concussione, tentata violenza privata, associazione a delinquere, falso, truffa, intralcio alla giustizia, tentata estorsione, turbata libertà di scelta del contraente.
Poi, naturalmente, l’abuso d’ufficio e via lungo una lista che sembra l’indice del codice penale.
Coinvolti nell’inchiesta funzionari del Comune di Priolo: il gip ha disposto l’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria per Salvatore Cirnigliaro, dirigente del Settore sport e spettacolo del Comune di Priolo Gargallo, per il reato di turbata libertà degli incanti, anch’esso in concorso; Francesco Artale, imprenditore ed amministratore della “Indie Sound Music s.a.s”, per turbativa del procedimento di scelta del contraente, truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture; Flora La Iacona, dirigente del settore Pubblica Istruzione del Comune di Priolo, che all’epoca dei fatti era dirigente del settore Politiche Sociali per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e truffa aggravata.
Cancelleri, candidato Cinque Stelle, attacca Musumeci: “Avevamo ragione. Hanno arrestato uno degli impresentabili di Musumeci che era nella lista che abbiamo pubblicato pochi giorni fa”.
Così il candidato a Governatore del M5s in Sicilia Giancarlo Cancelleri su Facebook. “Ieri un condannato. Oggi un arrestato. Domani chissà . La presentazione delle liste di Musumeci – scrive – ha dato avvio a un conto alla rovescia. Ogni giorno un candidato di Musumeci si sveglia e sa che potrebbe essere condannato o arrestato. Tic tac tic tac”.
“Dopo l’ex sindaco di Milazzo condannato ieri per concorso in abuso d’ufficio – prosegue – oggi hanno arrestato il sindaco di Priolo che si trova adesso ai domiciliari. Un altro schiaffo agli elettori siciliani che non meritano questo trattamento. Musumeci ora ha il dovere di parlare chiaro. Non può continuare pilatescamente a lavarsene le mani come se niente fosse. Non può fare finta che succeda per caso”.
“Vi avevo detto che stavano svuotando le carceri per provare a battere Giancarlo Cancelleri. Stamattina i magistrati hanno ricominciato a riempirle. Hanno arrestato uno degli impresentabili della lista che aveva pubblicato Giancarlo, ma il vero impresentabile è Musumeci e la schiera di gente che si sta portando dietro per provare a batterci”. Lo scrive in un post su Fb il candidato premier M5S Luigi Di Maio.
L’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco di Priolo Antonello Rizza, accusato anche di turbativa d’asta, ha avuto inizio alla metà del 2016.
La polizia di Priolo ha focalizzato l’attenzione su tre appalti assegnati, secondo la ricostruzione della Procura di Siracusa, a persone vicine al primo cittadino del centro industriale del Siracusano.
Al centro ci sono gli acquisti di beni attraverso la Consip con codici alterati e tali da consentire all’imprenditore segnalato la vendita dei beni a prezzi maggiorati.
Nel fascicolo c’è anche un episodio di frode nelle pubbliche forniture ed infine un episodio di tentata concussione, sempre in relazione alla finalità di pervenire all’assegnazione di appalto all’ imprenditore vicino al sindaco.
Nei confronti di due indagati, tra cui l’imprenditore Francesco Artale, è stata disposta la misura cautelare del sequestro preventivo, rispettivamente per 15.461 euro in relazione alle condotte di truffa e frode e per 86.278 in relazione alla truffa ai danni del Comune in relazione alla gestione della piscina comunale.
Secondo l’accusa Rizza farebbe parte di un “consolidato sistema di illegalità diffuso all’interno e all’esterno dell’amministrazione comunale priolese”, finalizzato al “condizionamento e alla prevaricazione per il perseguimento illecito di finalità di tipo personale e clientelare”
(da agenzie)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
ACCOLTA ISTANZA DIFESA, UDIENZA DEFINITIVA IL 24 OTTOBRE
Si complica il caso Battisti. l giudice del Tribunale Superiore Federale (TSF), Luiz Fux,
ha deciso di sospendere temporaneamente la richiesta di estradizione avanzata dall’Italia. Ha accolto la domanda della difesa per l’habeas corpus – una procedura prevista nel codice portoghese e brasiliano che equivale ad una garanzia sulla libertà dell’imputato ribadita da una sentenza – e ha ordinato di trasmettere il fascicolo al primo Comitato del TSF.
Di questo fanno parte cinque consiglieri: lo stesso Fux, Rosa Weber, Marco Aurèlio Mello, Gilmar Mendes e Luis Roberto Barroso. Quest’ultimo, tuttavia, dovrebbe astenersi. In passato è stato uno degli avvocati della difesa di Battisti. La sua presenza sarebbe in conflitto.
La decisione ha forti implicazioni politiche, non basta il parere di un giudice monocratico, c’è bisogno di una sentenza collettiva. La data dell’udienza è fissata per il 24 ottobre.
Si ripete così lo scenario del 2009, quando il TSF si dovette pronunciare sulla prima richiesta di estradizione, accogliendola con cinque voti contro quattro.
La sentenza fu poi annullata dall’allora presidente Lula proprio nel suo ultimo giorno del secondo mandato a Planalto, il 31 dicembre del 2010.
Nel giugno del 2011 ci fu un secondo pronunciamento del Supremo organo che approvò con 6 voti contro 3 la scelta del Capo dello Stato. Su questa, Cesare Battisti ha sempre fatto perno.
Nelle diverse interviste che ha rilasciato nei giorni scorsi e anche ieri ai media brasiliani, ha ripetuto cronologicamente la sua vicenda giuridica qui in Brasile. “Estradarmi sarebbe una violazione del diritto acquisito”, ha concluso.
L’unica differenza, rispetto ai due passati pronunciamenti, riguarda appunto l’oggetto del ricorso: in questo caso la concessione di un verdetto che si tramuti in una garanzia di libertà .
La domanda di estradizione seguirebbe il suo corso. Ma la sentenza del giudice Flix rallenta la procedura e affida al collegio dei 5 i consiglieri del TSF, la decisione finale. Anche in questo caso il verdetto non è scontato.
Negli ultimi sei anni è molto cambiata la composizione del Supremo. Solo quattro degli 11 consiglieri-ministri sono gli stessi. Due, Gilmar Mendes e Ricardo Lewandowski, erano favorevoli all’estradizione; gli altri due, Carmen Lucia, presidente, e Marco Aurèlio Mello si espressero con voto contrario.
Il presidente Michel Temer, che si è detto favorevole a restituire Battisti all’Italia, non ha ancora apposto la sua firma sull’estradizione. Su suggerimento dei suoi consiglieri giuridici ha deciso di attendere un pronunciamento del Supremo e solo dopo prendere una decisione.
Con una raffica di interviste, appelli e dichiarazioni, scandite da continui colpi di scena, si consuma da giorni la battaglia politico-diplomatica su un caso che si trascina da almeno 15 anni nel gigante sudamericano.
Scendono in campo i pezzi grossi della maggioranza di governo, le figure di spicco di quella coalizione che reggono il potere del presidente Michel Temer.
Parla il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza, Torquato Jardim, già consigliere del Tribunale Superiore Federale (TSF), fedelissimo dell’inquilino di Planalto e tra i più ascoltati consiglieri in materia giuridica.
“Cesare Battisti”, spiega in un’intervista alla Bbc Brasil, “ha rotto il rapporto di fiducia con il paese che lo sta ospitando. Ha cercato di uscire da Brasile senza una ragione precisa dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca. In questo modo ha rotto quel rapporto di fiducia che si instaura sempre tra un ospite particolare come l’italiano e il paese che lo accoglie. Ha commesso un illecito. Stava andando in Bolivia con una somma di denaro superiore a quella consentita e senza un valido motivo apparente”.
Joà£o Doria, potente sindaco di San Paolo, figura emergente del PSDB, lo stesso partito di Temer e probabile prossimo candidato alla presidenza nelle elezioni dell’ottobre 2018, coglie l’occasione di una visita a Milano per esprimere una posizione netta sulla tumultuosa vicenda legata all’ex militante dei Pac. “Adesso”, chiarisce, “abbiamo un governo veramente democratico in Brasile. Non possiamo dare protezione ad un criminale. L’estradizione deve essere concessa e applicata”.
Cesare Battisti replica colpo su colpo. Da tre giorni concede brevi interviste. Solo a quotidiani e tv brasiliane.
Lo fa con il contagocce, seguendo una strategia mediatica ben precisa. Parla al paese che lo ospita, quello che deve decidere il suo futuro.
Due giorni fa aveva dichiarato che la sua eventuale estradizione equivaleva “ad una condanna a morte”. Oggi, dalla pagine di Folha de Sà£o Paolo, il quotidiano della capitale finanziaria ed economica del Brasile, si è scagliato contro l’Italia, definendola un “paese così arrogante”.
Il nostro connazionale, latitante da 36 anni, condannato in via definitiva a due ergastoli per due omicidi e altri due per concorso in omicidio, dice che “in Italia sono convinti che sia un compito facile portarmi via da qui. Nei miei confronti c’è un chiaro atteggiamento di orgoglio e vanità “.
Per Battisti, la nuova richiesta di estradizione e la stessa operazione di polizia che aveva portato al suo fermo e successivo arresto, poi revocato da una seconda sentenza, “esiste un chiaro piano organizzato dalla nostra ambasciata su indicazione del governo italiano”. Si appella a Michel Temer e gli chiede di valutare bene prima di dare seguito alla domanda di estradizione. “Ha l’occasione, presidente”, afferma l’ex militante della galassia armata, “per compiere un grande atto di giustizia e umanità . Vorrei che prendesse coscienza profonda della situazione. Ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui in Brasile”.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX PREMIER FARA’ PARTE DELLA COMMISSIONE PER LA RIFORMA DELLO STATO
Annunciata a Parigi l’istituzione del nuovo Comitè Action Publique 2022, una Commissione pubblica per la riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione, diretta emanazione del governo francese.
Tra le 27 personalità , anche straniere, scelte dal premier Èdouard Philippe c’è anche, a titolo gratuito, l’ex presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, che da due anni vive a Parigi e dirige la Scuola di Affari Internazionali dell’Università Sciences Po.
Il progetto, fortemente voluto dal presidente Macron, arriva a 10 anni esatti dalla costituzione della Commissione Attali, promossa da Nicolas Sarkozy e di cui fece parte anche un altro ex premier italiano, Mario Monti.
Proprio da quella esperienza, in qualità di segretario della Commissione, prese avvio la carriera pubblica dell’attuale inquilino dell’Eliseo.
“Per me sarà una grande esperienza e soprattutto una miniera di idee”, dice Letta in esclusiva ad Huffpost.
“Che un grande Paese europeo — prosegue — investa politicamente su una simile mobilitazione di personalità di diversa provenienza per ripensare il ruolo dello Stato, del welfare State e della qualità amministrativa ai tempi della rivoluzione digitale è una buona notizia per l’Europa stessa. C’è da ragionare proprio sull’idea di sovranità ai tempi della globalizzazione, Tutto cambia sotto i nostri occhi e le istituzioni chiaramente hanno bisogno di occasioni serie di riflessione per dare risposte ai cittadini. Fondamentale sarà il coinvolgimento di tutti i corpi intermedi e la ricaduta concreta del lavoro della Commissione. Sul punto insisterò direttamente”.
La Commissione — di cui, secondo le prime indiscrezioni, faranno parte, tra gli altri, l’economista Philippe Aghion, lo svedese Per Molander, l’industriale Ross McInnes presidente del grande gruppo Safran, e il direttore della stessa Università Sciences Po, Frèdèric Mion — entro il primo trimestre del 2018 dovrà redigere il proprio rapporto.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO LA PIAZZA, ASSENTE ANCHE A TORINO PER L’OMAGGIO A FO
Appare davanti l’hotel dove alloggia a Roma scuro in volto. Lo staff lo descrive di
“umore pessimo, nero, anzi nerissimo. Arrabbiato è dire poco”.
Beppe Grillo, dopo aver disertato la piazza M5s anti-Rosatellum pur trovandosi a Roma, non va neanche a Torino a rendere omaggio all’amico Dario Fo scomparso un anno fa.
Al teatro Carignano è presente solo Davide Casaleggio, che resta in silenzio, mentre dal blog partono attacchi durissimi alla Lega Nord “traditrice”.
Il leader M5s, spiegano dall’entourage che ieri aveva confermato la sua presenza sia in piazza sia Torino, all’ultimo momento per problemi familiari non ha partecipare all’omaggio del premio Nobel.
Grillo sabato è annunciato a Marino, in provincia di Roma, dove in serata sarà presentato il candidato M5s alla presidenza della regione Lazio: c’è chi dice che ci sarà e chi invece, considerati gli ultimi avvenimenti, ne dubita fortemente.
Alcune fonti fanno sapere a tarda sera che darà il terzo forfait perchè appunto Grillo sembra voler dimostrare sempre di più, anche nelle immagini, il suo passo indietro a favore di Luigi Di Maio, il nuovo capo politico che negli ultimi giorni ha cambiato strategia.
La nuova legge elettorale ha totalmente stravolto i programmi e i sogni di governo pentastellati. Ed è ciò che rende primo fra tutti Grillo, il più irascibile, talmente nervoso che in un lungo post sul blog finisce anche una bestemmia rimossa pochi minuti dopo. Già ieri sera c’era chi tra i 5stelle raccontava di un Grillo arrabbiato per la piazza semivuota.
Non a caso, il blog si scaglia contro giornali e media che hanno sottolineato la poca partecipazione alla protesta. “Piazza vuota? È una balla. In meno di 24 ore migliaia di persone hanno risposto al nostro appello e in due giorni hanno riempito la piazza fino a tarda sera”, attacca il M5S. E con i media, prima di lasciare in mattinata l’hotel Forum, se la prende anche Grillo in persona: “Siete anacronistici”.
L’irritazione con la stampa non può tuttavia bastare a spiegare “la latitanza” del fondatore. Piuttosto ci sono le braghe interne e lo scontro tra correnti che ha coinvolto i candidati alle regionarie del Lazio e c’è la delusione per una legge elettorale contro la quale il M5S può fare ben poco e che rischia di decapitare le possibilità di vittoria dei pentastellati.
È infatti M5S punta il dito contro chi, come Matteo Salvini, con il Consultellum, avrebbe potuto essere un potenziale alleato post-voto. “Pd, Lega, FI, verdiniani et similia, convergono magicamente, è un miracolo italiano”, scrive Grillo sul blog.
Ma con il Rosatellum la strada del M5S è quella di giocarsi il tutto per tutto contro la legge, anche andare sotto il Quirinale a chiedere al Capo dello Stato di non firmare la legge, come annunciato ieri da Di Maio che ha abbandonato almeno per un po’ i panni del governista per tornare di lotta e ricompattare così il Movimento facendo contenta tutta l’ala ortodossa guidata da Fico.
L’attesa adesso è tutta stasera su Marino, perchè se due indizi, le due assenze, ancora non fanno una prova, il terzo forfait potrebbe davvero decretare lo stravolgimento totale in casa 5 Stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
CONDANNATI IN CONTUMACIA, NON VENGONO ESTRADATI, SI SONO RIFUGIATI IN ALTRI PAESI… SONO EX TERRORISTI
Non solo Cesare Battisti. Nella black list dei terroristi italiani rifugiati all’estero ci sono altri 33 ricercati.
L’Interpol e la nostra Intelligence li monitora da decenni, ma la loro l’estradizione assume ogni giorno di più i contorni di un miraggio.
Non c’è colore di estremismo politico che tenga. Ex militanti del terrorismo di destra e di sinistra, agli antipodi sul versante ideologico, sono accomunati dalla fuga all’estero per non finire rinchiusi nelle prigioni italiane.
Molti sono i Paesi refrattari all’estradizione.
Argentina, Brasile e Nicaragua, passando per il Canada, fino a Svizzera, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Giappone, forte è la resistenza a concedere il rimpatrio a chi è stato condannato nel nostro Paese.
I motivi sono vari e in parte risiedono in una diversa concezione della pena e delle nostre norme speciali adottate negli Anni di piombo.
Oltre che nella diversa considerazione dell’accusa di concorso morale: fuori dai nostri confini viene spesso ritenuta antidemocratica.
In Brasile, ad esempio, non è previsto l’ergastolo, che viene anzi considerato tortura. Ma è anche vero che il nostro ministero della giustizia, com’è appena accaduto per il caso di Cesare Battisti, è disponibile alla commutazione della pena e a fornire tutte le garanzie affinchè l’ergastolo venga trasformato in una condanna a 30 anni. Eppure non basta.
E così, mentre imperversano discussioni e analisi politico-giudiziarie sull’opportunità dell’estradizione, 34 ex terroristi rossi e neri latitano in quelli che sono divenuti dei veri e propri paradisi penali.
Tra le mete preferite c’è la Francia, dove anche una parte dell’intellighenzia di sinistra ha protetto negli anni esponenti delle Brigate Rosse. E non solo.
Come dimostra la latitanza parigina di Giorgio Pietrostefani, 74 anni, ex dirigente di Lotta continua, condannato a 22 anni perchè ritenuto il mandante, insieme ad Adriano Sofri, dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi avvenuto a Milano il 17 maggio 1972.
Due ergastolani eccellenti, condannati in via definitiva per il sequestro Moro, sono gli ex brigatisti rossi Alvaro Lojacono, 62 anni, e Alessio Casimirri, 66 anni.
Il primo non è estradabile perchè è diventato cittadino svizzero, mentre il secondo è ormai cittadino nicaraguense dal 1988.
Entrambi facevano parte del commando che il 16 marzo 1978 entrò in azione il via Fani uccidendo la scorta dell’ex presidente della Dc.
Casimirri è stato condannato in contumacia a 6 ergastoli, ma si è sposato in Nicaragua e ha aperto un ristorante a Managua.
Hanno invece trovato riparo in Francia Sergio Tornaghi, 59 anni, legato alla colonna milanese «Walter Alasia», la cosiddetta «primula rossa» Simonetta Giorgieri, 62 anni, che apparteneva al Comitato rivoluzionario toscano, e Carla Vendetti, 59 anni, arrestata, scarcerata e poi entrata in clandestinità , nota per il ruolo apicale nelle Br-Pcc.
Entrambe le donne, peraltro, sono state condannate anche perchè ritenute esponenti delle nuove Br e coinvolte nei delitti Biagi e D’Antona.
In Francia dal 1982 vive anche l’ex Br Enrico Villimburgo, condannato all’ergastolo nel processo Moro ter e per gli omicidi Bachelet, Minervini, Galvaligi.
Alla Spagna è invece stata inviata la richiesta di estradizione per Claudio Lavazza, 63 anni, compagno di battaglia di Cesare Battisti.
Anche Lavazza «combatteva» in nome dei Proletari armati per il comunismo (Pac) ed è stato condannato all’ergastolo per i 4 omicidi volontari (il gioelliere Pierluigi Torregiani, il macellaio Lino Sabbadin, il maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro e l’agente della Digos Andrea Campagna). Lavazza è attualmente detenuto in Spagna dal 1996 per reati commessi lì.
Risulta residente in Perù Oscar Tagliaferri, 71 anni, chiamato in causa insieme a Maurizio Baldesseroni nella strage di via Adige, a Milano il 1° dicembre 1978.
Ex militante di Prima Linea, Tagliaferri è ricercato per omicidio, associazione sovversiva, partecipazione a banda armata, rapina, violazione legge sulle armi.
Anche Baldesseroni era scappato in Perù ma risulta ormai ufficialmente deceduto.
Tra gli altri ex estremisti spicca Vittorio Spadavecchia, 55 anni, che si è rintanato a Londra nell’agosto 1982, due mesi dopo aver assaltato con un gruppo di camerati, a Roma, la sede dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina di cui era presidente Arafat.
Ex militante in gruppi neofascisti degli Anni Settanta, Spadavecchia annovera tra i suoi amici anche Massimo Carminati, l’ex Nar ritenuto al centro dell’inchiesta di Mafia capitale.
Nel vuoto sono sprofondate le 7 richieste di estradizione da parte dell’Italia.
(da “La Stampa”)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
I RISULTATI DI UNO STUDIO ISTAT DISEGNA LA MAPPA REGIONE PER REGIONE… E SI SCOPRONO ALCUNE CURIOSITA’
Il voto di scambio, in Italia, c’è sempre stato. Per la prima volta, però, La Stampa
pubblica un’infografiche riepiloga i risultati di un approfondito studio dell’Istat che ne disegna la mappa di diffusione regione per regione. E si scoprono alcune curiosità .
Primo: c’è una grande differenza tra chi si è visto davvero promettere qualcosa in cambio del voto e chi invece ne ha un’esperienza indiretta, ovvero conosce qualcuno che ha ricevuto l’offerta.
Testimoni diretti: 3,7% degli italiani. Per sentito dire: 8,4%.
Secondo punto: il Sud Italia è ai primi posti (in Basilicata quasi una persona su dieci dice di essere stata avvicinata in tal senso), ma superato il Mezzogiorno si vola subito in Valle d’Aosta per trovare la diffusione massima di questa riprovevole pratica.
Infine: i soldi hanno ancora buona presa (un votante avvicinato su cinque se li vede promettere), ma per essere sicuri i politici offrono un lavoro: un’offerta su tre.
Oltre alla classica contropartita in denaro e il regalo — Achille Lauro insegna — c’è il favore, il trattamento privilegiato, la nomina o il posto di lavoro.
Infine c’è il grande classico della compravendita di voti: il pranzo e la cena elettorali o i buoni spesa, per gli alimentari e la benzina.
L’Italia non cambia mai.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 14th, 2017 Riccardo Fucile
DOVEVA ESSERE FINANZIATA UNA FATTORIA SOCIALE PER I DISABILI, IN REALTA’ E’ DIVENTATA UNA BIRRERIA… E TRE MILIONI DI EURO SONO FINITE DALLA CASS PUBBLICHE A QUELLE PRIVATE
Sulle colline del Montello, a una ventina di chilometri da Treviso, avrebbe dovuto essere realizzata una fattoria sociale per disabili, con lauti finanziamenti della Regione Veneto.
In realtà il complesso immobiliare divenne una birreria e oltre 3 milioni di euro finirono dalle casse pubbliche a quelle private della cooperativa Cà della Robinia di Nervesa della Battaglia. Adesso la Procura della Repubblica di Treviso ha chiuso l’inchiesta formulando una doppia ipotesi di reato, truffa e corruzione, a carico di nove persone.
Tra di loro anche l’europarlamentare ed ex assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto di Forza Italia e Mario Modolo, ex dirigente veneto dei servizi sociali.
Ca’ della Robinia era un bel marchio per produrre formaggio all’interno di un complesso verde che avrebbe dovuto sorgere al posto del Disco Palace, una discoteca ormai fatiscente che furoreggiava negli anni Ottanta.
Ma di ragazzi disabili non ne è mai stato impiegato nemmeno uno, il progetto è rimasto sulla carta, mentre i soldi hanno cambiato di mano.
Per Sernagiotto l’accusa è di aver agevolato l’operazione, intascando in cambio anche somme di denaro, per complessivi 63mila euro.
La coop Ca’ della Robinia fallì nel 2016 e l’inchiesta condotta dal pubblico ministero Gabriella Cama ha preso avvio proprio da quel fascicolo fallimentare.
Nell’elenco degli indagati ci sono anche la presidente della società , Bruna Milanese, con i figli Selene e Stefano Bailo che facevano parte del consiglio di amministrazione, l’ex presidente e proprietario della discoteca (nonchè socio in affari di Sernagiotto) Giancarlo Baldissin, alcuni consiglieri e un consulente finanziario. In tutto nove persone.
Risale al 2011 la firma di una convenzione tra la coop e la direzione dei servizi sociali della Regione Veneto, che aveva l’obiettivo di realizzare una struttura agricola, alloggi e ippovia, che avrebbe dato impiego a persone svantaggiate.
La Procura contesta innanzitutto la mancanza di requisiti di Ca’ della Robinia, che non sarebbe stata nemmeno una cooperativa sociale.
Ma in Regione nessuno se ne accorse.
Anzi, fu proprio Sernagiotto a sponsorizzare la legge regionale 8 del 2011 che prevedeva finanziamenti per progetti sociali, estendibili anche all’acquisto di immobili.
Sulla regolarità della convenzione avrebbe dovuto vigilare il funzionario Modolo, che dirigeva il settore in Regione. Eppure furono erogati più di 3 milioni di euro.
Al posto della discoteca sorse una birreria, poi affittata per 30mila euro all’anno. E un appartamento realizzato per i disabili fu occupato da Selene Bailo, figlia della Milanese.
Parte dei soldi (circa due milioni di euro) servirono per l’acquisto del Disco Palace, di cui beneficiò il proprietario Baldassin, che si trovava in difficoltà economiche.
L’ipotesi di corruzione a carico dell’eurodeputato Sernagiotto si basa su quattro assegni per 63mila euro che Baldissin, dopo che il finanziamento regionale era stato erogato, a cavallo del 2012 e 2013, intestò alla società “L’Airone Blu”.
I soci? Remo Sernagiotto e Mario Modolo. Ma l’eurodeputato azzurro replica: “Queste accuse sono un’assurdità . Sono sorpreso e dispiaciuto, ma sereno e pronto a farmi interrogare”. E tramite i legali fa sapere che gli assegni erano il corrispettivo di una cessione di quote della società a Baldassin, non il pagamento di una tangente mascherata.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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