Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
IERI SERA L’ASSEMBLEA PUBBLICA DI 150 ABITANTI (SU 5000) CON IL SINDACO, I PROFUGHI RIDOTTI A 12 MA NON VANNO BENE LO STESSO… COPERTA DI INSULTI L’UNICA VOCE DISSIDENTE, POI L’URLO : “CHI CI DICE CHE NON SIANO DELL’ISIS?”
Per comprendere come aver permesso alla fogna razzista (tipica debolezza della
democrazia all’italiana) di impazzare da anni sui media abbia finito per produrre una generazione di spostati mentali, ogni tanto è opportuno verificare sul campo il degrado urbano delle nostre periferie xenofobe.
Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma per qualche ora abbiamo seguito l’assemblea tenutasi tra 150 abitanti di Multedo (su 5000) che contestano l’arrivo di pochi profughi in una struttura della Curia, e il sindaco di Genova Bucci che nell’occasione ha assunto la veste di mediatore.
Partiamo da quanto illustrato dal sindaco:
1) In tutta Genova, il quartiere con il più basso tasso di accoglienza dei profughi è il Ponente, ovvero quello che comprende Multedo.
2) La proposta che inizialmente era di accogliere nell’ex asilo della Curia 50 profughi, poi diventati 24, ora è di sole 12 persone, con possibilità che diventino nel tempo nuclei familiari ( 3-4 famiglie, quindi)
3) Il Comune investirà a Multedo 7 milioni di euro per sistemare la piscina, le strade, il verde, la viabilità e per sopperire alle croniche carenze del quartiere, argomento sollevato dagli astanti per giustificare il loro no al centro di accoglienza.
Il clima serve a capire con chi si ha a che fare.
Appena Bucci parla di 12 profughi si scatena l’inferno, neanche avesse annunciato un’invasione di 2.000 marziani.
Improvvisamente delle strade, della piscina, dell’asfalto, delle luci, dell’asilo che manca non frega più un cazzo a nessuno.
Nelle proteste generali emerge un urlo: “ma chi ci assicura che questi 12 non siano dell’Isis?”.
Spiegare che si tratta di 12 ragazzi che stanno studiando a Coronata per imparare un mestiere sarebbe tempo perso.
Bucci cerca di mediare, blandisce e ammicca, promette e garantisce, risponde alle osservazioni.
Possono parlare tutti, dice.
In sala c’è anche una persona normale che non si rende conto dove è capitato e si permette di criticare chi contesta l’accoglienza.
Si scatena l’inferno, grida di “fuori fuori”, insulti, quasi viene aggredito, un esagitato va in astinenza e strilla “non abbiamo paura di voi!!!”, un delirio con gente che gli volta le spalle come allo stadio quando si protesta .
Se non fosse tragica , la scena sarebbe comica: persone che parlano di sicurezza e inciviltà riferendosi a ragazzi che neanche conoscono e che probabilmente sono più civili di loro.
In un ambiente del genere la protezione andrebbe data ai migranti, non ai razzisti, perchè alla fine di questo si tratta, come sempre.
Gente che vuol decidere chi deve entrare a casa di altri, che vuol sapere che “programma seguono” come se qualcuno chiedesse a loro con chi esce la figlia o quante corna fanno ai mariti.
I nemici sono la Curia che vuole decidere a casa propria chi far entrare, la Fiom che li ha trattati per quelli che sono, i giornali che non danno loro ragione, la politica che non sposta il porto petroli, il comune che non costruisce un asilo, dimenticando che l’unico che c’era ha dovuto chiudere per carenza di utenti.
Bucci che assicura che garantirà la legalità a chi l’ha violata con blocchi stradali che sono un reato.
Sul teatrino del’assurdo alla fine cala il sipario.
Dia retta a noi, caro zio d’America laureato in chimica farmaceutica, Multedo ha davvero urgente bisogno di una struttura nuova.
Un ospedale psichiatrico.
Faccia presto.
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
KEVIN WILSHAW E’ STATO PER 40 ANNI UN ESPONENTE DEL NATIONAL FRONT: “HO VISTO PERSONE VIOLENTATE, INSULTATE, PRESE A SPUTI NELLE STRADE, HO DETTO BASTA, ORA VOGLIO SOLO FARLA PAGARE A CHI DIFFONDE QUESTA MERDA”
Kevin Wilshaw ha dedicato quasi 40 anni al National Front, crescendo da giovane militante neo-nazi a organizzatore e anima della formazione di estrema destra dei suprematisti britannici.
Ancora all’inizio del 2017 Kevin faceva registrare i suoi interventi ai raduni.
Poi, il ripudio del suo passato in una intervista a Channel Four.
Più che un ravvedimento tardivo, quello di Kevin è stato come un liberatorio gettare la maschera. “Sono gay. Per questo sono stato abusato dalla mia stessa gente. E mia madre era ebrea”.
Gli abusi sono stati per Kevin l’evento scatenante la presa di coscienza del suo “vivere una bugia”. “In un paio di occasioni, nel recente passato, sono stato fatto oggetto di odio proprio da parte della gente a cui ho voluto appartenere. L’essere gay è accettabile nella società , ma non all’interno di questi gruppi. E in quelle due occasioni, quando fui sospettato di essere omosessuale, hanno abusato di me”.
Kevin Wilshaw ha ammesso la contraddizione: essere un gay di madre ebrea e allo stesso tempo militare e parlare a nome di una formazione neo-nazi per 40 anni.
“È terribile ammettere quanto sia stato egoista, ma è la verità . In questi 40 anni ho visto persone abusate, insultate, prese a sputi nelle strade. Ma è solo quando quella violenza si è rivolta contro di me che ho realizzato quanto quello che avevo fatto fosse sbagliato”. Kevin è quindi passato a illustrare l’altra contraddizione, il suo rapporto con le origini ebraiche.
Partendo dall’odio per ‘gli ebrei’ di cui scrisse a corredo della domanda di iscrizione al National Front.
“Mia madre era in parte ebrea, il suo cognome da ragazza era Benjamin. Quel termine, ‘gli ebrei’, indica una massa di persone senza volto, non individui che puoi personalizzare. È la generalizzazione che induce a sterminare deliberatamente 6 milioni di individui. Io non avevo molti amici a scuola. Desideravo diventare membro di un gruppo che avesse uno scopo. Così pensai che farmi coinvolgere in quel genere di cose sarebbe stato semplice cameratismo. Anche quando quel gruppo di persone viene tagliato fuori dalla società per la sua visione estrema, continui a sentire quel senso di cameratismo nell’essere membro di un gruppo che viene attaccato da altra gente”.
E allora parliamone, dello scontro con “l’altra gente”.
Nel corso dell’intervista Wilshaw ha ammesso di averle fatto del male, “ma solo per difendermi”.
Come quella volta in cui scaraventò una sedia sulla testa di “qualcuno” durante le elezioni a Leeds. Ma l’ormai ex neo-nazi ha fermamente negato di aver mai aggredito esponenti delle minoranze.
“Personalmente non lo avrei mai fatto, anche se ho assistito a ‘incidenti’ in cui persone sono state oggetto di violenze di gruppo per il fatto di essere di pelle nera. Mi si rivoltava lo stomaco, ero contro quel genere di cose, spingevo l’accaduto indietro nella mia mente fino a nasconderlo”.
All’inizio degli anni Novanta, Kevin Wilshaw fu arrestato per aver vandalizzato una moschea ad Aylesbury.
Ancora nel marzo di quest’anno veniva arrestato per offese a sfondo razzista su internet. Poi è passato tra le fila del British National Party dopo aver militato nel National Front e aver flirtato con altre frange estremiste, come la Racial Volunteer Force.
“Mi sento colpevole. E questo mi impedisce anche di avere una normale relazione con la mia stessa famiglia. Voglio liberarmene, è un peso troppo grande. Voglio ancora fare danni, ma non più alle persone comuni. Voglio colpire chi diffonde quella merda, voglio mostrare cosa vuol dire vivere una bugia e dover vivere quel genere di propaganda. Voglio far loro del male”.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
NELLA CITTADINA DOVE GIA’ VIVONO E LAVORANO 400 IMMIGRATI, UN GRUPPO RAZZISTA SI OPPONE ALL’ARRIVO DI “BEN” 10 PROFUGHI… E POI CADONO PURE NEL RIDICOLO
Un comitato di difensori della brescianità e dell’italianità ha iniziato una campagna per
spaventare i cittadini di Lograto (Brescia) riguardo all’arrivo di alcuni richiedenti asilo.
Al grido di “no ius soli” e altre cose che non c’entrano nulla questi cazzari vorrebbero far credere che gli stranieri rubano la casa agli italiani, ma guardando le cose da vicino si scopre che la realtà è molto diversa
Brescia ai Bresciani si definisce come “un comitato apartitico di liberi cittadini” che lotta per “restituire Brescia ai Bresciani e l’Italia agli Italiani”.
Il sostegno dato alla crociera identitaria di Defend Europe consentono di poter dire che si tratta dell’ennesimo gruppo razzista che cerca di farsi spazio nella politica italiana.
Anzi, probabilmente stiamo assistendo alla nascita delle cellule locali di Generazione Identitaria, che è chiaramente il movimento ispiratore di un altro “comitato” come Verona ai Veronesi.
Le parole d’ordine sono lotta dura (e senza paura) nei confronti dei “falsi profughi” — vale a dire di tutti gli immigrati — no allo Ius Soli e difesa della propria città .
A Lograto — paesino di quattromila abitanti della provincia di Brescia — hanno distribuito delle locandine per dire che destinare le case popolari agli immigrati è “vero e proprio razzismo anti-italiano”. Perchè per la loro neolingua non sono loro ad essere razzisti ma sono le politiche che danno pari diritti agli immigrati ad essere razzisti nei confronti degli italiani.
Tra i crimini degli immigrati quindi va annoverato anche il fatto di poter ottenere un alloggio popolare.
Questo in base ad una graduatoria che guarda alle condizioni familiari e al reddito invece che al colore della pelle. Il rovesciamento della logica e del senso comune operato dai neofascisti però impone di definire questo modo di fare come razzista. Al contrario discriminare in base al colore della pelle o alla nazionalità è il modo giusto di fare le cose.
Poi magari un cittadino vuole essere informato su cosa sta realmente accadendo a Lograto e perchè Brescia ai Bresciani parla già di Italia meticcia (a Lograto vivono 400 stranieri) tirando in ballo lo Ius Soli che con i rifugiati non ha nulla a che fare.
Si scopre così che a Lograto potrebbero arrivare dieci (diconsi 10) richiedenti asilo.
Il sindaco inoltre qualche giorno fa rendeva noto che al momento la graduatoria per le case popolari risulta azzerata e che nel biennio 2016/2017 sono state effettuate nove assegnazioni.
“Lograto dispone di n. 65 appartamenti (tanti quanti a Travagliato giusto per farvi un’idea); di questi n. 58 sono locati (50 famiglie italiane e 8 famiglie di origine straniera), n. 3 sono tenuti a disposizione del Comune e sono stati in passato destinati all’ambulatorio pediatrico ed alla sede di n. 2 associazioni.
Infine n. 4 sono sfitti: 3 di questi ultimi destinati al progetto SPRAR. La mia Amministrazione completerà la ristrutturazione del “Torcolo” con il conseguente spostamento nei nuovi locali sia dell’ambulatorio pediatrico che delle associazioni in modo da rendere nuovamente disponibili i tre appartamenti. Presto quindi n. 3 appartamenti a disposizione del Comune, torneranno ad essere utilizzati con la loro originaria funzione.”
In altre parole a Lograto, fa sapere il sindaco, “non ci sono persone/famiglie in lista di attesa per ottenere l’assegnazione di un alloggio nè persone/famiglie si sono manifestate al sottoscritto per ottenerne uno”.
Questo significa che i richiedenti asili non stanno rubando la casa popolare a nessuno.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
IL GRUPPO VOLEVA COLPIRE POLITICI, MIGRANTI E MOSCHEE… MA CHE BEI COMPAGNI DI MERENDE HANNO I SOVRANISTI
Emergono nuovi agghiaccianti dettagli in Francia sui progetti considerati «terroristici» di un gruppo di militanti di estrema destra che voleva colpire politici, probabilmente anche migranti e moschee.
Tutto comincia con il fermo lo scorso giugno di Logan, un ventunenne di provincia con il mito del killer di Utoya, Ander Breivik.
Nonostante la giovane età , il ragazzo ha già un lungo percorso di militanza nell’estrema destra. Su di lui pesa il sospetto di aver tentato di formare una milizia armata pronta a spargimenti di sangue sul territorio della Francia.
Ieri una vasta retata dell’antiterrorismo tra Parigi e Marsiglia ha condotto a dieci fermi di persone a lui direttamente legate, incluso la madre.
Tra i politici nel mirino, il leader della sinistra alternativa, Jean-Luc Melenchon e il portavoce del governo, Christophe Castaner.
Ma secondo diversi media anche moschee e migranti rischiavano di finire nei suoi progetti di morte.
(da “La Stampa”)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
IL GRANDE SPOT ELETTORALE DELLA LEGA A SPESE DEI CONTRIBUENTI COSTERA’ 64 MILIONI DI EURO PER NULLA… CHISSA’ COME SARANNO CONTENTI GLI ELETTORI DI SALVINI DEL SUD CHE NON VEDRANNO PIU’ UN EURO
Domenica 22 ottobre i cittadini della Lombardia e del Veneto saranno chiamati a votare
al referendum su una materia alquanto misteriosa: l’autonomia.
È giunta l’ora per le due regioni del Nord di affrancarsi dalla “schiavitù” da Roma oppure l’autonomia significa qualcos’altro?
Quel che è certo è che nè Lombardia nè Veneto diventeranno, la sera del referendum, Regioni a statuto speciale.
E nemmeno la concessione dell’autonomia sarà automatica perchè le due Regioni dovranno intavolare una trattativa con il Governo e successivamente le “ulteriori forme di autonomia” dovranno essere approvate dalle Camere a maggioranza assoluta.
C’è insomma ancora molto che può andare storto sul percorso dell’autonomia.
In Lombardia e in Veneto si è scelto di usare lo strumento del referendum per assicurarsi che il Governo tenga conto della volontà popolare ma in effetti non c’era alcun bisogno di arrivare alla consultazione elettorale.
La Costituzione prevede che lo Stato possa raggiungere un’intesa con la Regione ma non menziona il referendum. Insomma probabilmente Luca Zaia e Roberto Maroni potevano trattare con lo Stato centrale la concessione di condizioni particolari di autonomia anche senza spendere i 64 milioni di euro utilizzati per il più costoso spot elettorale della Lega Nord a spese dei cittadini.
In fondo in Veneto Zaia già durante la campagna elettorale del 2015 prometteva un Veneto “autonomo e indipendente”.
Appena due anni fa maggioranza dei veneti lo ha eletto come Presidente dandogli il mandato per avanzare le richieste di autonomia a Roma.
L’indipendenza invece “è un fascicolo chiuso” come ha detto ieri il capogruppo leghista in Consiglio regionale Nicola Finco. Eppure Zaia ritiene che sia necessario avere il mandato del popolo veneto per poterne parlare — a fine legislatura — con il Governo.
Se è abbastanza scontato che i Sì vinceranno sia in Lombardia che in Veneto (dove sarà però necessario superare il quorum) è improbabile che l’autonomia sia un discorso che sarà affrontato dall’attuale maggioranza di governo.
In Lombardia e in Veneto M5S e alcuni esponenti del PD hanno deciso di cavalcare la tigre del referendum, soprattutto per non lasciare che la vittoria sia esclusivo merito della propaganda leghista
Quale autonomia per Veneto e Lombardia?
Ma veniamo al merito di quello che succederà dal 22 ottobre in poi. L’articolo 117 della Costituzione (oggetto del fallito tentativo di riforma costituzionale Renzi-Boschi) stabilisce quali sono le “materie di legislazione concorrente” tra Stato e Regioni.
Queste materie, che vanno dalle relazioni internazionali delle Regioni con la UE alla protezione civile passando per il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario potranno tutte oggetto di un’eventuale intesa sulle ulteriori forme di autonomia.
“rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato. £
L’articolo 116 stabilisce inoltre che le materie indicate dal secondo comma dell’articolo 117 (ovvero quelle di competenza esclusiva dello Stato) “alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s) possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata“. Anche l’autonomia limitatamente a queste tre competenze potranno essere discusse da Veneto e Lombardia.
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;
n) norme generali sull’istruzione;
s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali;
Fino ad ora però entrambe le Regioni coinvolte non hanno chiarito — agli elettori in primis — per quale autonomia si andrà a votare.
L’oggetto principale della propaganda è il residuo fiscale, vale a dire la differenza tra quanto una Regione versa in tasse allo Stato centrale e quanto ne riceve indietro in servizi. Maroni e Zaia ritengono che se il residuo fiscale rimanesse “a casa” si potrebbe utilizzare parte di quei 70 miliardi di euro (52 miliardi per la Lombardia e 15 miliardi per il Veneto) in servizi e investimenti sul territorio che potrebbero dare nuova spinta all’economia
In Lombardia però Maroni spiega che dopo il referendum la Regione «intende altresì esercitare un’energica azione politica al fine di ottenere un’ancora più ampia competenza da declinare sul proprio territorio in materia di sicurezza, immigrazione ed ordine pubblico».
Materie che però sono di competenza esclusiva dello Stato e che non possono essere oggetto di un’eventuale intesa sulla concessione dell’autonomia.
Certo, nelle FAQ è scritto che la Regione si impegnerà a chiedere al Governo le modifiche costituzionali necessari ad attuare il progetto. Ma bisogna essere realistici: non succederà .
Il dubbio è che quindi in Regione Lombardia non si sappia davvero che autonomia chiedere e che quella dei soldi da far rimanere al Nord sia l’unico vero nodo individuato dagli autonomisti. Tutti sembrano dimenticarsi però che gli enti locali operano in base a princìpi di sussidiarietà , differenziazione ed adeguatezza (art. 118) e che concedendo a Veneto e Lombardia di trattenere il residuo fiscale verrebbe meno il dovere di aiutare i territori meno ricchi e più svantaggiati.
Una posizione questa che potrebbe compromettere i sogni di gloria di Matteo Salvini, da anni ansioso di fare conquiste elettorali al Sud con Noi con Salvini.
Ma cosa penseranno gli elettori del Sud quando scopriranno che Salvini al Nord incoraggia spinte autonomiste che finiranno per danneggiarli?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
PROCESSO PROSEGUE SENZA L’ABUSO DI UFFICIO
Aveva detto di essere orientato a rinunciare alla prescrizione, poi però ci ha ripensato e ha incassato la dichiarazione di non luogo a procedere per abuso d’ufficio.
Succede ed è successo nell’aula della IV sezione penale del Tribunale di Milano dove si celebra il processo all’ex vicepresidente della Regione Lombardia e consigliere regionale di Forza Italia Mario Mantovani, che venne arrestato nell’ottobre del 2015 e che è imputato a Milano assieme ad altre persone, tra cui l’assessore lombardo all’Economia Massimo Garavaglia.
Nella scorsa udienza Mantovani accusato di corruzione, concussione e turbativa d’asta, aveva spiegato che era “orientato” a rinunciare alla prescrizione per ottenere il proscioglimento nel merito, anche se avrebbe dovuto valutare bene con i suoi legali cosa fare.
“Come annunciato settimana scorsa — ha chiarito oggi in una dichiarazione Mantovani — nonostante la mia propensione a valutare l’atto di estinzione del reato, ho accondisceso all’invito dei miei avvocati che con fermezza mi hanno rammentato il significato di questo istituto giuridico, previsto proprio dallo Stato italiano a tutela dei diritti dei cittadini ad un giusto processo, in tempi ragionevoli, secondo il dettame dell’articolo 111 della Costituzione. E purtroppo — ha aggiunto — come sappiamo, i tempi della giustizia italiana ad oggi non garantiscono la necessaria serenità ”.
Una scelta suggerita probabilmente anche dall’ultimo guaio giudiziario del consigliere che risulta indagato nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari il sindaco di Seregno.
L’ipotesi di abuso d’ufficio, che si è prescritta ai primi di ottobre, vedeva imputato Mantovani, assieme ad altre tre persone, in qualità di sindaco all’epoca del Comune di Arconate (Milano) per fatti del 2010 e relativi ad un “immobile settecentesco denominato Palazzo Taverna“.
Storia raccontata dal fattoquotidiano.it: la vicenda inizia addirittura nel 1987, quando Mantovani riveste il ruolo di assessore all’Urbanistica in una giunta democristiana.
Il Comune vorrebbe comprare lo stabile, peraltro al vantaggioso prezzo di 150 milioni di vecchie lire.
Secondo una relazione della Guardia di finanza, finita poi nel fascicolo del pm Giovanni Polizzi, “le indagini hanno permesso di accertare che fu Mantovani a far sfumare l’accordo relativo all’acquisto dello stabile, onde poi acquistarlo per mezzo di una società intestata ad un prestanome, Le Ginestre Srl”. Già all’epoca la vicenda genera scandalo e, per la prima volta nella storia, la Democrazia Cristiana perde le elezioni comunali.
La nuova amministrazione di sinistra avvia l’esproprio di palazzo Taverna ma tra lungaggini e ricorsi si arriva al 2001, quando Mantovani diventa sindaco. Che temporeggia facendo “lievitare (fino al 2010, ndr) gli interessi concernenti l’occupazione dell’edificio (nel frattempo il Comune conclude i lavori e insedia una biblioteca nel palazzo, pur essendo ancora aperta la controversia giudiziaria, ndr) versati dal Comune alla proprietà ”, cioè alle società Le Ginestre Srl e Spem Srl, ovvero a se stesso.
In questo modo avrebbe procurato un ingente danno ai cittadini di Arconate, calcolabile in 400-500 mila euro.
Mantovani ha preso “atto dell’intervenuta estinzione del reato” che “è per me motivo di profondo rammarico, essendo trascorsi 4 anni di indagini, tra cui 6 mesi tra carcere ed arresti domiciliari”.
Mantovani si domanda “perchè la Procura non abbia per esempio deciso di approfondire fin da subito detto capo di imputazione, non consentendo al Tribunale di compiere le necessarie valutazioni. Peraltro — ha proseguito — io sono certo della mia innocenza”.
E conclude di aver “già dato mandato ai miei avvocati di procedere in sede civile e penale per il ristabilimento della verità e dell’onorabilità della mia persona”.
Vale la pena ricordare che rinunciando alla prescrizione al termine del dibattimento Mantovani avrebbe potuto incassare una dichiarazione di non colpevolezza: infatti, per legge, se i giudici avessero evidenziato la carenza o l’assenza di prove nei suoi confronti avrebbero dovuto emettere sentenza di assoluzione.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
“SPERIAMO CHE IL SUO FILM NON SIA UN’AGGRESSIONE POLITICA”…. LUI HA BISOGNO DI ESSERE RACCONTATO COME IL PADRE DELLA PATRIA
Ancora a luglio scorso Veronica Lario, ex signora Berlusconi, confidava a Maria Latella -a
proposito del film che Paolo Sorrentino sta girando su Silvio Berlusconi – che «quando ci siamo conosciuti mi ha detto: “Non so ancora come si svilupperà la sceneggiatura che comincerò a scrivere. Mi piacerebbe raccontare una storia d’amore”. Ecco, io sono ferma a quelle parole».
Sempre a luglio lui, l’eroe eponimo Silvio, raccontava a Repubblica di aver messo a disposizione del regista napoletano le sue residenze e che insomma, il film che stava girando (“Loro”) si presentava nelle forme della massima collaborazione e in spirito non ostile, se non certo agiografico.
Una specie di Grande bellezza berlusconiana.
«Mi incuriosisce molto», aveva spiegato il Cavaliere. «Ho incontrato Sorrentino e, da produttore di cinema, pur non conoscendo la trama gli ho messo a disposizione, se gli dovessero servire, le mie residenze per le riprese… In passato sono stati girati altri film su di me, modeste opere di propaganda. Spero che Sorrentino realizzi un’opera libera, creativa e di successo, ma rispettosa della realtà e delle vite dei protagonisti».
Ora però qualcosa dev’essersi rotto, se Berlusconi, in questa fase di saggia riproposizione sulla scena pubblica nelle vesti di assennato padre della patria, e di leader popolare ansioso di tornare nella famiglia del Ppe con Angela Merkel (sia pure alleato con Salvini), ha appena detto: «Il film di Sorrentino? Mi sono giunte strane voci, ma spero che non sia una aggressione politica e nei miei confronti».
Se si aspettava un Sunset boulevard del berlusconismo, ecco, forse si appresta a esser deluso e ne sta prendendo piena cognizione.
Ogni tanto qualcuno riferisce a Berlusconi delle voci, che lui – tra l’incantato e il malizioso – riferisce vestendo i panni dell’agnellino o dell’Alice nel paese delle meraviglie (entrambi poco si addicono al volto enigmatico di Toni Servillo, che lo impersonerà al cinema).
Di recente il Cavaliere ci aveva fatto sapere che sue buone fonti lo avevano informato di tre incontri tra Piercamillo Davigo e Beppe Grillo (Davigo ha smentito).
O che gli erano stati riferiti da un uccellino le reali intenzioni economiche del M5S, qualora mai arrivasse al governo: a partire da una furiosa imposta patrimoniale. Il che gli fa dire che oggi è meglio andare a votare, contro questi «pauperisti e giustizialisti».
Ma siccome, si sa, l’uomo è a suo agio col mondo dello spettacolo come e più che con la politica, ecco adesso le voci dei suoi multiformi informatori spostarsi sul terreno del cinema.
Non che il Cavaliere sia davvero preoccupato da un film – sarebbe l’ennesimo non amichevole, quand’anche non avverso come Il Caimano di Nanni Moretti, per capirci.
È che, tornato in scena in una situazione di estrema frammentazione e sconquasso del quadro politico, in fondo Berlusconi ha ripreso ad accarezzare il sogno di sempre – quello di essere amato – con in più le malinconiche sfumature emotive della terza età . Una volta voleva, essenzialmente, sedurre e piacere, il Cavaliere.
Oggi ha bisogno forse che il ritratto consegnato ai posteri da Sorrentino sia quello di un uomo che ha saputo farsi amare, non solo votare dagli italiani, vera o falsa che sia l’ultima, leopardiana, illusione.
(da “La Stampa”)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
LA NUOVA FORMA DI “PULIZIA SOCIALE” DI CHI ABDICA AL RUOLO DI ASSISTENZA
Un viaggio senza ritorno.
È la soluzione escogitata da molte città in Inghilterra per venire a capo del problema dei senzatetto, che dormono in gran numero per le strade dei centri urbani.
Negli ultimi anni le autorità locali inglesi hanno speso migliaia e migliaia di sterline per comprare biglietti ferroviari di sola andata per gli homeless: che vengono caricati sui treni e spediti senza tanti complimenti verso altre destinazioni.
La motivazione ufficiale è che si punta a rimandarli verso le famiglie di origine, ma un’inchiesta della Bbc ha svelato che i biglietti messi a disposizione erano in molti casi per posti mai visti prima.
In Inghilterra si stima che ci siano oltre 4 mila persone che vivono per strada: una cifra che è cresciuta del 130 per cento negli ultimi sei anni (e le associazioni di beneficenza ritengono che si tratti di dati approssimati per difetto).
La città di Manchester ha speso 10 mila sterline per mandar via i senzatetto con i treni e ha perso il conto di quante persone sono state coinvolte, mentre la località costiera di Bournemouth ha organizzato 144 di questi «viaggi».
Le associazioni umanitarie accusano: si tratta di una forma di «pulizia sociale» che vede le autorità locali «abdicare alle loro responsabilità ».
E fanno notare che spedire i senzatetto da un posto all’altro senza offrire ulteriore sostegno non rappresenta certo una soluzione, anzi aggrava il problema perchè li espone a ulteriore isolamento e rischi per la salute fisica e mentale.
Anni di austerità e di tagli ai servizi pubblici hanno esacerbato la frattura sociale in Inghilterra: se nel centro di Londra si assiste a esibizioni di ricchezza a volte imbarazzanti, basta prendere un treno verso una città del Nord come Manchester per osservare scene da Terzo mondo, con giovani volontari che la sera vanno in giro per le strade a distribuire viveri e acqua ai senzatetto.
Il governo sta investendo 550 milioni di sterline per affrontare la crisi. Ma qualcuno ha pensato che un biglietto di sola andata potesse essere una soluzione più rapida.
Non è così.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Ottobre 18th, 2017 Riccardo Fucile
AFRICANI E ROMENI POCO RACCOMANDABILI? E’ LA STESSA COSA CHE TEDESCHI E SVIZZERI DICONO DI NOI ITALIANI… IL MONDO GIRA
Oh che disastro: se ne va la meglio gioventù! 
Un rapporto di Migrantes racconta che nel 2016 si sono trasferiti all’estero 48 mila italiani compresi fra i 18 e i 34 anni, per un totale di 120 mila nostri connazionali che l’anno scorso ci hanno salutati.
Sapete quanti sono ormai i nati in Italia residenti fuori Italia? Cinque milioni. Tanti, eh? Sapete quanti sono gli stranieri che vivono in Italia? Sempre cinque milioni.
Il che rende il tutto un po’ bizzarro: si piange perchè cinque milioni partono e si piange perchè cinque milioni arrivano.
La soluzione sarebbe una bella calotta di vetro sopra il Paese, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori, ma si comprendono le difficoltà logistiche.
Voi direte: ok però, non per razzismo, davvero no, ma qui se ne vanno gli italiani e arrivano gli africani.
In effetti il mondo funziona così: si parte per andare dove si sta meglio.
E comunque non sempre, visto che dei cinque milioni di stranieri che vivono in Italia, un milione e tre sono comunitari, cioè europei.
E voi direte: ok, però, non per razzismo, davvero no, ma qui gli europei che arrivano sono soprattutto romeni.
E cioè: tra africani e romeni, abbiamo un po’ di gente poco raccomandabile.
E deve essere più o meno quello che dicono di noi in Germania e in Svizzera, dove hanno residenza 700 mila e 600 mila italiani.
Secondo l’Ufficio criminalità tedesco, la mafia italiana in Germania crea danni miliardari, e cresce; secondo la Fedpol svizzera, sono oltre vent’anni che da loro prospera la ‘ndrangheta.
Certo, ci aiutassero a casa nostra…
(da “La Stampa”)
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