MILITANTE NEONAZISTA INGLESE DENUNCIA: “SONO GAY, VIOLENTATO DALLA MIA STESSA GENTE”
KEVIN WILSHAW E’ STATO PER 40 ANNI UN ESPONENTE DEL NATIONAL FRONT: “HO VISTO PERSONE VIOLENTATE, INSULTATE, PRESE A SPUTI NELLE STRADE, HO DETTO BASTA, ORA VOGLIO SOLO FARLA PAGARE A CHI DIFFONDE QUESTA MERDA”
Kevin Wilshaw ha dedicato quasi 40 anni al National Front, crescendo da giovane militante neo-nazi a organizzatore e anima della formazione di estrema destra dei suprematisti britannici.
Ancora all’inizio del 2017 Kevin faceva registrare i suoi interventi ai raduni.
Poi, il ripudio del suo passato in una intervista a Channel Four.
Più che un ravvedimento tardivo, quello di Kevin è stato come un liberatorio gettare la maschera. “Sono gay. Per questo sono stato abusato dalla mia stessa gente. E mia madre era ebrea”.
Gli abusi sono stati per Kevin l’evento scatenante la presa di coscienza del suo “vivere una bugia”. “In un paio di occasioni, nel recente passato, sono stato fatto oggetto di odio proprio da parte della gente a cui ho voluto appartenere. L’essere gay è accettabile nella società , ma non all’interno di questi gruppi. E in quelle due occasioni, quando fui sospettato di essere omosessuale, hanno abusato di me”.
Kevin Wilshaw ha ammesso la contraddizione: essere un gay di madre ebrea e allo stesso tempo militare e parlare a nome di una formazione neo-nazi per 40 anni.
“È terribile ammettere quanto sia stato egoista, ma è la verità . In questi 40 anni ho visto persone abusate, insultate, prese a sputi nelle strade. Ma è solo quando quella violenza si è rivolta contro di me che ho realizzato quanto quello che avevo fatto fosse sbagliato”. Kevin è quindi passato a illustrare l’altra contraddizione, il suo rapporto con le origini ebraiche.
Partendo dall’odio per ‘gli ebrei’ di cui scrisse a corredo della domanda di iscrizione al National Front.
“Mia madre era in parte ebrea, il suo cognome da ragazza era Benjamin. Quel termine, ‘gli ebrei’, indica una massa di persone senza volto, non individui che puoi personalizzare. È la generalizzazione che induce a sterminare deliberatamente 6 milioni di individui. Io non avevo molti amici a scuola. Desideravo diventare membro di un gruppo che avesse uno scopo. Così pensai che farmi coinvolgere in quel genere di cose sarebbe stato semplice cameratismo. Anche quando quel gruppo di persone viene tagliato fuori dalla società per la sua visione estrema, continui a sentire quel senso di cameratismo nell’essere membro di un gruppo che viene attaccato da altra gente”.
E allora parliamone, dello scontro con “l’altra gente”.
Nel corso dell’intervista Wilshaw ha ammesso di averle fatto del male, “ma solo per difendermi”.
Come quella volta in cui scaraventò una sedia sulla testa di “qualcuno” durante le elezioni a Leeds. Ma l’ormai ex neo-nazi ha fermamente negato di aver mai aggredito esponenti delle minoranze.
“Personalmente non lo avrei mai fatto, anche se ho assistito a ‘incidenti’ in cui persone sono state oggetto di violenze di gruppo per il fatto di essere di pelle nera. Mi si rivoltava lo stomaco, ero contro quel genere di cose, spingevo l’accaduto indietro nella mia mente fino a nasconderlo”.
All’inizio degli anni Novanta, Kevin Wilshaw fu arrestato per aver vandalizzato una moschea ad Aylesbury.
Ancora nel marzo di quest’anno veniva arrestato per offese a sfondo razzista su internet. Poi è passato tra le fila del British National Party dopo aver militato nel National Front e aver flirtato con altre frange estremiste, come la Racial Volunteer Force.
“Mi sento colpevole. E questo mi impedisce anche di avere una normale relazione con la mia stessa famiglia. Voglio liberarmene, è un peso troppo grande. Voglio ancora fare danni, ma non più alle persone comuni. Voglio colpire chi diffonde quella merda, voglio mostrare cosa vuol dire vivere una bugia e dover vivere quel genere di propaganda. Voglio far loro del male”.
(da “La Repubblica”)
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