Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI E LA MELONI ORA DA CHE PARTE STAREBBERO? CON IL NOSTRO GIOVANE CONNAZIONALE O CON IL DEMENTE SOVRANISTA INGLESE?
Il video è stato diffuso sulla pagina Facebook degli immigrati in Gran Bretagna
Un ragazzo italiano risponde in inglese a un uomo che lo aggredisce verbalmente sulla metropolitana e lo invita a «tornarsene nella giungla» perchè, dice «questo è il mio Paese».
Il giovane risponde con calma e gli altri passeggeri che viaggiano insieme con lui lo difendono.
A un certo punto, per proteggerlo dagli abusi dell’uomo, lo invitano a sedersi lontano da lui, temendo possa accadere il peggio.
Il razzista continua ad offenderlo e a questo punto insorgono molti altri passeggeri: “Datti una calmata o ti prendiamo a pugni”.
A quel punto l’uomo si mette a leggere il giornale e bonfonchia che “sto parlando da solo” e non disturba più.
La stessa cosa che accadrà in Italia quando sia le istituzioni che i cittadini civili cominceranno a rispondere “adeguatamente” alla feccia razzista.
Molti su Facebook commentano le immagini e raccontano che il clima verso gli stranieri è peggiorato, da quando è stata votata la Brexit.
Quello che alcuni complessati riservano agli immigrati in Italia, in Inghilterra viene rivolto agli italiani.
In questo caso Salvini, la Meloni e la loro compagnia di giro da che parte starebbero?
Con l’italiano o con l’inglese sovranista?
argomento: Razzismo | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
ULTIMO VIAGGIO A MONTECITORIO TRA ANSIE E MALUMORI… A DESTRA LITE SUI POSTI CON LA QUARTA GAMBA
All’ingresso della buvette, compare Piero De Luca, primogenito di Vincenzo, in un
capannello di parlamentari campani.
Siparietto: “Stai già familiarizzando con il Palazzo?”. Risposta: “Lo prendo come un augurio…”. Affianco Tino Iannuzzi sorride: “È molto, molto probabile che verrà qui”. Figuriamoci se non lo eleggono, il figlio di Vicienzo: è la sua prima richiesta. L’altra è Franco Alfieri, l’uomo delle clientele organizzate “come Cristo comanda”: “Franco — disse De Luca nella famosa riunione con 300 amministratori – vedi tu come madonna devi fare. Offri una frittura di pesce, portali sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu! Ma non venire qui con un voto in meno di quello che hai promesso!”.
Imputato per bancarotta fraudolenta De Luca jr, indagato per abuso e peculato Alfieri, diventato nel corso della campagna per il referendum uno dei simboli di un sud eternamente uguale a se stesso, clientele e capibastone, voto organizzato e potere ostentato.
La richiesta è di posti sicuri, blindati, in questa campagna in cui più nulla è sicuro, neanche i feudi del sistema De Luca.
Entrambi vogliono il proporzionale, perchè anche il collegio di Salerno, dove trionfò il No al referendum è incerto. Un parlamentare mostra il suo telefonino, dove ci sono i numeri di un sondaggio in Campania: “35 M5s, 25 Forza Italia, 17 Pd”.
Il che significa che i collegi sono tutti incerti. In Campania, ma un po’ ovunque. Michele Anzaldi fotografa la situazione, parlando con un collega: “Qua sono tutti in attesa di sapere che fine fanno e la campagna è ferma, ancora non parte”.
Dove non sono incerti, i posti non bastano a salvare tutti, perchè ci sono gli alleati da tutelare, gente che alle scorse elezioni correva sotto le insegne del centrodestra.
Enzo Lattuca, parlamentare romagnolo, è sconfortato: “Da noi a Rimini ci buttano Pizzolante, in quota Lorenzin. E menomale che a Cesena è saltata la Bianconi, sennò ci potevamo chiamare Ncd… Siamo uno dei pochi posti che elegge perchè siamo dieci punti sopra la media nazionale”.
Sono le zone rosse, dove ancora esistono le sezioni pieni di cimeli: foto di Berlinguer, pagine dell’Unità incorniciate, qualche bandiera rossa, la militanza che faceva campagne contro la Dc prima, contro il centro-destra poi.
Adesso a Bologna il Pd dovrà eleggere Pier Ferdinando Casini, rampollo democristiano, presidente della Camera berlusconiano. È pressochè ufficiale, dopo che il segretario della federazione ha incontrato ieri Renzi al Nazareno: sarà candidato al collegio di Bologna per il Senato. Qualcuno, sul territorio, ha pubblicato sul web un post di Renzi del 2012: “Se vince Renzi, no a Casini”.
Sussurra un parlamentare del Pd: “È ovvio che per molti dei nostri è complicato, soprattutto perchè dall’altra parte c’è Bersani. Forse era meglio catapultare un centrista meno conosciuto, piuttosto che uno che, nella vita, è sempre stato dall’altra parte rispetto a noi”.
La quota centrista, chiamiamola così, o degli ex centrodestra, o riciclati, è sinonimo di rivolta della base. E di malessere tra i parlamentari Pd.
Raccontano i calabresi che “a Crotone c’è un grande casino attorno alla candidatura di Dorina Bianchi”, una record-women delle migrazioni partitiche. Nata politicamente nell’Udc, passò alla Margherita, dunque aderì al Pd, per poi lasciarlo per tornare nell’Udc perchè “la sua bandiera non è l’antiberlusconismo”.
Un anno dopo, le foto la immortalano come candidata del Pdl a sindaco di Crotone, al fianco di Silvio Berlusconi. Era il celebre comizio in cui il Cavaliere ruppe con l’Udc e scivolò, si far per dire, sulla famosa gaffe degli elettori di sinistra che “non si lavano”. Oggi è sottosegretaria con Alfano, seguito nella scissione, e in ottimi rapporti con la Boschi. Roba che i calabresi invidiano i compagni bolognesi: “A confronto Casini pare Adenauer”.
A un certo punto in Transatlantico arriva Matteo Orfini. Tempo di percorrenza di venti metri, almeno venti minuti. I parlamentari lo avvicinano, chiedono rassicurazioni sulle liste, anime in pena in attesa di conoscere se sono nella categoria “salvati” o “sommersi”: “Scusa Matteo, ma qua non si capisce nulla. Renzi non risponde neanche agli sms”. Professionista della politica, il presidente del Pd resta abbottonato perchè sa che è ancora lunga. Sul territorio è un inferno.
In Sicilia, per dirne un’altra, c’è una rivolta sulla candidatura della figlia dell’ex ministro Totò Cardinale, il cui movimento Sicilia futura, schierato col centrosinistra, è diventato negli ultimi anni, la calamita che attrae ceto politico di centrodestra.
Addirittura la federazione di Caltanissetta ha scritto una lettera in cui minaccia di “manifestare il proprio dissenso” a Roma e di “disimpegnarsi” davanti a una candidatura “dinastica”.
Ecco un sorriso nel Palazzo, quello di Nunzia De Girolamo, Forza Italia: “Sì, sì, tutto a posto. Io capolista a Bevenento-Avellino, Mara a Napoli. Bisogna ancora vedere gli uninominali”.
Lì, le certezze diminuiscono, e non solo in Campania.
Arrivano notizie che Fitto e Cesa hanno appena incontrato Berlusconi. E la trattativa con la “quarta gamba” sta andando male. Dice un parlamentare informato: “Oggi ci hanno offerto 13 posti, su 30 che ne avevamo chiesti. E su questa base non ci stiamo e Cesa ha minacciato che corriamo da soli. Il punto che è Salvini vuole accollarsene solo 13 e vuole che gli altri se li prenda a carico Berlusconi”.
Andrà avanti così, per giorni fino alla presentazione delle liste, tra minacce, tensioni, ansie, di chi ha il destino nelle proprie mani e di chi è appeso a decisioni altrui.
A fine giornata, Cosimo Latronico, fittiano, allarga le braccia: “E che ti devo dichiarare? Che Dio ci assista. Ecco, che Dio ci assista”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Parlamento | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
SI PREANNUNCIA UNA PIOGGIA DI RICORSI
Le chat dei parlamentari M5s sono infuocate. I telefoni dei deputati impegnati nei lavori d’Aula alla Camera non fanno altro che squillare: “A chiamare sono gli esclusi. Vogliono sapere perchè non sono stati ammessi alle parlamentarie. Ma io non sono nulla, un motivo ci sarà …”, dice uno di loro.
Il motivo, per adesso, è chiuso nelle stanze dei vertici grillini, cioè dello staff milanese che per conto di Luigi Di Maio ha vagliato i profili degli aspiranti candidati alle elezioni pescando – viene riferito – dissidenti, infiltrati e militanti di altri partiti.
Per questo chi si è occupato della scrematura dei nomi si dice soddisfatto e non pensa a ripetere la votazione e ad annullare tutto come viene richiesto da attivisti da Nord a Sud dell’Italia. Tuttavia i vertici si riservano di fare un ulteriore controllo sui vincitori.
Intanto una prima lista provvisoria verrà diffusa già giovedì sera, almeno secondo le intenzioni dei big, e poi su questo elenco sarà fatta una nuova verifica, in particolare per quanto riguarda certificati penali e indagini a carico.
Nessuna speranza però per chi non compare nell’elenco e continua a denunciare esclusioni ingiuste ed errori burocratici cercando un avvocato per un eventuale ricorso dopo che Lorenzo Borrè, il legale degli espulsi grillini, non ha dato la sua disponibilità occupandosi solo degli iscritti alla prima associazione.
Tra gli esclusi anche il deputato Francesco Cariello e il senatore Roberto Cotti.
Il primo, in particolare, teme di essere stato tagliato fuori a causa delle sue dichiarazioni non in linea con i vertici del Movimento. Tutti comunque sono in attesa di una spiegazione che non arriva e che forse non arriverà mai, mentre i vertici tirano dritto perchè in fondo l’apertura delle candidature alla società civile è stata fatta per far entrare in squadra nomi grossi e portatori di voti, “non simpatizzanti o finti tali.
Quindi — viene ribadito — non imbarchiamo chiunque”. Le new entry però spaventano alcuni parlamentari uscenti che, a quanto pare, si sono organizzati in ticket uomo-donna per farsi votare e scampare il pericolo di piazzarsi troppo in basso nei listini bloccati.
Dallo staff M5S spiegano che non c’è nulla di strano in queste parlamentarie. La presentazione della candidatura, dicono, rappresentava una “disponibilità ” ma comunque doveva essere vagliata dal Movimento, non c’era nulla di scontato.
Insomma le esclusioni riguardano soggetti che non avrebbero i requisiti per essere candidati: documenti mancanti, non rispondenti al vero su indagini penali e carichi pendenti, precedenti esperienze politiche e feedback negativi provenienti dal territorio. Ci sarebbe poi chi si è finto dentista e persone che di recente si sono candidate con altri partiti.
Per fronteggiare la questione delle “quote rosa” previste dal Rosatellum, in regioni come l’Abruzzo in cui non si sono candidate abbastanza donne, sono state cambiate in corsa le regole. La legge elettorale con la quale si andrà alle urne prevede infatti l’alternanza di genere nei listini dei collegi plurinominali.
Quindi il Movimento potrà , a suo piacimento, candidare alla Camera anche attiviste che hanno già compiuto 40 anni d’età , contrariamente al regolamento per la selezione dei candidati.
Infine c’è un audio che pone non pochi interrogativi su queste parlamentarie. L’hanno pubblicato gli ex 5Stelle Marco Canestrari e Nicola Biondo.
La voce, secondo gli autori del libro inchiesta “Supernova”, potrebbe essere quella di un parlamentare o di un candidato che ha organizzato un pacchetto di voti: “Ti prego di girare questa richiesta di sospensione del voto anche alle persone che tu hai contattato. Il sistema non sta funzionando. L’ordine è di non votare per adesso e di aspettare la giornata di domani sperando che il sistema si aggiusti da solo; altrimenti saranno rinviate queste parlamentarie. È una malacumpassa allucinante e io comincio ad essere stanco di tutti questi problemi creati dallo staff per incompetenze ormai palesi a tutti”.
Ma lo staff va avanti per la sua strada e sottolinea che da regolamento l’ultima parola sulle candidature spetta solo ed esclusivamente a Di Maio.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Grillo | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
SI DECIDE SUL RICORSO DEI LEGALI: IL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA NON ERA IN VIGORE NEL 1992
Domani sarà il giorno in cui Marcello Dell’Utri , detenuto nel carcere romano di
Rebibbia (dove deve scontare una condanna definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa) potrebbe tornare libero.
Nel pomeriggio, la Corte d’Appello di Caltanissetta si riunirà per decidere sul ricorso dei suoi legali. Il punto è che la stessa Procura generale di Caltanissetta ha già chiesto che la pena per Dell’Utri venga sospesa.
Non per motivi di salute (l’istanza presentata a Roma in questo senso è stata respinta) ma per un motivo ben più radicale: perchè Dell’Utri non poteva proprio essere processato, visto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato introdotto nel nostro codice nel 1994, e i fatti contestati all’ex senatore si fermano invece al 1992. È infatti un principio generale del diritto che la legge penale incriminatrice non possa essere retroattiva.
Al fondatore di Forza Italia, dunque, le porte del carcere potrebbero aprirsi per lo stesso motivo per cui è finito in nulla il processo contro Bruno Contrada. Questo almeno l’obiettivo dei legali di Dell’Utri, i professori Tullio Padovani e Francesco Centonze, che hanno presentato un’istanza nel corso del giudizio di revisione avviato davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta: la condanna dell’ex manager di Publitalia, alla luce del verdetto della Corte di Strasburgo di tre anni fa, potrebbe essere riconosciuta completamente illegittima.
Si tratta del cosiddetto procedimento di revisione “europea”, che si è aperto davanti ai giudici di Caltanissetta, competenti per legge, visto che Dell’Utri è stato condannato dal Tribunale di Palermo.
“Un procedimento – hanno spiegato gli avvocati Padovani e Centonze – avviato a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione che ha indicato proprio nella revisione lo strumento processuale per l’adeguamento della posizione di Dell’Utri rispetto al giudicato della Corte di Strasburgo nel caso Contrada”.
Nel frattempo i legali si sono anche rivolti direttamente alla Corte di Strasburgo, che però non si è ancora pronunciata. Nel corso della revisione il Procuratore generale, rappresentante dell’accusa, ha già chiesto alla Corte d’appello la sospensione dell’esecuzione della pena, con il solo obbligo del divieto di espatrio.
Domani per il destino di Dell’Utri apriranno tre strade.
La prima: la Corte nissena potrebbe preliminarmente ipotizzare che la sentenza Contrada sia immediatamente applicabile all’ex senatore e sospendere la pena fino alla pronuncia di merito della CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo).
La seconda: potrebbe essa stessa, accogliendo l’istanza, porre mano alla cosiddetta “revisione europea” della sentenza dell’Utri in base alla sentenza Cedu su Contrada. In entrambi questi due casi, l’ex senatore sarebbe posto in libertà .
L’ultima strada: la Corte potrebbe sostenere che sia necessario attendere un pronunciamento specifico su Dell’Utri da parte dei giudici di Strasburgo e quindi negare la sospensione e respingere nel merito il ricorso. Insomma Dell’Utri potrebbero essere libero in due casi su tre.
*Di sicuro la richiesta avanzata dal Pg è un grosso punto a favore per la difesa dell’uomo che creò dal nulla il partito di Berlusconi.
Nella sentenza Contrada c. Italia, la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha riconosciuto (il 14 aprile 2015) che la condanna subita da Bruno Contrada (e da lui ormai già interamente scontata) riguardava un reato che, al tempo dei fatti contestatigli, non era sufficientemente chiaro e prevedibile.
E per questo motivo la prima sezione della Suprema Corte di Cassazione, il 6 luglio 2017, ha dichiarato “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” la sentenza emessa dieci anni prima.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
ALLORA AD ARCORE, GEMONIO O POMIGLIANO CHE DOVREBBERO FARE? SUICIDARSI?
Il sindaco di Arezzo dice che farà causa a Maria Elena Boschi e a suo padre Pierluigi per danno di immagine alla città di Arezzo e alla reputazione dei suoi cittadini.
Lo ha annunciato Alessandro Ghinelli, che guida il comune toscano, intervistato da Klaus Davi durante il programma KlausCondicio in onda su YouTube.
“Non sono in grado di dare cifre — dice Ghinelli a proposito della quantificazione del danno — ma sono mesi che, del tutto immeritatamente, il brand Arezzo, sulla stampa italiana e internazionale, nei telegiornali della CNN, sulla tv tedesca, sui giornali francesi, spagnoli perfino cinesi, viene associato alle vicende della famiglia Boschi, a storie di presunte truffe dei risparmiatori e manipolazioni”.
“Per questo riteniamo l’atto un segnale anche verso i cittadini infangati internazionalmente dalla Boschi — sostiene il sindaco — e dalla sua famiglia senza aver fatto assolutamente nulla per meritarlo. Il ricavato della causa lo destinerò totalmente al ristoro dei cittadini che hanno perso tutto con l’azzeramento di Banca Etruria”. Ghinelli nel 2015 a sorpresa ha sconfitto al ballottaggio il candidato renziano Matteo Bracciali, ed è sostenuto da un’ampia coalizione di centrodestra.
È giusto segnalare che una causa contro Maria Elena Boschi e Pierluigi Boschi non avrebbe alcun senso dal punto di vista giuridico e si dubita che una amministrazione possa davvero farla.
Nel caso, il sindaco di Arezzo potrebbe perderla e l’amministrazione condannata a pagare le spese processuali.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
DEROGA A CANDIDARSI PER GLI EX SEGRETARI E PADRI FONDATORI DEL PARTITO
Il Pd ha trovato l’escamotage per ricandidare Piero Fassino in Parlamento alle politiche
del 4 marzo.
La direzione nazionale, convocata oggi al Nazareno, decide anche le deroghe per i vecchi segretari dei partiti fondatori del Pd. Eliminati Walter Veltroni e Francesco Rutelli – rispettivamente Ds e Margherita che non si candidano, eliminato anche l’ex dem Pierluigi Bersani (ex segretario Pd che si candida con Liberi e Uguali) resta solo Fassino.
La deroga per i vecchi segretari e padri fondatori del Pd è di fatto una deroga ‘Salva Fassino’, ex sindaco di Torino e soprattutto ‘inviato’ di Matteo Renzi ai rapporti con la costruenda coalizione di centrosinistra, nata poi in forma ridotta.
Dario Franceschini infatti, benchè abbia avuto esperienza di segretario del Pd dopo le dimissioni di Veltroni a febbraio 2009 e fino al congresso di novembre dello stesso anno, ricadrà tra le deroghe per premier e ministri.
La direzione di oggi infatti decide anche su tutta la squadra di governo: Paolo Gentiloni e i gli altri ministri del Pd, tutti bisognosi di deroga tranne Graziano Delrio, in quanto tutti con alle spalle 15 anni di mandato parlamentare, il massimo previsto dallo Statuto.
Su Fassino è in agitazione il Pd torinese, che avrebbe voluto candidare altri esponenti del territorio. Ma questo non ha scalfito la volontà di Renzi di affidare il collegio Torino 1 per il Senato all’ex segretario Ds.
La direzione non decide oggi le deroghe per gli altri vecchi parlamentari, anche se diversi di loro saranno ricandidati, a cominciare da Roberto Giachetti, ex candidato Pd contro Virginia Raggi alle comunali a Roma. Per i parlamentari la decisione è rimandata al momento in cui si dovranno chiudere le liste, entro il 29 gennaio.
E sulle liste per ora ci sono criteri di massima ma nessuna decisione.
Per esempio, Renzi vorrebbe richiamare in Italia il capogruppo del Pse al Parlamento Europeo, Gianni Pittella, e farlo correre nel suo collegio in Basilicata, contro gli avversari di Liberi e Uguali Roberto Speranza e Filippo Bubbico, entrambi lucani.
Ma il pressing romano ancora non avrebbe sortito effetti a Bruxelles.
L’idea iniziale era infatti quella di candidare al Parlamento italiano il fratello di Pittella, Marcello, attuale governatore lucano (una volta eletto ha due mesi di tempo per optare, lasciare la Regione a fine maggio, dove si andrebbe al voto a scadenza naturale in autunno). Ma Renzi vorrebbe che si candidasse Gianni Pittella.
Di certo c’è che premier e ministri verranno messi in sicurezza.
Candidati nei collegi e nel proporzionale, scelta che vale sicuramente per Paolo Gentiloni, Roberta Pinotti, Graziano Delrio, Dario Franceschini, Marco Minniti. Incognita per Pier Carlo Padoan, non iscritto al Pd, potrebbe correre solo nei listini. Incognita Maria Elena Boschi: su di lei, dopo il caso Etruria, c’è un surplus di approfondimento al Nazareno.
Al vaglio l’ipotesi di farla correre in un collegio (Firenze Camera) ma forse prevarrà la scelta di tenerla al riparo dalla sfida diretta con la concorrenza e candidarla solo nel proporzionale
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Partito Democratico | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA DIGOS LAVORA AI RISCONTRI TRA LA TELECAMERA “PUNTATA” SU INGRESSO CASAPOUND E ALTRI ELEMENTI FOTOGRAFICI PER IDENTIFICARE I RESPONSABILI
Due ore davanti agli agenti della Digos. Per ricostruire nel dettaglio l’aggressione a coltellate di venerdì sera all’angolo tra via Montevideo e piazza Tommaseo alla Foce.
D.M., 36 anni, di “Genova Antifascista” è stato colpito alla schiena dai militanti di CasaPound. Ieri pomeriggio è stato ascoltato come persona informata dei fatti al secondo piano di via Diaz. Davanti agli agenti dell’ufficio politico – diretti da Francesco Borrè – ha ricostruito i momenti salienti dell’aggressione. Confermando che il loro gruppo, una decina in tutto era andato lì «per attaccare alcuni manifesti e non per mettere in atto una provocazione». E ha anche ribadito che proprio in quel frangente sono usciti dalla loro sede i militanti di CasaPound «armati di bottiglie, cinghie e altri oggetti».
D.M. è stato raggiunto da alcuni di loro. «Una parte di noi è rimasta indietro e ed è stata aggredita. Per difendermi ho scagliato contro alcuni di loro il secchio con la colla preparata per i manifesti». Alla polizia ha spiegato, inoltre, di aver sentito un dolore alla schiena «mentre correvo in direzione di corso Buenos Aires», ma anche di aver visto il sangue «solo una volta raggiunto un luogo sicuro».
Gli investigatori gli hanno mostrato fotografie di esponenti e appartenenti sia a CasaPound Genova che al Blocco Studentesco.
Tra queste due componenti – la seconda è una sorta di declinazione giovanile del movimento neofascista – ci sarebbero, secondo i primi accertamenti, alcuni possibili partecipanti all’aggressione.
Anche perchè molti di questi – è stato accertato dalla Digos – erano presenti la serata di venerdì nel circolo di via Montevideo, dov’era in programma la raccolta di firme per le elezioni politiche del 4 marzo. Resta da capire chi alle 23 fosse materialmente nei locali della Foce.
In queste ore gli agenti stanno confrontando le varie fotografie con i frame registrati dalle telecamere presenti nella zona. Un lavoro che gli uomini della Scientifica concluderanno nelle prossime ore e potrebbe rappresentare una svolta nell’inchiesta.
(da “il Secolo XIX”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
NON CHIEDO CANALI PREFERENZIALI MA DI POTERMELA GIOCARE ALLA PARI CON I PIU GIOVANI, NON E’ GIUSTO DARE INCENTIVI ALLE AZIENDE SOLO PER GLI UNDER 35
Troppe volte mi viene da pensare a cosa proverei se avessi un lavoro dignitoso che mi
consenta di guardare al futuro senza paure.
Ho sempre provato ad immaginare il sentimento che mi avrebbe animato se ciò fosse successo, ma questo purtroppo non è mai successo.
E gli anni sono passati… Ne sono passati troppi. Oggi mi ritrovo a 40 anni ad essere ancora precaria, con quella sensazione terribile di pensare che ormai ciò che di buono poteva esserci non c’è stato, quella sensazione terribile che, se sei stata precaria fino a quel momento, non avrai nessuna possibilità di non esserlo nei prossimi anni, quella sensazione terribile che tutto quello a cui hai rinunciato — compreso un altro figlio — ci hai rinunciato per sempre. Se prima potevi almeno sognare, sperare… ora ti tocca raccogliere soltanto i cocci di quello che rimane.
Il governo continua a concedere agevolazioni solo alle aziende che assumono giovani fino ai 35 anni. Io comprendo tutto, ma non comprendo il futuro che il governo ha pensato per chi 35 anni non ce li ha più, e magari un lavoro lo ha perso, per chi ha dei figli da crescere, da far studiare, un mutuo o un affitto da pagare, una casa da mantenere, per chi ogni giorno deve fare i conti con il poco lavoro, i pochi soldi, e le tante rinunce per sè e per i propri figli.
Che progetto avrà il prossimo governo per noi? Per noi che abbiamo deciso di far nascere e crescere i nostri figli in Italia? Per noi che abbiamo creduto in un Paese capace di creare condizioni di vita dignitosa per i propri cittadini? Per tutti i cittadini.
Davvero si può pensare che un genitore possa tornare a fare il figlio? A chiedere aiuto ai propri genitori?
Davvero si può pensare che una mamma non si senta umiliata nel vedere che i tuoi genitori ti danno un aiuto economico spacciandolo come regalo di Natale?
Davvero si può pensare che tutto questo non abbia ripercussioni psicologiche sui nostri figli, che vivono quotidianamente un disagio economico che si traduce anche in un disagio familiare e affettivo?
Non ci si può meravigliare se poi i nostri figli decideranno di scappare da questo Paese, avendo vissuto magari un’infanzia e un’adolescenza intrisa di quel senso di ingiustizia sociale che hanno respirato attraverso l’amarezza dei propri genitori.
Io non chiedo di avere dei canali preferenziali. Chiedo solo di giocare ad armi pari. Non limitateci ulteriormente. A limitarci ci pensa già la nostra età che viene notata nei curriculum vitae.
E’ talmente limitante che il resto del curriculum non viene neanche preso in considerazione.
A tal proposito, voglio ricordare l’articolo 4 della nostra Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ho l’impressione che queste agevolazioni concesse per gli assunti fino a 35 anni non vadano esattamente in questa direzione, se si concedono a dei cittadini maggiori possibilità che ad altri.
Penso che a 40 anni abbiamo ancora il diritto di lavorare e di dare ai nostri figli una vita dignitosa. In altre parole, abbiamo diritto alla dignità di genitori, perchè chi è precario nel lavoro, è precario anche nella vita.
In fondo pretendo solo quello che la Costituzione mi ha promesso da 70 anni: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL SINDACO COSTRETTO A RINVIARE UN VOTO PERCHE IL GRUPPO DELLA MELONI PRIMA APPONE LA FIRMA E POI LA RITIRA: NON APPROVANO NEANCHE UNA MOZIONE CHE CHIEDE IL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE E IL SINDACO SI INCAVOLA
Maggioranza di centrodestra in tilt in Sala Rossa per le posizioni che ancora una volta dividono Fratelli d’Italia e alleati.
È accaduto ieri in consiglio comunale, dove sindaco e maggioranza hanno fatto mancare il numero legale, rinviando così alla prossima settimana il voto sulle due mozioni che, nonostante le prove di mediazione, sono rimaste contrapposte.
Da una parte quella di Pd e Lista Crivello – condivisa anche da M5S e Chiamami Genova – che chiede alla giunta di non concedere spazi pubblici a chi professa e/io pratica “comportamenti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti”, dall’altra quella del centrodestra che fa le stesse richieste per chi non rispetta e Costituzione e norme statali e comunali, senza alcun riferimento, però, al fascismo.
Le divergenze nel centrodestra sono emerse nel lungo confronto – durato circa un’ora e mezza – fra sindaco e capigruppo di maggioranza e di minoranza, per cercare di definire un testo condiviso da tutti.
A proporre la mediazione era stato, a sorpresa, in aula il sindaco ma il tentativo è fallito. «Ci hanno chiesto di eliminare tutti riferimenti al fascismo e alla Resistenza, lasciando solo un riferimento al reato di apologia di fascismo: per noi è inaccettabile» hanno spiegato i consiglieri del Pd lasciando la riunione.
Ma anche se avessero accettato, l’unanimità non ci sarebbe stata: i consiglieri di FdI, dopo aver consultato i vertici nazionali del partito – si racconta di una telefonata con Ignazio La Russa – hanno fatto sapere che non avrebbero votato un testo con riferimenti al fascismo.
Ma il vero colpo di scena dietro le quinte, è stato il cambiamento di posizione di FdI sulla mozione della maggioranza che prima avevano firmato ma della quale ieri non erano più convinti.
In realtà la decisione di far mancare il numero legale è stata determinata proprio dal timore della maggioranza di non riuscire a far approvare la sua mozione.
E le indiscrezioni raccontano anche che questo atteggiamento non sia piaciuto al sindaco. Anche perchè già una volta il gruppo di FdI aveva prima firmato e poi bocciato in aula una mozione della maggioranza, in quel caso sull’autonomia regionale.
(da “il Secolo XIX”)
argomento: Meloni | Commenta »