DELL’UTRI DOMANI SARA’ SCARCERATO?
SI DECIDE SUL RICORSO DEI LEGALI: IL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA NON ERA IN VIGORE NEL 1992
Domani sarà il giorno in cui Marcello Dell’Utri , detenuto nel carcere romano di Rebibbia (dove deve scontare una condanna definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa) potrebbe tornare libero.
Nel pomeriggio, la Corte d’Appello di Caltanissetta si riunirà per decidere sul ricorso dei suoi legali. Il punto è che la stessa Procura generale di Caltanissetta ha già chiesto che la pena per Dell’Utri venga sospesa.
Non per motivi di salute (l’istanza presentata a Roma in questo senso è stata respinta) ma per un motivo ben più radicale: perchè Dell’Utri non poteva proprio essere processato, visto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato introdotto nel nostro codice nel 1994, e i fatti contestati all’ex senatore si fermano invece al 1992. È infatti un principio generale del diritto che la legge penale incriminatrice non possa essere retroattiva.
Al fondatore di Forza Italia, dunque, le porte del carcere potrebbero aprirsi per lo stesso motivo per cui è finito in nulla il processo contro Bruno Contrada. Questo almeno l’obiettivo dei legali di Dell’Utri, i professori Tullio Padovani e Francesco Centonze, che hanno presentato un’istanza nel corso del giudizio di revisione avviato davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta: la condanna dell’ex manager di Publitalia, alla luce del verdetto della Corte di Strasburgo di tre anni fa, potrebbe essere riconosciuta completamente illegittima.
Si tratta del cosiddetto procedimento di revisione “europea”, che si è aperto davanti ai giudici di Caltanissetta, competenti per legge, visto che Dell’Utri è stato condannato dal Tribunale di Palermo.
“Un procedimento – hanno spiegato gli avvocati Padovani e Centonze – avviato a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione che ha indicato proprio nella revisione lo strumento processuale per l’adeguamento della posizione di Dell’Utri rispetto al giudicato della Corte di Strasburgo nel caso Contrada”.
Nel frattempo i legali si sono anche rivolti direttamente alla Corte di Strasburgo, che però non si è ancora pronunciata. Nel corso della revisione il Procuratore generale, rappresentante dell’accusa, ha già chiesto alla Corte d’appello la sospensione dell’esecuzione della pena, con il solo obbligo del divieto di espatrio.
Domani per il destino di Dell’Utri apriranno tre strade.
La prima: la Corte nissena potrebbe preliminarmente ipotizzare che la sentenza Contrada sia immediatamente applicabile all’ex senatore e sospendere la pena fino alla pronuncia di merito della CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo).
La seconda: potrebbe essa stessa, accogliendo l’istanza, porre mano alla cosiddetta “revisione europea” della sentenza dell’Utri in base alla sentenza Cedu su Contrada. In entrambi questi due casi, l’ex senatore sarebbe posto in libertà .
L’ultima strada: la Corte potrebbe sostenere che sia necessario attendere un pronunciamento specifico su Dell’Utri da parte dei giudici di Strasburgo e quindi negare la sospensione e respingere nel merito il ricorso. Insomma Dell’Utri potrebbero essere libero in due casi su tre.
*Di sicuro la richiesta avanzata dal Pg è un grosso punto a favore per la difesa dell’uomo che creò dal nulla il partito di Berlusconi.
Nella sentenza Contrada c. Italia, la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha riconosciuto (il 14 aprile 2015) che la condanna subita da Bruno Contrada (e da lui ormai già interamente scontata) riguardava un reato che, al tempo dei fatti contestatigli, non era sufficientemente chiaro e prevedibile.
E per questo motivo la prima sezione della Suprema Corte di Cassazione, il 6 luglio 2017, ha dichiarato “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” la sentenza emessa dieci anni prima.
(da “Huffingtonpost”)
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