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TV SPAZZATURA: ORMEA ESEMPIO VIRTUOSO DI INTEGRAZIONE E DEL DEBBIO “TAGLIA” IL COLLEGAMENTO

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

SPERAVA NELLA SOLITA RISSA RAZZISTA, GLI E’ ANDATA MALE, TUTTI VANNO D’ACCORDO … NON ERA FUNZIONALE ALL’ISTIGAZIONE ALL’ODIO, MEGLIO CHIUDERE IL COLLEGAMENTO

Tutto era iniziato quasi tre anni fa, quando alla notizia dell’arrivo di 30 migranti in paese si era scatenato il panico: Ormea, paese della Val Tanaro in provincia di Cuneo che conta 1600 anime, era così finito sulle cronache nazionali per le barricate che avevano promesso di alzare gli abitanti, che si erano detti disposti a organizzare una colletta per dare a un albergatore del posto i cinquantamila euro che altrimenti avrebbe ricevuto dallo Stato per ospitare i profughi.
Ma il tempo ha dato ragione al lungimirante sindaco Giorgio Ferraris: l’esperimento di inserimento dei migranti sotto la tutela del Comune ha funzionato senza intoppi e adesso i ragazzi ospiti nel ricovero del paese sono a tutti gli effetti parte integrante della comunità  cittadina.
La trasmissione “Quinta Colonna” è tornata nella “città  a forma di cuore”, questo lo slogan turistico del paese per via della sua particolare conformazione geografica, per raccogliere le sensazioni dei cittadini: nella puntata andata in onda ieri sera alle 21.15 su ReteQuattro, il padrone di casa Paolo Del Debbio ha lanciato il collegamento in diretta con Ormea sul tema “Immigrazione: qui si gioca la campagna elettorale”, ma non ha trovato il solito terreno fertile con gente pronta e disponibile a scontri e litigate al limite del trash televisivo.
«Sulla base della nostra esperienza non abbiamo mai avuto nessun problema – ha raccontato Ferraris – La nostra è un’esperienza che ha persino portato benefici alla comunità ».
Al collegamento in diretta, oltre al primo cittadino, hanno preso parte alcuni cittadini di Ormea e la consigliera comunale e avvocato Serenella Omero, che ha ridicolizzato Daniela Santanchè.
Insomma, Del Debbio non ha potuto fare altro che constatare l’esperienza positiva della cittadina con i migranti e “tagliare” in fretta la diretta: «Se siete tutti d’accordo con il sindaco e non c’è nessuna voce contraria allora possiamo chiuderla qui».
Le urla e le liti fanno aumentare lo share, l’esempio di accoglienza che funziona sicuramente un po’ meno.

(da “il Secolo XIX”)

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LA CAPOGRUPPO LEGHISTA A SAVONA CHE NON HA PAGATO 14.000 EURO DI TASSE AL COMUNE E NON SI DIMETTE

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

A UNA VERIFICA SI SCOPRE CHE E’ MOROSA DA TEMPO… MA SALVINI IERI NON AVEVA DETTO CHE CHI EVADE LE TASSE DEVE ANDARE IN GALERA? ALLORA PRECISI MEGLIO: SALVO CHE NON ABBIANO LA TESSERA DELLA LEGA, IN QUEL CASO   SONO ESENTATI

Tutto rinviato al post elezioni politiche. La Lega Nord di Savona, sul “caso” di Alda Dallaglio, il capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale a Palazzo Sisto, nella riunione di ieri sera, ha deciso di non forzare la mano chiedendo le sue dimissioni da capogruppo, come era stato ipotizzato da qualcuno.
L’antefatto, che ha determinato l’esplosione delle tensioni all’interno del Carroccio, risale agli ultimi giorni dello scorso dicembre, quando, a seguito di una serie di controlli sulla riscossione dei tributi, è emerso un debito della Dallaglio verso le casse di Palazzo Sisto di quasi 14mila euro, in qualità  di amministratore unico dell’impresa El.ge.
Si tratta del “mancato pagamento del conguaglio, dovuto alle spese per l’assegnazione di un’area del Comune, in zona Paip a Legino (dove sorge l’azienda), in diritto di superficie”, come si legge nel testo.
Da qui, la decisione della Lega di affrontare all’interno del partito la vicenda, mettendo sulla bilancia anche l’ipotesi di chiedere le dimissioni della consigliera da capogruppo del Carroccio.
Si è optato, però, per demandare agli organi superiori del partito la decisione.
«Vista la complessità  della vicenda — ha dichiarato il segretario provinciale Roberto Sasso Del Verme- si è deciso di demandare agli organi deputati, all’interno del partito, qualsiasi valutazione monitorando l’evoluzione della situazione».
La questione resta, di fatto, irrisolta e slitta ad una fase successiva, onde evitare inasprimenti all’interno del partito, a due mesi dalle elezioni politiche.
All’incontro di ieri hanno preso parte tutti gli assessori del Comune di Savona, appartenenti al Carroccio (Massimo Arecco, Paolo Ripamonti e Maria Zunato), insieme ai consiglieri, buona parte dei quali si è schierata in difesa della Dallaglio.
Un momento politicamente troppo delicato, però, per rischiare di sollevare polveroni e fratture nel partito.
Intanto Edoardo Rixi, vicesegretario della Lega, assessore allo sviluppo economico in Regione, ha dato il suo placet all’operato della Dallaglio definendola “un buon capogruppo”.
Tutto tace, quindi, almeno in apparenza, anche se la vicenda determinerà  strascichi e rancori interni al partito, in uno scontro tra chi avrebbe preferito chiudere in modo netto, con le dimissioni da capogruppo, della consigliera.
Una decisione, quella del Carroccio, duramente criticata dal Movimento Cinque Stelle. « L’ennesima, imbarazzante brutta figura della Lega Nord- il commento di Manuel Meles-. La credibilità  di questo partito, a livello locale quanto nazionale, è ridotta a zero: aveva annunciato le dimissioni, in nome della trasparenza, e si è rimangiata la parola. Un modus operandi a cui ci stiamo abituando, dalla gestione di Ata a quella della cremazione. La Lega promette e non mantiene».

(da “il Secolo XIX”)

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COSI’ L’ULTRADESTRA ITALIANA TRASLOCA SUI SOCIAL RUSSI

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

GLI ESTREMISTI ESPULSI DA FB E TWITTER FUGGONO SU PIATTAFORME ESTERE TRA PUGNALI, SVASTICHE E RAZZISMO

Minacce di morte. Insulti razzisti, pesanti e irripetibili. E poi un fiume di materiale apertamente antisemita. Foto di coltelli, passamontagna e richiami di guerra.
È la rete dell’ultradestra, con social pronti ad accogliere tutti i «patrioti» espulsi da Twitter, Facebook o Google.
Parole e manifesti che è meglio non mostrare sui canali social più noti, pena la chiusura degli account.
Lo spazio alternativo più noto è diffuso si chiama Vkontakte ed è gestito da San Pietroburgo.
Considerato oggi il social network più usato in Ucraina e in Russia, è stato fondato nel 2006 da Pavel Durov, dal 2014 il network appartiene a una serie di imprese riconducibili a uomini vicinissimi a Putin, tra i quali Alisher Usmanov, il multimilionario russo proprietario dell’Arsenal.
CasaPound, con i suoi 2288 follower, è sicuramente tra le organizzazioni politiche italiane più presenti.
Con una curiosità , che però rivela molto: la stragrande maggioranza dei post sono scritti in ucraino e sostengono apertamente la fazione nazionalista.
La galleria delle immagini pubblicate negli ultimi tre anni richiama soprattutto lo scenario ucraino e la minoranza serba in Kosovo, diventando una sorta di vetrina geopolitica. Tantissimi gli aperti riferimenti al fascismo, senza nessun timore di censure. Braccia alzate, pugnali con la firma Mussolini, fasci littori.
Il disegno di un ultras della Lazio, con in mano un pugnale e la scritta «Arremba sempre», titolo di una canzone degli ZetaZeroAlfa, è l’immagine visibile del contatto con il mondo delle tifoserie. E per essere ancora più chiari, tre coltelli incrociati, con il commento «assicurazione sulla vita».
Su Vk i gruppi antisemiti trovano facilmente spazio, senza tanti problemi.
La community «Revisionismo storico», nonostante i pochi iscritti (sessantanove, quasi tutti italiani), pubblica da diversi mesi post e immagini per negare l’esistenza dell’Olocausto. Attività  che diventa quasi frenetica a ridosso della giornata della memoria del 27 gennaio. L’iconografia utilizzata è la stessa che è possibile trovare sul sito neonazista Usa «Stormfront», colpito negli anni passati da due inchieste della magistratura romana.
Meno conosciuta è la rete gestita da una società  Usa, Gab.ai.
È nata nel 2016 ed è pensata come una comunità  del movimento radicale alt-right statunitense. Il logo è il «meme» (immagine virale usata in rete) «Pep the frog», la rana simbolo dell’estrema destra a livello internazionale.
Qui trova ospitalità  chi è stato cacciato dai network più conosciuti. L’account italiano «Celeste Bazzoli» – creato un paio di settimane fa – è riferibile a un omonimo utente di Twitter cancellato lo scorso dicembre dopo alcuni post violenti: «I coglionazzi di Twitter mi hanno bloccato e mi hanno rubato 2300 follower», commenta.
Poco prima su Gab aveva pubblicato un messaggio di aperte minacce nei confronti della presidente della Camera Laura Boldrini, allargato per l’occasione a quasi tutto l’arco costituzionale: «Boldrini, Kienge, Chaouki, Karaboue, Alfano, Renzi, Boschi, Bindi, Fiano, Grasso. Hanno devastato la nostra patria! La sentenza è già  stata emessa, vanno giustiziati».
Molti gli utenti italiani bloccati su Twitter per post razzisti, violenti o offensivi, passati al network dell’alt-right: «Benvenuto Kirios, qui si può tranquillamente dire che la Boldrini è una sguattera di Soros e nessuno ti rompe le …», scrive l’utente Autari Kà¶nig.
Gab è anche utilizzato per scambiarsi informazioni su come evitare problemi con altri social: «Se ti interessa ho trovato un modo per rientrare su Twitter N volte anche se ti sospendono in continuazione», scrive un altro utente italiano, The Jocker.
Gab è soprattutto la piattaforma di riferimento delle principali organizzazioni della destra radicale anglosassone.
Su questo social network ha trasferito il proprio account Jayda Fransen, l’autrice inglese dei video islamofobi rilanciati da Donald Trump lo scorso dicembre, suscitando la forte irritazione del governo May.
Twitter, dopo quei post, aveva chiuso le bacheche di Fransen e del partito Britain First, ritenuti canali di diffusione delle campagne di odio nei confronti di rifugiati e migranti. Oltre alla Fransen è presente sul social dell’alt-right anche Nick Griffin, vice presidente di Alliance for Peace & Freedom, il partito europeo di estrema destra fondato e diretto da Roberto Fiore, leader di Forza Nuova.
Griffin su Gab parla senza grandi problemi di «genocidio bianco», diffondendo le tesi complottiste della sostituzione etnica.
Più sofisticato e complesso è il progetto dell’organizzazione della destra europea «Generazione Identitaria», presente in Italia, Francia, Austria, Germania e Gran Bretagna. Si chiama «Patriot Peer» e una applicazione dedicata ai «patrioti».
Ha una funzione di radar sociale, che permette di riconoscere e incontrare altri aderenti all’organizzazione, scansionando un codice.
Ha un’agenda di eventi – dalle «azioni dirette» ai volantinaggi – che permette di acquisire punti e accedere a funzioni riservate della app.
Il progetto è ancora in fase di sviluppo ma promette la massima riservatezza e server sicuri per tutti i militanti. Un network nero e riservato.

(da “La Stampa”)

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LO STRANO CASO DI CRISTINA GRANCIO, CONSIGLIERA SOSPESA PERCHE’ VOLEVA FAR RISPETTARE IL PROGRAMMA M5S

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

SI RIFIUTO’ DI VOTARE LA DELIBERA DEL NUOVO STADIO A TOR DI VALLE: SOSPESA DAL M5S E REINTEGRATA DAL TRIBUNALE… IERI DA SANTORO HA RACCONTATO CHI HA DAVVERO DECISO CHE LO STADIO SI DOVEVA FARE, CONTRADDICENDO LE PROMESSE DEL M5S IN CAMPAGNA ELETTORALE

Ieri sera Michele Santoro, per festeggiare degnamente i quasi due anni di governo a 5 Stelle nella Capitale, ha dedicato la puntata di M all’amministrazione Raggi.
Si è parlato delle difficoltà  che la sindaca sta incontrando nell’attuazione del suo programma di risanamento di Roma. E ovviamente non è mancato un lungo approfondimento ai tanti errori commessi in questi 19 mesi.
La sindaca è intervenuta in collegamento per spiegare l’attuale situazione di ATAC e della raccolta dei rifiuti.
In un’intervista l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari ha ribadito che bisogna smettere di parlare di rifiuti e iniziare a discutere di “materiali post consumo”. Fisicamente sono la stessa cosa, ma concettualmente evidentemente no, ed è forse per questo che a Roma non c’è alcuna emergenza rifiuti ma eventualmente un’emergenza materiali post consumo.
Un tema ultimamente uscito dalla luce dei riflettori è quello dell’Urbanistica.
Molti sembrano aver dimenticato che prima di vincere le elezioni il M5S era fermamente contrario alla costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor Di Valle.
Si era parlato anche dell’ipotesi di un referendum: “prima sentiremo la popolazione interessata dal progetto e con loro potremo costruire una cosa straordinaria”, aveva detto Grillo ad un certo punto.
Poi i vertici del M5S decisero che il referendum non era più necessario. Sul progetto per mesi Paolo Berdini — l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Raggi — ha tirato fuori qualsiasi argomento (anche i più pretestuosi) per spiegare che lì lo stadio non si doveva fare.
Ma non è stato solo Berdini. Anche Di Maio e Grillo hanno più volte tirato fuori la storia del rischio idrogeologico sull’area.
Poi Berdini è stato fatto fuori dalla giunta e la Raggi ha approvato il progetto del nuovo stadio con alcune varianti (ad esempio senza le torri di Libeskind).
Ieri da Santoro Berdini ha spiegato che in questo modo il M5S ha cambiato «completamente il programma che abbiamo concordato si dice sì allo stadio della Roma in quel posto infernale che sicuramente non fa bene alla città  ma fa bene a chi vanta crediti cioè alle banche creditrici della società  proponente e della Roma».
Il progetto prevede l’edificazione di opere a compensazione che andranno a beneficio della comunità . Questa però è una cosa che il MoVimento non ha mai capito ed infatti la delibera approvata dalla Raggi comporta uno “sconto” “del 60% per gli oneri di urbanizzazione.
E non c’è solo lo stadio. Anche sui mercati generali il M5S di governo ha fatto — dopo la cacciata di Berdini — una clamorosa inversione di marcia
Successivamente è la volta di Cristina Grancio, consigliera capitolina del M5S che proprio a causa dello stadio a Tor Di Valle è entrata in rotta di collisione con la Raggi e la maggioranza.
Una frattura che si è via via allargata visto che qualche giorno fa la Grancio ha presentato, assieme ad altri eletti ed attivisti pentastellati, il ricorso contro il nuovo Statuto del M5S e la creazione di una nuova associazione MoVimento 5 Stelle in concorrenza con quella originaria nata nel 2009.
Sullo stadio la Grancio è chiarissima: «Prima di tutto lo stadio della Roma, per la prima volta il MoVimento 5 Stelle disattende il programma che aveva portato».
La Grancio è stata sospesa dal MoVimento — che si è rimangiato la sospensione in tribunale — per il semplice fatto di aver coerentemente con il suo mandato elettorale sostenuto la necessità  di rispettare il programma con il quale il M5S si è presentato alle amministrative 2016, vincendole.
In particolare ieri sera la Grancio ha rivelato che a decidere a Roma non è tanto la sindaca quanto alcuni parlamentari.
Quali? L’onorevole veneto Riccardo Fraccaro ad esempio.
In un passaggio dell’intervista la consigliera dice: «Ecco che arrivano i Fraccaro per lo stadio li ho visti praticamente sempre».
La Grancio riferisce che sulla vicenda dello stadio della Roma «Fraccaro e Bonafede sono venuti giù e tra l’altro fanno nei comuni che sono i delegati agli enti locali fanno arbitri e giocatori perchè Fraccaro è nel comitato dei probiviri. Quando vengono giù si percepisce il timore di esprimere le proprie posizioni perchè c’è colui che emana il provvedimento di eventuale espulsione».
Insomma nel M5S chi coordina l’attività  dei territori è anche chi ha il bastone in mano per tenere in riga eventuali “dissidenti”.
E non è infatti un caso che la consigliera sia stata esclusa dalla chat del “tavolo urbanistica”: «Io sono stata proprio esclusa dalle chat, era un dato di fatto che io fossi stata fatta fuori. La stessa sindaca mi ha levato dalla chat creata appositamente per l’urbanistica. Lo stesso Campidoglio, come dice un articolo del contratto che abbiamo sottoscritto, passa per uno staff superiore al Campidoglio».
Carte alla mano quello che dice la Grancio è vero, perchè nel famoso contratto firmato dagli eletti al Campidoglio è previsto che l’attività  di governo della Capitale venga in qualche modo “coordinata” dallo staff milanese.
Teodoro Fulgione, portavoce della sindaca Virginia Raggi, ha negato che lo staff della comunicazione possa in qualche modo esercitare un controllo sulla libertà  di espressione degli eletti. Ma evidentemente bastano le visite periodiche dei probiviri per far capire chi comanda.

(da “NextQuotidiano“)

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LA MACCHINA DEL FANGO GRILLINA SU SONNY OLUMATI, COLPEVOLE DI AVER CRITICATO LA RAGGI DA SANTORO

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

GLI ISPETTORI A CINQUESTELLE DELL’INTERNET SI INTERROGANO: CHI LO PAKA?… E LO ACCUSANO DI VOTARE PD O GRASSO SENZA SAPERE CHE NON PUO’ NEANCHE VOTARE

Francesca De Vito è la sorella del Presidente del Consiglio Comunale di Roma Marcello De Vito ed è a sua volta candidata al consiglio regionale del Lazio nella lista di Roberta Lombardi.
Francesca De Vito ieri ha guardato il programma di Michele Santoro su Rai 3 e ha scoperto un fatto inquietante tra gli opinionisti del pubblico c’era Sonny Sampson Olumati.
Perchè secondo la De Vito Sonny “vomita contro la Raggi e poi dichiara di non votare” ma ha “strane amicizie”.
Molti attivisti e simpatizzanti a 5 Stelle non hanno gradito le critiche fatti da Sonny (che è romano) alla sua sindaca. Ci deve essere sicuramente qualcosa dietro.
Sul suo profilo Facebook Francesca De Vito ha postato due foto di Sonny, una con la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e un’altra con il Presidente del Senato Pietro Grasso.
Ora anche i sassi sanno che la Fedeli è del PD mentre Grasso è a capo di un’altra formazione: Liberi e Uguali. Sonny avrà  anche amicizie “strane” ma anche se votasse non potrebbe votare per entrambi visto che LEU e PD non sono proprio sulla stessa lunghezza d’onda.
C’è di più. Sonny dichiara di non votare non per voler essere super partes ma perchè non può votare.
In una intervista su Vanity Fair Olumati spiega di essere nato in Italia, di vivere, lavorare e studiare qui ma di non essere italiano. Scopriamo così che Sonny Olumati, ha 31 anni e da 13 attende che venga accolta la sua richiesta di diventare cittadino italiano.
Per questo motivo Sonny, che studia medicina e sogna di specializzarsi in neurochirurgia e che nel frattempo lavora in televisione (fa il ballerino per Rai e Mediaset e ha anche girato un servizio per Nemo di Rai 2), ha incontrato la Fedeli e Grasso.
Le “strane amicizie” di Olumati sono infatti gli interlocutori istituzionali dell’associazione Italiani senza cittadinanza della quale è attivista.
Perchè Sonny Olumati si batte perchè venga approvata una legge sullo Ius Soli. Lo fa nelle scuole, dove va a fare delle lezioni sulla cittadinanza e lo fa anche in trasmissioni come quella di Santoro
Il suo caso descrive bene come non sia affatto automatica la concessione della cittadinanza al compimento dei 18 anni.
Sonny quindi è uno dei tanti italiani senza cittadinanza ai quali lo Stato (e le forze politiche tra cui anche il M5S) continuano non solo a negare diritti fondamentali ma anche a renderne più complicata la vita: Sonny deve fare ogni anno richiesta di permesso di soggiorno.
È abbastanza chiaro quindi che Sonny non possa essere un elettore della Fedeli e di Grasso, per il semplice motivo che ora come ora non può votare e che nell’attuale panorama politico italiano Grasso e Fedeli al momento sono avversari.
Inoltre Sonny non ha alcun debito di riconoscenza nei confronti dell’attuale maggioranza o del governo dal momento che la legge sullo Ius Soli non è stata approvata ed è rimasta lettera morta.
Ma dal momento che ieri Santoro ha “processato” Virginia Raggi e il M5S è ovvio che chi si lamenta di quello che succede a Roma è un “attore” prezzolato ed istruito ad arte. Nella Roma a 5 Stelle chi dice che c’è qualcosa che non va in realtà  “finge di lamentarsi di Roma e dei   5 Stelle”, come recita un post condiviso dal senatore Mario Michele Giarrusso.
C’è anche spazio per quel razzismo strisciante tipico di chi dice che “i miei fratelli di colore sono cristiani e non sono così viscidi”.
Sarà  mica perchè oltre ad essere di origine nigeriana Sonny è “un opinionista piddino” come scrive qualcun altro nei commenti al post di Francesca De Vito?
Non mancano gli avvocati d’ufficio della Raggi che sono andati a complimentarsi “della bella interpretazione” direttamente sulla pagina di Olumati.
Perchè ovviamente fare un paio di domande e criticare un’azione di governo, nei limiti di un dibattito civile è “sparare a zero su una forza politica” per ottenere un guadagno personale, un’opportunità  di lavoro in più.
Per altri invece quella di Olumati è “prostituzione intellettuale”. Perchè come nei migliori discorsi da bar sul calcio quando si sente qualcuno parlare contro la propria squadra del cuore allora chiaramente non è obiettivo.
Il punto è che la politica non è una questione di tifoseria, ci sono argomentazioni e ci sono anche i tanto bistrattati fatti.
E se quella di Olumati è prostituzione intellettuale come dovremmo definire il fatto che sullo stadio di Tor di Valle il M5S a Roma ha fatto l’esatto contrario di quello che aveva promesso in campagna elettorale?

(da “NextQuotidiano“)

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“SONO STATA IO A FAR USCIRE L’AUDIO SUL M5S, ORA VENGO MINACCIATA”

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

PARLA DEBORA BORGESE, L’EX MILITANTE M5S CHE LA SOLLEVATO LO SCANDALO DELL’AUDIO TRA GRILLINI IN CUI SI ORDINA A UNA CORDATA DI PERSONE DI SMETTERE DI CLICCARE NELLE PARLAMENTARIE

«Sono stata io a far uscire quell’audio, girando quella nota vocale a Nicola Biondo e Marco Canestrari (i due ex collaboratori di Casaleggio che poi l’hanno pubblicata sul loro sito, Supernova, ndr.). La trovo vergognosa, e ho cercato di capire anche a chi fosse stata mandata. Ho ricostruito la catena, fino a che sono arrivata a un militante che mi ha detto: “Fatti i fatti tuoi, non t’impicciare”».
Chi racconta di esser stata minacciata si chiama Debora Borgese.
È una ex militante M5S siciliana, una che ci ha creduto, e poi è stata espulsa per aver denunciato, racconta, una parentopoli locale all’Ars, a suo dire anche tra i grillini: «Quando ho ricevuto questo audio sono rimasta basita, e costernata. Io sono stata buttata fuori dal M5S per molto meno».
E così l’ha fatto uscire. Lei per cosa fu espulsa, scusi?  
«Io ero un’iscritta al M5S. Ci credevo anch’io, da povera illusa. E ci credo ancora, negli ideali che regolavano la vita del M5S. Purtroppo è cambiato tutto, in male. Già  la mia epurazione è illegittima».
Quale fu la motivazione?
«Nessuna. Fui espulsa, assieme a un centinaio di attivisti, con l’inibizione alla piattaforma online. Avevo proposto una remissione di mandato contro una onorevole M5S all’Ars, per aver assunto persone all’interno di una parentopoli locale».
Lei era politicamente vicina al gruppo di Cancelleri?  
«Sì, con Giancarlo c’era un discorso che andava oltre l’attivismo, ci conoscevamo personalmente».
Veniamo a questo audio, nel quale si parla di gruppi di persone incaricate di cliccare, pilotando le operazioni web M5S. Lei come l’ha avuto?  
«Ho ricevuto l’audio da alcuni attivisti del M5S di Messina. E l’ho dato a Biondo perchè questa è una cosa grave, raccapricciante».
Scusi, questo audio gira tra molti attivisti?
«Non solo. Circola in particolare tra i candidati alle parlamentarie».
Il M5S dice che è un audio anonimo, dice che potrebbe benissimo essere falso.  
«Non regge assolutamente. Nessun attivista, e nessuna macchinazione, potrebbe essere plausibile. A nessun attivista verrebbe mai in mente di mandare un audio del genere per la semplice ragione che rischierebbe di essere espulso. Nessuno si permetterebbe».
Lei si è fatta un’idea di chi potrebbe essere la persona che parla?  
«Io non mi faccio nessuna idea. C’è chi sostiene che possa essere un noto politico M5S catanese, e chi sostiene possa essere un meno noto messinese. Ma potrebbe benissimo non essere nè l’uno nè l’altro: la gravita è il contenuto, significa che c’è qualcuno nel Movimento che detta legge, detta ordini».
Come nella Dc c’erano le vecchie cordate, qui ci sono le cordate dei cliccatori?  
«Esatto. L’accento dell’audio è chiaramente catanese, dallo strascico delle c e delle s, o dalla parola “malacumpassa”. Quello è un catanese. Noi a Catania tempo fa abbiamo denunciato i moduli d’iscrizione al M5S trafugati, moduli dove venivano chieste e-mail e le password delle e-mail per iscriversi al M5S. È possibile che delle persone abbiano creato degli utenti, per dare loro il voto a nome di queste persone».
Sono accuse molto gravi. Il M5S nega tutto.  
«Si chiudono dietro un muro di omertà  che io non tollero. Il M5S era per la trasparenza e “l’uno vale uno”, adesso è per l’“uno vale uno e l’altro non si sa”».
Chi è l’Enrico a cui la persona al telefono si rivolge?  
«Ho provato in tutti i modi a risalire a questo Enrico, ma mi è stato detto, a un certo punto della catena: “Fatti i fatti tuoi, non t’impicciare”».
È una minaccia?  
«Certo, e una frase omertosa. Questo è diventato il M5S».

(da “La Stampa”)

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ULTIMI SONDAGGI IPSOS E SWG: NESSUNA MAGGIORANZA NELLE DUE CAMERE PER ENTRAMBE LE COALIZIONI. SI AVVICINA IL GOVERNO DEL PRESIDENTE?

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

M5S 27,3-28,7%, PD 23,1%-23,6%, FORZA ITALIA 16%-16,5%, LEGA 13,2%-13,8%, LIBERI E UGUALI 6,4%-6,8%, FDI 4,7%-5,7%… IL CENTRODESTRA TRA 35,9% E 37,2%

Al Nord il centrodestra fa il pieno, al Centro il centrosinistra tiene ma perde nelle Marche, al Sud la partita è solo tra centrodestra e MoVimento 5 Stelle.
Il sondaggio sulle elezioni politiche 2018 dell’istituto IPSOS e quello di SWG pubblicato da Il Messaggero hanno risultati abbastanza simili e disegnano una situazione in cui non ci sarà  comunque alcuna maggioranza il 4 marzo dopo la chiusura delle urne.
Spazio quindi a un governo del presidente, come ha detto ieri Massimo D’Alema nell’intervista al Corriere.
Il sondaggio di IPSOS ha anche la ripartizione dei collegi, dove al Nord il centrodestra fa il pieno. 31 collegi su 35 in Lombardia, 16 su 19 in Veneto: solo 7 per gli avversari, tra cui cinque per il centrosinistra e due per il MoVimento 5 Stelle.
Come sempre, i grillini restano a secco in Lombardia, confermando una difficoltà  a fare presa nella regione più ricca e produttivamente più avanzata del paese.
In Piemonte i collegi per il centrodestra sono 11 contro i 3 del M5S e i 5 del centrosinistra. Il Trentino Alto Adige è l’unica regione del Nord in cui il centrosinistra batte il centrodestra, a parte l’Emilia Romagna dove dodici collegi vanno a Renzi & Co., tre al centrodestra e due al M5S.
In Toscana va meglio (11 al centrosinistra, 2 al centrodestra e uno al M5S, mentre nel Lazio 11 collegi vanno al centrodestra, 3 al centrosinistra e sette ai 5 Stelle.
Ma situazione delle Marche è peculiare: una ex regione rossa va in massima parte ai 5 Stelle (4 collegi su sei, gli altri due se li dividono equamente i due avversari) mentre è un desolante zero il risultato per il centrosinistra in Abruzzo, in Puglia e in Molise (dove attualmente governa… il centrosinistra).
Così come in Sicilia, dove il centrodestra (11 collegi) se la gioca con i 5 Stelle (9).
La partita al Sud e gli indecisi
Il sondaggio SWG per il Messaggero vede la coalizione di centrodestra in leggero calo mentre guadagnano il M5S e (poco) il centrosinistra.
Anche qui il centrodestra domina a Nord Ovest e al Nord Est, mentre al centro e nelle isole si trova ancora su posizioni piuttosto basse rispetto all’appeal elettorale complessivo.
Al nord est e al centro il centrosinistra tiene in qualche modo, mentre sprofonda nelle isole e perde al Sud. Qui valori più alti li porta a casa il MoVimento 5 Stelle, giusto per darci la certezza di dove si sono spostati i voti.
Il centrosinistra è dato comunque in leggera crescita nel sondaggio SWG e il Partito Democratico guadagna addirittura mezzo punto percentuale mentre Liberi e Uguali è dato al 6,8 e nei risultati fa capolino anche Potere al Popolo, che viene accreditato di uno 0,7%.
Da una polarizzazione così ampia, con tre poli forti in campo, deriva la scomparsa delle coalizioni alternative, che insieme portano a casa l’1,1%, lontanissime dalla soglia per il proporzionale.

(da “NextQuotidiano”)

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PARLAMENTARIE, LA GUERRA DELLE SPIATE TRA CANDIDATI M5S

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

DOSSIER E MESSAGGI DELLA “BASE” UTILIZZATI PER FAR FUORI ALCUNI CANDIDATI… MA ANCHE I DELATORI L’HANNO PAGATA CARA

Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano spiega oggi ai tanti grillini che ci sono rimasti male perchè, seguendo una tradizione consolidata, sono stati esclusi senza spiegazioni dalle Parlamentarie del MoVimento 5 Stelle, cosa è successo.
Più o meno un terzo dei 15mila candidati annunciati è rimasto fuori e, racconta il quotidiano, la selezione all’ingresso non è finita qui.
Anche perchè un ruolo importante nella scelta dei candidati lo stanno avendo le segnalazioni degli attivisti e dei concorrenti:
I nomi stanno ancora venendo vagliati, per le ultime verifiche. E verranno svelati solo domenica, nel terzo e ultimo giorno del Villaggio Rousseau, raduno nazionale a Pescara dove si parlerà  di programma di governo cifre,anche sulle coperture economiche.
E comunque, secondo le nuove regole, Di Maio potrà  rimuovere anche i candidati approvati dalle Parlamentarie, “fino al deposito delle liste” per le Politiche.
E così i dossier continuano a piovere. “Siamo stremati, c’è gente che segnala semplici multe”, rivela un parlamentare.
Ma molti hanno giocato di anticipo, soffiando nelle orecchie della stampa locale, per accusare di cordate (vietatissime) e altri peccati gli avversari. Ed è successo in varie parti d’Italia.
Per esempio a Civitavecchia, comune a 80 chilometri da Roma amministrato dal Movimento, dove la guerra tra gruppi incrociati ha già  lasciato sul campo Andrea Palmieri, delegato all’attuazione del programma del sindaco Antonio Cozzolino, e il docente universitario Giuliano Gruner, ritiratosi con una lettera.
Mentre non si contano i casi in Sicilia, Puglia e Campania, le regioni con più autocandidature, “ma anche quelle dove abbiamo scremato di più” spiegano dal Movimento.
Ma l’aria è pesante anche altrove, come spiega un iscritto lucano al Fatto:“Hanno tolto attivisti storici per un vaffanculo scritto su Facebook contro un avversario, e si tengono personaggi di dubbia moralità ”.
La storia del vaffanculo che ha portato all’esclusione dalle candidature del partito del vaffanculo l’abbiamo raccontata ieri. Ma, aggiunge il Fatto, anche tra i delatori ci sono stati morti e feriti:
Restano le segnalazioni, copiose in particolare contro i collaboratori parlamentari: quanto mai invisi a tanti iscritti. “Ma abbiamo controllato con attenzione tutti i nomi, e anche diversi delatori hanno pagato dazio”assicurano.
Intanto dal M5S celebrano numero dei partecipanti effettivi, 10mila, come rivelato ieri da Di Maio.

(da “NextQuotidiano”)

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IL M5S CAMBIA SIMBOLO PRIMA CHE GLIELO IMPONGA IL TRIBUNALE

Gennaio 19th, 2018 Riccardo Fucile

DOPO IL RICORSO DELL’AVV. BORRE’ TRA UNA SETTIMANA IL GIUDICE POTREBBE ORDINARE ANCHE IL CAMBIO DEL NOME

Cambia, rispetto alle Politiche del 2013, il simbolo del M5S.
Nel logo del MoVimento infatti compare la scritta “ilblogdellestelle.it” che va a rimpiazzare la scritta www.movimento5stelle.it che figurava fino a oggi.
Il nuovo simbolo, che è stato presentato oggi, è stato pubblicato anche sul Blog delle Stelle. «Il cambio testimonia anche l’ormai imminente distacco del M5S dal blog di Beppe Grillo», commenta oggi l’ANSA annunciandolo.
Ovviamente è possibile che la decisione sul cambio di simbolo — che non era stata annunciata prima nè è mai stata votata, ma questi sono dettagli — sia dovuta al distacco di Beppe Grillo, che però ha scritto al Fatto domenica scorsa per smentire ogni suo disimpegno.
E, soprattutto, fino a qualche tempo fa sul simbolo campeggiava la scritta www.beppegrillo.it, quindi non si capisce perchè sia quello di oggi un segnale del distacco di Beppe dal M5S.
L’esito della votazione con cui nel 2015 gli iscritti all’associazione MoVimento 5 Stelle hanno deciso di dotarsi del simbolo attuale del M5S [Fonte] http://www.beppegrillo.it/2015/11/il_nuovo_simbolo_del_m5s.htm
Invece, il cambio di simbolo potrebbe essere dovuto alla guerra dei trentatrè grillini contro Grillo (e Di Maio) che sono andati in tribunale a Genova assistiti dall’avvocato Borrè per contestare la decisione di chiudere l’associazione e aprirne una nuova dotandola di un nuovo statuto.
Visto che in contestazione c’erano proprio nome e simbolo del MoVimento 5 Stelle, magari è possibile che il cambio di simbolo sia dovuto proprio a questa circostanza.
Nel qual caso, ciò costituirebbe una prima, simbolica vittoria per i ricorrenti.
Intanto martedì scorso si è svolto l’incontro tra l’avvocato Luigi Cocchi, curatore speciale nominato dal tribunale, e i legali Borrè e Gazzolo per il provvedimento d’urgenza proprio su nome e simbolo.
Tra una settimana potrebbe arrivare una prima decisione.

(da “NextQuotidiano”)

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