Destra di Popolo.net

NEL CENTRODESTRA ANCHE LA FINZIONE E’ SALTATA: PIAZZE SEPARATE, PROGRAMMA INESISTENTE E SFOTTO’ SULLA SQUADRA

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

NELLA COALIZIONE BUGIARDA NON SI CERCA NEANCHE PIU’ LA PHOTO OPPORTUNITY, E’ LOTTA FRATRICIDA PER UN VOTO

Ormai anche la finzione è saltata, in questa coalizione “bugiarda”, approntata solo per accaparrarsi il bottino elettorale.
Neanche l’apparenza è più salvata, dopo i sorrisi ostentati a forza nello scatto davanti all’albero di Natale di Arcore.
La foto delle piazze dice tutto.
Giorgia Meloni sarà  in piazza da sola, il 18 febbraio a Roma, alla sua manifestazione “anti-inciucio”, perchè gli alleati, senza neanche tanto garbo, si sono sfilati adducendo motivi di agenda o di opportunità  politica.
Alimentando, in tal modo, il retropensiero di voler tenere le mani libere, nel grande gioco delle alleanze che si aprirà  dopo il voto, chi con i Cinque stelle, chi col Pd. Salvini, il 24 febbraio, ha convocato il suo popolo — l’obiettivo è 70 mila persone — a piazza Duomo, facendolo sapere agli alleati, come consuetudine, a mezzo stampa.
E al momento sembra complicato anche che i tre riescano a scattare una foto prima del voto, in una qualche occasione di cui parlarono senza però dare un seguito concreto.
Poco scandalo, dicono i più realisti, in questo pasticcio in cui le coalizioni sono artifizi solo elettorali, nell’ambito di un sistema schiettamente proporzionale.
Ma fino a un certo punto. Perchè c’è una domanda che, nei Palazzi che contano qualcuno inizia a porsi. E che si porranno, ad esempio, al Quirinale nel caso la coalizione arrivi prima: “Ma il candidato a palazzo Chigi, colui che unisce questo magma scomposto, chi è?”.
La verità , semplicemente, ed è un dato piuttosto preoccupante, è che non c’è.
In questa propagandistica leggerezza dell’essere, anche il tema — serio, serissimo — del governo e della sua composizione è vissuto quasi come uno sfregio reciproco, ridotto al livello di uno sfottò che non nasconde una reciproca insofferenza.
L’ultima è la dichiarazione della Meloni che, ospite di Coffee break, ha dichiarato che vedrebbe bene Berlusconi come “ministro dello Sviluppo economico”.
Solo pochi giorni fa, Matteo Salvini lo vedeva bene come “ministro degli Esteri”.
E prima ancora, il Cavaliere, incapace di concepire se stesso se non come il padre padrone del centrodestra, nel “suo” governo aveva collocato Matteo agli Interni e Giorgia alla Difesa.
Il punto lo coglie Giorgia Meloni: “Salvini e Berlusconi trovano tutti i giorni un pretesto per litigare. Penso bisogni fare proposte serie altrimenti è la campagna di Cetto la qualunque”.
In questo remake di Qualunquemente, la chiave è la competizione interna, a maggior ragione dopo che le larghe intese sembrano declinare su Macerata.
I parlamentari, impegnati sul territorio, raccontano che la campagna elettorale è solo sull’immigrazione, come nel 2013 era tutta sulle tasse. Allora la mitica “gente” ce l’aveva con l’Europa, Monti, e chi aveva “massacrato” il paese di tasse, oggi ce l’ha con gli immigrati.
Il paradosso, ma neanche troppo, nella destra degli impresari della paura è che il berlusconismo televisivo, nei suoi tg ansiogeni e nei suoi programmi di ascolto, è la propagazione catodica dell’agenda del leader leghista, come se l’Italia fosse un gigantesco caso di cronaca nera, per colpa degli immigrati.
In questo contesto, per il leader della Lega, gli alleati non sono potenziali partner di governo, ma bacini di conquista elettorale. A partire dalla Meloni: basta vedere quanto ceto politico post-missino ha imbarcato la Lega nel sud, o gli slogan presi dal repertorio della leader di Fratelli d’Italia, come “Prima gli italiani”.
È una competizione feroce, e talvolta sottotraccia, “voto su voto”, “portatore di voto su portatore di voto”, soprattutto a sud.
E diventa una notizia, indicativa del clima da quelle parti, che tal Ronghi, segretario di un movimento sudista, abbandoni Salvini perchè “ha imposto troppi paracadutati” per aderire a Fratelli d’Italia, con grande soddisfazione dei nuovi compagni di viaggio. Ecco: neanche più la parvenza di una coalizione.

(da “Huffingtonpost”)

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BAMBINI DI 10 E 12 ANNI LANCIANO SASSI DAL CAVALCAVIA: SARANNO UN ESEMPIO DEI VALORI IDENTITARI DELLA SANA FAMIGLIA ITALICA?

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

UNA RAGAZZA DI 30 ANNI RIMANE MIRACOLOSAMENTE ILLESA, FERMATI I DUE RAGAZZINI… SONO RESIDENTI NEL PAESE DI VOLPIANO, FORSE I GENITORI ERANO IMPEGNATI A DARE LA CACCIA AGLI INVASORI E NON AVEVANO TEMPO DI SEGUIRE I FIGLI

Lanciano sassi dal cavalcavia sopra l’autostrada Torino-Aosta e mandano in frantumi il parabrezza di un’auto in transito lungo la corsia in direzione Ivrea. E’ accaduto ieri pomeriggio, tra le 16 e le 17, mercoledì 7 febbraio.
I carabinieri della stazione di Volpiano hanno immediatamente identificato i responsabili: due ragazzini di 11 e 12 anni residenti in paese.
All’arrivo della gazzella dell’Arma, i due minorenni erano ancora nei pressi del cavalcavia. Fermati e identificati sono stati segnalati alla Procura dei Minori di Torino.
Per fortuna l’automobilista, una ragazza di 30 anni, è uscita illesa dall’abitacolo. E’ stata lei, spaventata, a contattare il 112.
Il gioco delle pietre scagliate contro auto e tir in transito è ancora tragicamente «in voga» in Piemonte.
Nel novembre scorso il camionista Arcangelo Antonacci raccontò di essere «vivo per miracolo»: un sasso aveva sfondato il tetto in vetro della sua motrice mentre attraversava la Tangenziale di Torino.
Agli inquirenti segnalò la presenza di 4 ragazzi in bicicletta. La Procura aprì un fascicolo per lancio di oggetti pericolosi e danneggiamento.

(da agenzie)

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STORACE ISTIGA A DELINQUERE, TANTO CON MINNITI E’ TUTTO CONSENTITO

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

“SCARCERATE PURE IL NIGERIANO, FAREMO LA FILA PER RENDERGLI IL FATTO SUO, MALEDETTO”… UN ALTRO CHE ERA PRESENTE AI FATTI E CHE SA COME E’ ANDATA, SI AFFRETTI A PRESENTARSI IN PROCURA, ALTRIMENTI ARRIVA PRIMA LA MELONI E LO FREGA

“Scarceratelo pure: faremo la fila per rendergli il fatto suo. Maledetto”.
Francesco Storace su Twitter inveisce contro Innocent Oseghale, il nigeriano finito in carcere per la morte di Pamela Mastropietro, la ragazza romana fatta a pezzi e chiusa in due trolley abbandonati nella campagna di Macerata.
Il 28enne è ora in carcere ma solo per le accuse di occultamento e vilipendio di cadavere.
“Per liberare il nigeriano diranno che si è suicidata, e che prima di morire si è fatta a pezzi da sola, si è infilata nella valigia e ha chiesto di essere accompagnata al cimitero”, scrive Storace aggiungendo: Scarceratelo pure: faremo la fila per rendergli il fatto suo. Maledetto”.
Peccato che nessuno ha mai detto quello che Storace insinua, se ha le prove faccia nomi e cognomi. In Italia è ancora la magistratura a fare le inchieste giudiziarie, per fortuna, non il tribunale dei sedicenti sovranisti, quindi decide in base agli elementi probatori, non in base al colore della pelle.
La stessa cosa che ha auspicato la madre di Pamela che avrebbe ben altri motivi di risentimento rispetto alla istigazione a delinquere twittata da Storace.
Evviva la destra della legalità .

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SU MACERATA DI MAIO HA PERSO L’OCCASIONE PER PARLARE

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

DIVENTARE ISTITUZIONALI NON VUOL DIRE DIVENTARE QUALUNQUISTI, I PROBLEMI NON SI EVITANO, SI AFFRONTANO

Dopo aver spiegato tanto ai 5 Stelle che in politica non bisogna solo armarsi di apriscatole, qualcuno dica ora ai pentastellati che diventare istituzionali non vuol dire diventare qualunquisti.
Luigi Di Maio sta perdendo un’occasione per parlare.
Se io fossi un cittadino di Macerata che vota M5S, esattamente cosa dovrei fare in queste ore così agitate, nel pieno di una storia che rifiuta di essere normalizzata e cresce ogni ora nelle sue ramificazioni?
Dovrei, per esempio, premere sulla procura affinchè ci sia una condanna esemplare, o restare a fil di legge e chiedere che l’inchiesta sia ben fatta?
Dovrei non andare in piazza come vuole il sindaco Pd, o invece solidarizzare con le organizzazioni che andranno comunque a protestare?
O dovrei forse andare a visitare i feriti e rifiutare ogni implicazione politica?
O dovrei, ancora, manifestare contro la sinistra e Berlusconi, che “hanno creato l’emergenza immigrazione” (parole di Di Maio)?
Oppure dovrei andare a manifestare con la destra che protesta contro i migranti, vista la netta posizione contro l’immigrazione del programma pentastellato?
È vero, va riconosciuto a Luigi Di Maio che non è l’unico politico in questa campagna elettorale a tenersi alla larga da una vicenda che scotta. Nessuno dei politici di prima fila ha previsto di andare a Macerata. Lo stesso Matteo Salvini preferisce Sanremo alla tormentata cittadina. Tutti parlano di evitare così la tensione, e tutti si rifugiano nell’idea che questa scelta sia una scelta molto istituzionale.
Balle. Le istituzioni si onorano con il coraggio e con la verità .
I politici sono istituzionali non quando evitano ma quando affrontano I problemi a viso aperto — quelli dei cittadini e quelli delle proprie organizzazioni.
La fuga da Macerata è il segno di un forte imbarazzo della politica: è il non saper cosa dire di fronte a una situazione che mette in imbarazzo un po’ tutti, a destra come a sinistra.
Ma se nessun leader politico si è finora mostrato all’altezza di un dialogo con i cittadini di Macerata, Di Maio è quello che se ne è tirato completamente fuori. Rifugiandosi nel terzismo di questa dichiarazione delle prime ore: “A Macerata c’è stato un attacco disumano di stampo razzista che condanniamo e spero che colui che ha sparato a quelle persone possa pagare con il massimo della pena. Ritengo vergognoso che per qualche voto in più i partiti abbiano fatto campagna su questa tragedia”.
Sentito bene? Ma non è forse l’immigrazione il singolo più importante elemento che influenza la trasformazione della politica globale – in Italia,in Germania, in Francia, in Uk con Brexit, in Europa orientale, sulle coste del Mediterraneo, in Africa, e in America con Trump, etc etc?
Eppure solo pochi giorni fa Di Maio parlava alla Link Campus University di Roma tenendo una conferenza sulla politica estera dei 5 Stelle, di fronte al meglio della Farnesina.
La verità  è che parlare di Macerata oggi significherebbe in ogni caso esporsi, “prendere posizione”, e uscire dunque da quella generica piattaforma sul tema che finora ha permesso ai 5 Stelle di lanciare ami a destra e a sinistra.
Gli elettori, dicono i sondaggi a meno di un mese dal voto, vanno a destra. È lì dove va anche Di Maio? Forse non è una domanda tanto tanto impertinente da fare a un giovane leader che vuole governare.

(da “Huffingtonpost”)

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MACERATA, LA SECONDA AUTOPSIA NON DA’ RISPOSTE, RESTANO INCERTE LE CAUSE DELLA MORTE DI PAMELA

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

PUNTI FERMI: NON C’E’ STATA VIOLENZA SESSUALE ED E’ CONFERMATO USO EROINA DA PARTE DI PAMELA

Cosa ha ucciso Pamela Mastropietro? La tossicodipendenza o la ferocia umana? E’ morta di overdose o è stata assassinata?
Anche la seconda autopsia sui resti della 18enne romana, ritrovati in due trolley nelle campagne di Pollenza il 31 gennaio scorso, non è stata in grado di accertarlo.
Come spiega in un comunicato il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio: “I primi esiti degli accertamenti medico-legali espletati non hanno consentito di raggiungere risultati altamente significativi sul piano probatorio. Mancano tracce di sangue e di urina sui resti del cadavere che, a dire dei medici legali, è stato sezionato in modo apparentemente scientifico. Ulteriori accertamenti di laboratorio saranno effettuati la settimana prossima”.
Nessuna risposta, dunque, alla domanda cardine di una vicenda che ha sconvolto l’Italia, tracimando nella campagna elettorale, in modo rovinoso dopo il vendicativo raid a sfondo razzista portato a colpi di pistola da Luca Traini.
La seconda autopsia, eseguita oggi a Macerata, è terminata poco dopo le 13.
Condotta questa volta sulla base di precise richieste della Procura.
Impegnato un pool di periti guidato dal medico Mariano Cingolani, assistito dai colleghi Dora Mirtella e Roberto Scendoni, presenti gli avvocati dei due nigeriani indagati, il tossicologo Rino Froldi e il criminologo Mauro Mazza.
Al termine dell’esame, il dottor Cingolani ha osservato: “Il corpo è stato sezionato in modo ‘scientifico’, tutti gli organi sono presenti”. Ma nessun liquido organico, prova certa, questa, di un’opera di pulitura lunga e meticolosa. Freddamente “scientifica”.
Per sciogliere l’enigma saranno necessari ulteriori accertamenti tossicologici e istologici. Un esito per ora inconcludente, come era accaduto con il primo esame autoptico, eseguito 24 ore dopo il ritrovamento del cadavere dal medico legale Antonio Tombolini, che aveva comunque escluso che la ragazza fosse stata violentata. Anche sulla base di quel referto, il fermo del primo indagato, il nigeriano Innocent Oseghale è stato tramutato sì in arresto, ma per vilipendio e occultamento di cadavere, escludendo l’accusa di omicidio.
Oseghale è l’uomo inquadrato il 30 gennaio dalle telecamere di sorveglianza all’esterno di una farmacia di Macerata, intento a seguire Pamela, appena uscita dall’esercizio dopo aver comprato una siringa.
Lo scontrino di quell’acquisto era stato poi ritrovato nell’appartamento di via Spalato dove Oseghale viveva, dove Pamela si sarebbe iniettata l’eroina e dove sono stati ritrovati i suoi abiti insanguinati.
Nel registro degli indagati è finito da qualche giorno un secondo nigeriano, Desmond Lucky, indicato da Oseghale come lo spacciatore che ha venduto alla ragazza la dose.
Proprio oggi, da fonti giudiziarie si apprende perchè Lucky non è stato fermato.
La Procura ha acquisito nei suoi riguardi la cessione a Pamela di una “modestissima” quantità  di eroina, che va ad aggiungersi alle già  note ipotesi accusatorie: concorso in omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere.
La “modestissima quantità ” di droga ceduta, hanno spiegato le fonti, non consente l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare.
L’eventuale accusa di morte in conseguenza di altro reato non sarebbe contestabile, in questo caso, perchè non vi sono elementi per ritenere che Lucky fosse a conoscenza di circostanze per cui la vita di Pamela potesse essere messa a rischio dall’assunzione di una piccola dose di eroina.
Ovvero, che la morte della ragazza fosse in qualche modo prevedibile. Lucky ha finora negato ogni addebito, spaccio compreso. Pamela, dettaglio non secondario
nella valutazione del potenziale impatto letale anche di una dose modestissima di eroina, non si drogava da quattro mesi, compreso il periodo trascorso alla comunità  di recupero Pars di Corridonia. Da cui si era allontanata il 29 gennaio, per essere ritrovata senza vita due giorni dopo.

(da agenzie)

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I DATI SMENTISCONO LA BALLA DELL’INVASIONE: 3 COMUNI SU 5 NON HANNO MAI VISTO UN PROFUGO

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

SU 7.978 COMUNI SOLO 3291 HANNO ACCOLTO I RICHIEDENTI ASILO… NEGLI ALTRI LI HANNO SOLO VISTI IN TV … ECCO TUTTI I DATI REALI

È uno dei temi centrali della campagna elettorale, eppure in Italia, in 3 Comuni su 5, non hanno mai visto un solo richiedente asilo.
«L’invasione», una volta redistribuita sul territorio, ha queste caratteristiche: su 7978 Comuni italiani, 3291 hanno strutture per l’accoglienza.
Per gli altri, è una questione di cui si sente parlare in televisione.
Abbiamo chiesto al Viminale i dati capillari dell’accoglienza. Era un lavoro che avevamo già  fatto l’anno scorso e questo ci consente di fare alcune valutazioni. Cosa è cambiato tra il 15 luglio 2016 e il 21 dicembre scorso?
I Comuni che accolgono richiedenti asilo sono aumentati del 59,8% (si sono aggiunte 1321 amministrazioni); le strutture sono aumentate del 92,9% (da 5.186 a 10.006); la capienza è cresciuta del 109% (da 94.533 posti a 197.607); e anche il numero di ospiti è salito, dell’88,4% (da 98.769 a 186.112).
Questo potenziamento ha migliorato le condizioni dell’accoglienza: nel 2016 c’erano 4236 richiedenti asilo in più rispetto ai posti letto a disposizione, mentre nel 2017 avanzavano ancora 11.495 posti.
Nel 2016, quando la situazione era più critica dal punto di vista degli sbarchi (181.436 persone contro le 119.369 del 2017) l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva predisposto un piano che prevedeva una distribuzione più equa dei migranti, evitando così le concentrazioni nelle grandi città .
L’idea era 2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti.
Com’è andata? È stata rispettata questa quota? Diciamo che ora l’accoglienza è meno concentrata.
Nel 2016 solo il 58% dei Comuni che accoglievano erano sotto questa quota. Nel 2017 siamo saliti al 68,8% dei Comuni.
Il rispetto di questa quota, ovviamente, non è omogenea su tutta l’Italia.
Nel Veneto, per esempio, la maggioranza dei Comuni è al di sotto (solo il 49% la supera). Ma è l’unico caso.
Ci sono invece regioni dove nella stragrande maggioranza dei casi questo tetto viene superato: nel Molise è il 98,1% dei Comuni con strutture di accoglienza, in Basilicata l’89% e in Abruzzo l’83,3%.
Se non prendiamo come parametro i confini geografici, ma il numero di persone, in Italia la media è di un richiedente asilo ogni 325 persone.
Nei Comuni che accolgono la media è un richiedente asilo ogni 100 abitanti.
La politica che hanno perseguito gli ultimi governi punta a un maggior numero di Comuni che mette a disposizione le proprie risorse. E pare che spingere su questo tema, al di là  di singole amministrazioni in cui si sono alzate le barricate, ottenendo un effetto soprattutto mediatico, sta dando i suoi frutti.
Anche in questo caso, però, la solidarietà  non è uguale in tutte le regioni.
Tuttavia, la solidarietà  verso un problema nazionale è diversa lungo lo Stivale.
La regione con meno Comuni che accolgono richiedenti asilo è la Valle d’Aosta: il 17,6% del totale. Segue la Sardegna: 17,8%.
Dall’altra parte della classifica troviamo la Toscana (84% dei Comuni) e l’Emilia Romagna (75,4%).
La palma del comune più solidale d’Italia spetta a Valleve, in provincia di Bergamo, che ospita 86 richiedenti asilo su una popolazione di 133 abitanti.
Ultima annotazione: a fronte dei 1321 Comuni che si sono aggiunti tra il 2016 e il 2017, ce ne sono 89 che hanno smesso di accogliere.

(da agenzie)

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AVEVA CAPITO BENE, DESSI’ RESTA CANDIDATO M5S

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

E’ NELLE LISTE UFFICIALI DEL VIMINALE, SBURGIARDATA LA BUFALA DEL RITIRO

Emanuele Dessì risulta candidato con il Movimento Cinque Stelle nel collegio Lazio 03.
L’imprenditore finito al centro delle polemiche nei giorni scorsi per la casa popolare in affitto a 7 euro al mese, per le amicizie con il clan Spada di Ostia e i post violenti, compare nelle liste elettorali pubblicate oggi dal Vaticano.
Malgrado l’imbarazzo del candidato premier M5S Luigi Di Maio e le dichiarazioni dello stesso Dessì (“Ho firmato un foglio per la rinuncia, ma non ho capito cosa c’era scritto”), la sua candidatura a senatore è ormai ufficiale.
Sul sito del Viminale vengono pubblicate le liste elettorali ufficiali e viene sbugiardata la bufala del Movimento 5 stelle: altro che moduli farlocchi per il ritiro, l’impresentabile Dessì è regolarmente in lista e, grazie alla posizione blindata nel listino proporzionale, diventerà  molto probabilmente senatore.
Il piccolo imprenditore che vive in una casa popolare a 7 euro, amico degli Spada e noto per i modi da picchiatore che avrebbe avuto anche all’interno del loro stesso partito, è rimasto alla posizione numero 2 della lista M5s del collegio Lazio 03. L’unico modo per impedirgli di diventare senatore è non votare M5s nel collegio di Frosinone, Latina, Velletri e Fiumicino.

(da agenzie)

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AMORE A CINQUESTELLE: E COSI’ ELENA FATTORI TAGLIO’ IL NOME DELLA LOMBARDI DALLE LOCANDINE

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

LA CANDIDATA GOVERNATRICE NON SOPPORTA LA FATTORI PER LE SUE POSIZIONI SUI VACCINI E TEME POSSA FARLE PERDERE CONSENSI

Nel MoVimento 5 Stelle, come sapete, vige, oltre che la massima democrazia, anche l’amore indiscusso tra i suoi partecipanti.
Ad esempio Roberta Lombardi, che nel giro di 48 ore si è rimangiata buona parte di quello che aveva affermato su vaccini e obbligo, nei suoi interventi non ha detto nemmeno una parola sulla mail che ha inviato a Luigi Di Maio per pretendere l’esclusione della senatrice Elena Fattori, rea di ingiustificato vaccinismo, dalla sua campagna elettorale.
«Le posizioni politiche della sig.ra Fattori in tema di salute e vaccini sono individualistiche e fuori dalla linea politica nazionale. Non intendo pertanto correre il rischio che vengano minimamente confuse con le linee politiche della sottoscritta», ha detto infatti la Lombardi nella mail a Di Maio salvo accorgersi il giorno dopo che era lei ad essere fuori linea.
Ma se Lombardi non ha smentito nulla sulla sua ostilità  a Fattori, un motivo c’è. Ovvero che è tutto vero.
E infatti avevamo fatto notare che sulla pagina Facebook della senatrice Elena Fattori campeggiava l’annuncio di un incontro elettorale da svolgersi giovedì 8 febbraio alla sala consiliare di Ciampino in cui avrebbero dovuto essere presenti, oltre a lei, la consigliera regionale uscente Valentina Corrado, il ricercatore candidato con il M5S Marco Bella e la candidata presidente della Regione Lazio Roberta Lombardi.. Ebbene, nel frattempo la Fattori ha pubblicato un’altra locandina sull’incontro di Ciampino, stavolta purgandola del nome — ed evidentemente anche della presenza — della candidata presidente alla Regione Lazio Roberta Lombardi.
Dalla locandina dell’incontro è scomparso anche il timbro RL (Roberta Lombardi — Regione Lazio) che certificava l’incontro come ufficiale.
D’altra parte nel M5S vige sicuramente il massimo accordo su ogni tema e sono tutti compatti come un sol uomo/donna.

(da “NextQuotidiano”)

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NAVALNY: ECCO LE PROVE DEL LEGAME TRA TRUMP E PUTIN

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

L’OPPOSITORE PUBBLICA UNA VIDEO-INCHIESTA CHE RAFFORZA I SOSPETTI SUL MEDIATORE

Un’investigazione di Aleksey Navalny rafforza i sospetti sul presunto ruolo di mediatore tra il Cremlino e Donald Trump svolto dal ‘re dell’alluminio’ russo Oleg Deripaska all’epoca delle presidenziali americane.
Il blogger anti-Putin ha pubblicato una video-inchiesta in cui si parla di corruzione, prostituzione e affari internazionali, e dalla quale emerge che il vice premier russo Sergey Prikhodko avrebbe trascorso alcuni giorni sullo yacht dell’oligarca a largo della Norvegia in gran segreto e in compagnia di alcune prostitute.
Forse per discutere proprio delle elezioni negli Stati Uniti.
Il dossier di Navalny di per sè non offre alcuna prova schiacciante del coinvolgimento di Deripaska e Prikhodko nel cosiddetto Russiagate e nelle possibili interferenze russe nel voto americano. Ma fa senz’altro riflettere il fatto che la breve crociera sia avvenuta nell’agosto del 2016, cioè in piena corsa elettorale, e circa un mese dopo che l’allora capo della campagna di Trump, Paul Manafort, offrì al miliardario russo aggiornamenti “privati” sulla competizione per la conquista della Casa Bianca.
Stando a quanto scriveva il Washington Post già  a settembre, Manafort – che in passato aveva avuto contatti di lavoro con Deripaska – propose la sua “consulenza” in un’email datata 7 luglio 2016 e inviata a un intermediario.
Non ci sono comunque conferme che l’oligarca russo abbia in effetti ricevuto l’offerta o che Manafort gli abbia poi fornito gli “aggiornamenti privati” promessi. Ma pare che Manafort abbia ricevuto denaro da Deripaska e non glielo abbia poi restituito.
Le informazioni che il miliardario girava al vice premier Prikhodko erano «per Putin, per il Cremlino, per i servizi segreti», denuncia Navalny senza però presentare prove a sostegno delle sue parole.
Il dissidente – escluso dalle presidenziali russe del prossimo mese – sottolinea in compenso la vicinanza di Prikhodko al leader del Cremlino. Il vice premier è un’eminenza grigia che svolge un ruolo di primaria importanza nella Russia di oggi ed è considerato un esperto di questioni internazionali.
Alla fine degli anni Novanta fu vice capo dell’amministrazione presidenziale russa assieme a Vladimir Putin, e poi consigliere di tutti i capi di Stato: Eltsin, Putin e Medvedev.
Insomma – secondo il blogger – sarebbe lui l’anello mancante della catena che avrebbe messo in contatto Trump direttamente col Cremlino. Accuse naturalmente tutte da dimostrare, come quelle di corruzione che Navalny avanza contro Prikhodko per la «battuta di pesca» assieme a Deripaska e, soprattutto, per la ricchezza accumulata in questi anni dal vice premier: una lussuosa villa fuori Mosca da 5,2 milioni di dollari e due appartamenti da 8,7 milioni di dollari.
L’oppositore sostiene di aver saputo della crociera di Deripaska e Prikhodko dagli scatti e dai video pubblicati su Instagram da una escort – tale Nastya Rybka – che viaggiava con i due pezzi da novanta e avrebbe avuto una storia con il ‘re dell’alluminio’.
La stessa ragazza, cambiando i nomi dei protagonisti, ha inoltre raccontato il viaggio in un libro. Il titolo? «Diario. Come sedurre un miliardario».

(da “La Stampa”)

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