Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI GABRIELLA NOBILE: “CARO SALVINI, I MIEI BAMBINI INSULTATI DAI SUOI SIMPATIZZANTI GRAZIE AI SUOI IPOCRITI SLOGAN”… MA STAVOLTA QUALCOSA SI MUOVE: 45.000 ITALIANI SOLIDALI CON LEI SU FB IN SOLI DUE GIORNI
“Caro Salvini mio figlio prende l’autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e
da circa un paio di mesi mi racconta di insulti che è costretto a subire da suoi gentili simpatizzanti. Dire ad un bambino di 12 anni, che oltretutto veste una divisa sportiva “sporco negro, negro di merda, torna a casa tua, venite qui rubare e ammazzare le nostre donne “credo che sia la palese dimostrazione di come questo Paese, grazie a persone come lei, stia lentamente scivolando nel baratro”.
Lo sfogo postato su Facebook e diretto al leader della Lega è di Gabriella Nobile, mamma di due bambini africani adottati, uno congolese e una più piccola etiope.
A preoccupare mamma Gabriella, milanese, è il fatto che se fino a ieri a offendere suo figlio erano i coetanei ora sono gli adulti ad avere atteggiamenti razzisti: “Mio figlio prende il bus 70 o 74 per andare a giocare a calcio con due compagni, uno di colore come lui e l’altro bianco. Mi ha raccontato che spesso li hanno insultati con parole come “scendete da qui”, “tornate a casa vostra con il barcone” e anche “negro di merda”. Finora era stato insultato da ragazzi, non era mai accaduto da parte di adulti”. Parole di denuncia che fanno eco ad una situazione che sembra peggiorare di giorno in giorno secondo le segnalazioni raccolte dall’associazione “Lunaria” nel suo database sul razzismo.
Il figlio di Gabriella non è l’unico ragazzino ad essere stato offeso. Da gennaio ad oggi, il portale “Cronache di ordinario razzismo” ha raccolto ben dodici casi di episodi discriminatori nei confronti di minorenni provenienti da altre nazioni, mentre nel 2017 erano stati in totale quindici.
“I nostri numeri sono parziali e non ufficiali ma il clima politico che si è creato non crea relazioni pacifiche. E’ difficile avere una conferma quantitativa del fenomeno anche se nell’arco di due mesi le segnalazioni avute sono significative rispetto a quelle degli anni scorsi. Purtroppo nel nostro Paese manca una raccolta dati su questa questione. L’aggressività e la violenza quotidiana sono preoccupanti”, spiega Grazia Naletto, presidente di Lunaria.
Impossibile avere numeri ufficiali dall’ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali presso il dipartimento delle pari opportunità di Palazzo Chigi. Ieri al telefono non rispondeva nessuno: “Dovrebbero produrre un rapporto ogni anno ma da un po’ di tempo non si vede nulla”, racconta Naletto. L’unica speranza sta nella nomina di Luigi Manconi come coordinatore ma l’incarico avrà inizio a decorrere dal 24 marzo, annuncia il sito.
Gli episodi registrati dall’associazione sono diversi. A gennaio due ragazzi di 14 e 17 anni sono stati denunciati dalla polizia ferroviaria per lesioni personali in concorso di stampo razzista e violenza privata aggravata nei confronti di un giovane cinese, anche lui minorenne, avvenuta lo scorso 23 dicembre su un treno regionale partito da Pisa Centrale e diretto a Firenze.
Sempre nello stesso mese a Ostia due ragazzi egiziani 17enni ospiti di una casa famiglia di Tarquinia, sarebbero stati prima insultati ed aggrediti da quattro giovani del posto, quindi addirittura minacciati: ”A negri qua non ce potete sta, se non ve n’annate so’ affari vostra”.
Il 25 gennaio un giovane calciatore è stato squalificato per 10 giornate (sanzione standard prevista dal regolamento per i casi di razzismo) durante Villorba-Vazzola a causa del “comportamento discriminatorio per motivi di razza nei confronti di un avversario”.
Il 18 febbraio scorso a Qualiano, nel bel mezzo di una partita, dove gli animi erano già abbastanza caldi, un baby calciatore della squadra ospite, ha offeso con insulti razzisti il giocatore della squadra di Qualiano.
L’ultimo episodio nei giorni scorsi: “Negra, torna al tuo Paese. Picchio te e tua madre se non ve ne andate”, queste le parole che una bambina della scuola “Matteo Ripa” a Eboli deve sentirsi rivolgere tutti i giorni da parte di un altro ragazzo.
La bambina, nata in Italia, ha padre africano e madre ebolitana.
Violenze verbali che avrebbero coinvolto secondo “Lunaria” anche gli insegnanti: a Genova uno dei professori di greco e latino più conosciuti di un liceo ha pubblicato una serie di post razzisti su Facebook.
In particolare, in uno dei post, il professore ha commentato un manifesto dell’Unicef: “Ho capito che stanno pianificando l’annientamento dell’homo europaeus, ma qui stiamo esagerando. “Fare testamento per l’Unicef è facile, inviaci il coupon e ti spediremo gratuitamente (!) la brochure informativa” — recita la pubblicità . Ma questi sono completamente scemi. O credono scemi noi”.
Gabriella Nobile, nel suo appello che in poche ore è stato condiviso da 45mila persone, si interroga sul perchè queste cose accadano, prova a giustificare il tutto pensando al fatto che a 12 anni sembra più alto della sua età ma poi aggiunge: “Ha un volto da bambino e gira con la divisa dell’Inter”.
A rivolgere queste parole al ragazzo congolese sono adulti, spesso anche signore anziane.
Mamma Gabriella si è rivolta via Facebook a Matteo Salvini: “Nei suoi ipocriti slogan “prima gli italiani “ c’è tutta l’ignoranza di colui che non ha ancora capito che l’italiano è colui che ama l’Italia non che ci è nato! Come io sono mamma perchè amo i miei figli e non perchè li ho partoriti”.
(da agenzie)
argomento: Razzismo | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
TRE ESPONENTI DELLA MAGGIORANZA LASCIANO PER PROTESTA L’AULA
Si era preparato un intervento dettagliato per argomentare la bontà delle proprie decisioni, ma Giorgio Capoccia lo ha dovuto leggere fuori dal Consiglio comunale, in una conferenza stampa convocata al volo, dopo che il sindaco Federico Binatti gli ha revocato l’incarico di vice sindaco e assessore a Cultura e Sociale, mettendolo di fatto alla porta. «Sono sorti problemi politici, per cui questa mattina, venendo meno il rapporto di fiducia tra il sottoscritto e Giorgio Capoccia, e vista l’impossibilità di proseguire, ho deciso di procedere alla revoca della nomina a vice sindaco e assessore di questo Comune» ha sinteticamente comunicato all’assemblea il sindaco Binatti dopo una mattinata travagliata e un Consiglio comunale rimandato di un’ora e mezza e ripartito senza tre consiglieri di maggioranza.
Non hanno condiviso la scelta, infatti, il capogruppo di Forza Italia e presidente del Consiglio comunale Andrea Crivelli e i consiglieri Antonio Vilardo e Stefano Bandi: uno strappo culminato con la scelta di non partecipare al Consiglio (ieri si discuteva il bilancio) e di convocare al volo una conferenza stampa. «Scusate il freddo, ma non ci aspettavamo di dover accendere il riscaldamento qui oggi» hanno scherzato i tre, schierati al fianco del vice sindaco «dimissionato».
Così la vicenda delle spese sostenute per la Festa del riso di settembre si è abbattuta sulla giunta di centro destra di Trecate: il Pd con una mozione chiede una commissione d’inchiesta, «hanno pagato il cachet degli ospiti della festa con le risorse che dovevano servire per 500 pacchi alimentari per i poveri» la critica.
Nell’offerta della Markas, vincitrice dell’appalto della mensa scolastica, c’erano anche migliorie, come 500 pacchi alimentari e una ventina di servizi di catering. L’amministrazione, sostengono i consiglieri Pd, ha «monetizzato» queste migliorie valutandole 11.950 euro, somma che Markas ha pagato agli artisti invitati all’evento: Jo Squillo, Johnson Righeira e Papa Winnie.
Crivelli è piuttosto chiaro: «E’ una revoca immotivata, ci aspettiamo dal sindaco una reintegra» precisa, sottolineando che ora in giunta non c’è più un esponente di Forza Italia.
Se la maggioranza perdesse tre consiglieri, bisognerebbe tenere d’occhio i numeri: ieri gli assenti sono stati richiamati al volo, mentre si vociferava di un appoggio esterno di Rossano Canetta (che poi ha votato con la maggioranza), anche lui uomo di Forza Italia, ma «rivale» di Binatti alle amministrative.
Su quest’ultima possibilità , Crivelli si è lasciato strappare un commento: «Gli artifici numerici sono legittimi, ma non rappresentano la volontà degli elettori»
(da “La Stampa”)
argomento: Costume | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO DEL SINDACO DI BAGHERIA, NEANCHE LA DIGNITA’ DI AMMETTERE L’ERRORE O DI DIFENDERLO… MA FINO A POCO TEMPO FA ERA “UNO DEI SINDACI DI CUI ANDIAMO ORGOGLIOSI”
“Patrizio Cinque? non è un sindaco del Movimento”. Lo ripete due volte il candidato premier
Luigi Di Maio che ieri sera è stato a Palermo.
Catturate da un video di Repubblica tv, le parole del leader pentastellato sembrano volere marcare una distanza dal sindaco di Bagheria, del resto autosospesosi da tempo e per il quale la procura di Termini Imerese ieri ha chiesto il rinvio a giudizio per turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, in relazione all’affidamento del servizio dei rifiuti, alla gestione del palasport e a casi di abusivismo edilizio, con il convolgimento di politici, imprenditori e dipendenti comunali.
Cinque, quindi, secondo Di Maio non è un sindaco del MoVimento 5 Stelle. Bisognerà avvertirlo, visto che fino a ieri pubblicava su Facebook i video dello stesso Di Maio con Di Battista
E qualche tempo fa celebrava le restituzioni del M5S
Nell’ottobre scorso, invece, è stato a Roma per unirsi alla piazza del MoVimento 5 Stelle contro il Rosatellum
Nei confronti di Cinque ieri la procura di Termini Imerese ha chiuso le indagini e ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. L’udienza preliminare è stata fissata per l’11 aprile. Cinque, dopo la notizia dell’apertura d’inchiesta, si era autosospeso dal Movimento 5 stelle.
A settembre a Cinque venne notificata la misura dell’obbligo di firma che il gip revocò dopo l’interrogatorio di garanzia a cui il sindaco venne sottoposto. Nell’indagine sono state coinvolte altre 21 persone tra imprenditori, funzionari comunali e un dirigente della Regione.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA DECLINA ELEGANTEMENTE LA PROPOSTA
Di Maio raccoglie anche oggi un altro No nella sua affannosa ricerca di una squadra di “presentabili” da indicare come ipotetico futuro governo a Cinquestelle, nel tentativo di rendere credibile quella che appare più che altro una operazione di imagine per i media.
Era una “disponibilità ” data quasi per certa quella del giornalista Guido Baratta, ma l’annuncio ufficiale che tardava ad arrivare non era stato ritenuto un buon segno dagli addetti ai lavori.
E infatti ecco l’ennesimo buco nell’acqua
“Non nascondo che ci sia stato un piacevole confronto con Luigi Di Maio, che ringrazio per la stima e la fiducia dimostrata nei miei confronti. Insieme abbiamo però deciso che per una serie di problematiche legate alla mia attività di giornalista ed imprenditore non ci sono, al momento, le condizioni — specialmente temporali — per ipotizzare un impegno istituzionale così importante”.
Così Guido Bagatta, in merito alla notizia diffusa dalla stampa sulla possibilità che possa essere proposto dal MoVimento 5 stelle come ministro dello Sport.
Un modo elegante per dire “no, grazie”.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO LA NEVICATA A ROMA SONO CADUTI CIRCA CENTO ALBERI, ALCUNI SI SONO SCHIANTATI SULLE AUTO PARCHEGGIATE, ALTRI HANNO BLOCCATO LA CIRCOLAZIONE
A Roma oggi la neve non c’è più. La neve che è caduta copiosa nella notte tra domenica e lunedì
però ha lasciato il segno, soprattutto sulle alberature della Capitale. Nella giornata di lunedì sono stati 107 gli interventi della Polizia Municipale per alberi caduti in città . I Vigili del Fuoco sono hanno effettuato 65 interventi a Roma e in provincia a causa di alberi caduti sulle macchine in sosta.
Molti anche i rami caduti a causa del peso eccessivo della neve, in Via Cristoforo Colombo, in via Giovanni Conti, in zona Montesacro, in via dei Gracchi a Prati e in via Tullio Levi Civita a San Paolo.
Il vento forte e la neve hanno causato il crollo di una quercia in viale Tito Livio, a Roma nord.
L’albero si è abbattuto su un’auto parcheggiata invadendo completamente la strada. Si potrebbe pensare che i crolli degli alberi siano dovuti alla nevicata, ma chi ha buona memoria ricorda senz’altro che si tratta di ordinaria amministrazione.
Facciamo un esempio, novembre 2017 alcuni alberi caduti per il maltempo causano l’interruzione della linea 8 del tram. Qualche settimana prima un albero era caduto su un taxi a Prati, fortunatamente senza ferire nessuno.
Ieri l’assessora all’ambiente Pinuccia Montanari parlava di “circa quindici alberi caduti e quaranta interventi attivati” spiegando che “gran parte delle operazioni di rimozione riguardano rami spezzati”.
L’assessora Montanari rendeva noto alla cittadinanza che nell’occasione “sono state attivate sei ditte incaricate del monitoraggio e la manutenzione degli alberi ad alto fusto”. L’attività di monitoraggio degli 86mila alberi è frutto di una gara della Giunta Marino che risale al 2015.
La sindaca Virginia Raggi ha deciso di rientrare in anticipo dal Messico ma nel novembre 2014 la Raggi, all’epoca consigliera d’opposizione, attaccava il sindaco Ignazio Marino scrivendo che era inaccettabile che la verifica sulle alberature “si faccia sempre DOPO il crollo”.
E per fortuna oggi come allora non ci sono stati nè feriti nè morti. A differenza di quando la Raggi si lamentava per un pino caduto in via dei Fori Imperiali ieri a Roma ne sono caduti un centinaio.
Roma Today riferisce che sono numerose le vie invase dai tronchi d’albero. Anche le auto danneggiate o distrutte dagli alberi e dai rami non sono poche: in via Chiovenda tre vetture parcheggiate sono state centrate da un albero.
Altre macchine in sosta sono state colpite anche in via Lutazio Caro e via Valadier nel quartiere Prati. Danni alla proprietà privata che dovrà essere il Comune a risarcire. Lungo la via Tiburtina, nella tratto di strada che costeggia il cimitero del Verano, sono crollati 4 grossi pini. A quanto pare le radici non hanno retto il peso della neve e gli alberi si sono schiantati al suolo bloccando la circolazione.
Patrizia Prestipino ha postato su Facebook le foto di un pino caduto in zona EUR, un grosso tronco ha colpito una macchina parcheggiata.
La situazione, come sempre a Roma, è disastrosa, ma c’è sempre chi, come il consigliere M5S Pietro Calabrese, riesce a vedere il lato positivo e ci fa sapere che “ha fatto più Virginia in 2 giorni a 10mila km di distanza che loro in 20 anni incollati alle poltrone di Roma”.
Per fortuna che ora nella Capitale c’è la sindaca che si collega in videoconferenza con il Centro operativo della Protezione Civile.
Altrimenti sai quanti alberi sarebbero caduti?
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Roma | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
SECONDO IL CORRIERE CI SONO SOLO META’ DELLE RESISTENZE ANTIGHIACCIO NECESSARIE
Tutta colpa delle “scaldiglie“. Cioè i sistemi installati negli scambi ferroviari per evitare che ghiaccino e impediscano il corretto passaggio dei vagoni.
Intorno alla stazione Termini gli scambi sono circa 300 e la metà , secondo il Corriere della Sera, è sprovvisto di scaldiglie.
In altri casi ci sono ma non hanno funzionato a dovere.
Così lunedì Rete ferroviaria italiana ha dovuto mandare squadre di operai a cercare di risolvere la situazione.
Cosa che ha finito per causare ritardi fino a 8 ore e la soppressione del 20% dei treni a lunga percorrenza e del 70% di quelli del traffico regionale.
Non ha aiutato il guasto a un treno Italo sulla direttissima Roma-Firenze all’altezza di Orte, in provincia di Viterbo, che ha ridotto la circolazione a un unico binario creando una lunga coda di convogli in entrambe le direzioni.
Il giorno dopo, la situazione resta critica: martedì sarà garantito solo l’80% dei treni alta velocità e il 50% dei treni del trasporto regionale nel Lazio. Inoltre tutti i treni alta velocità in arrivo e partenza da Roma fermeranno nella stazione Tiburtina.
Lunedì sera il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha fatto sapere di aver chiesto “con la massima urgenza un dettagliato rapporto in riferimento ai rilevanti ritardi registrati oggi nella circolazione dei treni, nel nodo di Roma e nel Centro-nord del Paese, che hanno causato notevoli disservizi e disagi ai passeggeri”, anche “al fine di poter valutare eventuali responsabilità anche delle imprese ferroviarie che eserciscono il servizio”.
Il ministero chiede delucidazione “sulle cause che hanno, di fatto, generato tale situazione, con riferimento ai vari sottosistemi della rete ferroviaria, nonchè alle attività e ai comportamenti delle medesime imprese”.
In particolare Delrio vuol sapere “se siano state attuate le corrette azioni manutentive e se e quali misure siano state adottate preventivamente, in ragione delle già note previsioni meteorologiche, ai fini della tutela dei viaggiatori”. Si vedrà dunque se la risposta del gestore della rete confermerà i problemi alle scaldiglie.
Silvano Spada, esperto di sistemi ferroviari interpellato dal quotidiano di via Solferino, aggiunge comunque che oltre alla condizione della rete va valutato lo stato del materiale rotabile: “Per i convogli bisogna assicurarsi che il sistema di innalzamento/abbassamento del pantografo funzioni correttamente: se questo non accade, i vagoni si fermano”.
Occorre poi che i cavi ad alta tensione siano adeguatamente ricoperti di grasso antigelo.
Il Codacons presenterà oggi un esposto a 104 procure in tutta Italia. “Dopo le indagini chieste dal Ministro dei Trasporti Delrio, sul caos ferroviario che nelle ultime ore ha devastato il paese sarà la magistratura ad intervenire — si legge nel comunicato — Il Codacons chiede di aprire inchieste sul territorio per accertare cause e responsabilità dei pesantissimi disagi ferroviari che hanno interessato tra ieri e oggi il paese”. “Le Procure dovranno indagare per interruzione di pubblico servizio verificando le inefficienze dei gestori ferroviari — afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi — E’ intollerabile che maltempo e basse temperature possano mettere in ginocchio l’intero settore dei trasporti su rotaie, coinvolgendo migliaia di incolpevoli passeggeri che hanno subito disagi assurdi”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: ferrovie | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
NEL CENTRODESTRA FORZA ITALIA CHIUDE, MA ANCHE LA MELONI E FITTO SONO ALTRETTANTO DURI: “NESSUN DIALOGO”… DI STEFANO SEMBRA JANNACCI QUANDO CANTAVA “VENGO ANCH’IO”
CasaPound tifa per un governo «sovranista» a guida leghista. «Se ci porta fuori dall’euro e
dall’Unione Europea e blocca l’immigrazione, siamo pronti a sostenerlo. Dovrebbe essere un governo che non ha Tajani premier e Brunetta all’economia, ma Salvini premier e un Bagnai all’economia», precisa Simone Di Stefano.
Intanto per sostenere un esecutivo di questa natura CasaPound dovrebbe eleggere qualche parlamentare e non sembra che il movimento sia in grado di superare lo sbarramento del 3%.
Ma quello che conta è il messaggio che il destinatario non disdegna per niente. Il leader leghista lascia la porta aperta. Gli interessa far capire ad un potenziale elettore di CasaPound che, se non vuole sprecare il suo voto, c’è la Lega nazionale.
Non è chiara la convenienza dell’endorsement fatta da Di Stefano, che guida una sua lista non coalizzata al centrodestra. Si tratta però di un riavvicinamento.
Con le bandiere della tartaruga, CasaPound partecipò alla prima manifestazione del Carroccio a Roma, in Piazza del Popolo, il 28 febbraio del 2015. Durò poco la liason: a novembre dello stesso anno i neofascisti non andarono alla manifestazione di Bologna, voluta da Salvini, sul cui palco salirono Berlusconi e Meloni.
Adesso il riavvicinamento che imbarazza Forza Italia.
«I gruppi di estrema destra – spiega Maria Stella Gelmini – sono lontani dalla nostra cultura. Noi guardiamo ai moderati, agli indecisi».
In privato gli azzurri dicono che quelli di Matteo sono giochi elettorali: cerca di imbarcare dalla destra cattolica (a Milano ha giurato sulla Costituzione e il Vangelo con un rosario in mano) a quella neofascista .
«Non ci sarà un governo sovranista guidato da Salvini, per cui i camerati di CasaPound si mettano il cuore in pace», sostiene uno dei più stretti collaboratori del Cavaliere.
Gli azzurri non lo dicono, ma alla fine se questi «giochi elettorali» dovessero servire a vincere qualche collegio in più, soprattutto al centro e al sud dove si gioca l’esito elettorale, allora ben vengano.
I più infastiditi sono quelli di Fratelli d’Italia. Meloni si è sempre tenuta alla larga da CasaPound che rappresenta un concorrente.
Ancora peggio se una parte di quei voti di estrema destra andassero alla Lega che fa di tutto per caratterizzarsi come la nuova e vera destra italiana. Fratelli d’Italia poi non vuole che si continui a parlare di fascismo e antifascismo. E di essere schiacciato su posizioni di destra radicale.
«I problemi veri e seri – dice Fabio Rampelli – sono altri».
Chi prende con forza le distanze è Noi con l’Italia che ha ingaggiato una battaglia interna al centrodestra contro Salvini premier.
«Chiusura netta senza se e senza ma. Il centrodestra moderato e liberale – afferma Raffaele Fitto – non può dialogare nè oggi nè in futuro con forze politiche distanti e distinte totalmente da noi come CasaPound».
Gli altri partiti parlano di «corrispondenza di amorosi sensi fra destra fascista e Lega sovranista» (il ministro della Giustizia Andrea Orlando).
Un ex alleato come Fabrizio Cicchitto mette in evidenza «la bella compagnia nel centrodestra e la pericolosa copertura che Berlusconi sta dando a Salvini».
Michele Anzaldi del Pd dice che «un governo Salvini-CasaPound è uno scenario da film horror: voti Berlusconi e ti trovi Casapound».
(da “La Stampa”)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
GIA’ IL MODULO DI RINUNCIA ANNUNCIATO E’ UNA PATACCA, MA MOLTI CANDIDATI ADDIRITTURA SI SONO RIFIUTATI DI FIRMARLO… E TECNICAMENTE NON E’ POSSIBILE RINUNCIARE ALLA PROCLAMAZIONE
Luigi Di Maio: un uomo chiamato contratto.
Se Silvio Berlusconi ha rispolverato quello “con gli italiani” sulla scrivania di Vespa il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle ne ha prodotti più d’uno.
C’è il contratto “aiuta famiglie” che impegna tutte le forze politiche a varare leggi a favore della famiglia. E poi c’è il contratto “anti voltagabbana” con il quale Di Maio si è impegnato a far votare dal suo gruppo parlamentare una legge che introduca il vincolo di mandato in Costituzione. Di Maio ritiene così di poter “vincolare” i suoi deputati ma dimentica qualcosa: ovvero tutti quei deputati e senatori che, pur eletti nel M5S, sono già da oggi fuori dal partito.
Perchè non è possibile rinunciare alla proclamazione, anche se Di Maio sostiene il contrario
Di Maio lo ha ribadito qualche giorno fa a Sky: il MoVimento 5 Stelle “allontana” tutti quei candidati che “hanno detto una bugia”.
Di fatto però quei candidati rimangono in lista e il 4 marzo potranno essere votati dagli elettori che li troveranno all’uninominale o nel listino del proporzionale.
Per Di Maio non è un problema: «Tutti coloro che erano in posizioni eleggibili nei candidati delle liste plurinominali mi hanno già firmato un modulo per rinunciare alla proclamazione altrimenti gli facevo danno d’immagine».
Il Capo Politico del MoVimento si riferisce qui ai deputati e ai senatori uscenti che hanno fatto i furbi sulle rendicontazioni e sui bonifici.
Gli altri, continua il leader pentastellato, sono in collegi uninominali perdenti, quindi non saranno eletti. Quindi, secondo Di Maio «non esisteranno gli ex 5 Stelle, per i conti che mi sono fatto io».
Ovviamente i conti di Di Maio sono sbagliati.
Vale la pena di ricordare di quando il M5S riteneva fosse possibile far rinunciare alla candidatura e ritirare così gli “impresentabili” dalle liste.
Ora Di Maio sostiene che gli eletti potranno invece rinunciare alla proclamazione. Ovvero una volta eletti non entreranno nemmeno alla Camera o al Senato perchè hanno firmato il modulo approntato dal M5S.
C’è però il piccolo dettaglio che la proclamazione è un passaggio tecnico e automatico che avviene in conseguenza del fatto che un candidato ha ricevuto un numero sufficiente di voti per essere eletto.
Il MoVimento 5 Stelle potrà anche provare a denunciare chi non rinuncerà all’elezione per “danno d’immagine” ma di fatto il risultato sarà che perderà in tribunale.
Perchè dal momento che non è possibile rinunciare alla proclamazione quel contratto è nullo. L’unico caso in cui l’elezione non può essere convalidata è qualora il parlamentare ricada all’interno delle prescrizioni della Legge Severino.
Gli “ineleggibili” del M5S non hanno violato alcuna legge dello Stato ma solo il regolamento interno del partito.
Tutti quelli che non hanno firmato il modulo di rinuncia alla proclamazione
A ribadirlo su Facebook è Emanuele Dessì, uno degli “impresentabili” a cui Di Maio ha fatto firmare il contratto. In un commento Dessì, per il quale il M5S ha pure provato a ritirare la candidatura, scrive che «non esiste nessuna legge che prevede la rinuncia all’elezione, il voto dell’elettorato è costituzionalmente “indisponibile”».
Il che tradotto significa che se Dessì vorrà andare “a farsi un giro in Senato” potrà farlo senza violare alcun contratto ed anzi essendo legittimato a farlo dalla volontà popolare che votando M5S ha votato anche lui in quanto candidato.
Dessì ricorda tra l’altro di non essere stato nè sospeso nè tanto meno espulso dal MoVimento. Gli è stato tolto il simbolo del M5S ma lui continua a fare campagna elettorale per Roberta Lombardi usando il simbolo del MoVimento 5 Stelle.
Sulla pagina Facebook di Salvatore Caiata campeggiano tutti i simboli del MoVimento 5 Stelle e il candidato “autosospeso” (e cacciato da Di Maio) continua a far campagna elettorale per il partito di Di Maio.
Il 23 febbraio Caiata ha fatto capire in modo sufficientemente chiaro che non ha alcuna intenzione di ritirarsi nonostante si sia scoperto che è indagato a Siena.
Anche Catello Vitiello, uno dei massoni del M5S ha fatto sapere che non rinuncerà all’elezione e che non ha firmato alcun contratto: «Mi trovo costretto a ribadire ancora una volta, sperando che sia l’ultima, che non ho mai firmato e mai firmerò alcuna rinuncia all’elezione».
Anche lui dovrebbe essere fuori dal MoVimento ma continua ad usarne il simbolo. Non si sa se Di Maio (o chi per lui) lo denuncerà per “danno d’immagine”.
Cosa succederebbe se il giudice chiedesse al M5S chi ha concesso l’uso del simbolo a Vitiello? Essendo candidato all’uninominale è stato scelto personalmente da Di Maio, e sarebbe assai spiacevole scoprire che è stato proprio il Capo Politico a creare quel danno d’immagine al partito.
Ma a quanto pare nemmeno i candidati al proporzionale avrebbero firmato alcunchè. Stando a quanto riferiscono alcune persone vicine ad Andrea Cecconi il deputato non avrebbe firmato nessun modulo di rinuncia (lo avrebbe fatto invece Carlo Martelli). Anche Silvia Benedetti, capolista in Veneto e tra i “furbetti” dei rimborsi non ha sottoscritto il contratto di rinuncia alla candidatura.
Giulia Sarti aveva fatto sapere di non sopportare l’idea di entrare a far parte del gruppo Misto spiegando che «o la questione verrà risolta prima della eventuale proclamazione, oppure rassegnerò immediatamente le dimissioni dalla Camera».
E dal momento che la questione non sarà risolta prima della proclamazione alla Sarti (e agli altri) toccherà intraprendere la tortuosa strada delle dimissioni, che dovranno essere votate dalla camera di appartenenza.
Forse è anche per questo che l’avvocato Maurizio Buccarella ha firmato invece il modulo di rinuncia, ben sapendo che non ha alcun valore giuridico.
Di Maio però sembra convinto di aver fatto la mossa giusta, questa mattina ai microfoni del Gr1 Rai ha ribadito che «Quelle persone non entreranno neanche in Parlamento, perchè la maggior parte di loro ha già firmato un modulo per rinunciare alla proclamazione e se non rinunciano, gli farò causa per danno d’immagine al Movimento. Mi dispiace ma Berlusconi non potrà fare i suoi giochetti».
E sembra già di sentire gli eletti rispondere ci vediamo un Tribunale, sarà un piacere.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
ABITUATA A INTERVISTATORI PRONI, NON REGGE ALLE DOMANDE DELLA GUERRITORE E DI ZUCCONI
Bagarre a Otto e Mezzo (La7) tra Giorgia Meloni, candidata di Fratelli d’Italia alla presidenza del
Consiglio, e l’attrice Monica Guerritore sul tema dell’immigrazione. Guerritore osserva: “Io penso che il suo discorso tocchi le corde più basse delle persone”.
E la leader di FdI sbotta: “Mi scusi, ma non le consento di dire questo. Si chiama giustizia sociale, ma quali corde basse? Come vi permettete? Io sto facendo un ragionamento sensato e invece mi insultano”.
§La polemica coinvolge anche il giornalista Vittorio Zucconi, che critica le posizioni dell’ex ministra del governo Berlusconi.
Meloni, contrariata visibilmente, lamenta di essere continuamente interrotta anche dalla conduttrice, Lilli Gruber.
Poi critica il ministro dell’Interno ma solo perchè le somiglia: “Ora considerate tutti Marco Minniti Otto von Bismarck, un grande statista. Ma quello che Minniti ha timidamente fatto negli ultimi mesi io lo propongo da tre anni”.
E ancora una volta, interrotta dagli interlocutori, perde le staffe: “Ma posso finire? Fatela voi, allora, la trasmissione. Lo sport di La7 è diventato “tutti contro la Meloni”. Io partecipo solo a trasmissioni dove ci sono 3 o 4 persone che mi parlano sopra”. “Qui si sta un po’ montando la testa”, replica Zucconi.
“No, io non mi monto la testa” — ribatte la presidente di FdI — “Sono l’unica che si confronta con chiunque”.
“Ma guardi che non è un comizio”, osserva Guerritore.
“Va bene” — risponde Meloni — “sto qui e vi ascolto, così vengo illuminata dai vostri interventi”
Pessima figura.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »