Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
INVECE CHE PARLARE A VANVERA DI “CLAUSOLA DI SUPREMAZIA” SAREBBE MEGLIO SI LEGGESSE LA COSTITUZIONE TEDESCA
Giorgia Meloni si ispira ad Angela Merkel, ma il suo “modello Germania” per regolare i rapporti
nazionali con l’Europa la porta a una doppia bocciatura.
La leader di Fratelli d’Italia lunedì 26 gennaio a Otto e Mezzo su La 7 ha dichiarato: “Io voglio essere europeista come i tedeschi […]. In Germania la Costituzione tedesca viene prima delle norme europee. Il che significa che quando l’Europa fa delle norme che vanno contro gli interessi della Germania, la Costituzione le rende inapplicabili”. Principio che lei ha più volte chiamato “clausola di supremazia”.
Qualche giorno prima, a In Mezz’ora da Lucia Annunziata, aveva anche aggiunto: “La Corte tedesca risolve questo problema dicendo: tra due leggi che confliggono, tra la legge tedesca e quella europea, entra in vigore quella economicamente più vantaggiosa”.
Il primo rosso arriva proprio in merito alla clausola di supremazia, che non riguarda il rapporto con l’Unione Europea.
L’art. 72 GG della Costituzione tedesca infatti, fa riferimento al rapporto tra Federazione e Regioni e prevede la supremazia della legge federale su quella dei Land in varie materie, senza fare alcun esplicito accenno alle normative europee.
Qui si parla anche di “tutela dell’unità giuridica o economica nell’interesse dello Stato”, come sembra suggerire Meloni, ma non in riferimento al conflitto con norme comunitarie.
Non è possibile, infatti, che la Costituzione o la Corte Costituzionale degli Stati membri si esprimano sulle normative europee in base a “interessi economici vantaggiosi”.
Il secondo rosso, invece, arriva quando Meloni afferma di voler introdurre nel nostro Paese un principio esistente in Germania per regolare i rapporti con la Ue.
Qualcosa di simile però è già previsto in Italia ed è nota come teoria dei controlimiti. Nell’art. 23 GG della Costituzione tedesca, infatti, si sancisce che solo in caso di violazione dei principi fondamentali e caratterizzanti l’ordinamento costituzionale, la Costituzione prevale sulle normative comunitarie.
Nè l’interesse nazionale nè quello economico sono contemplati.
Lo ha ribadito una sentenza della Corte Costituzionale tedesca nel 2009, attraverso il principio dei controlimiti.
Questo principio esiste, però, anche in Italia: secondo il pronunciamento della Corte Costituzionale del 1984 , anche nel nostro Paese c’è preminenza delle normative europee sull’ordinamento italiano salvo i casi in cui si violino i principi fondamentali e va ricordato che le sentenze della Corte in Italia valgono come fonti primarie (al pari delle leggi ordinarie).
(da “La Stampa”)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
ACCUSARE IL FORESTIERO ASSOLVE LA COMUNITA’ AUTOCTONA DALL’OBBLIGO MORALE DI INTERROGARSI SUI PROPRI ERRORI
Bologna stazione, ore 15. Visione caleidoscopica di un Paese in tilt. Freccerosse in ritardo di tre, quattrocento minuti. Tabelloni elettronici assurdi, che mostrano i treni delle 10 del mattino ma non quelli in arrivo imminente.
Annunci sonori automatici resi incomprensibili dal frastuono del pubblico posseduto da un frenetico andirivieni. Nessuna voce autorevole che spieghi cosa accade e indirizzi i passeggeri. Scale mobili prese d’assalto.
Fiumane che salgono e scendono negli inferi dell’alta velocità . Impossibile sedersi, alcune donne anziane piangono. Fuori fa freddo, e la sala d’aspetto è strapiena. E meno male che c’è, oggi che in Italia si paga anche per la pipì.
La stazione di Bologna è un purgatorio dove regna un sottomesso silenzio. Nessuno impreca. Comunicazione interpersonale zero. Tutti sono chini sugli smartphone, ciascuno per conto suo, separatamente in cerca di vie d’uscita alternative.
E intanto, nei corridoi sotterranei, ecco la visione surreale di cinque uomini in mimetica che, anzichè soccorrere i naufraghi delle “frecce”, attorniano armati uno straniero di pelle scura che cerca nella giacca documenti che verosimilmente non ha. Passano dei ragazzi con zaini, deridono il “clandestino”, e la forza pubblica non reagisce.
Mai mi è apparsa più chiara la funzione del capro espiatorio. In assenza di soluzioni, serve a sfogare sull’alieno la rabbia della gente.
Vent’anni fa sarebbe stata la rivoluzione. Oggi niente. Perchè?
Come mai questo Paese taglieggiato dalle camorre, desertificato dalla grande distribuzione, saccheggiato dalle banche, bastonato dalle tasse, espropriato degli spazi pubblici e delle certezze sindacali, come mai questa Italia derubata del futuro, che va in crisi per una nevicata, che si lascia togliere persino la libertà democratica delle preferenze elettorali, che vede i suoi figli sedati fin da piccoli dalle playstation e poi costretti, da grandi, a emigrare per sfamarsi, magari facendo i camerieri con una laurea in tasca, come mai un Paese simile, anzichè fare la rivoluzione, diventa razzista?
La risposta è di un’ovvietà elementare. Esiste un legame strettissimo tra la nullità di una classe dirigente e il rialzarsi della tensione etnica.
Quando i reggitori non sanno dare risposte alla gente, le offrono nemici.
Funziona sempre, perchè l’uomo nero da detestare abita in ciascuno di noi. I media lo sanno, e ci campano. I social figurarsi.
Accusare il “forestiero” impedisce di pensare ai nemici interni e assolve la comunità “autoctona” dall’obbligo morale di interrogarsi sui propri errori. È così da secoli. La dissoluzione della Jugoslavia insegna.
Dopo aver saccheggiato il paese, la dirigenza post-comunista, per non pagare il conto, ha scagliato serbi contro croati e quel che segue. Ammazzatevi tra voi, pezzi di imbecilli.
Che c’entra la Jugoslavia? C’entra eccome. È stata il primo segno di una malattia che oggi sta contagiando l’Unione europea e si chiama balcanizzazione.
Che significa: trasferimento sul piano etnico di una tensione politica e sociale che altrimenti spazzerebbe via i responsabili della crisi, i ladri e i loro cortigiani. Lo sta facendo Erdogan, evocando nemici a destra e a manca.
Lo ha fatto Trump per spuntarla alle elezioni. Lo ha fatto Theresa May che ora non sa come gestire il risultato – Brexit – di un voto da cui non pensava di uscire vittoriosa. Lo fanno i Catalani chiedendo di separarsi da Madrid.
Gli vanno dietro i populisti austriaci pianificando reticolati al Brennero. Per non parlare dei belgi di lingua olandese e francese che si guardano a muso duro sotto le vetrate del palazzo dell’Ue a Bruxelles. Impotenza, mascherata di patriottismo.
Viviamo un momento drammaticamente complesso segnato dal tema immigrazione. Ne siamo sommersi e non sappiamo come gestirla.
Non lo sanno nemmeno quelli che l’hanno messa in moto per avere lavoratori a basso costo. Volevano manodopera, e invece gli hanno mandato degli uomini. Non era previsto. Uomini che fanno figli e cercano la felicità .
E allora ecco la pensata: trasformare l’immigrato in parafulmine, per farla franca. Farne un tema elettorale, semplificare la complessità , depistare la tensione su altri obiettivi, speculare sul naturale spaesamento e le nostalgie identitarie dei più deboli in una società globale che emargina ed esclude.
Chi fomenta odio razziale, con o senza il rosario, non si limita a evocare tragici fantasmi di ieri, ma è anche complice dei ladri che costringono i nostri figli a emigrare. Li copre.
Con la pressione etnica aiuta i caporali ad abbassare il costo del lavoro e l’economia illegale a campare di schiavi nei campi di pomodori. È così ovvio, benedetto Iddio. Ma allora perchè i cosiddetti democratici, salvo poche eccezioni, non ne parlano? Per paura dei sondaggi? Per non andare contro il senso comune di una minoranza urlante?
Un giorno, presto o tardi, vi sarà imputato di avere taciuto.
Perchè anche dalla vostra pusillanimità discende l’osceno silenzio che nei treni e sugli autobus avvolge e lascia impunito chi, in questa vigilia elettorale, tuona contro l’uomo nero. È questo silenzio che ferisce e offende, più ancora del razzismo.
Eppure sarebbe così facile svelare il trucco; dire che, un secolo fa, dicevano di noi italiani in America le stesse cose che oggi noi diciamo dei forestieri in Italia. E cioè che fanno troppi figli, rubano il lavoro alla gente, portano criminalità e malattie.
Per mio nonno è stato così, a otto anni ha attraversato l’oceano da solo, per fame. Minore non accompagnato. Varrebbe la pena ricordarlo.
Anche perchè sono le stesse cose che, forse, altri Paesi diranno, domani, dei nostri figli.
Paolo Rumiz
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
I REATI DIMINUISCONO DEL 10%, MA PER RINCORRERE QUATTRO PARANOICI CHE “PERCEPISCONO” INSICUREZZA, ANDIAMO A SPUTTANARE ALTRI SOLDI DEI CONTRIBUENTI… ASSUMETE 10.000 CACCIATORI DI EVASORI FISCALI, PIUTTOSTO, QUELLA E’ LA VERA EMERGENZA DELL’ITALIA
“Nel programma Pd proponiamo l’assunzione di 10mila carabinieri e poliziotti perchè ci sia più
controllo del territorio”. Parola di Matteo Renzi, ospite ieri sera del programma Matrix su Canale 5.
Ma il segretario del Pd non è l’unico ad aver fatto questa promessa. Qualche giorno prima era toccato a Luigi Di Maio che aveva usato sempre il numero “10mila”, una cifra molto gettonata in questa campagna elettorale.
L’11 febbraio il leader del M5s, durante il suo tour elettorale in Campania, commentando ad Avellino il caso del gioielliere di Frattamaggiore (Napoli) che il giorno prima aveva ucciso un rapinatore, ha detto: “È uno Stato incivile che non mette in condizioni un cittadino di sentirsi sicuro” costringendolo “ad armarsi” per “colpire i suoi rapinatori” e “per questa ragione nel nostro programma vogliamo parlare prima di tutto di 10mila assunzioni nelle forze dell’ordine, perchè abbiamo i soldi per farle”.
*A Di Maio ha risposto a stretto giro Luigi Famiglietti, deputato uscente del Pd ricandidato in Irpinia, ricordandogli “nell’ultima legge di bilancio 2018 si prevede l’autorizzazione ad assunzioni straordinarie nelle forze di polizia e nel corpo nazionale dei vigili del fuoco, fino a complessive 7394 unità nel quinquennio 2018-2022. Per non parlare delle risorse stanziate in tutti questi anni al comparto sicurezza-difesa”. Ad essere onesti, la stessa annotazione Famiglietti avrebbe dovuto rivolgerla anche al suo segretario. Ma tant’è.
Assumere nuovi poliziotti e carabinieri è, evidentemente, una preoccupazione comune a tutti i leader politici.
Anche Silvio Berlusconi ha ribadito la stessa cosa da Fabio Fazio, a Che tempo che fa il 18 febbraio: “Posso annunciare – ha affermato – che pur avendo noi nel passato, nel mezzo di una forte crisi e delle richieste dell’Europa, bloccato il contratto per le forze dell’ordine e per i militari adesso siamo in grado di riprendere il percorso normale. Nei primi consigli dei ministri faremo una nuova assunzione, per completare gli organici e, secondo, faremo un consistente aumento degli stipendi; terzo, daremo di nuovo il via alle promozioni”.
A replicare, questa volta, è stata la ministra della Difesa Roberta Pinotti: “Posso dire al presidente Berlusconi, evidentemente distratto in questi ultimi mesi, che gli annunci da lui appena fatti hanno trovato le giuste risposte con i nostri governi”.
E ha aggiunto: “Berlusconi dice bene invece quando riconosce di avere bloccato per anni il contratto nazionale per forze dell’ordine. Le forze dell’ordine e le forze armate sanno bene cosa è stato fatto: abbiamo da subito sbloccato le promozioni, sbloccato le assunzioni e aumentato le retribuzioni. Parafrasando un suo vecchio slogan elettorale su tutto questo: noi possiamo dire fatto, fatto, fatto. Davvero”.
A conti fatti, 10mila sembra essere la cifra magica del promessificio elettorale. Di Maio ha usato questo numero anche in altre due occasioni.
Quando ha promesso 10mila operatori negli uffici che devono vagliare richieste di asilo dei migranti. E quando ha annunciato l’assunzione di “10.000 unità di personale tra medici e infermieri, spazzando via il blocco del turnover” (11 febbraio). Suscitando la reazione della ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che ha replicato su Twitter: “Di Maio annuncia che se andrà al Governo assumerà 10 mila operatori sanitari. Bene, anzi male: vorrei informare il candidato del Movimento 5 Stelle che questo è già stato fatto. In questi anni abbiamo infatti già sbloccato il turnover con un fondo ad hoc, autorizzando 10 mila assunzioni in sanità . Ora sta alle Regioni fare i concorsi, tenendo conto dei nuovi fabbisogni di personale”
Ci fosse mai qualcuno che assuma 10.000 cacciatori di evasori fiscali, la vera emergenza del nostro Paese, visto che sottraggono 100 miliardi dalle casse dello Stato.
Ah già , quelli votano, meglio non rischiare.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
PICCOLA STORIA DI UN MONARCHICO PASSATO ALLA CORTE DI RE SILVIO E CONSIDERATO IL “GEMELLO” DI PAOLO GENTILONI
Il nome di Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, è quello che con più insistenza viene fatto quando si parla di un possibile Presidente del Consiglio in caso di vittoria del centrodestra.
O meglio Silvio Berlusconi vorrebbe che a Palazzo Chigi ci andasse Tajani, i suoi alleati — Matteo Salvini in testa — per il momento hanno altri piani.
Il dato di fatto è che Berlusconi non potrà , almeno fino al 2019, essere nominato primo ministro e quindi al momento Forza Italia non ha un “candidato premier”.
Ad una settimana dal voto (e dal fatidico annuncio) Tajani non sembra però avere fretta.
Anche perchè ci tiene a ribadire che nessuno potrà sostituire Berlusconi come leader del centrodestra. Non c’è nessuno che possa sostituirlo e Tajani non ha la presunzione di considerarsi il suo erede.
Insomma Tajani prende tempo, si dice “gratificato” dagli attestati di stima nei suoi confronti, soprattutto da parte di Berlusconi, ma fa sapere che al momento sta facendo il Presidente del Parlamento Europeo e che non partecipa alla campagna elettorale.
Per Tajani non è giusto di parlare di questioni italiane, almeno fino al 4 marzo. Il leader di Forza Italia lo sa e oggi, ribadento che Tajani sarebbe un candidato eccellente, ha detto: «Sono vincolato da lui, per l’altissima carica che ricopre, a fare il suo nome soltanto quando lui me ne darà l’autorizzazione».
Autorizzazione che arriverà dopo il 4 marzo?
Al tempo stesso il Presidente del Parlamento Europeo ci tiene a rimarcare da che parte sta, ovvero con Forza Italia: «Io non ho fatto giri di valzer in vita mia, sono stato sempre dalla stessa parte. E sono stato conquistato da Berlusconi per gli ideali che portava avanti, quelli di un leader moderato che anche l’Europa vede come il più affidabile in questa area politica».
Ed è proprio sui questo essere “sempre stato dalla stessa parte” che lascia intendere che se c’è uno che è stato sempre fedele a Silvio quello è proprio lui. E chi meglio di uno così fedele potrà interpretare il ruolo di Presidente del Consiglio in sua vece? Nessuno, appunto.
Antonio Tajani è stato tra i fondatori di Forza Italia, partito cui ha aderito nel 1994, all’epoca lavorava come giornalista al quotidiano “di famiglia” di Berlusconi, Il Giornale.
Durante il primo governo Berlusconi Tajani ha ricoperto il ruolo di portavoce del Presidente del Consiglio ma non è mai stato eletto al Parlamento italiano.
La carriera politica di Tajani si è svolta tutta all’interno del Parlamento e delle istituzioni europee.
È stato eletto per la prima volta all’Europarlamento nel 1994 e ci è rimasto fino ad oggi venendo riconfermato per tre volte.
In Europa Tajani ha ricoperto due volte il ruolo di Commissario europeo (prima per i trasporti e poi per l’industria e l’imprenditoria) all’interno delle due Commissioni presiedute da Josè Manuel Durà£o Barroso.
Dal 2014 al 2017 è stato vicepresidente dell’Europarlamento e il 17 gennaio 2017 ne è stato eletto Presidente (il primo italiano dopo 40 anni), succedendo al tedesco Martin Schulz.
Ma la politica è sempre stata una passione di Tajani, anche prima della nascita di Forza Italia.
In gioventù, negli Anni Settanta, Tajani è stato militante del Fronte Monarchico Giovanile, movimento giovanile dell’Unione Monarchica Italiana (UMI), all’interno della quale ricopriva la carica di vicesegretario.
In seguito si è è sempre dichiarato favorevole al rientro dei Savoia in Italia.
Le malelingue dicono che proprio per il suo passato monarchico Tajani si trova bene alla corte di Berlusconi.
Il Corriere ha definito Tajani e Paolo Gentiloni i “gemelli diversi” della politica italiana.
Hanno all’incirca la stessa età (Tajani è del 1953 Gentiloni del 1954), hanno studiato nella stessa scuola (il liceo Tasso di Roma) ed entrambi hanno iniziato la carriera politica come portavoce.
Il primo di Berlusconi, il secondo di Francesco Rutelli quando era sindaco di Roma. Tutti e due hanno provato a diventare sindaco di Roma, ed entrambi hanno fallito.
A dividerli il credo politico, Tajani fin dal liceo era schierato a destra. E il fatto che Gentiloni sia di origini nobiliari mentre Tajani sia “solo” monarchico.
Verrebbe quasi da dire che Tajani potrebbe avere il profilo giusto per guidare una grande coalizione.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
“PREFERISCO GENTILONI A RENZI, MA NOI RADICALI SIAMO LEALI SEMPRE”… “SALVINI VUOLE ESPELLERE 600.000 IMMIGRATI? NON SA DI COSA PARLA, SENZA ACCORDI CON I PAESI DI ORIGINE NON ESPELLE NESSUNO, BASTA RACCONTARE BALLE, CI VUOLE SERIETA'”
Renzi o Gentiloni? “Serve un periodo di maggiore rassicurazione di questo Paese perchè il Paese
bisogna portarselo dietro. Contro il Paese è difficile cambiare. L’esperienza e le modalità di Gentiloni possono essere più propizie per un’inclusione. Questo Paese è pieno di insulti e volgarità “.
Così Emma Bonino, leader di +Europa, intervistata a HuffPost Live da Pietro Salvatori e Angela Mauro.
“Con Renzi – ha aggiunto Bonino – ci conosciamo poco, lui sa come la penso. Non c’è mai stato un rapporto e non si è creato in queste elezioni. Renzi sa bene che i Radicali sono difficili da convincere, ma sono istituzionalmente leali, lo sono sempre stati”.
“Non scioglierei CasaPound o Forza Nuova
“Noi non siamo per sciogliere nè CasaPound nè Forza Nuova, poi magari me li ritrovo che si chiamano villa Arzilla. Io e Marco Pannella siamo sempre stati contro anche lo scioglimento del partito fascista. Le forze estremiste, violente, razziste e la discriminazione vanno combattute con la democrazia, con lo Stato di diritto e con le leggi”.
“In Italia – ha aggiunto – si sta verificando il fatto che non si sopportano neppure i poveri. Stiamo diventando un Paese che non siamo stati capaci di educare culturalmente”.
“C’è un problema immigrazione o di mobilità globale che non ha soluzioni miracolistiche, semplici, è un fenomeno che è destinato a rimanere con noi. Non la stiamo gestendo bene nel senso dell’integrazione: il problema è che su ottomila sindaci solo un migliaio si sono dati parti attive”, ha aggiunto Bonino.
“Alcuni Paesi in Europa – ha proseguito – non ne vogliono sentire parlare e da noi molti sindaci non ne vogliono sentire parlare”.
In riferimento alla proposta di Berlusconi sui rimpatri, Bonino ha detto: “La gente non la si espelle chissà dove: la si può rimandare da dove arriva solo se ci sono degli accordi di rimpatrio e noi li abbiamo con solo quattro Paesi. Gli altri dove li vuole paracadutare? È una rincorsa alla bufala continua”.
“Io premier del centrodestra? Non sono in vendita nè in saldo”
“Mi sembrano delle fantasticherie, io non ne so niente. Sono finiti pure i saldi. Se facessero uno sforzo per convincere la gente ad andare a votare invece di trastullarci sul dopo voto sarebbe molto meglio”.
Così Bonino ha risposto in merito all’ipotesi di una premiership nel centrodestra. “Nessuno, a destra e a sinistra, formalmente, informalmente, pubblicamente o privatamente me ne ha parlato. Sono tutte bufale. Non sono in vendita e neppure in saldo. Noi abbiamo fatto una scelta di campo molto netta – ha sottolineato Bonino – nell’ambito del centrosinistra, proprio per rafforzare l’impegno europeo a volte altalenante”.
“Da M5S messaggi contraddittori”
“I messaggi sono contraddittori e dipende un po’ dai giorni. La conversione sulla via di Damasco è sempre possibile, forse qualcuno, nei giri europei, gli ha fatto notare (a Di Maio ndr) che uscire dall’euro con milioni di italiani che hanno il mutuo in euro” non è facile.
“Tajani europeista, sa dove deve andare l’Italia”
“Tajani ha fatto una scelta di campo opposta alla mia, ma come presidente del Parlamento europeo porta avanti una linea di inclusione molto più moderata ed europeista. Non dubito che gli abbia chiarissimo dove deve andare l’Italia”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
HA GIRATO LA REGIONE IN LUNGO E IN LARGO: 26.000 CHILOMETRI IN MENO DI TRE MESI, DIMEZZATO LO SVANTAGGIO… GLI INDECISI SONO ANCORA IL 40%
L’impresa è di quelle difficilissime: espugnare un fortino che da più di vent’anni è in mano al centrodestra, cercando di recuperare quei sei punti di distanza dal suo avversario che le ultime rilevazioni hanno messo nero su bianco.
Tra i democratici c’è chi ci crede, chi invoca il miracolo, chi la considera già una battaglia persa. Mancano cinque giorni all’election day e in Lombardia Giorgio Gori, a sondaggi spenti, si gioca il tutto per tutto.
Dopo aver macinato “26 mila chilometri in meno di tre mesi”, come recita lo spot del suo tour elettorale, le mani strette nelle 100 tappe raggiunte tra capoluoghi di provincia e paesini di montagna devono diventare voti. Parecchi voti.
Perchè il suo principale competitor, il leghista Attilio Fontana che ha iniziato la sua corsa dopo il forfait di Roberto Maroni, è in netto vantaggio: 41 a 35, virgola più virgola meno.
La strategia per la rimonta last minute è quella di puntare agli indecisi, che sfiorano il 40 per cento.
Una platea di elettori trasversale che va da chi non ha ancora idea di cosa segnare sulla scheda, ai moderati di centrodestra che non amano le uscite leghiste sulla “razza bianca”, ai delusi del Pd renziano tentati dall’astensione, a quelli che alle politiche scommetteranno su Leu ma a casa loro potrebbero scegliere il voto utile.
La squadra del sindaco di Bergamo ed ex manager Mediaset sta lavorando in tre direzioni.
La prima è quella più tradizionale che tra telefonate, volantinaggi al mercato, eventi e mobilitazione di tutti i candidati delle sette liste a sostegno, mira a recuperare l’elettorato stanco, quello che “io il Pd non lo voto più”.
Poi c’è la strada della scelta secca del candidato: sui social e via WhatsApp sta girando una clip di 15 secondi in cui si chiede a chi desideri un presidente di Regione “capace, preparato e indipendente” di votare Gori.
Come se ad un ideale ballottaggio – non previsto per le elezioni lombarde – si chiedesse di scegliere tra due opzioni. Un messaggio trasversale che vuole acchiappare anche quei moderati di centrodestra che alle politiche magari voteranno Forza Italia, ma che la “Lombardia in mano agli estremisti della Lega anche no”.
O quei cattolici che non hanno gradito lo show di Salvini domenica in piazza del Duomo con tanto di Vangelo e giuramento.
Infine, il voto disgiunto. Diversamente dal Lazio dove Liberi e Uguali sostiene Nicola Zingaretti, in Val Padana si è consumato lo strappo: sgretolatosi il “modello Lombardia” di una sinistra unita, i compagni di Pietro Grasso hanno un candidato, l’ex segretario Cgil Onorio Rosati, che rischia di rosicchiare un 3-4 per cento di voti.
Per loro l’indicazione è questa: fate ciò che volete con le liste, ma scegliete l’unico nome in campo che è in grado di mandare a casa vent’anni di governi di destra.
Se funzionerà o meno lo si vedrà domenica, nel frattempo il sindaco di Bergamo si tiene lontano da tutto ciò – e da chi – in queste ultime ore potrebbe scalfirne l’immagine di candidato “indipendente”.
Come un Matteo Renzi in calo di popolarità , ad esempio. L’ex premier era a Milano domenica e ha lanciato il suo appello contro “il voto dannoso” a Leu, ma ha dovuto farlo senza il candidato, ufficialmente impegnato nella sua campagna in giro per le province lombarde.
E questo venerdì, all’evento di chiusura organizzato al teatro Franco Parenti, tempio della sinistra milanese, ci saranno Beppe Sala e probabilmente Giuliano Pisapia, non il segretario del Pd.
Strategia opposta a quella del suo avversario Fontana che, sempre lo stesso giorno, si farà sponsorizzare da Matteo Salvini
(da “Huffingtonpost“)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI GABRIELLA NOBILE: “CARO SALVINI, I MIEI BAMBINI INSULTATI DAI SUOI SIMPATIZZANTI GRAZIE AI SUOI IPOCRITI SLOGAN”… MA STAVOLTA QUALCOSA SI MUOVE: 45.000 ITALIANI SOLIDALI CON LEI SU FB IN SOLI DUE GIORNI
“Caro Salvini mio figlio prende l’autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e
da circa un paio di mesi mi racconta di insulti che è costretto a subire da suoi gentili simpatizzanti. Dire ad un bambino di 12 anni, che oltretutto veste una divisa sportiva “sporco negro, negro di merda, torna a casa tua, venite qui rubare e ammazzare le nostre donne “credo che sia la palese dimostrazione di come questo Paese, grazie a persone come lei, stia lentamente scivolando nel baratro”.
Lo sfogo postato su Facebook e diretto al leader della Lega è di Gabriella Nobile, mamma di due bambini africani adottati, uno congolese e una più piccola etiope.
A preoccupare mamma Gabriella, milanese, è il fatto che se fino a ieri a offendere suo figlio erano i coetanei ora sono gli adulti ad avere atteggiamenti razzisti: “Mio figlio prende il bus 70 o 74 per andare a giocare a calcio con due compagni, uno di colore come lui e l’altro bianco. Mi ha raccontato che spesso li hanno insultati con parole come “scendete da qui”, “tornate a casa vostra con il barcone” e anche “negro di merda”. Finora era stato insultato da ragazzi, non era mai accaduto da parte di adulti”. Parole di denuncia che fanno eco ad una situazione che sembra peggiorare di giorno in giorno secondo le segnalazioni raccolte dall’associazione “Lunaria” nel suo database sul razzismo.
Il figlio di Gabriella non è l’unico ragazzino ad essere stato offeso. Da gennaio ad oggi, il portale “Cronache di ordinario razzismo” ha raccolto ben dodici casi di episodi discriminatori nei confronti di minorenni provenienti da altre nazioni, mentre nel 2017 erano stati in totale quindici.
“I nostri numeri sono parziali e non ufficiali ma il clima politico che si è creato non crea relazioni pacifiche. E’ difficile avere una conferma quantitativa del fenomeno anche se nell’arco di due mesi le segnalazioni avute sono significative rispetto a quelle degli anni scorsi. Purtroppo nel nostro Paese manca una raccolta dati su questa questione. L’aggressività e la violenza quotidiana sono preoccupanti”, spiega Grazia Naletto, presidente di Lunaria.
Impossibile avere numeri ufficiali dall’ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali presso il dipartimento delle pari opportunità di Palazzo Chigi. Ieri al telefono non rispondeva nessuno: “Dovrebbero produrre un rapporto ogni anno ma da un po’ di tempo non si vede nulla”, racconta Naletto. L’unica speranza sta nella nomina di Luigi Manconi come coordinatore ma l’incarico avrà inizio a decorrere dal 24 marzo, annuncia il sito.
Gli episodi registrati dall’associazione sono diversi. A gennaio due ragazzi di 14 e 17 anni sono stati denunciati dalla polizia ferroviaria per lesioni personali in concorso di stampo razzista e violenza privata aggravata nei confronti di un giovane cinese, anche lui minorenne, avvenuta lo scorso 23 dicembre su un treno regionale partito da Pisa Centrale e diretto a Firenze.
Sempre nello stesso mese a Ostia due ragazzi egiziani 17enni ospiti di una casa famiglia di Tarquinia, sarebbero stati prima insultati ed aggrediti da quattro giovani del posto, quindi addirittura minacciati: ”A negri qua non ce potete sta, se non ve n’annate so’ affari vostra”.
Il 25 gennaio un giovane calciatore è stato squalificato per 10 giornate (sanzione standard prevista dal regolamento per i casi di razzismo) durante Villorba-Vazzola a causa del “comportamento discriminatorio per motivi di razza nei confronti di un avversario”.
Il 18 febbraio scorso a Qualiano, nel bel mezzo di una partita, dove gli animi erano già abbastanza caldi, un baby calciatore della squadra ospite, ha offeso con insulti razzisti il giocatore della squadra di Qualiano.
L’ultimo episodio nei giorni scorsi: “Negra, torna al tuo Paese. Picchio te e tua madre se non ve ne andate”, queste le parole che una bambina della scuola “Matteo Ripa” a Eboli deve sentirsi rivolgere tutti i giorni da parte di un altro ragazzo.
La bambina, nata in Italia, ha padre africano e madre ebolitana.
Violenze verbali che avrebbero coinvolto secondo “Lunaria” anche gli insegnanti: a Genova uno dei professori di greco e latino più conosciuti di un liceo ha pubblicato una serie di post razzisti su Facebook.
In particolare, in uno dei post, il professore ha commentato un manifesto dell’Unicef: “Ho capito che stanno pianificando l’annientamento dell’homo europaeus, ma qui stiamo esagerando. “Fare testamento per l’Unicef è facile, inviaci il coupon e ti spediremo gratuitamente (!) la brochure informativa” — recita la pubblicità . Ma questi sono completamente scemi. O credono scemi noi”.
Gabriella Nobile, nel suo appello che in poche ore è stato condiviso da 45mila persone, si interroga sul perchè queste cose accadano, prova a giustificare il tutto pensando al fatto che a 12 anni sembra più alto della sua età ma poi aggiunge: “Ha un volto da bambino e gira con la divisa dell’Inter”.
A rivolgere queste parole al ragazzo congolese sono adulti, spesso anche signore anziane.
Mamma Gabriella si è rivolta via Facebook a Matteo Salvini: “Nei suoi ipocriti slogan “prima gli italiani “ c’è tutta l’ignoranza di colui che non ha ancora capito che l’italiano è colui che ama l’Italia non che ci è nato! Come io sono mamma perchè amo i miei figli e non perchè li ho partoriti”.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
TRE ESPONENTI DELLA MAGGIORANZA LASCIANO PER PROTESTA L’AULA
Si era preparato un intervento dettagliato per argomentare la bontà delle proprie decisioni, ma Giorgio Capoccia lo ha dovuto leggere fuori dal Consiglio comunale, in una conferenza stampa convocata al volo, dopo che il sindaco Federico Binatti gli ha revocato l’incarico di vice sindaco e assessore a Cultura e Sociale, mettendolo di fatto alla porta. «Sono sorti problemi politici, per cui questa mattina, venendo meno il rapporto di fiducia tra il sottoscritto e Giorgio Capoccia, e vista l’impossibilità di proseguire, ho deciso di procedere alla revoca della nomina a vice sindaco e assessore di questo Comune» ha sinteticamente comunicato all’assemblea il sindaco Binatti dopo una mattinata travagliata e un Consiglio comunale rimandato di un’ora e mezza e ripartito senza tre consiglieri di maggioranza.
Non hanno condiviso la scelta, infatti, il capogruppo di Forza Italia e presidente del Consiglio comunale Andrea Crivelli e i consiglieri Antonio Vilardo e Stefano Bandi: uno strappo culminato con la scelta di non partecipare al Consiglio (ieri si discuteva il bilancio) e di convocare al volo una conferenza stampa. «Scusate il freddo, ma non ci aspettavamo di dover accendere il riscaldamento qui oggi» hanno scherzato i tre, schierati al fianco del vice sindaco «dimissionato».
Così la vicenda delle spese sostenute per la Festa del riso di settembre si è abbattuta sulla giunta di centro destra di Trecate: il Pd con una mozione chiede una commissione d’inchiesta, «hanno pagato il cachet degli ospiti della festa con le risorse che dovevano servire per 500 pacchi alimentari per i poveri» la critica.
Nell’offerta della Markas, vincitrice dell’appalto della mensa scolastica, c’erano anche migliorie, come 500 pacchi alimentari e una ventina di servizi di catering. L’amministrazione, sostengono i consiglieri Pd, ha «monetizzato» queste migliorie valutandole 11.950 euro, somma che Markas ha pagato agli artisti invitati all’evento: Jo Squillo, Johnson Righeira e Papa Winnie.
Crivelli è piuttosto chiaro: «E’ una revoca immotivata, ci aspettiamo dal sindaco una reintegra» precisa, sottolineando che ora in giunta non c’è più un esponente di Forza Italia.
Se la maggioranza perdesse tre consiglieri, bisognerebbe tenere d’occhio i numeri: ieri gli assenti sono stati richiamati al volo, mentre si vociferava di un appoggio esterno di Rossano Canetta (che poi ha votato con la maggioranza), anche lui uomo di Forza Italia, ma «rivale» di Binatti alle amministrative.
Su quest’ultima possibilità , Crivelli si è lasciato strappare un commento: «Gli artifici numerici sono legittimi, ma non rappresentano la volontà degli elettori»
(da “La Stampa”)
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Febbraio 27th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO DEL SINDACO DI BAGHERIA, NEANCHE LA DIGNITA’ DI AMMETTERE L’ERRORE O DI DIFENDERLO… MA FINO A POCO TEMPO FA ERA “UNO DEI SINDACI DI CUI ANDIAMO ORGOGLIOSI”
“Patrizio Cinque? non è un sindaco del Movimento”. Lo ripete due volte il candidato premier
Luigi Di Maio che ieri sera è stato a Palermo.
Catturate da un video di Repubblica tv, le parole del leader pentastellato sembrano volere marcare una distanza dal sindaco di Bagheria, del resto autosospesosi da tempo e per il quale la procura di Termini Imerese ieri ha chiesto il rinvio a giudizio per turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, in relazione all’affidamento del servizio dei rifiuti, alla gestione del palasport e a casi di abusivismo edilizio, con il convolgimento di politici, imprenditori e dipendenti comunali.
Cinque, quindi, secondo Di Maio non è un sindaco del MoVimento 5 Stelle. Bisognerà avvertirlo, visto che fino a ieri pubblicava su Facebook i video dello stesso Di Maio con Di Battista
E qualche tempo fa celebrava le restituzioni del M5S
Nell’ottobre scorso, invece, è stato a Roma per unirsi alla piazza del MoVimento 5 Stelle contro il Rosatellum
Nei confronti di Cinque ieri la procura di Termini Imerese ha chiuso le indagini e ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. L’udienza preliminare è stata fissata per l’11 aprile. Cinque, dopo la notizia dell’apertura d’inchiesta, si era autosospeso dal Movimento 5 stelle.
A settembre a Cinque venne notificata la misura dell’obbligo di firma che il gip revocò dopo l’interrogatorio di garanzia a cui il sindaco venne sottoposto. Nell’indagine sono state coinvolte altre 21 persone tra imprenditori, funzionari comunali e un dirigente della Regione.
(da “NextQuotidiano”)
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