Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
“SILENZI COMPLICI SU INGIUSTIZIE”
“Dio ha bisogno delle nostre mani per soccorrere”. In occasione del quinto anniversario della sua visita a Lampedusa, Papa Francesco ha celebrato una messa per i migranti.
Nella Basilica di San Pietro a Roma erano presenti 200 persone, fra i quali stranieri da poco arrivati in Italia, volontari delle ong (tra cui quelli della spagnola Open Arms) e soccorritori.
Nell’omelia il Pontefice ha ricordato l’appello “all’umana responsabilità ” nel suo primo viaggio ufficiale in Sicilia, ribadendo che “purtroppo le risposte a questo appello, anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti”.
Un ringraziamento è andato a chi presta soccorso nel Mar Mediterraneo che si fermano “per salvare la vita del povero picchiato dai banditi, senza chiedergli chi fosse, la sua origine, i motivi del suo viaggio o i documenti: ha semplicemente deciso di prendere in carico e salvare la vita”, come nella parabola del buon samaritano.
“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo”, ha continuato, “ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti”.
E a coloro che sono stati salvati, “voglio ribadire — ha aggiunto Francesco — la mia solidarietà e incoraggiamento, poichè conosco bene le tragedie dalle quali state scappando. Vi chiedo di continuare ad essere testimoni di speranza in un mondo sempre più preoccupato per il suo presente, con pochissima visione del futuro e riluttanza a condividere”.
Ai migranti il pontefice ha chiesto di avere “rispetto per la cultura e le leggi del Paese che accoglie” per mettere in campo “congiuntamente un percorso di integrazione”. “Superare tutte le paure e le inquietudini”, è stato il suo appello.
C’è una “ipocrisia sterile di chi non vuole ‘sporcarsi le mani’”, ha continuato. “Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti. Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia”.
La questione dei migranti ha bisogno di “una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità , un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata”.
E ha concluso: “Politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso”.
(da agenzie)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL PARTITO NO EURO CON UNA PASSIONE SMODATA PER GLI EURO (DEGLI ALTRI)… SE I 187 PARLAMENTARI VERSASSERO IL 50% DELLO STIPENDIO PER L’INTERA LEGISLATURA IL DEBITO SAREBBE APPIANATO: FORZA RIVOLUZIONARI PADAGNI, DATE L’ESEMPIO
Oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio ha proposto una colletta tra i sette milioni di elettori della
Lega per recuperare i 49 milioni di euro “spariti” dalle casse del partito.
Matteo Salvini intanto continua a chiedere un incontro con il Capo dello Stato per potersi lamentare dell’emergenza democratica in atto dopo la sentenza della Cassazione sul sequestro dei conti del partito.
Ma così come non c’è nessuna invasione o emergenza rom o emergenza immigrazione non c’è neppure un’emergenza democratica.
Secondo Salvini se la Lega dovesse restituire i soldi che secondo i giudici sono stati indebitamente sottratti allo Stato (perchè di questo si parla) «sarebbe il primo partito in Europa messo fuori legge con una sentenza non definitiva, per eventuali errori commessi più di dieci anni fa da qualcuno con cui io non c’entro nulla».
Inutile ricordare che Salvini è nella Lega dal 1992 e che il partito con cui lui non c’entra nulla è lo stesso che ha ricandidato l’ex Segretario del Carroccio Umberto Bossi, che per inciso è il principale imputato del processo assieme all’ex tesoriere del partito.
Come recuperare quei 49 milioni di fondi pubblici cui la Lega Nord non aveva diritto ma che ha incassato dal 2008 al 2010 (più altri 7 trasferiti a Cipro nel 2012)?
Salvini dice che quei soldi lui non li ha mai visti, ma l’Espresso ha pubblicato le carte che documentano l’afflusso di denaro anche durante la gestione di Maroni e Salvini successiva alla cacciata (con le scope) del cerchio magico.
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha detto che le colpe dei figli non devono ricadere sui padri (ma allora perchè la Lega non si è costituita parte civile nel processo?).
Ma in quello stesso periodo Zaia ha rivestito il ruolo di ministro per la Lega Nord ed è stato sempre tra più importanti esponenti del partito.
Dall’altra parte c’è chi dice che quel partito non esiste più, sostituito dalla Lega per Salvini Premier la cui sede — in teoria — non corrisponde a quella storica di via Bellerio.
A quanto pare la proposta di donare sul conto della Lega per “dare una lezione alle sinistre” e “inculare la magistratura” ha riscosso un discreto successo.
Ma difficilmente si riusciranno a trovare i quasi 50 milioni di euro necessari per ottemperare alle richieste del giudice.
Per la verità in passato l’onesto Umberto Bossi, quello con cui nessuno dei leghisti sembra aver mai avuto a che fare, aveva fatto una cosa simile.
Era il 1993 e all’epoca il Senatùr riuscì a raccogliere 200 milioni di lire (poco più di centomila euro) dalla base leghista per restituire la somma di denaro che l’ex amministratore delegato della Montedison, Carlo Sama, aveva dato in nero nel marzo del 1992 all’allora segretario amministrativo della Lega, Sandro Patelli.
Per la cronaca Bossi — che presidente a vita della Lega — ha farfugliato «Chiedete ai Servizi italiani… hanno organizzato loro» a chi gli chiedeva dove fossero finiti i denari.
Ma le cifre in ballo sono decisamente superiori e la colletta potrebbe non bastare.
Per fare una proporzione: il MoVimento 5 Stelle vende come epocale il risultato del taglio dei vitalizi alla Camera che però genererebbe “appena” 40 milioni di euro l’anno.
Ecco quindi che per non far pagare tutti ai cittadini italiani che in fondo quei soldi li hanno già dati alla Lega quando gli sono stati sottratti indebitamente perchè non chiedere ai deputati, ai senatori, ai sottosegretari e ai ministri della Lega di fare la loro parte?
In fondo non dovrebbero far altro che girare allo Stato quei soldi pubblici che ricevono sotto forma di indennità di funzione, stipendio e rimborsi forfettari.
Non tutti, una parte.
Ad esempio se solo partecipassero i 183 parlamentari della Lega (tra cui c’è anche Bossi) sarebbe sufficiente la donazione del 50% dello stipendio, per l’intera legislatura, per appianare il debito.
E sarebbe pure per una buona causa; il salvataggio della democrazia.
Magari si potrebbe pensare che chi ha un doppio incarico (e un doppio stipendio) è tenuto a versare il doppio.
Oppure si potrebbe chiedere anche ai parlamentari europei, ai consiglieri regionali e ai presidenti di regione di contribuire con una parte del loro stipendio, in tal caso ci vorrebbe ancora meno.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
UN POLITICO CHE MINACCIA LA MAGISTRATURA E’ INDEGNO DI OCCUPARE QUEL RUOLO… IL CSM CHIEDE L’INTERVENTO DEL MINISTRO BONAFEDE
“Voi sapete a che partito appartengo, cioè la Lega, e mi auguro che la magistratura si liberi dalle correnti”. E fin qui passi.
Ma al Csm, in un incontro ufficiale con i giovani magistrati, il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, 36 anni, avvocato di Forlì e uomo del ministro dell’Interno Matteo Salvini, aggiunge: “Mi auguro in particolare che si liberi di quelle di sinistra”. Questo detto a due giorni dalle elezioni dei togati per lo stesso Csm che si svolgeranno domenica e lunedì e dopo la dura polemica tra lo stesso Salvini e le toghe per la sentenza della Cassazione.
Si scatena la tempesta nel mondo giudiziario. Protestano, come vedremo, nel giro di sole due ore, i responsabili di Artea, la corrente di sinistra delle toghe, l’Anm, i singoli consiglieri attuali e futuri del Csm.
Ma ecco, alle 13, di fronte agli stessi magistrati che alle 9 hanno ascoltato il sottosegretario, le parole del vice presidente del Csm Giovanni Legnini: “Telefonerò e scriverò una lettera al ministro della Giustizia sulle parole del sottosegretario Morrone per informarlo e chiedere di assumere delle determinazioni”.
Da via Arenula non parla il Guardasigilli Alfonso Bonafede, ma lo stesso Morrone è costretto a una dichiarazione che suona come un’ammissione e al contempo un mea culpa: “In magistratura non ci sono correnti migliori di altre. E le mie parole pronunciate questa mattina al Csm sono un’opinione personale che non rappresenta la posizione del ministro Bonafede. In questo senso ho avuto un’uscita irruente e infelice rispetto al contesto e alla rappresentanza. Rivendico comunque la posizione politica, la Lega ha sempre criticato le correnti in magistratura perchè portano alle storture che sono emerse e a più riprese denunciate in diversi anni. Non era mia intenzione sostituirmi al ministro di cui stimo e rispetto la posizione. Così come rispetto la stragrande maggioranza della magistratura che porta avanti la propria missione con abnegazione e imparzialità ”.
Ma ecco la cronaca della convulsa mattinata.
Sono passate da poco le 9 a palazzo dei Marescialli e un brusio percorre la grande sala delle conferenze. I Mot, i magistrati ordinari in tirocinio, reduci dall’ultimo concorso e pronti a giurare al Quirinale tra qualche settimana, che stanno partecipando a un seminario di due giorni reagiscono stupiti. Qualcuno di loro, che coglie subito la gravità delle parole di Morrone, si alza e lascia la sala. Un luogo ufficiale quindi, dove si sta svolgendo il seminario, a porte chiuse, con le giovani toghe.
Passano una decina di minuti e Morrone si rende conto di aver fatto una grave gaffe, di cui sono testimoni anche numerosi consiglieri del Csm che erano presenti.
Cerca di correggere il tiro, ma in realtà rende la situazione ancora più grave. Interviene di nuovo e dichiara: “Ho parlato così prima perchè come voi sapete il mio partito ha una questione aperta con questi magistrati”.
Morrone si riferisce ovviamente alla sentenza della Cassazione che ha confermato l’ordine di sequestro di 49 milioni di fondi della Lega scomparsi nel nulla. Ma con le sue parole addebita alla sinistra della magistratura una decisione che è stata assunta in Cassazione, dalla seconda sezione penale, in un collegio composto da 5 magistrati.
Immediata la reazione di sconcerto degli stessi componenti del Csm.
Ecco quella di Antonello Ardituro, ex pm di Napoli, della corrente di sinistra di Area: “Le dichiarazioni del sottosegretario sono inaccettabili nel contenuto e gravissime quanto al contesto in cui sono state rese. Un incontro di formazione per giovani magistrati non può essere strumentalizzato per finalità politiche da chi è stato invitato per rappresentare il ministero della Giustizia nell’ambito della collaborazione istituzionale che la costituzione sollecita e che il Csm ha sempre onorato e continuerà ad onorare. Mi auguro che il Guardasigilli voglia prendere le distanze da queste dichiarazioni”.
Alla riunione dei Mot era presente il consigliere laico Paola Balducci. Ecco la sua ricostruzione: “Alla due giorni sui Mot sarebbe dovuto intervenire il ministro Bonafede. Ma il suo capo di gabinetto Baldi ci ha avvisato che sarebbe venuto al suo posto il sottosegretario Morrone che doveva essere presente già ieri. Morrone invece è arrivato stamattina e ha parlato delle correnti, per dire che non sono un elemento positivo perchè rischiano di offuscare l’imparzialità del magistrato, in particolare quelle di sinistra. In sala c’erano 300 persone e subito si è levata una protesta. Molti giovani magistrati sono usciti dalla sala mostrando di essere esterrefatti per le frasi del sottosegretario”
Sulle mailing list dei magistrati si susseguono le proteste. Ufficialmente esce con una nota la corrente Area, quella di sinistra che raccoglie Magistratura democratica e il Movimento giustizia: “Quella del sottosegretario Morrone è un’affermazione gravissima che non solo porta un attacco indebito all’associazionismo giudiziario e al pluralismo, ma costituisce un’inammissibile confusione tra ruolo politico e ruolo istituzionale. Fatto ancor più grave perchè avvenuto a due giorni dal voto, mentre è in corso la campagna elettorale per il rinnovo del Csm, quindi con un chiaro intento propagandistico”.
Giuseppe Cascini, pm a Roma e candidato di Area al Csm nella quota dei pm, parla di episodio “oltre che sgradevole, dell tutto inaccettabile”, e conferma che la dichiarazione di Morrone “è stata seguita da un diffuso mormorio di disappunto da parte della platea dei Mot”. Cascini aggiunge che il consigliere di Area Nicola Clivio “è elegantemente intervenuto sulla vicenda, sottolineando come tali interventi poco si addicano a una figura istituzionale quale quella di sottosegretario, rasentando piuttosto discorsi da bar”.
Protesta anche l’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte, di Area e pm a Roma: “Le dichiarazioni del sottosegretario Morrone interferiscono gravemente sul voto per le imminenti elezioni del Csm e alludono in modo improprio e infondato a un collegamento tra il mondo delle correnti e le decisioni della Cassazione. Sono segno di un analfabetismo istituzionale inaccettabile in un sottosegretario o peggio l’avvisaglia di una concreta volontà di aggredire la funzione giudiziaria solo perchè prende decisioni sgradite”.
(da agenzie)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
IN DUE ANNI SOLO 40.000 PROFUGHI HANNO AVUTO LA PROTEZIONE UMANITARIA
Il papà (e ministro dell’Interno) Matteo Salvini ha diramato una circolare per chiedere a prefetti, alla
commissione per il diritto d’asilo e alle commissioni territoriali di ridurre i tempi nell’esame delle domande d’asilo e un giro di vite sulla concessione della protezione umanitaria.
Il ministro ha anche deciso di spostare 42 milioni di euro dal fondo per l’accoglienza dei migranti ai rimpatri.
Salvini ha spiegato che «il mio scopo è che non arrivi più un solo barcone».
Poco importa a quel punto se a bordo di quei barconi ci sono uomini, donne e bambini che hanno diritto ad una qualche forma di protezione
Meno di quarantamila permessi di protezione umanitaria in due anni
Salvini lo aveva già fatto capire in Senato durante l’audizione sul caso Aquarius quando aveva detto che sul totale delle richieste d’asilo il numero dei rifugiati era appena del 7% più un 4% di persone che vedevano riconosciuto il diritto ad una protezione sussidiaria.
In Aula Salvini dichiarò che c’è «una maggioranza assoluta delle domande che viene respinta perchè non ha fondamento» dimenticando però di citare coloro (un ulteriore 30% circa) che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione umanitaria.
Si tratta di una forma di protezione che viene concessa per «seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano», dura un massimo di due anni (rinnovabile) e dal momento che consente di poter lavorare nel nostro paese può essere anche convertito in permesso di soggiorno per lavoro.
Nelle tre pagine della circolare Salvini chiede di restringere al massimo la concessione di questi permessi per motivi umanitari.
C’è chi dubita che la circolare possa avere un effetto concreto dal momento che non ha una forma giuridica vincolante.
Ma potrebbe in ogni caso influenzare l’operato delle commissioni.
«Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è stato concesso — scrive il ministro — in una varia gamma di situazioni collegate, a titolo esemplificativo, allo stato di salute, alla maternità , alla minore età , al tragico vissuto personale, alle traversie affrontate nel viaggio verso l’Italia, alla permanenza prolungata in Libia, per arrivare ad essere uno strumento premiale dell’integrazione».
Giusto per contestualizzare i numeri del “problema” stiamo parlando di 18.979 permessi di protezione umanitaria accordati nel corso del 2016 (a fronte di oltre 91 mila domande esaminate) e di 20.166 permessi concessi nel 2017 (a fronte di 81 mila casi presi in esame).
In totale quindi è meno di 40 mila il numero di persone che hanno ottenuto il permesso di soggiorno grazie alla protezione umanitaria nel corso degli ultimi due anni
Salvini vuole più immigrati irregolari?
Salvini ha detto che «il senso dell’iniziativa è limitare un abuso che va a discapito dei rifugiati veri. Donne incinte, bambini e rifugiati restano».
Ma su questo Salvini non ci può fare proprio nulla perchè donne, bambini non possono essere respinti. Soprattutto nel caso dei minori non accompagnati (ovvero bambini che arrivano da soli) la legge italiana parla chiaro nello stabilire il divieto di respingimento. Delle 130mila domande presentate nel 2017, 9.782 riguardavano appunto minori non accompagnati (5.930 nel 2016).
Il Testo Unico sull’immigrazione del 1998 stabilisce che l’espulsione di un minore straniero debba essere decisa dal tribunale per i minori (sul quale Salvini non ha competenza) «a condizione comunque che il provvedimento stesso non comporti un rischio di danni gravi per il minore».
Nella circolare non si fa riferimento al fatto che le donne incinte siano escluse dal provvedimento, anche perchè è scritto che devono essere prese in esame «condizioni di partenza di privazione o violazione dei diritti umani nel Paese di origine».
E sappiamo che per Salvini (si veda il tweet qui sopra) ad avere diritto di protezione umanitaria è solo chi scappa dalla guerra (i “rifugiati veri“).
In realtà chi scappa dalla guerra è un profugo o un rifugiato.
C’è poi un’ultima considerazione, che ne sarà di quelle persone che pur potendo aver diritto alla protezione umanitaria dopo il giro di vite di Salvini rimarranno escluse?
Il rischio secondo la Caritas è un aumento del numero degli immigrati irregolari. Come ha spiegato Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana, «La questione è che diminuire le opportunità di ottenere la protezione umanitaria che è tipica del nostro Paese significa anche avere più persone irregolari sul nostro territorio. Fino ad ora era stata concessa come forma di protezione per le persone più vulnerabili che non avevano diritto allo status di rifugiato proprio anche per evitare l’irregolarità diffusa».
Dal momento che mancano accordi con i paesi d’origine il rimpatrio assistito sarà più difficile (se non impossibile) e queste persone rimarranno in Italia (oppure tenteranno di arrivare in qualche paese europeo dal quale però verranno mandati indietro).
Un altro grande successo in arrivo per il ministro Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
LA MINISTRA DELLA DIFESA DEL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO CHE NON CAMBIA NULLA E COMPRA TUTTI GLI F-35 DECISI DAL GOVERNO PD, MA SI VERGOGNA A DIRLO
Qualche giorno fa si era levato un polverone perchè la ministra della Difesa Elisabetta Trenta aveva confermato in un’intervista che l’Italia avrebbe rispettato gli impegni presi sul programma di acquisto degli F-35.
Questo significa che anche il governo del cambiamento, nel quale il MoVimento 5 Stelle ha in passato ribadito più volte che gli F-35 erano uno spreco di risorse e di soldi pubblici, avrebbe continuato gli acquisti fino al completamento del programma che prevede che l’Italia si doti di una flotta di 90 caccia F-35
Oggi la ministra Trenta era ospite a Omnibus su La 7 dove ha chiarito il senso delle sue parole.
La ministra ha detto che «sicuramente non compreremo nessun altro F-35», una dichiarazione ambigua che qualcuno potrebbe fraintendere.
Questo non significa che l’Italia non acquisterà altri F35 rispetto ai 26 (18 consegnati + 8 ordinati a fine aprile dalla Pinotti) che già sono già stati acquistati.
Il punto del contendere infatti è — e lo era anche quando nel 2015 Sibilia accusò la ministra del governo Renzi di “alto tradimento” — è il rispetto degli impegni presi all’interno del programma F35.
Inizialmente l’impegno italiano era di acquistare 131 caccia; il governo Monti ridusse il numero dei jet ai 90 attuali.
E questo numero non viene messo in discussione nemmeno dal governo Conte.
Infatti la Trenta ha detto che «io potrei scoprire dall’analisi che stiamo facendo che tagliare mi costa di più che mantenere» e che «stiamo analizzando tutte le implicazioni del tagliare il programma perchè ci sarebbero delle forti penali».
In realtà la Corte dei Conti nella relazione del 2017 sull’adesione italiana al programma Joint Strike Fighter sottolineava come «l’opzione di ridimensionare la partecipazione nazionale al programma, pur non soggetta di per sè a penali contrattuali» determinasse potenzialmente una serie di effetti negativi quali la perdita degli investimenti sostenuti finora, ad esempio quelli sull’impianto di Cameri.
Su Facebook ha scritto che non compreremo nuovi caccia «alla luce dei contratti in essere già siglati dal precedente esecutivo».
In realtà i contratti sono stati siglati da altri governi e sul fatto che i caccia in arrivo non siano “nuovi” rispetto a quelli che già sono stati comprati si può discutere.
I lotti di produzione ridotta, inizialmente previsti in numero di 12, sono ormai 14 e si protrarranno fino al 2021, scriveva la Corte dei Conti.
Semmai la Trenta avrebbe dovuto dire, per essere più trasparente, che l’Italia non comprerà altri F-35 rispetto a quelli che già si è deciso di comprare (ma non tutti sono stati comprati e pagati, anzi).
Invece ha dichiarato, in maniera piuttosto ambigua, «sicuramente non ne compreremo nessuno di nuovo».
Ma poco dopo si smentisce dicendo che «sarebbe bene allungare il periodo all’interno del quale noi dovremmo comprare questi F-35».
Quindi significa che devono ancora essere comprati. Secondo la ministra questo produrrà un risparmio significativo ma un rallentamento degli acquisti c’è già stato (nel 2016, a seguito della decisione del Parlamento). A tal proposito la Corte dei Conti scriveva che il rallentamento del profilo di acquisizione fino al 2021 ha prodotto «un risparmio temporaneo pari a 1,2 miliardi di euro nel quinquennio 2015-2019, ma senza effetti di risparmio nel lungo periodo».
Inoltre la ministra ha spiegato che attorno ai jet militari «si crea un indotto di natura tecnologica, di ricerca e occupazionale che noi a questo punto taglieremmo». Ciliegina sulla torta l’elogio da parte di una ministra del MoVimento 5 Stelle delle spese militari spiegando «la ricaduta che hanno sul settore civile, anche Internet è nato come un’applicazione militare».
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
LA CORTE COSTITUZIONALE FRANCESE DA’ RAGIONE ALL’AGRICOLTORE SIMBOLO DEL SOSTEGNO AI MIGRANTI: “L’AIUTO DISINTERESSATO NON E’ PASSIBILE DI CONSEGUENZE GIURIDICHE”
Aiutare migranti clandestini non è un reato: una vittoria per Cedric Herrou, l’agricoltore francese
diventato il simbolo dell’aiuto ai migranti.
E’ quanto stabilito dal Consiglio costituzionale francese, paragonabile alla nostra Corte costituzionale, sollecitato proprio da Herrou che aveva chiesto l’abolizione del “reato di solidarietà ” in seguito alla sua condanna per aver offerto sostegno ad alcuni richiedenti asilo
Herrou, 37 anni, accusato di aver fatto passare centinaia di immigrati dall’Italia alla Francia, ha sempre ripetuto che aiutarli “è un onore”.
Oltre ad una multa di 3000 euro il procuratore di Nizza aveva chiesto per l’agricoltore amico dei migranti una condanna a 8 mesi con la condizionale nonchè la confisca del mezzo su cui aveva trasportato numerosi sans-papiers dall’Italia alla Francia e di limitare la sua patente di guida all’esercizio della sua professione.
Ma oggi il Consiglio costituzionale francese dà ragione a Herrou stabilendo che l’aiuto disinteressato al “soggiorno irregolare non è passibile di conseguenze giuridiche”, in nome del “principio di fratellanza”. La Corte ha dato così forza a uno dei tre capisaldi della Francia repubblicana insieme alla libertà e all’eguaglianza.
Una sentenza importante che arriva in un momento di forte scontro in Europa sull’accoglienza e all’indomani della stretta sui richiedenti asilo in Italia annunciata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“Dal principio di fraternità – si legge nella decisione dei giudici francesi – deriva la libertà di aiutare gli altri, a fini umanitari, indipendentemente dalla regolarità della loro permanenza nel territorio nazionale”.
Per consentire al legislatore di porre rimedio all’incostituzionalità accertata, la Corte ha rinviato al primo dicembre 2018 la data di abrogazione delle disposizioni contestate.
(da agenzie)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
L’ENNESIMA BALLA RAZZISTA: LA PERCENTUALE DI RICHIESTE DI PROTEZIONE UMANITARIA ACCOLTE E’ FERMA AL 25% DA ANNI… UNA CIRCOLARE CHE E’ SOLO PROPAGANDA
In una infografica pubblicata dalla Stampa si mostrano gli esiti delle richieste d’asilo tra 2013 e 2017 e quelle per le donne ed i minorenni.
Perchè questi numeri sono importanti?
Perchè Repubblica ieri ha rivelato che con una propria circolare il ministro dell’Interno ha chiesto a prefetti e commissioni territoriali di ridurre i tempi nell’esame delle domande d’asilo e un giro di vite sulla concessione della protezione umanitaria.
Quest’ultima è la motivazione più consistente nel rilascio dei permessi di soggiorno rispetto al riconoscimento dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria.
La ragione della stretta è che secondo il ministro è diventato troppo facile ottenerlo.
E questa, spiega il quotidiano torinese, è una bufala:
Tra il 2013 e il 2017 la percentuale è rimasta intorno al 25% delle domande. È vero invece che sono crollati i numeri di quella sussidiaria e che dal 2014 è esploso il numero dei dinieghi.
Quest’ultimo incremento è il segno che una stretta «politica» c’era già stata visto che i Paesi di provenienza dei migranti non sono cambiati.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
OGGI IL DEPUTATO M5S SCAPPA E NON RISPONDE ALLE DOMANDE DELLA GIORNALISTA CHE GLIELE RICORDA
Era il dicembre del 2015 quando il deputato del MoVimento 5 Stelle Manlio Di Stefano pubblicava sulla
sua pagina Facebook 18 domande da rivolgere a Matteo Salvini riguardo la Lega Nord e la politica del Carroccio e si lamentava che nessun giornalista gliele ponesse.
1. Perchè non vi siete costituiti parte civile nel processo contro il vostro ex-tesoriere Belsito e Bossi per i reati di truffa ai danni dello Stato e riciclaggio dei rimborsi elettorali per oltre 40 milioni di euro?
2. A quanto si apprende dal processo Bossi/Belsito, nonostante sapeste di commettere una continuazione di reato, lei e Maroni, non solo non avete restituito i 40 milioni di euro, ma ne avreste incassati altri 14 direttamente sotto la vostra dirigenza. Pensa di restituire questi soldi rubati al popolo italiano?
3. Che competenze, oltre alla terza media, aveva Franco Bossi, oltre ad essere il fratello di Umberto, per essere assunto come suo collaboratore personale al Parlamento Europeo nel 2004 (ruolo retribuibile fino a 21.000€ al mese)?
4. Dice di avere forte empatia verso i lavoratori in difficoltà e i disoccupati ma, a parte una stagionale esperienza in un fast-food, risulta che lei non abbia mai lavorato vivendo di politica da quando aveva 20 anni. Cosa ne sa di lavoro?
5. Lei etichetta tutti come “Komunisti” ma è stato fondatore e leader dei “Comunisti Padani” rivendicando, nel 2015 a “Che tempo che fa” di sentirsi un “comunista alla vecchia maniera”. Soffre di sdoppiamento della personalità ?
6. Circa due anni fa lei ha dichiarato “Basta, basta per sempre! Se Berlusconi corre lo fa senza di noi!”. Non reputa quindi la nuova alleanza con Berlusconi un tradimento dei leghisti?
7. L’odio verso il sud, ostentato addirittura col coro “napoletani colerosi e terromotati” o con la frase “il Sud non merita l’euro, Milano sì” evidentemente vi faceva perdere voti, è per questo che al Sud vi presentate come “Noi con Salvini”, per ingannare i cittadini rinnegando il vostro stesso nome e il progetto federalista?
8. Lei è costantemente in diretta da qualche studio televisivo in Italia ma è pagato lautamente per lavorare come Parlamentare Europeo a Bruxelles e Strasburgo. Ha il dono dell’ubiquità o è semplicemente un assenteista che intasca un lauto stipendio senza lavorare?
9. Dal 1997 alla sua chiusura il vostro giornale di partito “La Padania” è costato agli italiani 61 milioni di euro. Dove sono finiti questi soldi per giustificare una chiusura per fallimento?
10. Si è dichiarato contrario al matrimonio o alle Unioni Civili per le coppie di fatto, gay o etero che siano nonchè sostenitore della famiglia tradizionale. Come spiega allora i due divorzi alle spalle?
11. La sua ex moglie è stata assunta e ha lavorato per 10 anni al comune di Milano, la sua ex compagna assunta alla Regione Lombardia (giunta Maroni). Oltre a diventare sua moglie o sua compagna, esiste un altro modo per lavorare presso gli enti pubblici?
12. Dice spesso che “i barconi vanno respinti” ma anche “Andiamo a far la guerra in Siria”. Dato che, secondo le Nazioni Unite, le guerre sono la prima causa d’immigrazione, non crede che la sua posizione sia un’assurdità ?
13. Continua a ripetere che gli immigrati prendano dallo Stato 35€ al giorno, dopo Mafia Capitale anche le pietre sanno che questi soldi non vanno a loro ma a chi li gestisce, italiani. E’ solo ignorante o c’è malafede nel dire il falso?
14. L’immigrazione è la battaglia mediatica per eccellenza della Lega Nord ma, oltre a “respingiamo i barconi” e “prima gli italiani” non esiste una vostra proposta realizzabile o, quantomeno, non ne sono a conoscenza. Me la può spiegare nel dettaglio?
15. Vi definite fortemente nazionalisti e contrari all’Unione Europea, come mai allora il 31 Luglio 2008 avete votato favorevolmente al Trattato di Lisbona?
16. Visto che giustamente va all’attacco sulla questione Banca Etruria, perchè non fornisce anche qualche dettaglio e magari le scuse sul fallimento di Credieuronord, la banca della Lega? Quale fu l’accordo con Silvio Berlusconi?
17. Fate della lotta ai privilegi una vostra arma politica, come mai allora l’8 Gennaio 2014 avete votato contro alla nostra mozione per bloccare per sempre le famose “Pensioni d’Oro”?
18. Recentemente si è recato a Rozzano per manifestare il suo attaccamento alla tradizione del Natale dicendo che avrebbe preso parte al presepe, se le dico che nel presepe un personaggio “si arricchisce” dopo un lungo viaggio di tre extrtacomunitari lei che fa? Gesù Bambino?
Oggi però i tempi sono cambiati.
E con Conchita Sannino di Repubblica che gli chiede se gliele rifarebbe Di Stefano diventa improvvisamente molto diplomatico e scopre di avere un sacco di cose da fare: «Certo che restano valide, certo che ci credo. Però adesso, per serietà , cerco di parlare della materia di mia competenza».
Ventisei mesi dopo, Di Stefano prova ad aggirare l’ostacolo: «Guardi, sono in riunione».
Ma non era lei che si lamentava di non ricevere risposte da Salvini, partendo dai soldi “rubati”? Rinnega?
«No — replica a Repubblica — Non rinnego nulla, ci mancherebbe. Anzi, sono d’accordo con il ministro Bonafede: le sentenze si rispettano».
Ora, ci sarebbe anche da osservare che Bonafede ieri ha parlato dopo richiesta dell’ANSA e dopo l’editoriale del Corriere che gliene chiedeva conto denunciando il cambiamento molto berlusconiano in atto nel governo Conte.
Ma questi sono dettagli.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 6th, 2018 Riccardo Fucile
LA SENATRICE GRILLINA: “LA MAGISTRATURA DEVE FARE IL SUO CORSO, CHI HA SBAGLIATO PAGHERA'”
“La divisione dei poteri è la base della democrazia. È chiaro che a casa sua in compagnia di amici Salvini si può sfogare e dire qualsiasi cosa, siamo nell’ambito della libertà di pensiero e di parola. Da ministro dell’Interno, però, il discorso cambia, non può dire quelle cose. Non sto nè con i giudici nè con i ministri, se un giudice entrasse nelle competenze di un ministro sbaglierebbe. E viceversa”.
Queste le affermazioni della senatrice del M5s, Paola Nugnes, commentando le parole del vicepremier e ministro Matteo Salvini che ha parlato di “sentenza politica” a proposito del pronunciamento dei giudici sui fondi della Lega.
Alla domanda se Salvini commette un errore quando chiede un incontro con il capo dello Stato, Nugnes risponde: ” Credo sia nelle sue prerogative. Certo poi dipende da quali sono le sue finalità …”.
Il M5s ha cambiato atteggiamento perchè oggi è al governo? “Oggi il quadro è cambiato – dice Nugnes -. Bisogna essere realisti e costruttivi. Quando si è all’opposizione si ha un atteggiamento più propagandistico, lo schizzo di massima. Nel momento in cui devo portare a casa risultati si deve essere rigorosi e attenti, devo fare il progetto cantierabile. Ma, ripeto, non sto cambiando idea”.
Nugnes nega imbarazzo dentro al M5S: “Al momento non vedo imbarazzo, semmai lo riscontro su altro. La magistratura farà il suo corso, ognuno pagherà per le proprie responsabilità “.
(da Globalist)
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