Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
IL SETTIMANALE : “SI TRATTA DI VANGELO”… CONCORDIAMO, ORA LA LOGICA CONSEGUENZA: FUORI I RAZZISTI DALLA MESSA, COME GESU’ SCACCIO’ I MERCANTI DAL TEMPIO… OCCUPINO IL LORO TEMPO A CERCARE LE PROSTITUTE NIGERIANE CON CUI VANNO DI NASCOSTO DALLE MOGLI
Una mano che si leva verso il volto di uno sconcertato ministro degli Interni; sotto, il titolo: “Vade retro Salvini”.
È la copertina del prossimo numero di Famiglia Cristiana, domani in edicola. “Niente di personale o ideologico”, precisa il settimanale, “si tratta di Vangelo”.
Dopo l’ennesima tragedia di migranti morti in mare (le vittime, ricorda il settimanale, sono già 1.490 dal primo gennaio al 18 luglio), Famiglia Cristiana fa il punto sull’impegno della Chiesa italiana, “contro certi toni sprezzanti e non evangelici”.
Il giornale apre con le riflessioni della presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei): “Come pastori non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, nè volgere lo sguardo altrove, nè far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto”.
Il ministro dell’Interno ha replicato con evidente imbarazzo: “Non penso di meritarmi l’accostamento a Satana. È di pessimo gusto. Io non pretendo di dare lezioni a nessuno, sono l’ultimo dei buoni cristiani, ma non penso di meritare tanto”.
Lasci decidere agli altri cosa merita.
(da agenzie)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
LA NAVE DI SOS MEDITERRANEE E MEDICI SENZA FRONTIERE A GIORNI TORNA A SALVARE VITE UMANE … SONO AUMENTATE LE DONAZIONI DI PRIVATI ALLA FACCIA DEI RAZZISTI, UNO STAFF LEGALE PRONTO A DENUNCIARE AZIONI ILLEGALI DEI GOVERNI
Molo 2, zona commerciale del Vieux-port di Marsiglia, al posto 110, nascosta tra le navi
mercantili e quelle da crociera, c’è la nave Aquarius dell’ong Sos Mediterranèe, gestita in partnership con Medici senza frontiere, attraccata qui da quasi un mese. Ralph ci dà il benvenuto a bordo e ci augura buona giornata.
Il sole picchia forte già dalla mattina, ma tutto intorno l’equipaggio continua incessante le attività di routine per la rimessa in attività dell’imbarcazione: tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, infatti, si torna in mare.
La lunga sosta tecnica, prolungata anche alla luce dell’incertezza dovuta al nuovo scenario politico, e alla guerra alle ong ormai dichiarata da parte del governo italiano, sta per finire. Ma restano le incognite.
L’ultimo evento in cui l’Aquarius è stata coinvolta è coinciso con l’annuncio della chiusura dei porti italiani alle navi delle organizzazioni umanitarie da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Dopo giorni di tira e molla, infatti, il 17 giugno scorso, i 630 migranti a bordo (trasbordati in parte su due navi italiane) sono sbarcati a Valencia.
Da allora ogni salvataggio in mare di migranti ha rappresentato un caso politico, anche quando ad essere coinvolte erano navi marcantili o della Guardia costiera italiana.
Contemporaneamente la lista delle morti in mare si è allungata: a giugno secondo i dati dell’ Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) le vittime sulla rotta del Mediterraneo centrale sono state 564, contro le 529 dello scorso anno, quando gli arrivi erano quasi il triplo di quelli attuali.
Upgrade tecnici e più cibo a bordo per essere preparati a tutto.
Seduto sul ponte della nave Nicola Stalla, coordinatore Sar (Search and Rescue) di Sos Mediterranèe dà le ultime istruzioni mattutine.
“Ci siamo presi questo tempo di sosta tecnica a Marsiglia per adeguarci al nuovo contesto in cui andremo ad operare – mi spiega – stiamo completando in questi giorni un consistente lavoro di upgrade dal punto di vista tecnico per essere preparati a una prolungata permanenza in mare, nel caso si dovesse verificare di nuovo una situazioni di blocco o di ritardato sbarco per le persone soccorse a bordo. Avremo più cibo a disposizione, ma stiamo sistemando anche gli equipaggiamenti sar, prevedendo per esempio una maggiore capacità e autonomia della lance di salvataggio e degli equipaggiamenti di soccorso in caso di naufragio. Insomma ci stiamo preparando a tutto quello che potrebbe succedere: prima tra il soccorso e lo sbarco passavano dai due ai tre giorni, ora non lo sappiamo”.
Ogni mattina, come da routine, sulla nave attraccata al porto si svolge il morning meeting con tutto l’equipaggio e il monitoraggio delle attività nel Mediterraneo.
Poi ci sono le esercitazioni in mare aperto e le attività di messa in sicurezza dell’attrezzatura.
Ma una parte della giornata si spende anche in consulenze legali per capire come essere preparati anche a livello giuridico ad affrontare la nuova situazione. “Il contesto in cui operiamo è cambiato nel tempo, da un anno a questa parte ci sono stati punti di svolta che hanno reso sempre più complessa l’azione in mare – aggiunge -. Ci troviamo di fronte a problematiche significative a livello operativo, soprattutto da quando la supposta Guardia costiera libica ha cominciato ad assumere più responsabilità su eventi Sar inizialmente sotto il coordinamento della Guardia costiera italiana. Questo ha portato a situazioni in cui abbiamo ricevuto, per esempio, l’ordine di stand by per dare priorità all’intervento dei libici – continua Stalla -. Ovviamente questo è problematico, sia per la security dell’equipaggio di Aquarius, che per le persone a bordo dei gommoni, perchè ne aumenta il rischio. Se c’è una nave in zona deve essere messa in condizione di prestare assistenza, è un obbligo giuridico per lo stesso comandante della nave. Le istruzioni di stand by non trovano giustificazione in nessuna delle norme e regolamenti sul soccorso in mare. E’ un’istruzione che mette in evidenza solo una priorità : l’interesse verso un controllo dei flussi e delle frontiere esterne dell’Europa”.
E poi c’è la questione, non secondaria, della Libia: “la responsabilità del Mrcc che prende in carica un evento Sar si conclude solo quando le persone soccorse vengono sbarcate in un place of safety, che è un luogo che ha precisi requisiti sotto il profilo della tutela delle persone, come l’accesso all’assistenza medica, al cibo, ma anche l’accesso alla possibilità di chiedere asilo e il rispetto dei diritti umani. La Libia è chiaro ed evidente che non può essere considerata un place of safety. L’intervento dei libici, in acque internazionali, con successivo sbarco delle persone in Libia si pone in evidente violazione del principio di non respingimento”.
“Perchè torniamo in mare? Perchè c’è una drammatica necessità di esserci, oggi più che mai”.
Inoltre c’è la posizione di chiusura dell’Italia che il responsabile Sar di Aquarius definisce “estremamente preoccupante” anche alla luce di quanto successo alla loro imbarcazione a metà giugno, quando a bordo c’erano 630 persone (400 delle quali trasbordate da altre imbarcazioni, sotto il coordinamento del Mrcc di Roma).
Il no dell’Italia e il conseguente sbarco a Valencia, in Spagna, ha avuto “costi altissimi – spiega – innanzitutto per le persone soccorse, che hanno passato numerosi giorni di permanenza a bordo in condizioni difficili, invece di essere sbarcate tempestivamente per poter accedere a cure mediche e psicologiche”.
L’operazione ha avuto anche un costo economico elevato: tra il 9 e il 17 giugno, cioè dal primo soccorso in zona Sar fino allo sbarco a Valencia la nave dell’ong francese ha consumato 35 tonnellate di fuel, per un costo di quasi 21mila euro.
“Oltre a questo, l’operazione Valencia è costata l’allontanamento di un importante assetto di search and rescue da una zona dove c’è già carenza di assetti di soccorso- aggiunge. Insieme a noi sono stati allontanati anche altri due importanti assetti, la nave Dattilo e la nave Orione, su cui sono stati trasbordate una parte delle persone” . E allora perchè tornare nel Mediterraneo?
“Torniamo in mare proprio perchè oggi c’è una drammatica necessità di esserci – conclude Stalla -. Nell’ultimo mese c’è stato un picco drammatico della mortalità nel Mediterraneo. All’inizio della missione, nel 2016, denunciammo una carenza di assetti di ricerca e soccorso. Oggi invece di migliorare la situazione i pochi assetti presenti sono stati costretti a ritirarsi. In particolare alle ong è stato ostacolato il lavoro – conclude Stalla -. Altri attori sono stati coinvolti, ma l’ultimo caso di Open arms mette in evidenza come le pratiche della cosiddetta Guardia costiera libica siano totalmente inadeguate. Questo ci fa essere sempre più convinti a tornare a operare il più presto possibile”.
30mila salvati in due anni: “in mare non si fa politica, si tende la mano”.
Nella sala ristorante il cuoco della compagnia Jasmund Shipping inizia a preparare il pranzo. Su un cartello appoggiato dietro la televisione un gruppo di migranti nigeriani soccorsi in mare ha lasciato un messaggio per i volontari: “God bless you, guys!”.
“Su questa nave sono state soccorse quasi 30mila persone in questi anni – afferma Mathilde Auvillain, communication officer di Sos Mediterranèe -. In mare non si dovrebbe fare politica, solo tendere la mano alle persone, soccorrerle e portarle in un porto sicuro. Noi siamo soccorritori, il nostro compito è aiutare chi sta annegando. E in questo momento il bisogno di aiuto è urgente”.
Per tutta la giornata sulla nave si susseguono le visite dei giornalisti, degli studenti e sostenitori privati.
“Sentiamo una vicinanza forte della società civile – aggiunge Auvillain -continuiamo a ricevere donazioni da parte di persone che ci chiedono di tornare a soccorrere in mare. E’ un sostegno importante, che viene dal basso. Ed è proprio dal basso che stiamo ricevendo le maggiori dimostrazioni di vicinanza”.
Quando l’Aquarius tornerà in mare ancora non si sa, per ora resta al molo 2 “dell’unica città al mondo in cui non ci si sente stranieri”, come scriveva Jean Claude Izzo nel suo capolavoro sul Mediterraneo “Marinai perduti”.
(da Globalist)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
NON SOLO IL CASO DEL VELISTA GRILLINO… ECCO LA CLASSIFICA
La vicenda del deputato Andrea Mura ha sollevato un caso sull’assenteismo in Parlamento. Il pentastellato, nel 96% delle votazioni, non si è presentato a Montecitorio e in un’intervista rilasciata alla Nuova Sardegna ha giustificato così la sua scelta: “L’attività politica non si svolge solo in Parlamento. Si può svolgere anche su una barca. Io l’ho detto fin dall’inizio, anche in campagna elettorale, che il mio ruolo, più che quello di parlamentare, sarebbe stato quello di testimonial a difesa degli oceani”.
Mura, su cui si sono accese polemiche alimentate anche da colleghi di partito, non detiene in realtà il record di assenze, ma si piazza solo al quarto posto.
Alla Camera, la “maglia nera” appartiene a Michela Brambilla, che sinora, su 220 votazioni, ha preso parte solo a una, con una percentuale del 99,5% di assenze.
A pari merito, Leonardo Salvatore Penna del Movimento Cinque Stelle.
Segue Iolanda Nanni, sempre M5s, presente a 6 votazioni su 220.
Sui banchi del Senato, con una votazione su 201, detiene il record assoluto di assenze nella nuova legislatura il forzista Paolo Romani (senza tener conto dei senatori a vita sono Renzo Piano e Carlo Rubbia, sempre assenti).
Al secondo, terzo e quarto posto i colleghi di partito Giacomo Caliendo – 93,03% – Niccolò Ghedini – con il 92% di assenze – e Licia Ronzulli – 87,56%.
Sul quotidiano Repubblica, in un’intervista, Romani e Caliendo motivano il dato:
“Finora non c’è stato nulla di fondamentale da votare. Essere in Parlamento non significa fare politica. Io lavoro sul territorio, incontro i cittadini. In aula ci si va quando c’è qualcosa di specifico e utile”, dice Romani.
“Certo che non ci sono mai, mi sono rotto”, risponde invece Caliendo, “Sono inciampato sui sampietrini, frattura tripla malleolare. La sindaca m’ha fatto uno scherzetto”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
TRA GLI ASSENTEISTI, GIACOMO CALIENDO ALMENO E’ GIUSTIFICATO
Il senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo – 75 anni, originario della provincia di Napoli ma
milanese d’adozione, ex magistrato ed ex sottosegretario del quarto governo Berlusconi – conta il 93 per cento di assenze e le altre 7 in missione.
Un altro caso Andrea Mura?
Lui spiega in un’intervista a Repubblica di essere impossibilitato ad arrivare a Roma a causa di un infortunio subito per le buche in città :
«Il 30 maggio scorso verso le 11 e mezzo stavo andando ad una riunione del partito per discutere sugli atti del governo, ero in via delle Cappelle. E insomma sono inciampato sui sampietrini, fattura tripla malleolare. La sindaca m’ha fatto lo scherzetto (ora sorride, ndr)».
Colpa di Virginia Raggi
«No ma posso dirle che giorni dopo mi hanno mandato delle foto dal luogo del misfatto. Prima c’erano delle transenne. Poi hanno asfaltato quel pezzetto lì di strada. Non so se a causa della mia caduta eh. Magari c’era cascato anche qualcun altro…».
E adesso?
«Adesso sono bloccato a casa mia a Milano, ma sono stato in clinica a Roma fino al 16 giugno. Pensi che quando sono caduto sono rimasto per terra, avevo capito che era successo qualcosa di brutto. E per fortuna ero riuscito a non cascare faccia a terra». Ma prima del 30 maggio comunque non andava, però. O no?
«Le sedute delle commissioni me le sono fatte tutte quante. Poi sa, senza il governo, l’attività non era molta. Mi sono infortunato sul più bello ecco, diciamolo».
(da agenzie)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
SI CHIAMA FRANCESCA TOTOLO, E’ UNA BLOGGER CHE LAVORA ANCHE PER LE AGENZIE RUSSE… LA MAGISTRATURA ORA APRA UN FASCICOLO
L’ultima sua «prodezza» è stata quella di aver diffuso la fotografia di Josefa, la donna salvata dall’imbarcazione Open Arms, con lo smalto alle unghie.
Lei è Francesca Totolo, professione blogger, punto di riferimento dell’universo sovranista della rete.
In un’intervista a La Stampa ha spiegato come è nata la fake news su Josefa e ha anche chiarito alcuni aspetti della sua attività .
«Ho visto il servizio al TG5 — dice la Totolo — e ho fatto lo screenshot. Poi, l’ho pubblicato su Twitter. Ma non ho mai detto quello che poi mi hanno contestato. Parlavo di due ipotesi: o lo smalto lo aveva già o le è stato messo a bordo. Un fatto curioso, no?». In ogni caso, la versione che si è diffusa nella sua rete di contatti è stata la prima.
Con conseguente spiegazione degli operatori della ong e dei giornalisti presenti sulla Open Arms che hanno affermato che lo smalto è stato applicato alle unghie di Josefa in un secondo momento, per distrarla dopo lo shock subito.
La Totolo dichiara di non avere nessuna esperienza politica. Ma i legami con gli ambienti di estrema destra ci sono e sono di carattere lavorativo: «Collaboro principalmente con il Primato Nazionale, anche se ho altri progetti che a settembre diventeranno pubblici con un editore italiano».
Il giornalista de La Stampa le ha poi chiesto: «Quindi il finanziamento della sua attività viene dal giornale di CasaPound».
La Totolo ha risposto secca: «Sì».
Ma il mondo di cui Francesca Totolo è rappresentante è molto più vasto.
La blogger, infatti, è stata contattata sia dalla redazione moscovita, sia da quella britannica di Sputnik News.
Il bersaglio principale dei suoi articoli resta la Open Society Foundation di George Soros. E, ovviamente, gli sbarchi dei migranti.
Tra le sue ultime attività c’è anche quella del salvataggio della guardia costiera libica ripreso dall’emittente RTL. Il suo post lo metteva in correlazione con il ritrovamento dei due corpi e il salvataggio di Josefa: sono serviti parlamentari e rappresentanti delle ong per smentire il collegamento tra i due episodi e per restituire la verità dei fatti. Che molti followers della Totolo, tuttavia, ancora non conoscono.
«Io ci metto nome e cognome — dice la Totolo a La Stampa — perchè oggi questa è la mia attività lavorativa. Lavoro 18 ore al giorno sulla rete».
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
(da agenzie)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
DONO DELL’UBIQUITA’, BOWLING E RACCOLTA DI SCONTRINI… GLI ACQUISTI A SPESE DELLA REGIONE DI MOLINARI (LEGA), TIRAMANI (LEGA) E MONTARULI (FDI)…SERATE IN DISCOTECA, BORSETTE DA 200 EURO, CENE
Magna magna, ma proprio in senso letterale: se uno scorre gli scontrini che si facevano
rimborsare i consiglieri regionali del Piemonte diventati poi deputati, mangiavano ai quattro palmenti.
Eppure restavano così in linea da essere incorporei: ordinavano la brioche nel Canavese, ma in realtà erano in Giamaica, chiedevano un cappuccino in un paesino in provincia di Vercelli, ma in realtà erano in Turchia, dormivano in Spagna, ma anche nel Monferrato.
Niente trucco, niente inganno. Cioè, sì, qualche trucco in realtà sà, secondo la Procura generale.
Lo svelamento dell’arcano stava nei cosiddetti “scontrini a catena” come li hanno chiamati i magistrati dell’accusa che hanno contestato una sfilza di episodi di possibile peculato.
Scontrini rastrellati a strascico sui banconi dei bar e dei ristoranti e serviti poi nelle cartelle dei rimborsi dei gruppi consiliari della Regione Piemonte.
Non c’erano solo i pantaloncini verdi dell’allora governatore Roberto Cota. C’era il cd di Guccini che Riccardo Molinari (da poco diventato capogruppo della Lega a Montecitorio) comprò con i soldi della Regione in un autogrill di Desenzano.
C’erano le serate al bowling e i drink alle 3 di notte in discoteca di Paolo Tiramani (ora deputato del Carroccio, ma anche sindaco di Borgosesia).
C’erano anche i libri di Augusta Montaruli (avvocata e ora deputata di Fratelli d’Italia), tra cui Sexsploration, il cui acquisto non è un reato, ma chissà se ha a che fare con la linea sovranista del partito dei patrioti.
Così facevano tutti, forse, visto che i condannati in appello per l’uso “eccentrico” di quei fondi sono stati 25 e c’è una seconda inchiesta che ha preso in pieno il centrosinistra.
Così facevano, dice nel frattempo una sentenza di secondo grado, tre consiglieri diventati deputati della Repubblica.
Resta da aspettare le motivazioni per sapere per cosa sono stati condannati (Molinari a 11 mesi, Tiramani a 17, Montaruli a 19) e poi resta ancora la Cassazione fino a quando chiunque è innocente.
Non tutto è questione giudiziaria, d’altra parte: piuttosto è questione politica, quella di tre deputati poco più che trentenni che promettono di essere la nuova classe dirigente e nel frattempo portano avanti le vecchie tradizioni. Nonostante questo, promossi dai rispettivi partiti, fino a Montecitorio.
In Castilla e nel Monferrato allo stesso tempo
In un anno e mezzo, dal giugno 2010 al gennaio 2012, Riccardo Molinari si è fatto rimborsare 9mila euro, di cui 4400 tra ristoranti, al bar “e similari” come recita il verbalese dei magistrati, 1400 in notti in albergo e 2500 “senza alcun documento giustificativo” secondo la Procura generale.
Molinari, in rappresentanza della Lega Nord e del consiglio regionale del Piemonte, in pieno agosto mangia prima in un ristorante di Otranto (73 euro) e dopo una quindicina di giorni a Sanremo.
E poi che vuoi, a seconda delle sere, una grappa, una birra, una bevuta in un pub di Alessandria. Prima il Nord-Ovest.
E finalmente risponde alla domanda su chi potrà mai essere che si ferma all’Autogrill e si compra un cd.
Ecco: uno è l’onorevole Molinari che proprio alla stazione di servizio di Desenzano non potè fare a meno di comprare — con i soldi della Lega nel consiglio regionale piemontese — quel rarissimo disco di Francesco Guccini che gli piaceva così tanto.
Hanno raccontato le cronache del dibattimento che Molinari è anche capace di essere contemporaneamente al di qua e al di là dei Pirenei, attitudine che ha un certo valore, non essendo appartenuta neppure a San Giacomo quando molti secoli prima ha indicato la via verso la Galizia.
Dal 15 al 17 maggio 2011, dicono gli atti, l’allora vicepresidente del consiglio regionale dormì — in solenne rappresentanza leghista piemontese — per due notti di seguito ad àvila, in Castilla y Leon.
Eppure, mentre sganciava quei 120 euro che poi i fondi della Lega gli hanno ripagato fino allo spicciolo, era anche a Castelletto Monferrato, in provincia di Alessandria, a meno che non sia caduto in errore il registro mensile delle presenze della Regione Piemonte, consultato durante le indagini dalla Guardia di Finanza.
Molinari non ha mai risposto alle domande del pm nè a quelle dei giudici, però ha depositato una memoria, nella quale tra l’altro ha spiegato che quando passò quel weekend estivo a Bardonecchia (cena, albergo, pranzo) era solo per ritirare un faldone da una collaboratrice. Un’operazione di ore.
Il procuratore generale ha anche squadernato le cartine del Piemonte del sussidiario delle medie per convincersi: Ma, ha rilevato nel ricorso contro l’assoluzione, “Bardonecchia è a 45 minuti di auto da Torino e, per prendere un faldone, non pare congruo prevedere un soggiomo di due giorni a spese della Regione”.
Tiramani, l’appassionato di bowlin
In poco più di due anni Tiramani, l’ex consigliere che ora è deputato ma è anche sindaco, ha ottenuto dal gruppo consiliare della Lega in Regione Piemonte un po’ meno di 35mila euro in rimborsi, calcola la Procura generale.
Per tre quarti (25mila euro) sono pranzi, cene, colazioni, merende, ma 2mila vanno via in — aperte le virgolette — “abbigliamento, profumerie, generi alimentari, prodotti di elettronica, manutenzione autovettura privata, fiori, contravvenzione al CdS, giocattoli, ricariche telefoniche persone estranee al gruppo tra cui la moglie”.
Però no, ha precisato in una memoria scritta consegnata in tribunale, io in quei giorni di settembre del 2011 a Venezia non sono mai stato. E infatti lui non c’era: c’era la moglie.
Una formidabile mangiatrice, documentano gli scontrini finiti tra i rimborsi della Regione Piemonte. Il 17 settembre paga due scontrini a distanza di mezz’ora a pranzo, al ristorante Ae Oche Santa Lucia. Poi al Caffè Pedrocchi, 24 euro.
Poi ripaga quasi 40 euro, sempre al Pedrocchi. Non sazia, chiude con un gelato (2 euro, forse solo due gusti per mantenersi leggera). In famiglia, comunque, si mangia e si beve tutti in abbondanza.
Tiramani stesso per esempio passa le serate alle casse dei bar: il 23 ottobre 2010 paga tre scontrini in mezz’ora al Cortile Caffè di Novara, anche se il record personale di cui può fregiarsi il sindaco-deputato avviene davanti al pubblico del bar Le Muse dove paga tre scontrini in 18 minuti.
“Non è forse altamente plausibile pensare — si è chiesta prima della sentenza d’appello la Procura generale — che la consapevolezza dell’assenza di possibili controlli, legittimasse la produzione di qualsiasi scontrino, proprio o di terzi, relativo a spese rientranti in determinate categorie in quanto quello era l’unico modo per poter aver accesso alla propria quota di fondo?”.
Solo i giudici hanno potuto dare una risposta, mentre gli elettori possono comunque contare sull’iperattività politica dell’onorevole primo cittadino che per mesi è stata a tappeto: il vessillo della Lega con lui è sventolato al Ryan’s Club Luxury Disco, “locale cool ed elegante” promette il sito ufficiale (due pagamenti in 10 minuti alle 3 di notte, totale 48 euro), al bowling di Serravalle Sesia, ma anche in profumeria (88 euro), al mercato, allo Juventus Store, al ristorante dell’Ikea di Corsico e, immancabile, l’Autogrill, crocevia di tutte le ricevute.
No, fermi tutti: Tiramani ha giurato di non essere stato nemmeno all’Ikea di Corsico. E nemmeno al bowling, anzi forse il bowling gli fa anche un po’ schifo, perchè quella sera di febbraio del 2012 lui era a casa sua, a Borgosesia.
E il barista dello “Gnomo” di Scopa, in provincia di Vercelli, non l’ha mai visto godersi tutte quelle colazioni e mica è colpa sua, povero diavolo: Tiramani sarà stato pure in un bar, ma forse in Turchia, dove in realtà si trovava in viaggio. Una bilocazione, come prima solo di Natuzza Evolo, che lo porta a Cagliari ma anche al bar del Benzinat, sempre a Scopa, in Friuli e poi in Slovenia, ma anche (ancora) a Scopa. Miracolo.
Leggere fa sempre bene
In poco più di due anni (giugno 2010-settembre 2012) l’ex consigliera ora onorevole Augusta Montaruli si è fatta rimborsare un po’ più di 41mila euro, di cui 20mila euro in ristoranti, bar, take-away, mille in negozi di abbigliamento, gioielleri, articoli per la casa, un apparecchio microtouch, il meccanico, dei fiori, 2mila euro in alberghi.
Non tutto è contestato, non tutto è contestabile. La Guardia di Finanza, per esempio, non si mette a verificare la voce “libri”.
Ma tra gli atti spunta uno scontrino di Feltrinelli per due libri. Uno è Mia suocera beve — “un altro pirotecnico romanzo costruito intorno alle divagazioni di un personaggio irresistibile” lo descrive la casa editrice Einaudi -, l’altro è Sexsploration — “Il matrimonio è la tomba dell’amore. E la coppia fissa spegne i bollenti ardori. Chi l’ha detto? Anche dopo anni di convivenza, e magari persino di fedeltà , il sesso può riservare sorprese” è la promessa della quarta di copertina.
“Due libri — scrive la procura generale nel ricorso contro la sentenza di primo grado — che difficilmente possono essere funzionali alla formazione ed all’aggiornamento di un gruppo consiliare”.
Le spese di rappresentanza sono sempre una bella scocciatura, specie sotto Natale. Un acquisto nella boutique di Torino di Olympic il 18 dicembre (del 2011), due da Swarowski qualche giorno prima e qualche giorno dopo. E poi una borsa di Borbonese un mese prima delle feste.
Ma no, signori giudici — si è difesa l’avvocata Montaruli — quella borsetta da 200 euro era per un banco di beneficenza. La Procura — arida di cuore — l’ha definita una tesi “inverosimile e stucchevole“.
Ma se un collega avvocato ti invita all’inaugurazione dello studio legale, cosa fai, ti presenti a mani vuote? “E cosa gli portiamo adesso?”, “Un mazzo di fiori?”. Ecco, una pianta, per esempio in quell’angolo dello studio del collega, ci starebbe proprio bene. Si poteva chiamare la Pianta del Pdl, d’altra parte i soldi vengono da lì, ma poi forse è successo che il Pdl è durato meno della pianta.
Anche la Montaruli è come Houdini: è in un posto, ma et-voilà in realtà è in un altro. Il giorno di Santo Stefano del 2010, per dirne una, è in Giamaica, ma fa anche colazione in un bar di Ceretta, frazione di San Maurizio Canavese, che ha molto di invidiabile, ma può contare su un clima un po’ meno caraibico.
Per dirne un’altra, nel giorno della festa della Donna del 2011 gusta un’ottima pizza a Bra, in provincia di Cuneo, nonostante sia partita per Roma da 4 ore.
La specialità che la procura generale attribuisce all’onorevole Montaruli è il cosiddetto “Scontrini a catena”. Non un gioco da tavola: per la Procura Montaruli è infallibile quando c’è da aiutare il personale di sala, a fine consumazione. “Risulta evidente — scrivono a un certo punto nel ricorso — che Montaruli ha riversato, chiedendone il rimborso, tutti gli scontrini relativi alle spese che ogni giorno chiunque affronta, nonchè quelli che trovava sui banconi”.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
INDIGNAZIONE PER L’AUMENTO DEI VINCOLI E DEI COSTI PER I CONTRATTI A TERMINE… BEN GLI STA, COSI’ IMPARANO A FIDARSI
“Vi abbiamo votato, ma così ci rovinate. Per due immigrati in meno vi siete venduti ai 5 Stelle. Ci sentiamo traditi”.
Sono questi i toni usati da 600 industriali veneti per manifestare il loro dissenso nei confronti del governo, e in particolare – come si evince dal riferimento ai 5 Stelle – dei ministri leghisti.
Nel mirino degli imprenditori, si legge sul Corriere della Sera, il decreto dignità .
Lo scontento era evidente in due riunioni di Confindustria Venetocentro, che si sono svolte a Treviso e a Padova.
Dure, in particolare, le parole del presidente Massimo Finco
Ha attaccato il vicepremier Luigi Di Maio (“non ha mai lavorato in vita sua”) e se l’è presa anche con il presidente della Regione, il leghista Luca Zaia, “che non può far finta di niente in cambio di un barcone di immigrati in meno”
A suscitare l’indignazione maggiore è l’aumento dei vincoli e dei costi per i contratti a termine. A rilanciare le critiche anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che sul decreto, in altre sedi, ha detto:
“È antitetico al contratto di programma, che verte su due elementi, reddito di cittadinanza e flat tax . Invece si aumenta il costo dei contratti a tempo indeterminato e il costo dei licenziamenti”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
“I CONTENUTI DEL PROVVEDIMENTO SONO STATI FORTEMENTE AMPLIATI RISPETTO AL TESTO ORIGINARIO”
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato in data 24 luglio la legge di
conversione, con modificazioni, del c.d. decreto terremoto e ha contestualmente scritto una lettera al Presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte. “Signor Presidente- scrive il Capo dello Stato-, ho promulgato in data odierna la legge di conversione, con modificazioni, del decreto legge 29 maggio 2018, n. 55 recante ‘Ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016′, approvata in via definitiva lo scorso 19 luglio.
Si tratta di un provvedimento legislativo i cui contenuti sono stati, in sede di conversione, notevolmente ampliati rispetto a quelli originari del decreto legge, composto da un solo articolo volto a prorogare e sospendere i termini per adempimenti e versamenti tributari e contributivi.
All’interno della legge di conversione trovano sede numerose altre disposizioni — contenute in ventuno ulteriori articoli — che disciplinano in chiave emergenziale, tra l’altro, i contributi e i finanziamenti per gli interventi di ricostruzione e recupero degli immobili, il ripristino dell’agibilità degli edifici, la riduzione degli oneri burocratici e amministrativi”.
“Non posso fare a meno- aggiunge- di segnalare taluni aspetti di criticità dell’articolo 07 che, pur non costituendo una palese violazione della legittimità costituzionale, suscitano forti perplessità . Detto articolo sostituisce integralmente l’art. 8-bis del DL n. 189 del 2016, relativo a interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016”.
“La nuova previsione — sottolinea Mattarella-, in tema di “Interventi eseguiti per immediate esigenze abitative”, stabilisce al comma 1 che, nelle aree colpite dal terremoto e in deroga alla necessità della previa comunicazione all’amministrazione dell’avvio dei lavori, possono essere utilizzati, in sostituzione di immobili destinati ad abitazione principale e dichiarati inagibili, opere, manufatti leggeri, anche prefabbricati, e analoghe strutture, realizzati o acquistati nel periodo compreso tra il 24 agosto 2016 e la data di entrata in vigore della disposizione, purchè amovibili e diretti a soddisfare esigenze contingenti e meramente temporanee.
Si prevede altresì l’obbligo di demolire o rimuovere dette opere nonchè di ripristinare lo stato dei luoghi entro novanta giorni dall’emanazione dell’ordinanza di agibilita’ dell’immobile distrutto o danneggiato.
Il comma 2 stabilisce poi l’inapplicabilità delle sanzioni penali di cui all’articolo 181 del codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. n. 42 del 2004), limitatamente al periodo di emergenza e comunque fino al novantesimo giorno dall’emanazione dell’ordinanza di agibilita’ dell’edificio distrutto o danneggiato”.
Infine, continua, “il comma 3 prevede che “le ordinanze di demolizione e restituzione in pristino e le misure di sequestro preventivo emanate fino alla data di entrata in vigore della disposizione, per i lavori e le opere che rispettino le condizioni di cui al comma 1, sono inefficaci”. I profili di criticita’ della disciplina concernono le previsioni dei commi 2 e 3″.
“Nel comma 2- scrive ancora il capo dello stato- si stabilisce una inedita sospensione della punibilita’, testualmente riferita solo alle sanzioni penali di cui all’art. 181 d.lgs. n. 42 del 2004, mentre nulla si prevede in riferimento ad altre fattispecie (in materia di edilizia, urbanistica e tutela di aree protette) che sovente ricorrono nelle ipotesi di realizzazione di opere in assenza delle prescritte autorizzazioni in zone soggette a vincoli. Pertanto, la ratio dell’intervento, volta a consentire l’utilizzo temporaneo di tali manufatti, potrebbe essere vanificata dalla possibile configurabilita’ di altre responsabilita’ penali non precluse da questa norma. Inoltre, la opportuna limitazione temporale dell’inapplicabilita’ delle sanzioni prevede quale termine finale il “novantesimo giorno dall’emanazione dell’ordinanza di agibilita’ dell’edificio distrutto o danneggiato”.
Tale evento, tuttavia, potrebbe non verificarsi mai, come ad esempio nel caso di assegnazione di una diversa soluzione abitativa rispetto a quella originaria, determinando, di fatto, la protrazione della inapplicabilita’ sine die e il conseguente utilizzo perpetuo dell’immobile “abusivo”, che diverrebbe, in tal modo, una seconda abitazione.
La disciplina andrebbe quindi opportunamente rivista al fine di escludere le conseguenze prima esposte”. “Il comma 3 prevede l”inefficacia’ — oltre che dei provvedimenti amministrativi — anche del sequestro preventivo. La disposizione risulta asistematica e lesiva della intangibilita’ ex lege dei provvedimenti giudiziari, sottraendo alla magistratura la esclusiva competenza a valutare i presupposti per il permanere delle misure di sequestro (articoli 321 e 355 c.p.p.).
Peraltro, la norma contempla il solo sequestro preventivo, non prendendo in considerazione quello “probatorio” (art. 354 c.p.p.), che ben può essere disposto in caso di attività edilizia svolta in assenza delle necessarie autorizzazioni”. “Tanto Le rappresento, rimettendo alla valutazione del Governo l’individuazione dei modi e delle forme di un intervento normativo idoneo a ricondurre a maggiore efficacia, in tempi necessariamente brevi, la disciplina in questione”.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 25th, 2018 Riccardo Fucile
ABUSATE QUANDO ERANO SOLE IN CASA CON L’INDAGATO
Ha abusato sessualmente di due sorelline di 7 e 8 anni, figlie della sua compagna.
Per questo motivo un uomo di 55 anni è stato arrestato dai carabinieri in provincia di Caserta.
A sporgere denuncia sono stati i genitori delle due bambine, ora adolescenti. Le piccole hanno raccontato agli inquirenti di essere state abusate quando erano sole in casa con l’indagato, che avrebbe usato violenza fisica e verbale anche contro la loro mamma.
La donna, che nulla sospettava, lasciava in casa le sue due figlie con l’uomo, nel quale riponeva piena fiducia.
L’uomo è stato fermato ad appena 48 ore dall’iscrizione della notizia di reato, si legge in una nota della Procura di Santa Maria Capua Vetere, a causa della gravita’ dei fatti.
TRIBUNALE SANTA MARIA C V
II Giudice delle Indagini Preliminari, in data odierna, condividendo la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di S. Maria C.V., in seguito al fermo di indiziato di delitto disposto dal P.M. ed eseguito dai Carabinieri della Stazione CC di Alife in data 20.7.2018, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere a carico di G. M. ci. ’63, ritenuto responsabile dei delitti di cui agli artt. 81, 609 bis e 609 ter c.p. in danno di due sorelle dell’età di anni 7 e 8, all’epoca in cui sono iniziati gli abusi sessuali, figlie della compagna dell’indagato, cui era legato da una relazione sentimentale. Il procedimento penale origina dalla querela sporta dai genitori delle minori, in seguito alla quale, con assoluta tempestività , questo Ufficio escuteva a sommarie informazioni le ragazze, oggi adolescenti, con le modalità protette previste dal codice di rito. Nel corso dell’audizione, le minori ricostruivano, in maniera precisa e concordante, seppur con notevoli sforzi dovuti alla gravita dei fatti che per la prima volta si trovavano a raccontare per intero, i drammatici abusi sessuali che l’indagato le aveva costrette a subire o compiere nella fascia di età dai 7 ai 10 anni, commessi quando si trovava da solo con le minori, approfittando dell’assenza della madre, la quale riponeva in lui piena fiducia, tanto da affidargli le figlie. L’indagine diretta da questo Ufficio di Procura, dopo appena 48 ore dall’iscrizione della notizia di reato, ha condotto al fermo dell’indiziato di delitto, imposto dalla gravita dei fatti emersi, nonchè dalla personalità allarmante e pericolosa dell’indagato, il quale, peraltro, aveva la 1 disponibilità di diverse armi e, in diverse occasioni, nel corso della stabile relazione intrattenuta con la madre delle minori abusate, aveva utilizzato violenza fisica e verbale anche nei confronti della stessa, la quale, infatti, pure ascoltata nel corso delle indagini, riferiva di un soggetto dalla personalità manipolatoria, vendicativa e pericolosa.
(da agenzie)
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