Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
I RAPPORTI CON LEGA E M5S, GLI ARTICOLI PER I MEDIA DI MOSCA, L’INCONTRO CON BANNON
Giusto dieci giorni fa Marcello Foa annunciava querela contro L’Espresso: oggi è stato indicato dal governo gialloverde come nuovo presidente della Rai.
Nell’ inchiesta di Vittorio Malagutti sulla rete dei sovranisti europei, L’Espresso aveva infatti raccontato i rapporti tra Foa, il mondo leghista, quello pentastellato e le voci di Putin in Italia.
L’inchiesta partiva da Sestu, vicino a Cagliari, dove ci sono gli uffici della Moving Fast Media, società da cui dipende il sito di news “Silenzi e Falsità ” che dichiara l’ambizioso obiettivo di raccontare “quello che i media non dicono”.
La linea politica del sito è chiara. Pieno appoggio al governo Conte e titoli enfatici per attaccare quelli che vengono descritti come i nemici dell’esecutivo, partiti o giornali.
A tirare le fila dell’iniziativa è Marcello Dettori, 28 anni, fratello di Pietro, classe 1986, a lungo collaboratore di Gianroberto Casaleggio e poi di suo figlio Davide, oggi uno dei quattro soci della piattaforma Rousseau.
Anche Marcello Dettori, il gestore di Silenzi e Falsità , ha lavorato due anni (da ottobre 2013 a dicembre 2015) alla Casaleggio associati.
Moving Fast Media è stata costituita pochi mesi fa, a dicembre del 2017, ma nel frattempo il più giovane dei Dettori si era già messo in proprio come consulente.
Tra i clienti, tre in tutto, compare anche una società di Lugano: la MediaTi holding.
A questa sigla fa capo il più importante gruppo editoriale della Svizzera italiana, proprietario del Corriere del Ticino, un quotidiano, a cui si aggiungono televisione, radio e un sito di news
Che cosa c’entra il consulente a Cinque Stelle con questi media che battono bandiera elvetica? C’è un nome, una persona, che fa da anello di congiunzione tra due mondi in apparenza distanti.
È appunto Marcello Foa, amministratore delegato della Società editrice del Corriere del Ticino, che l’anno scorso ha assorbito MediaTi holding.
Doppia cittadinanza, italiana e svizzera, giornalista, blogger e saggista, il nuovo presidente della Rai ha 55 anni ed è impegnato in prima linea nella battaglia sovranista.
Ha lavorato a lungo per il Giornale, alla redazione esteri e come responsabile del sito. Poi, nel 2011, il salto a Lugano, da manager di punta del gruppo Corriere del Ticino.
Foa non ha mai nascosto il suo sostegno a Salvini, mentre sul fronte Cinque Stelle i legami con Dettori junior si sono consolidati nel tempo.
Il sito Silenzi e Falsità ospita spesso interventi del giornalista italo-svizzero.
Sulla sua pagina Facebook, il manager del Corriere del Ticino non manca mai di segnalare anche i suoi interventi da opinionista per Russia Today, la tv via satellite in lingua inglese controllata dal governo di Mosca.
Foa conosce bene Salvini. Il 14 giugno scorso, l’ultimo libro di del giornalista (“Gli stregoni della notizia, atto secondo”) è stato presentato a Milano e il ministro dell’Interno, annunciato come “special guest”, si è materializzato con un videointervento.
L’incontro pubblico è stato organizzato, secondo quanto recita la locandina, dall’Associazione Più Voci, la stessa che, come rivelato da L’Espresso , ha ricevuto un contributo non dichiarato di 250 mila euro dal costruttore Luca Parnasi, arrestato tre settimane fa.
Molto meno pubblicizzata è stata la presenza di Foa a un altro evento dal significato politico ben più rilevante
L’8 marzo scorso, pochi giorni dopo le elezioni, a Milano è sbarcato Steve Bannon, il guru sovranista già vicino a Donald Trump, che ha fatto visita a Salvini. Tra i pochi ammessi all’incontro c’era anche Foa.
(da “L’Espresso”)
argomento: RAI | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
IN ITALIA LE QUERELE CONTRO I GIORNALISTI NON SONO UNA DIFESA DALLA DIFFAMAZIONE, MA UN’ARMA DI INTIMIDAZIONE, SONO I NUMERI A DIRLO: IL 70% DELLE QUERELE SONO ARCHIVIATE DAL GIP, CIOE’ SUBITO
Secondo Roberto Saviano, Matteo Salvini, neo ministro dell’Interno, è “il ministro della
malavita“. Come Giolitti secondo Salvemini.
Erano i primi anni del Novecento. E al Sud, erano gli anni della fame, della tubercolosi. Dell’esodo verso l’America. Per Giolitti, liberale, il traino dell’Italia era il nord. Il nord industriale. Era lì che era necessario concentrare gli investimenti.
Il sud non era che un serbatoio di voti. Da gestire attraverso il clientelismo. Attraverso i notabili locali. Spesso legati alla criminalità .
Salvemini non accusava Giolitti di mafia: accusava Giolitti, più esattamente, di non agire contro la mafia. Di guardare da un’altra parte. Perchè gli tornava utile. E dunque, di rendersi complice.
Dopo anni di invettive contro il Sud, a capo di un partito chiamato Lega Nord, il 4 marzo Matteo Salvini è stato eletto al Senato in Calabria.
Con il sostegno, in particolare, di Giuseppe Scopelliti, già sindaco di Reggio Calabria e presidente della Regione, al momento in carcere per falso in atto pubblico. L’alleanza tra Salvini e Scopelliti è stata mediata da Domenico Furgiuele, il coordinatore regionale della Lega. Il cui suocero, Salvatore Mazzei, è un noto imprenditore a cui l’antimafia ha confiscato beni per 200 milioni di euro. Non sono cose che dice Saviano, tra l’altro. Sono cose che dice la magistratura.
E che ha raccontato anche il Guardian. Che però, non è stato querelato.
Ma quella citazione di Salvemini, è diffamazione, o è un’opinione?
A Rosarno, a un comizio di Salvini erano presenti esponenti della famiglia Pesce. E affiliati alla famiglia Bellocco. E chi sta sul palco o parla, come un ragazzo che il 23 settembre 2006, da un palco di Casal Di Principe, guardò i parenti dei latitanti, in un angolo della piazza, e disse: “Questa non è la vostra terra — o parla o tace”.
E chi tace acconsente.
Il 70 percento delle querele contro i giornalisti viene archiviato dal Gip. E cioè subito. Nella fase delle indagini preliminari.
Del 30 percento che arriva a giudizio, solo il 30 percento si chiude con una condanna. Ma in realtà , ti conviene arrivare a giudizio. E affrontare anni di processo, anni di carte, di avvocati, udienze, di giorni sprecati a recuperare prove, rintracciare testimoni: perchè altrimenti, le spese legali restano a tuo carico.
Altrimenti, non solo sei stato querelato per niente. Ti tocca anche pagare.
In Italia le querele contro i giornalisti non sono una difesa dalla diffamazione. Sono un’arma di intimidazione: e sono i numeri a dirlo.
Enrico Mentana ha avuto circa 300 querele (almeno secondo Rolling stone).
Marco Travaglio circa 250 — prima di diventare direttore del Fatto Quotidiano, e perdere il conto.
A Corrado Formigli, la Fiat una volta ha chiesto 20 milioni di euro di risarcimento. Manco gli avesse causato un crollo in Borsa. E colpire uno, significa colpire tutti. Letteralmente. Non è retorica.
Il giornalismo non è un’avventura individuale, è un’impresa collettiva. Che si tratti di mafia, o di migranti, di tangenti o di precarietà , un’inchiesta è sempre decine di inchieste insieme. E il segnale a uno, è il segnale a tutti: se parli, se scrivi, se insisti, ti querelo. E non importa se poi perdo. Intanto ti ho fermato.
Giolitti, detto per inciso, fu anche l’uomo della guerra in Libia. Una guerra voluta più per ragioni economiche, che strategiche: per conquistare nuovi mercati. E per distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni.
Francesca Borri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
QUANTI PALLINI FINISCONO “CASUALMENTE” NELLE SCHIENE DI PERSONE DI COLORE… MA LO SLOGAN NON ERA “PRIMA GLI ITALIANI”?
Piano piano, senza far rumore perchè il colpo di pistola assomiglia a quelle pernacchiette che anticipano i botti veri di Capodanno, gli italiani stanno finalmente prendendo confidenza con le armi e fantasticando con la mente.
A Macerata, ricordate?, un uomo espresse tutto il suo sdegno in nome del “Prima gli italiani”, e falciò una serie di persone di colore. Un libero tiro a segno.
La democratica Macerata invece di insorgere si chiuse in casa, impaurita da quell’atto, e il Pd — che pure aveva subito una pallottola diretta a un suo circolo — s’indignò ritirando ogni appoggio alla protesta di piazza.
Il suo sindaco raccomandò a tutti di non fare baccano per strada, i concittadini erano ancora sotto stress e non avrebbero retto all’urto di una manifestazione pacifica.
Passarono le settimane e qualche pernacchietta venne udita a Forli, poi a Caserta. Infine, ma è cronaca di questi giorni, un esemplare funzionario del Senato, in quiescenza per raggiunti limiti di età , stava provando la sua meravigliosa pistola a piombini.
Nessun proiettile vero, solo piombini che, come dice la parola stessa, fanno male senza strafare. L’uomo esemplare, il padre di famiglia, italiano al cento per cento, volendo esercitarsi è uscito sul balcone e ha mirato dall’alto verso il basso in modo che il suo esperimento fosse sottoposto anche alla virtù della balistica.
Per un accidenti, che ancora il pistolero non sa spiegarlo, una bimba rom ha intercettato il piombino, forse per sgraffignarlo?, e con una torsione incredibile ha lasciato che le si conficcasse in una spalla.
E che dire di quel che è appena successo a Cassola, nel vicentino? Un signore, anche lui con carabina in spalla ha scelto ieri di sparare qualche colpo di piccolissimi e innocenti pallini di piombo.
Aveva un piccione come dirimpettaio e voleva innocentemente spiegargli che era meglio sloggiare: Prima gli italiani.
Il piccione è volato via, cosicchè i pallini di piombo, ormai liberi nella traiettoria, hanno autonomamente scelto di dirigersi nella schiena di un uomo, incredibilmente al lavoro su una scala e, ancor più inspiegabilmente, di colore nero.
I pallini, già tradotti in caserma, devono spiegare perchè hanno cambiato traiettoria sebbene il proprietario della carabina avesse raccomandato prudenza.
La linea difensiva dei pallini, illustrata dall’avvocato difensore, è la seguente: “Avevamo capito di prendere due piccioni con una fava”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
PERCHE’ SONO GIA’ SUL POSTO, A DIFFERENZA DEI RAZZISTI CHE NON FANNO UN CAZZO… DA GIORNI SONO PRESENTI MSF E CARITAS… TRANQUILLI SOVRANISTI, CONTINUATE PURE AD ABBRONZARVI
«Dove sono le Ong? Perchè invece di stare nel Mediterraneo non vanno in Grecia? Forse perchè
non fanno abbastanza business?». È questo il mantra che nelle ultime ore rimbomba sui social da parte di vari account e personaggi che ruotano attorno alla galassia “sovranista”.
«Le ONG sono impegnate a soccorrere africani davanti alla Libia» scrive ad esempio lo scrittore Maurizio Blondet; «Open Arms, Iuventa, Aquarius, Maos….dove siete?» twitta ironico il disegnatore Alfio Krancic; «Ma le ONG vengono pagate per traghettare clandestini in Europa, non cittadini europei verso la salvezza» si legge su Voxnews. P
reoccupati anche Fabrizio Bracconeri, l’ex alunno della 3c: «Ma MEDICI SENZA FRONTIERE erano in Grecia ad aiutare i feriti? Molti sono morti affogati per scappare feriti dalle fiamme!!! NO MONEY NO ONG!!» twitta dal suo account Bracconeri; «INFERNO IN GRECIA L’ITALIA INVIA CANADAIR. LE ONG VANNO IN GRECIA??.
Almeno 50 morti e centinaia di feriti. Migliaia di persone ancora da soccorrere ed evacuare. la Grecia richiede intervento della Protezione Civile dell’Unione europea. Salvini autorizza l’invio di alcuni Candair dall’Italia. Spero intervengano subito le ong con le loro navi pronte ad aiutare il prossimo…” scrive invece Igor Gelarda, consigliere comunale di Palermo per il Movimento 5 Stelle.
Premesso che non vi è ancora notizia di Ong specializzate nello spegnimento di incendi, i leoni da tastiera ignorano che proprio una delle Ong da loro invocata e attiva anche nei soccorsi nel Mediterraneo, Medici senza Frontiere, è da giorni al lavoro anche in Grecia per dare una mano di fronte all’emergenza.
«Martedì mattina Medici Senza Frontiere ha contattato il Centro Nazionale per le operazioni sanitarie (EKEPY) e la protezione civile greca, offrendo la propria disponibilità in caso di emergenze mediche e umanitarie da sostenere» spiegano dalla Ong all’Espresso.
MSF Grecia informa che la richiesta fatta dalle autorità è stata di sostegno per il centro sanitario di Rafina, uno dei centri più colpiti dalle devastazioni costate fino ad oggi oltre 80 morti. «Si tratta di fornire servizi medici e di salute mentale, nonchè la fornitura di farmaci e personale medico».
Per questo motivo una squadra di MFS, tra cui un medico, un infermiere e uno psicologo è al lavoro da mercoledì 25 luglio nella struttura. Allo stesso tempo, «I team stanno facendo una valutazione dei bisogni dell’area per fornire ulteriore assistenza medica e umanitaria alla popolazione colpita».
Attiva sul territorio anche Caritas Grecia che ha messo a disposizione un primo stock di generi di prima necessità (vestiti, medicine, cibo) e alcuni alloggi per chi è rimasto senza casa «Ogni ora che passa ci rendiamo sempre più conto di quanto sia drammatica la situazione, faremo tutto il possibile per tentare di alleviare le sofferenze di chi è stato colpito da questa tragedia, in particolare le famiglie più bisognose», ha dichiarato Maria Alverti, direttrice di Caritas Grecia.
I sovranisti di casa nostra possono stare tranquilli: mentre loro twittano indignati dalla spiaggia, ci sono volontari che aiutano le persone in difficoltà .
(da “l’Espresso”)
argomento: denuncia | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
“I TRE RICORRENTI POSSONO ADIRE VIE GIUDIZIARIE PER ACCERTARE SE SONO STATI LESI I LORO DIRITTI, IN QUEL CASO ARRIVEREBBE AUTOMATICAMENTE LA CONDANNA PER L’ITALIA E LA RAGGI”… E LA CORTE EUROPEA TIENE APERTO IL FASCICOLO
Dopo lo sgombero del Camping River ieri è arrivata la presa di posizione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a cui avevano fatto ricorso tre famiglie che abitavano nel campo assistite dall’Associazione 21 luglio.
La decisione della Corte di Strasburgo sui tre nomadi è arrivata ore dopo il loro sgombero dal Camping River.
La Corte ha spiegato che allo stato attuale non si può escludere che i tre nomadi possano proseguire la loro azione legale contro l’Italia e chiedere ai togati se i loro diritti siano stati o meno lesi.
In caso di violazione dei loro diritti l’Italia sarebbe condannata.
Per la Corte il caso resta dunque aperto in attesa che i tre dichiarino o di abbandonare o di proseguire nel ricorso.
L’Associazione 21 luglio scrive intanto su Facebook che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha “riconsiderato la richiesta alla luce delle informazioni fornite dalle parti in data 26 luglio 2018 e alla luce di queste di non prolungare la misura ad interim” (queste le parole adottate nella comunicazione della CEDU). Una misura che aveva perso di senso alla luce del mancato rispetto delle indicazioni fatte al Governo italiano di sospendere lo sgombero sino al 27 luglio 2018 e dell’offerta solo orale fatta dal Comune di Roma alla sola capofamiglia di un centro di accoglienza per l’intero nucleo famigliare senza separazione dello stesso. Offerta accettata e con riserva di verificare quanto “concordato” con il Comune poichè alcuna comunicazione formale è stata loro notificata in merito e per la quale è stato riferito di far accesso agli atti. Si chiude quindi la misura “ad interim”, relativa allo sgombero, ma si apre la violazione di altri articoli molto più gravi, tra cui il mancato rispetto della decisione della Corte.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
L’ART 21 DELLO STATUTO E IL CODICE ETICO PREVEDONO CHE UNA CONDANNA PENALE, ANCHE DI PRIMO GRADO, E’ INCOMPATIBILE CON UNA CARICA ELETTIVA
Il MoVimento 5 Stelle si è sempre presentato come il partito degli onesti, di quelli che hanno
messo il rispetto delle regole e della legalità sopra ogni cosa.
Lo ha ribadito qualche giorno fa anche il vicepremier Luigi Di Maio parlando dell’Ilva alla Camera spiegando che «il rispetto della legalità viene prima di un eventuale nuovo piano ambientale e occupazionale».
Per poter essere alfieri della legalità il partito di Grillo e Casaleggio si è dato così uno stringente e complesso sistema di regole, statuti e codici etici che consente ai parlamentare e agli eletti pentastellati di affermare la propria superiorità morale rispetto agli “altri”
Sarti, Lannutti e D’Ippolito, i tre parlamentari M5S condannati per diffamazione
Il problema è che spesso e volentieri questo sofisticato sistema di di codici e codicilli non serve a garantire l’assoluta onestà (in senso grillino) degli eletti.
Si veda ad esempio lo scandalo rimborsopoli. Ma se sulla questione dei rimborsi non c’erano fatti penalmente rilevanti diversa è la situazione quando i gruppi di Camera e Senato si trovano di fronte a casi di deputati e senatori condannati.
È il caso di Giulia Sarti, deputata riminese già coinvolta nella vicenda degli scontrini, del senatore Elio Lannutti e del deputato Giuseppe D’Ippolito.
Tutti e tre sono stati condannati per diffamazione, un reato contemplato dall’articolo 595 codice penale.
La Sarti è stata condannata per diffamazione nei confronti di Filippo Graziosi, giornalista del Resto del Carlino di Rimini, che su Facebook la deputata M5S aveva definito “sciacallo”.
Il presidente di Adusbef Lannutti è stato condannato dal tribunale di Terni a pagare 20.000 euro alla Banca d’Italia per diffamazione.
D’Ippolito infine è stato condannato — con il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione — a mesi quattro reclusione per la diffamazione nei confronti dell’ex senatore Pietro Aiello (NCD).
Il deputato a 5 Stelle aveva falsamente affermato che Aiello era stato rinviato a giudizio nel processo “Perseo”.
Sono tutte sentenze di primo grado, quindi non si tratta di condanne definitive
Cosa prevedono gli statuti dei gruppi di Camera e Senato
Eppure all’articolo 21 dello Statuto del gruppo parlamentare della Camera e del Senato è scritto che «il Presidente del Gruppo, sentito il Comitato Direttivo, nel caso in cui siano segnalate violazioni del presente Regolamento o del “Codice etico” ad esso allegato, può disporre, sulla base della gravità dell’atto o del fatto, il richiamo, la sospensione temporanea o l’espulsione dal Gruppo di un componente».
Lo Statuto rimanda quindi al Codice Etico che stabilisce che una condanna penale, anche solo di primo grado, è incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle.
Il Codice Etico però sancisce anche che è a discrezione degli Organi Associativi stabilire la gravità ai fini disciplinari «di fatti astrattamente riconducibili ai c.d. reati d’opinione nonchè di fattispecie in cui l’espressione di un pensiero».
Quindi Sarti, Lannutti e D’Ippolito sono salvi essendo stati condannati per diffamazione? Non proprio.
Perchè le regole del gruppo parlamentare sono volutamente più rigide. Lo Statuto infatti al comma 2 dell’articolo 21 aggiunge che «costituiscono, comunque, cause di sanzione» le «mancate dimissioni dalla propria carica in caso di condanna penale, ancorchè non definitiva».
Questo significa che indipendentemente da quanto scritto nel Codice Etico un parlamentare a 5 Stelle può essere sanzionato qualora non si dimettesse dalla carica in caso di condanna penale, anche se non definitiva.
Ed è esattamente il caso di Sarti, Lannutti e D’Ippolito.
Non risulta però che nei confronti dei tre parlamentari siano stati avviati procedimenti disciplinari che possono portare anche all’espulsione dai gruppi del M5S di Camera e Senato. E i tre parlamentari non hanno nemmeno annunciato la loro “autosospensione” dal gruppo parlamentare. Un modo tutto grillino per annunciare la propria incompatibilità con le regole interne.
E non è l’unico caso in cui, durante questa legislatura, il MoVimento 5 Stelle non ha dato corso alle sanzioni previste dallo Statuto.
Ad esempio il deputato-testimonial (sic!) Andrea Mura è stato espulso dal M5S e, in base a quanto scritto nel comma 5 del già citato articolo 21 dello Statuto del gruppo parlamentare, è obbligato a pagare entro dieci giorni la penale da 100 mila euro prevista per chi viene espulso (o si dimette per ragioni di dissenso politico) dal gruppo del MoVimento.
Ovviamente Mura, così come tanti altri eletti a 5 Stelle espulsi o che si sono allontanati dal partito, non dovrà pagare nulla. E continuerà a rimanere al suo posto, pagato dagli italiani, eletto con i voti del M5S, scelto personalmente da Di Maio.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI SAVE THE CHIDREN NEL RAPPORTO “PICCOLI SCHIAVI INVISIBILI”
La tratta e lo sfruttamento di minori in Italia resta un fenomeno in larga parte sommerso, ma nonostante questo il numero delle vittime inserite in programmi di protezione nel 2017 è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, passando da 111 a 200.
Per la quasi totalità dei casi (196) si tratta di ragazze, il 93% sono nigeriane, e il 46% dei casi è riconducibilea sfruttamento sessuale.
Ma tra i dati raccolti da Save the children nel rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, redatto in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani (lunedì prossimo), uno dei fenomeni che desta piu’ sconcerto è quello del survival sex alla frontiera di Ventimiglia.
Riguarda le minorenni in transito provenienti per lo piu’ dal Corno d’Africa,che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs in cambio del passaggio oltre il confine, di cibo o di un posto dove dormire.
Una realtà della quale Save the children non fornisce numeri precisi, perchè parte del «flusso invisibile dei tanti migranti minori non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana, i quali — spiega Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa dell’associazione — nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari o conoscenti in altri Paesi Europei privati della possibilità di percorrere vie sicure legali, sono fortemente esposti a gravissimi rischi di abusi e sfruttamento».
Ma il fenomeno dello sfruttamento investe tutto il territorio nazionale e in alcune zone chiave, come Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e la città di Roma
Le unità del programma Vie d’Uscita dell’organizzazione, tra gennaio 2017 e marzo 2018 sono entrate in contatto con 1904 vittime, di cui 1744 neomaggiorenni (o sedicenti tali)e 160 minorenni.
In netta prevalenza si tratta di nigeriane (68%) seguite dalle rumene (29%). Un dato nettamente in crescita rispetto al periodo compreso tra maggio 2016 e marzo 2017 quando erano state contattate 1313 vittime.
Le evidenze raccolte da Save the children provano che spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e poi sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture.
C’è poi il capitolo relativo ai bambini e adolescenti irreperibili, cioè quelli che hanno abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Circostanza che espone i minori in transito a rischi notevoli.
Sono circa 4570 al maggio 2018 e la propensione all’abbandono risulta molto alta soprattutto tra le ragazze eritree (178) e somale 65.
(da Globalist)
argomento: criminalità | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
NUOVI ELEMENTI: IL FUCILE ERA STATO MODIFICATO PER AUMENTARNE LA POTENZA, IL SOGGETTO ERA ESPERTO ED E’ STATO AGGIUNTO PURE UN MIRINO
Marco Arezio, 59 anni, l’uomo che ha sparato «accidentalmente», sostiene lui, a una bambina
rom di 13 mesi dal terrazzino del suo appartamento in via Mario Lizzani a Torre Spaccata, aveva modificato il fucile ad aria compressa che ha utilizzato. Lo ha ammesso lui stesso davanti agli investigatori che indagano sul caso.
Racconta oggi Repubblica Roma
Il 59enne, ex dipendente del Senato, indagato per lesioni gravi, ha spiegato agli inquirenti di aver agito su una vite nella meccanica dell’arma che regola la compressione della molla. Una modifica artigianale che conferirebbe più potenza al fucile e quindi al piombino. Una manipolazione fatta dallo stesso Arezio che, per gli inquirenti, vuol dire molto.
Si tratta, evidentemente, di una persona con una certa dimestichezza nel maneggiare un fucile ad aria compressa. Inoltre, quando il colpo è partito, Arezio si è giustificato dicendo che stava facendo manutenzione.
In pratica, il 59enne, stava ripulendo un fucile modificato, con il colpo pronto, in terrazza e con la canna rivolta verso il basso in un parco pubblico frequentato da adulti e bambini.
L’arma, hanno scoperto i carabinieri, è stata comprata almeno un anno fa. Di certo, il suo fucile, originale, con una potenza di 7,5 joule ha una modesta capacità offensiva. E infatti la si può detenere senza il porto d’armi, è sufficiente la maggiore età .
«La potenza (7,5 joule) consente in media di poter tirare con precisione fino ad un massimo di 25 metri», spiegano gli esperti. E non è certo questa la distanza che c’è tra il suo terrazzino, al settimo piano, e il punto in cui è stata colpita la piccola Rom. Ma ci sarebbe almeno un centinaio metri, un dato però su cui deve ancora pronunciarsi il consulente nominato dalla pm Roberta Capponi.
Altro elemento importante è il mirino piazzato sopra il fucile. O forse sarebbe meglio parlare di un’ottica, un piccolo cannocchiale sistemato sopra l’arma che permette di puntare con maggiore precisione un bersaglio.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: criminalità | Commenta »
Luglio 27th, 2018 Riccardo Fucile
“VOLEVO PRENDERE UN PICCIONE”… ESCALATION DI COLPI CONTRO GLI STRANIERI, MA GUAI A PARLARE DI RAZZISMO
Ha sparato un colpo dal terrazzo di casa. E ha ferito un operaio che lavorava su un ponteggio. L’episodio raccontato dal Giornale di Vicenza è avvenuto ieri a Cassola, nel Vicentino.
L’uomo colpito, di origine capoverdiana, lavora per una ditta di impianti elettrici. Era a circa 7 metri di altezza, sulla pedana mobile, quando ha udito un colpo e avvertito dolore alla schiena, che ha iniziato a sanguinare, ed è stato portato all’ospedale San Bassiano.
La dinamica dell’episodio ricorda quella che ha causato il ferimento della piccola bimba nomade a Roma, che ha suscitato l’indignazione del capo dello Stato Sergio Mattarella: “L’Italia non può somigliare a un far West, questa è barbarie”.
I carabinieri sono risaliti al punto dello sparo, il terrazzo di un’abitazione privata dove sono stati rinvenuti pallini di piombo.
Nella casa sono state trovate munizioni e una carabina, dalla quale è partito il colpo che ha ferito l’operaio. Lo sparatore è stato denunciato per lesioni personali aggravate ed esplosioni pericolose. L’indagato avrebbe sostenuto di aver voluto sparare a un piccione.
L’episodio è solo l’ultimo di una serie: sono sette nell’ultimo mese e mezzo, da Forlì a Caserta, i casi di immigrati colpiti in strada con armi ad aria compressa. Il primo avvenuto a Caserta, dove due ragazzi maliani sono stati feriti da una banda al grido “Salvini, Salvini”, passando per Roma e Latina, con due stranieri colpiti mentre aspettavano il bus alla fermata.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »