Destra di Popolo.net

TUTTE LE PANZANE CHE TONINELLI HA RACCONTATO AI BAMBINI DI “ALLA LAVAGNA”

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

NON SIAMO UN PARTITO, NON SIAMO UNA CASTA, SIAMO TONINELLI PUNTO E BASTA

Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli si è seduto sulla cattedra del programma di Rai Tre Alla Lavagna per rispondere alle domande “scomode” dei bambini.
Niente paura: Toninelli (che secondo i piccoli alunni assomiglia ad Harry Potter) non ha dovuto spiegare l’esistenza del tunnel autostradale del Brennero dicendo che è come il binario 9 e 3/4 della stazione di King’s Cross a Londra.
Non gli è stato nemmeno chiesto di illustrare alla lavagna alcune sue idee geniali come il ponte multilivello per Genova o la spassosissima trovata della revoca della concessione al suo barbiere.
Cio’ nonostante il ministro è riuscito a non deludere gli spettatori, grandi e piccini. Questo non solo perchè Toninelli è uno che ci sa fare con i bambini (sul serio, degli ospiti visti fino ad ora è stato quello più spigliato) ma soprattutto perchè è un talento naturale.
Uno anche senza domande difficili riesce sempre a dare il meglio dì sè.
E non stiamo parlando del gioco del mimo dei film cui il ministro si è sottoposto come prova a sorpresa.
Parliamo ad esempio di quando il ministro ha detto che «per tanti anni il politico è stato percepito come un extraterrestre la politica la fa solo chi ha 10 lauree, chi parla 80 lingue».
Con il MoVimento invece le cose sono cambiate perchè la politica la possono fare tutti. Strano, perchè qualcuno ricorderà  le polemiche del M5S contro le ministre Fedeli e Lorenzin “colpevoli” di non essere laureate (proprio come i vicepremier Salvini e Di Maio).
Forse Toninelli avrebbe potuto ricordare il caso (uno tra tanti) di Giuseppe di Vittorio che aveva appena la terza elementare ed è stato uno dei politici più importanti del Dopoguerra.
Secondo la visione di Toninelli invece per fare politica occorreva “bussare a molte porte”, ora non più, perchè bastano poche centinaia di click su una piattaforma online gestita in maniera piuttosto opaca et voilà , si arriva in Parlamento.
Il bravo politico, ha continuato il ministro, «è uno che non deve pensare a sè stesso, o a chi rappresenta o alle imprese che ha, ma deve pensare agli altri».
Curioso: il M5S nel contratto di governo propone l’introduzione del vincolo di mandato mentre la Costituzione (che il M5S a questo punto vorrebbe cambiare) sancisce che «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ».
Proprio quello che ha detto Toninelli.
Il ministro ha anche “dimenticato” di ricordare le norme e i provvedimenti adottati dall’esecutivo che finiranno per favorire e aiutare Davide Casaleggio.
Ad esempio quelle contenute nella legge Spazza-Corrotti che blindano Casaleggio e Rousseau al comando del MoVimento e i 45 milioni di euro destinati al Fondo per favorire lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, Blockchain e Internet of Things destinati ad un settore dove è molto attiva la Casaleggio Associati, la società  dell’uomo al comando di Rousseau che a sua volta è l’associazione che controlla l’attività  degli eletti del M5S.
Toninelli ha poi lodato l’impegno ecologista di Giada, una bambina che ha raccontato di essere molto attenta alla raccolta differenziata e preoccupata dall’Ambiente. Peccato che nel Decreto Genova, quello scritto col cuore da Toninelli, ci sia anche una norma che consente di utilizzare come concime — ovvero di spargere sui campi che producono riso e ortaggi destinati al consumo umano — fanghi provenienti dai depuratori anche se contengono diossina ed idrocarburi in quantità  elevatissime.
«La politica ha un compito — ha spiegato il ministro — quello di premiare o punire chi inquina tanto», premiare?
Sempre a proposito di punizioni Toninelli ha parlato della corruzione spiegando che il Governo sta lavorando ad una cosa per fermarla.
Si tratta — spiega il ministro —   della figura di una persona   che può andare a offrire mazzette ai dipendenti pubblici per corromperli al fine di incastrarli.
Toninelli lo chiama “agente sotto copertura” ma la descrizione che ha fatto — quella del “finto corruttore” —   è invece quella dell’agente provocatore.
E mentre l’agente sotto copertura non è affatto una novità  (è stato usato ad esempio durante Mani Pulite) l’agente provocatore non ci sarà  nella legge anticorruzione.
Lo ha spiegato qualche tempo fa il presidente del Consiglio: «Non sarà – un soggetto che provoca il reato per incastrare i corrotti, ma un agente che raccoglie prove nel corso di una indagine… tecnicamente un agente sotto copertura non un agente provocatore». Così come non ci sarà  nessun DASPO “ad aeternum”.
Arriva il momento della domanda “scomoda”.
L’Italia è un paese razzista? «assolutamente no» (anche se il fondatore del M5S a volte si è lasciato andare) perchè ci sono tante persone che scappano dalla Libia. E sapete chi li salva bambini? «La Guardia Costiera!».
Proprio loro, i nostri valorosi militari, quelli che Toninelli e Salvini hanno tenuto attraccati per giorni in porto non concedendo il permesso di sbarco alla Nave Diciotti della Guardia Costiera non una ma ben due volte.
Se non altro il ministro ha ammesso quello che i dati e i giornali dicono da anni: la maggior parte dei migranti non viene salvata dalle ONG (che il suo governo e il suo partito hanno definito “vicescafisti” e “taxi del mare”) ma dagli assetti della Marina Militare.
Nella fatidica prova alla lavagna Toninelli spiega il funzionamento di un partito illustrando le differenze con il MoVimento (che è un partito solo che ha un nome buffo).
Secondo il ministro i vecchi partiti hanno una struttura piramidale dove al vertice c’è una persona che tutto vede e tutto sa e che comanda.
Diversamente nel MoVimento sono tutti sullo stesso piano. Peccato che non sia così perchè non solo il MoVimento ha un Capo Politico che ha il potere di scegliere — ad esempio — i candidati nei collegi uninominali (ma almeno così non si deve bussare a tante porte).
Non solo c’è un Garante — non eletto da nessuno degli attivisti anche se lo Statuto lo prevede — che nessuno sa bene che poteri abbia perchè dipende da come si è svegliato quel giorno e se vuole esercitarli. C’è anche il figlio di uno dei fondatori — non eletto da nessuno e che ritiene che il Parlamento sia inutile— che però è a capo di un’associazione esterna al partito che di fatto gestisce la comunicazione del partito e quello che devono fare gli eletti del M5S e sulla quale nessuno (a parte i soci) può dire cosa deve fare.
È   proprio vero, il MoVimento non è un partito verticistico come gli altri.

(da “NextQuotidiano”)

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IL DECRETO ANTICORRUZIONE IN AULA VA A RILENTO, LAVORI PARALIZZATI

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

PREVISTI 42 VOTI SEGRETI CON DI MAIO E SALVINI “VIGILANTI”.. DEL SALVALADRI BENEFICIEREBBERO I LEGHISTI RIXI, MOLINARI, COTA, BRUZZONE, TIRAMANI, ROMEO E CIOCCA: EVVIVA LA SEDICENTE DESTRA DELLA LEGALITA’

L’emendamento salva ladri approvato alla Camera — facendo andare sotto il governo — sarà  corretto al Senato. “Ma la notizia è che la riforma verrà  approvata alla Camera in terza lettura per la fine di dicembre”.
Ad annunciare che il governo ha trovato un accordo sul ddl Anticorruzione è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla fine del vertice a Montecitorio con Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Una situazione di confusione all’interno della maggioranza che si è proiettata anche sui lavori parlamentari.
I lavori sono stati rinviati in un primo momento alle 13 su richiesta dei Cinquestelle. Di fronte altri 43 voti segreti su circa 300 emendamenti ancora da votare sul provvedimento. Di Maio ha dovuto chiedere al capo del governo e al leader della Lega di essere in Aula per “vigilare” che incidenti come quello di ieri non capitino ancora. Non ci sono solo loro: c’è anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l’esecutivo è quasi al completo a Montecitorio.
Caso in aula
Ma anche alla ripresa dei lavori le opposizioni hanno chiesto di sospendere la seduta, visto che in programma ci sono una conferenza dei capigruppo e il question time nel primo pomeriggio.
Dalla capigruppo, tra l’altro, è emersa una possibile informativa del governo alla Camera dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione Europea. Le minoranze — Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia in testa — hanno contestato che in una situazione del genere l’esecutivo si sia precipitato in forze in Aula.
“Dobbiamo fermare subito questo teatrino a cui stiamo assistendo ormai da ieri — dichiara dai banchi democratici Ettore Rosato — Serve che il governo riferisca su quello che sta succedendo dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione. Un teatrino straordinario“.
La richiesta di sospensione di Guido Crosetto di Fratelli d’Italia — a cui si sono aggiunti Graziano Delrio per il Pd e Simone Baldelli di Forza Italia — è stata respinta per 101 voti.
Ma è evidente che la tensione interna alla maggioranza si è proiettata sull’Aula. Emanuele Fiano, del Pd, ha accusato Conte di avergli fatto un gesto con il dito mentre stava intervenendo: “Se il presidente Conte con il suo gesto voleva dirmi ‘la aspetto fuori…’ vorrei che mi venga spiegato”. Mentre Fiano diceva questa frase, Conte ha fatto con la mano il gesto come a significare “ma che sta dicendo?”.
In questo dibattito il solo a intervenire tra maggioranza e governo è stato il capogruppo Francesco D’Uva che con poche parole ha dato l’indicazione di votare contro la sospensione di lavori mezz’ora prima.
L’impasse della maggioranza
Dopo che la proposta di sospensione è stata bocciata, il Pd ha avviato una tecnica ostruzionistica con interventi a catena a titolo personale (quindi di un minuto) su uno stesso emendamento (che riguarda la cancellazione della non punibilità  del cosiddetto agente provocatore).
Alla fine è stato respinto, ma è stata questa anche l’unica proposta di modifica ad essere votata in giornata per il momento.
Il presidente Conte, peraltro, dopo circa un’ora, è uscito dalla Camera mentre sono rimasti a Montecitorio (ma non in aula) Salvini e Di Maio.
Alla fine la conferenza dei capigruppo si è risolta con un nulla di fatto: manca l’intesa politica sul programma dei lavori.
Il dl sicurezza era previsto in aula alla Camera venerdì, ma è tutto bloccato perchè si vuole dare priorità  al ddl Anticorruzione: richiesta che ha portato gli esponenti di Pd e Leu a lasciare la capigruppo per protesta.
Il salvaladri
Parlando con i suoi, Di Maio ha cercato di restituire un po’ di entusiasmo all’ambiente. “Il voto di ieri voleva affossare il dll Anticorruzione. È evidente a tutti che noi non siamo stati perchè noi quando abbiamo qualcosa da dire contro lo diciamo pubblicamente e non ci nascondiamo con il voto segreto”, sono alcuni dei passaggi principali del discorso del vicepremier. Un modo per comunicare ai parlamentari del M5s che il capo non crede a nessuna delle versioni leghiste. “Sono i fichiani che hanno votato a favore per mandare un segnale. Cercano una scusa per non votare il decreto sicurezza”, aveva detto Igor Iezzi. “Non siamo stati noi”, ci aveva provato il capogruppo Riccardo Molinari.
Si tratta dello stesso Molinari che ha addirittura una condanna in appello a undici mesi per peculato: è quindi un ipotetico beneficiario dell’emendamento approvato ieri. Come il deputato leghista Paolo Tiramani, condannato a un anno e 5 mesi nell’inchiesta sulla   Rimborsopoli in Piemonte, e il viceministro Edoardo Rixi,   imputato per le “spese pazze” in Regione Liguria nel 2012: per lui l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi.
Cui prodest?
L’emendamento è firmato dall’ex M5s Catiello Vitiello (espulso in campagna elettorale per i suoi trascorsi nella massoneria). Se dovesse diventare legge ne beneficierebbero anche gli imputati del maxi processo milanese sulla presunta “rimborsopoli” al Pirellone.
Tra gli imputati anche il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, l’eurodeputato del Carroccio, Angelo Ciocca, l’europarlamentare di Forza Italia, Stefano Maullu, Alessandro Colucci, segretario della Camera per il gruppo misto, oltre agli ex consiglieri Renzo Bossi e Nicole Minetti.
L’autore della norma, però, nega di essere stato “usato” dai parlamentari della Lega.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“DEVI FARE LA FINE DI DESIREE”: SALVINI ESPONE ALLA GOGNA MEDIATICA UNA MINORENNA CHE LO CONTESTAVA

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

UNA STUDENTESSA LA CUI FOTO E’ STATA POSTATA DAL LEGHISTA RICOPERTA DI INSULTI E MINACCE…E QUESTO SAREBBE UN MINISTRO DEGLI INTERNI

La storia è molto semplice: nei giorni scorsi gli studenti di tutta Italia sono scesi in piazza per protestare contro le politiche del governo sulla scuola e – come è noto anche se il Tg1 ha oscurato le immagini – sono state bruciate bandiere di Lega e MoVimento 5 stelle
La manifestazione era stata chiamata anche il No Salvini day per manifestare l’opposizione dalla deriva xenofoba e razzista che si avverte in Italia da quando l’estrema destra è andata al potere e i maggiordomi grillini pur di difendere la poltrona sono diventati proni alla deriva reazionaria.
Così il ministro dell’Interno, quello che ogni volta spiega che è un ‘padre’ ha pensato bene di dare in pasto ai lupi ululanti che seguono i suoi social la ragazzina e le sue amiche.
Ha commentato il Coordinamento Studentesco:
Paladino della battaglia contro odio e ignoranza, il “Capitano” (come si fa chiamare dai suoi followers), è andato oltre: ha preso di mira una ragazza minorenne ritratta in una foto con un cartello che citava una canzone, e l’ha pubblicata su Facebook invitando i suoi seguaci a procedere con la gogna mediatica:
Un’eccezione? No la regola! Di episodi del genere infatti Salvini è professionista, e non è un caso che tali meccanismi di utilizzo dei social per spargere fake news e incitare alla violenza siano stati la benzina con cui anche Trump e Bolsonaro hanno messo in piedi la loro propaganda.
Risutato? Più di 9000 commenti che augurano alla ragazza di “fare la fine di Desirèe”, di “andare a prostituirsi”, di “essere stuprata”.
Grazie a questa propaganda, Salvini è responsabile di essere il mandante di una violenza che non si ferma a quella verbale, ma da mesi si esprime in aggressioni vere e proprie. Dichiara di essere contrario alla violenza sulle donne, quando poi è il primo a “dare in pasto” ai social una studentessa, rendendola soggetta alla stessa violenza contro cui, a chiacchiere, si è schierato.
Il ministro che ha fatto dell’ignoranza e del razzismo le sue parole d’ordine accusa gli studenti di essere fomentatori d’odio, mentre le sue leggi, le sue politiche e le sue dichiarazioni dimostrano il contrario.

La domanda è: la polizia postale avrà  tempo, voglia e coraggio per individuare i denunciare gli autori dei post?

(da “NextQuotidiano”)

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RIXI E BRUZZONE, I DUE LEGHISTI LIGURI A PROCESSO PER PECULATO E GRAZIATI DALL’EMENDAMENTO SALVA-LADRI, ALTRIMENTI DECADREBBERO PER LA LEGGE SEVERINO

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

CENE, PEDAGGI AUTOSTRADALI PERSONALI, BIRRE E PELLETTERIE DI LUSSO…CHIESTI 3 ANNI E 4 MESI PER RIXI, 2 ANNI E 3 MESI PER BRUZZONE

Chi potrebbe salvarsi grazie all’emendamento al disegno di legge anticorruzione passato ieri alla Camera?
Tra coloro su cui pende la mannaia della giustizia, ci sono il vice ministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi e l’ex presidente del Consiglio Regionale Ligure Francesco Bruzzone, ora senatore della Repubblica.
I due politici leghisti sono a processo a Genova sulle spese “pazze”, sui rimborsi elettorali del trienno 2010-2012 che dovevano essere utilizzati per scopi istituzionali o per il funzionamento del gruppo consiliare.
Per il pm Francesco Pinto, invece, li avrebbero utilizzati a scopo personale, tanto da essere imputati di peculato.
Bruzzone è chiamato a giustificare le cene coi cacciatori di Stella (il paese natio di Sandro Pertini), i pedaggi autostradali tra casa sua (a Stella Santa Giustina) e Genova. Rixi le numerose birre acquistate al raduno della Lega Nord a Pontida, gli inspiegabili quindici scontrini di fila emessi in uno stesso giorno dal Caffè dell’Angolo di Mondovì, i 1774 euro spesi nella pelletteria di lusso a Tolentino, agli acquisti al ” Chocolate Town” all’Outlet di Serravalle.
Se dovesse essere accolta la richiesta della Procura – tre anni e 4 mesi per Rixi, due anni e tre mesi per Bruzzone – essendo la pena superare i due anni, per la Legge Severino il viceministro e il senatore andrebbero incontro alla decadenza.
Adesso, però, la bocciatura del decreto legge anticorruzione cancella con un colpo di spugna il peculato.

(da agenzie)

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ECCO A CHI SALVINI VUOLE EVITARE L’INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI CON L’EMENDAMENTO SALVA-LADRI

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

IN PIEMONTE MOLINARI, CAPOGRUPPO DELLA LEGA ALLA CAMERA, E COTA CONDANNATI IN APPELLO A 11 MESI E A 1 ANNO E 7 MESI

Ci sono due nomi eccellenti tra i leghisti piemontesi che potrebbero beneficiare dello stop all’emendamento pentastellato presentato alla Camera in materia di peculato sulla legge anticorruzione.
Si tratta dell’attuale capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, e dell’ex presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota.
Riccardo Molinari, condannato in appello a 11 mesi, è stato riconosciuto colpevole di peculato per un importo complessivo di 1.158 euro: una somma riguardante perlopiù spese per alberghi e cene sostenute e rimborsate nella legislatura 2010-2014.
Per lui la Corte ha anche disposto l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, sospendendola per 12 mesi in attesa della sentenza definitiva.
Alessandrino, 35 anni, avvocato, Molinari è stato vicepresidente del Consiglio regionale, poi assessore regionale e quindi assessore comunale di Alessandria.
L’ex presidente del Piemonte, Roberto Cota è stato condannato in appello a un anno e sette mesi nell’ambito del processo sulla Rimborsopoli piemontese.
Interdetto per 5 anni dai pubblici uffici, è stato ritenuto responsabile di peculato per 25 mila euro; tra le spese a lui contestate, anche il rimborso per l’acquisto di un paio di boxer divenuto in qualche modo l’icona del processo per le cosiddette “mutande verdi”. Anche lui è in attesa di sentenza definitiva.
Novarese, cinquant’anni, avvocato, Cota è stato anche segretario della Lega Nord Piemonte, presidente del Consiglio regionale e deputato.

(da agenzie)

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LITI DA COMARI NEL CORTILE DI CASA

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

BOCCIATURA SENZA PRECEDENTI DALLA UE, MA IL GOVERNO PENSA SOLO A LITIGARE   SUL DDL ANTICORRUZIONE, DOPO L’EMENDAMENTO SALVA-LADRI

Il governo si schiera in Aula. Arriva anche il premier Giuseppe Conte. La manovra italiana è appena stata bocciata dall’Ue. Da Bruxelles piombano parole come fendenti: “La legge di bilancio avrà  un impatto negativo”.
Eppure il Movimento 5 Stelle e la Lega continuano a brigare l’uno contro l’altro sul disegno di legge Anti-corruzione.
I grillini chiedono di sospendere la seduta perchè la maggioranza ha bisogno di tempo per capire cosa fare dopo che il governo è stato battuto in Aula.
Quindi il presidente del Consiglio riunisce i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. C’è anche il capogruppo leghista Molinari.
Il segretario del Carroccio cammina nervosamente e fuma sigarette. Luigi Di Maio di prima mattina inizia una serie di riunioni per venir fuori dall’impasse.
Prima con i big 5Stelle, poi con i parlamentari: “L’unica cosa che so — dice – è che Salvini e Conte oggi saranno in Aula, e i voti saranno palesi. Non voglio scorciatoie per riparare al disastro”.
Nessuna parola sulla legge di bilancio, sul muro alzato nei confronti di Bruxelles. Il governo sembra concentrarsi solo sul disegno di legge anti-corruzione su cui il vicepremier grillino non vuole mettere la fiducia.
A questo punto i tempi si allungano. La Lega propone di approvarlo entro fine gennaio, ma il capo politico M5s non ci sta e rilancia: “Entro dicembre”.
Il senso dello scontro con Salvini è questo: “La colpa è vostra che volete affossarlo”. Quindi per gli M5s è necessaria una blindatura politica. Termina la riunione nella sala del governo. Ancora non una parola sulla manovra, anche gli staff in Transatlantico sono focalizzati solo sui lavori parlamentari e sul grande impasse.
Il disegno di legge sull’anticorruzione, caro ai grillini, doveva infatti essere approvato dalla Camera entro oggi e invece ieri il governo è stato battuto sull’emendamento “salva ladri”.
Quello sul peculato. “La Lega ci ha colpito nel punto che a noi sta più cuore”, dice un 5Stelle in buvette. Per risolvere lo psicodramma è necessario sospendere i lavori. “Dobbiamo chiarirci al nostro interno per poter procedere nel migliore dei modi”. Daniele Del Grosso del M5S che non nasconde la difficoltà  del momento.
Una proposta contro cui si sono schierate le opposizioni. Ecco Emanuele Fiano del Pd: “Non si possono prendere in giro l’opposizione e gli italiani”. Ed ancora: “Non si provi con un’altra norma a modificare quello che è stato espresso dalla Camera. Se ne avete la forza modificatelo in Senato”.
Roberto Fico finisce nel mirino del capogruppo Pd Graziano Delrio: “Lei presidente accettando il rinvio chiesto dalla maggioranza per mettere in discussione il voto di ieri si assume una responsabilità  molto forte, ricordo che la Costituzione difende la libertà  dei deputati.
Il Movimento è in ambasce. I 5Stelle volevano incassare l’ok al loro provvedimento e solo dopo licenziare quello sulla sicurezza voluto Salvini che invece in Aula sarebbe dovuto arrivare venerdì.
Ora gli M5s gliela vogliono far pagare. Niente fiducia e niente maxiemendamento all’anticorruzione, l’iter parlamentare, spiega Luigi Di Maio ai suoi gruppi parlamentari, dovrà  essere quello regolare.
La sfida è aperta: “Tutti si devono prendere la responsabilità . Non so se il voto segreto di ieri aveva un altro significato ancora, che era quello di non volersi prendere la responsabilità  e tornarsene e casa. Chi vuole tornare casa lo deve dire in modo palese davanti ai cittadini italiani”.
E intanto la commissione non si occuperà  del decreto sicurezza se prima non termineranno i voti agli emendamenti al disegno di legge anti-corruzione.
Resta infatti aperto l’altro tavolo sui cui i grillini hanno depositato cinque emendamenti pur garantendo che saranno ritirati “siamo corretti”, dicono.
Ma forse la Lega non ci crede fino in fondo.

(da “Huffingtonpost”)

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BOCCIATURA DEFINITIVA: “VIOLATA REGOLA DEL DEBITO”

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

MINACCIA D’AUSTERITà€: SI APRE LA PROCEDURA DI INFRAZIONE

La Commissione europea ha definitivamente bocciato il documento programmatico di bilancio del governo italiano per il 2019. Lo si apprende al termine della riunione del collegio dei commissari. L’esecutivo comunitario ha anche adottato il rapporto sul debito, aprendo così la strada a una procedura per deficit eccessivo nelle prossime settimane.
Nel suo rapporto sul debito italiano, la Commissione ha scritto: “La nostra analisi di oggi – rapporto 126.3 – suggerisce che il criterio del debito deve essere considerato non rispettato. Concludiamo che l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata”.
La manovra italiana vede un “non rispetto particolarmente grave” delle regole di bilancio, in particolare della raccomandazione dell’Ecofin dello scorso 13 luglio.
È con “rammarico” quindi che Bruxelles “conferma” la sua precedente valutazione della bozza del bilancio dell’Italia.
La Commissione europea è giunta alla conclusione che “l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul deficit è giustificata”.
Lo conferma il vicepresidente responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis, durante una conferenza stampa. “Abbiamo riesaminato il rispetto dell’Italia degli obblighi sulla riduzione del debito e l’analisi di oggi, il nostro rapporto articolo 126.3, suggerisce che il criterio del debito dovrebbe essere considerato come non rispettato”, ha spiegato Dombrovskis.
“Oggi confermiamo la nostra valutazione che il documento programmatico di bilancio è in violazione particolarmente grave rispetto alle raccomandazioni” indirizzate all’Italia, ha aggiunto Dombrovskis.
“Il 13 luglio il Consiglio aveva raccomandato all’Italia di ridurre il suo deficit strutturale dello 0,6% di Pil ne 2019”, mentre nel documento programmatico di bilancio rivisto presentato dal governo “il deficit strutturale vedrebbe un aumento di circa l’1% del Pil il prossimo anno. Questi numeri parlano da soli”.
Dombrovskis ha continuato: “In una situazione di debito molto alto, l’Italia sta essenzialmente pianificando una spesa aggiuntiva significativa, invece della necessaria prudenza di bilancio. Inoltre, voglio dire che l’impatto di questa manovra sulla crescita sarà  probabilmente negativo dal nostro punto di vista. Non contiene misure significative per rafforzare il potenziale di crescita, anzi, possibilmente il contrario”.
Il vicepresidente della Commissione Ue ha poi spiegato: “Il debito italiano rimarrà  attorno al 131% per i prossimi due anni. Non vedo come perpetrare questa vulnerabilità  potrebbe aumentare la sovranità  economica. Invece, credo che porterà  nuova austerity. Con quello che il Governo italiano ha messo sul tavolo, vediamo un rischio che il Paese cammini nel sonno verso l’instabilità . Spero che questo rischio sia evitato”.
Se dalle tensioni sui mercati legati alla manovra italiana ci sarà  un contagio alla stabilità  di tutta l’eurozona, “ora” quest’ultima “ha strumenti sufficienti a far fronte agli shock” grazie ai provvedimenti presi in seguito alla crisi, con una “cassetta degli attrezzi sostanzialmente rafforzata”.
Così Dombrovskis a chi gli chiedeva se ci fosse già  un contagio dall’Italia. “Al momento c’è solo un piccolo effetto spillover su alcuni Paesi, ma continuiamo a monitorare”, ha aggiunto.

(da agenzie)

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LE MERDE RAZZISTE CHE AUGURANO LO STUPRO ALLA RAGAZZA ITALIANA RAPITA IN KENYA

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

DAL “SE L’E’ CERCATA” AL “LO STATO NON DEVE PAGARE IL RISCATTO”: I SOLITI LEONI DA TASTIERA CON LICENZA DI APOLOGIA DI REATO E ISTIGAZIONE A DELINQUERE… MA IL MONDO GIRA E QUALCUNO UN GIORNO BUSSERA’ ANCHE ALLA LORO PORTA

“Spero che quei selvaggi le insegnino le buone maniere sessuali”. E’ uno dei tanti post beceri sul rapimento di Silvia Romano, cooperante della Onlus Africa Milele, rapita ieri sera in Kenya.
La 23enne è stata sequestrata da un commando di uomini armati a Chakama, nella contea di Kilifi, a circa 70 chilometri da Malindi.
“Con tutti i poveri italiani che vivono in strada, dormono nei cartoni e non hanno cibo…” scrive Patrizia da Albenga. “Poteva restare qui e occuparsi di aiutare loro! Certo la bontà  in casa propria non paga” aggiunge, definendosi come una ‘Libera pensatrice’ di professione.
“C’è voluta andare lei”, “se l’è cercata”, “stava a casa e non succedeva”, “in primis alla sua salute doveva pensarci la ragazza stessa” suggerisce Luigi che sulla sua pagina dichiara di lavorare al ministero della Difesa, mentre la bionda Giuseppa interviene con le maiuscole, in pratica urlando su Fb, “Cosa vuole? Tenetevela”.
A preoccupare pare non sia tanto la sorte della ragazza quanto i soldi, un eventuale riscatto.
“Lo Stato non deve pagare per una scriteriata in cerca di emozioni forti” sostiene la signora Fanny, sempre su Facebook, ma anche i cinguettii sono dello stesso tenore. “Il problema è andare a fare volontariato in zone pericolose e pretendere che sia il Governo a risolvere i casini” twittano in tanti preoccupati non tanto per la vita della ragazza, quanto per “chi pagherà  alla fine?”. “Per me non hanno tutti i torti – conclude Maria -. Chissà  quanto ci costerà  tirarla fuori”.

(da Globalist)

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BOCCIATI DALL’EUROPA: APERTA LA PROCEDURA PER DEFICIT

Novembre 21st, 2018 Riccardo Fucile

ADOTTATA ANCHE LA PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO

L’attesa bocciatura alla legge di Bilancio italiana, da parte dell’Europa, è arrivata. Secondo quanto filtrato dalla riunione del collegio dei commissari, la Commissione europea ha definitivamente rigettato il documento programmatico di Bilancio del governo italiano per il 2019.
L’esecutivo comunitario ha anche adottato il rapporto sul debito, aprendo così la strada a una procedura per deficit eccessivo, dovuta alla mancata riduzione del rapporto tra debito e Pil, nelle prossime settimane.
La notizia non arriva certo come un fulmine a ciel sereno, visto che è stata anticipata da una lunga corrispondenza tra Roma e Bruxelles con la richiesta di quest’ultima di modificare i numeri della Manovra, caduta nel vuoto.
Ora l’orizzonte si sposta al 22 gennaio quando la procedura diventerebbe effettiva e comporterebbe la richiesta di pesanti correzioni ai conti pubblici, quantificate nell’ordine di una ventina di miliardi già  solo per il 2019

(da agenzie)

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