IL DECRETO ANTICORRUZIONE IN AULA VA A RILENTO, LAVORI PARALIZZATI
PREVISTI 42 VOTI SEGRETI CON DI MAIO E SALVINI “VIGILANTI”.. DEL SALVALADRI BENEFICIEREBBERO I LEGHISTI RIXI, MOLINARI, COTA, BRUZZONE, TIRAMANI, ROMEO E CIOCCA: EVVIVA LA SEDICENTE DESTRA DELLA LEGALITA’
L’emendamento salva ladri approvato alla Camera — facendo andare sotto il governo — sarà corretto al Senato. “Ma la notizia è che la riforma verrà approvata alla Camera in terza lettura per la fine di dicembre”.
Ad annunciare che il governo ha trovato un accordo sul ddl Anticorruzione è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla fine del vertice a Montecitorio con Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Una situazione di confusione all’interno della maggioranza che si è proiettata anche sui lavori parlamentari.
I lavori sono stati rinviati in un primo momento alle 13 su richiesta dei Cinquestelle. Di fronte altri 43 voti segreti su circa 300 emendamenti ancora da votare sul provvedimento. Di Maio ha dovuto chiedere al capo del governo e al leader della Lega di essere in Aula per “vigilare” che incidenti come quello di ieri non capitino ancora. Non ci sono solo loro: c’è anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l’esecutivo è quasi al completo a Montecitorio.
Caso in aula
Ma anche alla ripresa dei lavori le opposizioni hanno chiesto di sospendere la seduta, visto che in programma ci sono una conferenza dei capigruppo e il question time nel primo pomeriggio.
Dalla capigruppo, tra l’altro, è emersa una possibile informativa del governo alla Camera dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione Europea. Le minoranze — Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia in testa — hanno contestato che in una situazione del genere l’esecutivo si sia precipitato in forze in Aula.
“Dobbiamo fermare subito questo teatrino a cui stiamo assistendo ormai da ieri — dichiara dai banchi democratici Ettore Rosato — Serve che il governo riferisca su quello che sta succedendo dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione. Un teatrino straordinario“.
La richiesta di sospensione di Guido Crosetto di Fratelli d’Italia — a cui si sono aggiunti Graziano Delrio per il Pd e Simone Baldelli di Forza Italia — è stata respinta per 101 voti.
Ma è evidente che la tensione interna alla maggioranza si è proiettata sull’Aula. Emanuele Fiano, del Pd, ha accusato Conte di avergli fatto un gesto con il dito mentre stava intervenendo: “Se il presidente Conte con il suo gesto voleva dirmi ‘la aspetto fuori…’ vorrei che mi venga spiegato”. Mentre Fiano diceva questa frase, Conte ha fatto con la mano il gesto come a significare “ma che sta dicendo?”.
In questo dibattito il solo a intervenire tra maggioranza e governo è stato il capogruppo Francesco D’Uva che con poche parole ha dato l’indicazione di votare contro la sospensione di lavori mezz’ora prima.
L’impasse della maggioranza
Dopo che la proposta di sospensione è stata bocciata, il Pd ha avviato una tecnica ostruzionistica con interventi a catena a titolo personale (quindi di un minuto) su uno stesso emendamento (che riguarda la cancellazione della non punibilità del cosiddetto agente provocatore).
Alla fine è stato respinto, ma è stata questa anche l’unica proposta di modifica ad essere votata in giornata per il momento.
Il presidente Conte, peraltro, dopo circa un’ora, è uscito dalla Camera mentre sono rimasti a Montecitorio (ma non in aula) Salvini e Di Maio.
Alla fine la conferenza dei capigruppo si è risolta con un nulla di fatto: manca l’intesa politica sul programma dei lavori.
Il dl sicurezza era previsto in aula alla Camera venerdì, ma è tutto bloccato perchè si vuole dare priorità al ddl Anticorruzione: richiesta che ha portato gli esponenti di Pd e Leu a lasciare la capigruppo per protesta.
Il salvaladri
Parlando con i suoi, Di Maio ha cercato di restituire un po’ di entusiasmo all’ambiente. “Il voto di ieri voleva affossare il dll Anticorruzione. È evidente a tutti che noi non siamo stati perchè noi quando abbiamo qualcosa da dire contro lo diciamo pubblicamente e non ci nascondiamo con il voto segreto”, sono alcuni dei passaggi principali del discorso del vicepremier. Un modo per comunicare ai parlamentari del M5s che il capo non crede a nessuna delle versioni leghiste. “Sono i fichiani che hanno votato a favore per mandare un segnale. Cercano una scusa per non votare il decreto sicurezza”, aveva detto Igor Iezzi. “Non siamo stati noi”, ci aveva provato il capogruppo Riccardo Molinari.
Si tratta dello stesso Molinari che ha addirittura una condanna in appello a undici mesi per peculato: è quindi un ipotetico beneficiario dell’emendamento approvato ieri. Come il deputato leghista Paolo Tiramani, condannato a un anno e 5 mesi nell’inchiesta sulla Rimborsopoli in Piemonte, e il viceministro Edoardo Rixi, imputato per le “spese pazze” in Regione Liguria nel 2012: per lui l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi.
Cui prodest?
L’emendamento è firmato dall’ex M5s Catiello Vitiello (espulso in campagna elettorale per i suoi trascorsi nella massoneria). Se dovesse diventare legge ne beneficierebbero anche gli imputati del maxi processo milanese sulla presunta “rimborsopoli” al Pirellone.
Tra gli imputati anche il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, l’eurodeputato del Carroccio, Angelo Ciocca, l’europarlamentare di Forza Italia, Stefano Maullu, Alessandro Colucci, segretario della Camera per il gruppo misto, oltre agli ex consiglieri Renzo Bossi e Nicole Minetti.
L’autore della norma, però, nega di essere stato “usato” dai parlamentari della Lega.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply