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SALVINI IL 27 AGOSTO AVEVA ANNUNCIATO CHE AVREBBE RINUNCIATO ALL’IMMUNITA’ PARLAMENTARE, PERCHE’ ORA SI AGITA TANTO? SI FACCIA PROCESSARE COME I COMUNI MORTALI

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

PERCHE’ MAI PARLA DI VOTO IN SENATO SULLA RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO DI LUI SE HA DETTO CHE AVREBBE RINUNCIATO ALL’IMMUNITA’? CHE FA, SCAPPA?

“La speranza è che rinunci all’immunità “. Il Movimento 5 stelle gioca una di quelle partite il cui esito si decide su un altro campo.
Alla Giunta per le immunità  del Senato sono arrivate le carte su Matteo Salvini.
Il vicepremier è stato messo sotto processo dal Tribunale dei ministri di Catania per i fatti legati ai migranti a bordo della nave della Guardia costiera Diciotti.
In casa 5 stelle la vicenda è una sorta di bomba atomica collegata a un timer.
Il perchè è presto detto. L’assemblea di Palazzo Madama sarà  chiamata a votare sull’autorizzazione a procedere per il segretario del Carroccio. E mai il Movimento ha espresso pollice verso su una fattispecie simile.
Ma difficilmente il governo sopravviverebbe a una maggioranza che affossa il leader di uno dei partiti che la compongono.
I contatti con Luigi Di Maio in giornata sono stati continui, ma nessuno dei due ha scoperto le proprie carte. “Aspettiamo di vedere che fanno – ha commentato Salvini con i suoi – devono capire che in gioco non c’è la posizione del leader della Lega, ma la tutela del ruolo di ministro”.
Tra gli uomini del leader 5 stelle si spera che, alla fine, il ministro dell’Interno dia seguito a quel che disse lo scorso 27 agosto, quando affermò di voler rinunciare all’immunità .
La situazione è di assoluto stand-by, ma la sensazione è che la war room stellata già  stia mettendo in campo la macchina per salvare capra e cavoli, governo e alleato.
Trovando una sponda in Forza Italia.
“Vedrete – spiega un senatore che vuole rimanere anonimo – daranno libertà  di voto confidando che gli azzurri voteranno contro l’autorizzazione a procedere”.
Ma l’operazione sarebbe rischiosissima. La maggioranza consta di sei/sette voti di margine. E nel pallottoliere risulterebbero ad oggi già  una trentina i senatori sulla ridotta del sì, con Elena Fattori, Paola Nugnes e Alberto Airola gli unici finora ad uscire allo scoperto.
Un caposaldo 5 stelle fin dalle origini, e ribadito anche nel programma elettorale, come ha fatto prontamente notare Pippo Civati, nel quale si ribadiva la “volontà  di intervenire su quelle prerogative che oggi sottraggono deputati, senatori e ministri dall’applicazione della giustizia”.
Dal quartier generale del Carroccio arrivano segnali contraddittori.
Perchè se il vicepremier in diretta Facebook si è detto sicuro “del voto” dei suoi senatori, dando dunque per scontato di volersi avvalere dell’immunità , dal suo entourage si fa notare che “quella parola oggi non è mai stata pronunciata”, e che “è presto per farlo, il ministro ancora non ha letto le carte”.
Il salva-Salvini procede su un crinale strettissimo. Perchè da un lato c’è lo strapiombo della fine dell’esperienza gialloverde. Dall’altro il crepaccio dell’implosione del gruppo parlamentare 5 stelle, e la slavina potenziale in vista delle urne di maggio.

(da “Huffingtonpost”)

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ECCO COSA DICE LA RELAZIONE TECNICA AL DECRETONE CHE IL GOVERNO NASCONDE

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

DI MAIO DICEVA CHE IL REDDITO DI CITTADINANZA SAREBBE ANDATO A 1.700.000 FAMIGLIE, SONO APPENA 1.248.000 , ESCLUDEVA CHE NE AVREBBERO USUFRUITO GLI STRANIERI E INVECE SONO 241.000 LE FAMIGLIE STRANIERE, PARI AL 19,3% … PER QUOTA 100 ORA SI PARLA DI UNA PLATEA DI 200.000 LAVORATORI, NON PIU’ 400.000

Il decretone che contiene i provvedimenti su Reddito di cittadinanza e quota 100 “è stato approvato dalla Ragioneria generale dello Stato”, e per quanto riguarda i tempi “ci sono stati affinamenti nel testo ma, nel merito, non riguardano problemi di Ragioneria”.
Lo assicura in conferenza stampa a Davos, dove partecipa al consueto Forum che riunisce il gotha del mondo economico-finanziario, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Mentre il ministro conferma la notizia della ‘bollinatura’, emergono alcuni dettagli dalla relazione tecnica al testo.
A cominciare dalla platea delle famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza, che secondo quanto riporta l’Ansa sarà  di 1.248.000 nuclei e tra questi 241.000 dovrebbero essere di soli stranieri.
Per questi ultimi, il 19,3% del totale, è prevista una spesa di 1.486 milioni di euro su un totale di 7.493 milioni (il 19,8%) per “l’anno base”.
L’ultima stima indicava 164 mila nuclei di stranieri. Fuori dai criteri di residenza e permesso restano appena 87 mila famiglie immigrate.
Sul capitolo previdenziale si specifica che tra quota 100 e blocco dell’età  per la pensione anticipata, nel 2019 andranno in pensione 200.000 persone in più.
Nel dettaglio, si prevede l’uscita di 102.000 dipendenti privati e di 100.000 lavoratori pubblici in più.

(da agenzie)

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TRIVELLE, I VERDI: “UN COLOSSALE RAGGIRO CHE NON FERMA LE TRIVELLE”

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

“LE CONCESSIONI SCADUTE POTRANNO ESSERE RINNOVATE AUTOMATICAMENTE E SALVA I PROCEDIMENTI PER NUOVE CONCESSIONI”

Ambientalisti, poi no e adesso a ambientalisti per finta, con tanti anzi troppi se e ma: ”Dopo aver letto, comma per comma, l’emendamento frutto dell’accordo tra Lega e M5S posso dire che ci troviamo di fronte all’apoteosi del gattopardismo ovvero ad un colossale raggiro.’
Lo dichiara Angelo Bonelli dei Verdi secondo cui “l’emendamento con due commi salva: le concessioni scadute che potranno essere automaticamente rinnovate e i procedimenti amministrativi per nuove concessioni pendenti alla data di entrata in vigore della legge”.
In questo modo, spiega Bonelli, “la totalità  delle concessioni anche quelle ad oggi ancora non autorizzate potranno in futuro ottenere il titolo ad estrarre petrolio ed informo il ministro Costa che, se non lo avesse letto, con questo comma dovrà  firmare le autorizzazioni a trivellare”.
I permessi di ricerca già  rilasciati, come nel mar Ionio, continua l’esponente dei Verdi, “vengono sospesi per 18 mesi, ma questa è una norma volutamente scritta male che avrà  come conseguenza quella di essere bocciata dal Tar per la retroattività  che si applica, la maggioranza giallo nera avrebbe potuto scrivere una norma giuridicamente blindata dai ricorsi prevedendo il divieto di estrazione di idrocarburi in specifiche aree e rendendo così inutile la ricerca di idrocarburi.”
L’emendamento, afferma Bonelli, “conferma tutte le norme del decreto sblocca Italia voluto da Renzi osteggiate dal M5S e Lega e sottoposte a referendum, non prevede il divieto dell’uso dell’air gun nelle ricerche petrolifere, che era stato inserito nella precedente legislatura nella legge sugli ecoreati e poi eliminato dalla Camera dei Deputati”
Secondo il leader dei Verdi, dunque, “ci troviamo di fronte ad un pasticcio che non ferma le trivelle come il governo vorrebbe far credere e al M5S a partire dal ministro Costa che affermano che il futuro è nelle rinnovabili chiedo di spiegare perchè hanno presentato a Bruxelles un piano clima ed energia che è esattamente l’opposto di quello che dichiarano”
In particolare, conclude Bonelli, “in quel piano gli obiettivi sulle energie rinnovabili vengono ridotti rispetto ai limiti imposti dalla Ue, 30% invece del 32%, e non si rispettano gli accordi sul clima di Parigi fissando la riduzione di gas serra al 2030 del 37% mentre l’Ue prevede al 2020 obiettivi tra il 45-50%”.

(da agenzie)

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COERENZA RIVOLUZIONARIA: DA “MAI CON SALVINI” A COLLABORATORE DI CASALINO A PALAZZO CHIGI

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

SAMIR HASSAN GUIDAVA A ROMA IL CORTEO DELLA SINISTRA ANTAGONISTA CHE PROTESTAVA LA LEGA, ORA E’ STIPENDIATO DA CONTE …E HA FATTO SPARIRE DAL WEB I SUOI TWEET ANTIFASCISTI

Da Mai Con Salvini a Ok con Casalino per il governo di Salvini.
La storia di Samir Hassan la racconta oggi La Stampa in un articolo a firma di Ilario Lombardo e i contorni di mistero sono piuttosto delineati: nel 2015 organizzava insieme alla sinistra antagonista romana le manifestazioni di “Mai con Salvini”, nel 2019 spunta a lavorare nello staff di Giuseppe Conte grazie a Rocco Casalino:
Perchè Hassan oggi lavora nello staff di Giuseppe Conte, il cui vice al governo era colui contro cui si batteva pubblicamente nel 2015, e più privatamente ancora fino a qualche giorno fa.
Quattro anni fa Hassan era alla testa del corteo che contestava la manifestazione a piazza del Popolo dove la Lega battezzò la sua indole sovranista
Le tracce che ancora si trovano su internet lo definiscono portavoce di Mai con Salvini, la marcia organizzata da associazioni, centri sociali, partiti che vide in prima linea il fumettista Zerocalcare e l’attore Elio Germano: «Splende un sole antifascista oggi a Roma — rispondeva Hassan in un video ancora in rete -. Siamo qui a dire che rifiutiamo in modo assoluto qualunque tipo di politica razzista e xenofoba che vediamo in piazza del Popolo con Salvini. Una piazza che flirta con i fascisti».
Hassan è finito a Palazzo Chigi perchè il portavoce del premier Rocco Casalino lo ha voluto nel suo team per il curriculum di giornalista e studioso.
Purtroppo il profilo @sssamirrr che viene ripetutamente linkato nelle discussioni sul tema è nel frattempo sparito, ma per fortuna è rimasto on line un articolo del Manifesto a sua firma in cui si parla della manifestazione del 2015.
Collaboratore del Manifesto e dottore di ricerca di scienza politica, Hassan è un nome noto negli ambienti della sinistra antagonista romana, e per questo ha suscitato stupore agli autori delle segnalazioni arrivate alla Stampa che si chiedono come possa lavorare per un governo responsabile di inequivocabili politiche sull’immigrazione.
Il profilo però doveva essere ancora visibile ieri, visto che nell’articolo della Stampa si raccontano i suoi tweet critici sul governo (contro Salvini, Bonafede, e così via) che adesso, con la scomparsa dell’account, sono spariti: il collaboratore di Casalino può stare tranquillo, per ora.

(da “NextQuotidiano”
)

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SONDAGGIO PIEPOLI: IL REDDITO DI CITTADINANZA BOCCIATO DA SEI ITALIANI SU DIECI

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

FAVOREVOLE L’ELETTORATO M5S… LA LEGA SCENDE AL 30%

La Stampa pubblica oggi i risultati di una rilevazione di Nicola Piepoli sul reddito di cittadinanza: solo quattro italiani su dieci hanno accolto bene la nuova legge, in linea di principio con una presenza molto alta di favorevoli tra coloro che hanno dichiarato di votare il MoVimento 5 Stelle.
Più di sei italiani su dieci considerano pressochè nulla la crescita dell’occupazione derivante dalla legge.
Ma per un numero considerevole di critici ci sono anche tanti entusiasti: si tratta degli elettori del M5S che invece la promuovono senza riserve, dimostrando che può essere un ottimo volano per le elezioni europee.
L’area delle intenzioni di voto invece conferma i trend assestatisi in precedenza: i due partiti di governo risultano vincenti, anche se in diversa maniera, più in alto la Lega che in ogni caso, rispetto ai precedenti sondaggi, perde qualche punto, ma rimane il primo partito e il Movimento 5 Stelle, che pur diminuendo la propria presenza, mantiene, forse a causa del reddito di cittadinanza, la posizione indiscussa di un partito di massa.
Quanto alle forze tradizionali: Forza Italia mantiene più di un elettore su 10 e il Partito Democratico più di un elettore su 7.
Le intenzioni di voto per gli altri partiti, sia a destra che a sinistra, mantengono la loro struttura marginale.

(da agenzie)

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“PER NON FOMENTARE L’ODIO, QUI NON SI VENDE LIBERO”

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

L’EDICOLANTE DI MARCARIA CHE HA ELIMINATO IL QUOTIDIANO DOPO IL TITOLO OMOFOBO

Al caffè Vannucci di Marcaria, in provincia di Mantova, non si vende il quotidiano Libero.
La decisione di togliere dal ripiano dei giornali è dell’edicolante Andrea Malavasi, che ha deciso così di protestare contro il titolo, considerato da molti omofobo, del quotidiano diretto da Vittorio Feltri.
“Per motivi diplomatici e per non fomentare l’odio”, ha spiegato in un cartello affisso. A raccontare la storia è La Gazzetta di Mantova:
Il cartello è appeso davanti al locale, in mezzo alle locandine degli altri giornali. E parla chiaro: Libero qui non si vende. E per ragioni sacrosante, che hanno a che vedere con civiltà , diritti e dignità : “Per motivi diplomatici e per non fomentare odio inutile in questo mondo difficile, in questa edicola non si vendono copie del quotidiano Libero”
La scritta l’ha messa Andrea Malavasi, titolare del Caffè Vannucci, il locale degli aperitivi e delle colazioni nel centro del paese, a Marcaria.
Andrea e molti dei suoi clienti, i soliti affezionati e quelli che ieri hanno preso un caffè al volo, non hanno gradito il titolo di copertina (“Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”), l’occhiello che fa da corollario (“C’è poco da stare allegri”) e il sommario che completa l’informazione (“Tre imprenditori su quattro fuggono dalla ricevuta elettronica e l’economia soffre. Gli unici a non sentire la crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione”)

(da agenzie)

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“MA QUALI TRE PROPOSTE, QUI AL SUD NON C’E’ LAVORO”

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

GLI ASSESSORI DEL MERIDIONE LANCIANO L’ALLARME SUL REDDITO DI CITTADINANZA TRA PERSONALE CHE NON C’E’ E NAVIGATOR FANTASMA

I centri per l’impiego del Mezzogiorno – con più risorse e più personale – possono diventare efficienti, ma da Roma in giù il problema principale resta la mancanza di lavoro.
Per pensare all’applicazione concreta del reddito di cittadinanza in tutta Italia, non si può prescindere dalle differenze territoriali del tasso di disoccupazione che, secondo gli ultimi dati trimestrali dell’Istat, al Nord si ferma al 5,7% ma al Sud è quasi il triplo (16,5%).
“Il nostro problema è che il lavoro non c’è. Per questo non credo sarà  possibile riuscire a offrire in tempi relativamente brevi almeno tre proposte di lavoro a ogni persona”.
A lanciare l’allarme è l’assessore al Lavoro della regione Calabria, Angela Robbe, ma anche i suoi colleghi di Campania e Puglia la pensano allo stesso modo.
“I nostri Centri, se avvengono le integrazioni di personale programmate, possono essere pronti, ma nelle loro competenze non c’è quella sociale (cosa di cui già  si occupano i servizi sociali) e di sicuro non è possibile crearla nell’arco di un anno”, specifica Robbe.
Gli assessori al Lavoro delle regioni del Sud che hanno partecipato all’incontro di lunedì scorso sul reddito di cittadinanza col ministro Luigi Di Maio mostrano un’importante dose di buona volontà  per far funzionare al meglio la nuova misura ma hanno ancora bisogno di molte risposte ai loro interrogativi.
Per poter far fronte alla rivoluzione che il reddito di cittadinanza porterà  nei centri per l’impiego (la cui attività  rientra nell’ambito delle politiche attive, di competenza esclusiva delle regioni) la cosa che tutti i rappresentanti regionali hanno chiesto a gran voce è il potenziamento degli stessi, sia in termini di personale che di infrastrutture fisiche e digitali.
“In Puglia abbiamo disperato bisogno di personale, dalle analisi che abbiamo fatto saranno necessari il doppio degli attuali dipendenti, per essere efficienti dovremmo arrivare a 800 operatori e oggi siamo intorno ai 370, ne serviranno almeno altri 400”. A parlare è l’assessore pugliese al Lavoro, Sebastiano Leo, che come primo esempio prende proprio il caso del capoluogo dove vivono più di 320 mila persone: “A Bari c’è un solo centro per l’impiego, con 7 dipendenti, come potrebbero fare a gestire tutta la mole di domande che arriveranno?”.
Fra mancanza di lavoro, di personale e di competenze, il rischio concreto è che chi prenderà  il reddito di cittadinanza al Sud sarà  poi costretto a dover accettare le proposte di lavoro che arriveranno dal Nord.
“E a questo punto, si dovrà  affrontare anche un altro problema – fa notare l’assessore Leo – Per queste persone non sarà  facile trasferirsi, bisognerà  quindi pensare anche alla loro inclusione sociale e questo ricadrà  sui Comuni”.
Per tutti questi motivi, le Regioni — con un documento della commissione Istruzione Formazione e Lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che l’Huffington Post ha potuto visionare – hanno chiesto al ministro “l’avvio con la massima urgenza delle procedure amministrative per il reclutamento dei nuovi operatori”, spiegando che già  a ottobre avevano chiesto di procedere con una decretazione d’urgenza per velocizzare l’iter, ma la richiesta è rimasta inevasa. Di conseguenza, “stante la normativa vigente, i tempi di attivazione del reddito di cittadinanza non potranno coincidere con i tempi del rafforzamento amministrativo dei servizi per l’impiego”.
Sui 10.000 nuovi operatori previsti, per i 4.000 destinati a essere assunti dalle regioni per rimpinguare i cpi, i tempi di reclutamento per concorso pubblico — secondo gli assessori – non potranno mai essere inferiori ai 6-8 mesi (secondo una stima ottimistica), andando quindi molto oltre rispetto alla partenza del reddito nel prossimo aprile.
Inoltre, “abbiamo bisogno di chiarezza per capire se queste assunzioni siano strutturali. Se non troviamo una quadro normativo chiaro, non c’è scritto da nessuna parte che saranno assunti a tempo indeterminato” fa notare l’assessore al Lavoro della Campania, Sonia Palmeri, specificando che anche sul numero di addetti per ogni territorio non si possono fare previsioni visto che “la ripartizione tra le regioni sarà  fatta in conferenza Stato-Regioni d’intesa con il ministro del Lavoro”.
Passando ai 6.000 navigator, che dovrebbero essere assunti più velocemente e con contratti flessibili dall’Anpal Servizi e poi però essere stabilizzati dalle regioni – “cosa che non si può sentire e che riporteremo all’attenzione del ministro”, continua Palmeri – sono stati stanziati fino a 200 milioni per il 2019, 250 milioni per il 2020 e 50 milioni per il 2021.
Di questa figura professionale – che in Italia ancora non esiste, come ha specificato lo stesso prossimo presidente dell’Anpal Mimmo Parisi – secondo il testo elaborato dalle regioni: “occorre chiarire il ruolo e la responsabilità  complessiva”, le cui modalità  di reclutamento da parte di Anpal Servizi “destano perplessità “, soprattutto riguardo ai rapporti e alle regole di interazione tra questi operatori e i dipendenti dei Cpi”.
Le Regioni poi sottolineano anche l’impossibilità  fisica delle attuali sedi dei centri per l’impiego di ospitare e garantire una postazione di lavoro a questi operatori.
“Cosa chiederei al prossimo presidente dell’Anpal? — conclude l’assessore Palmeri — “Sicuramente di stare una settimana in regione Campania, di girarla insieme a me per cercare di capire e rendersi conto di come si può incidere realmente sulle cose”.

(da agenzie)

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IL REDDITO DI CITTADINANZA SEMPRE PIU’ SIMILE ALLO JOBS ACT: FAVORIRA’ IL PRECARIATO

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

UN’OFFERTA CONGRUA CHE NON SI PUO’ RIFIUTARE? ANCHE UN LAVORO DI SOMMINISTRAZIONE DI TRE SOLI MESI

«Se i centri per l’impiego funzionano non cè bisogno di tutto questo mondo del lavoro interinale. Spesso il caporalato lo fanno le agenzie di somministrazione lavoro che ti tengono bloccato una vita intera anche utilizzando le cooperative».
Così parlava il 22 giugno 2018 il ministro del Lavoro Luigi Di Maio.
All’epoca la battaglia del MoVimento 5 Stelle era tutta sul Decreto Dignità , quello che doveva “aiutare” i Rider e salvare i giovani dal precariato.
Archiviato quello strepitoso successo e sconfitta la povertà  il governo del Popolo procede a tappe forzate verso la realizzazione dei punti del “contratto”.
Ora che c’è da distribuire lavoro ai milioni di beneficiari del Reddito di Cittadinanza improvvisamente le agenzie interinali non fanno più caporalato, anzi, sono utilissime.
Il governo sta prendendo atto che forse quattro mesi non sono sufficienti per la riforma dei centri per l’impiego.
Riforma che non si sa nemmeno da che parte dovrà  iniziare e che per ora si limita all’assunzione — tramite concorso — di circa 4.000 nuovi addetti.
Arriveranno anche i navigator (precari) ma per mettere in moto la macchina che consentirà  di proporre le famose tre offerte di lavoro ai disoccupati del RdC ci vorrà  tempo.
Di Maio aveva già  spiegato che le Agenzie interinali, quelle che accusava di fare caporalato, avrebbero partecipato alla formazione dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza.
Ieri è spuntata un’altra novità , le Agenzie parteciperanno anche alla fase di ricerca di lavoro, di fatto sovrapponendosi (come succede già  ora) ai compiti dei Centri per l’Impiego.
Ieri a Roma il presidente di Assosomm Rosario Ravizza ha incontrato i tecnici del Ministero del Lavoro (tra loro c’era anche Pasquale Tridico).
Uscendo dalla riunione Ravizza era soddisfatto e ha dichiarato al Messaggero che «l’incontro è andato molto bene. Oltre alle attività  di ricollocazione, daremo il nostro apporto nella fase di ricerca di lavoro. Le nostre agenzie, collegandosi con il portale nazionale dedicato ai percettori, pescheranno dalla platea del reddito i lavoratori che ci chiedono le aziende. Vogliamo essere una sorta di traghettatori dal divano e dal lavoro».
Voilà , magicamente le Agenzie interinali da caporali diventano “traghettatori”.
Di quelli buoni, perchè si sa che l’attuale governo ha qualche problema con imbarcazioni e barcaioli vari.
Cosa significa traghettare i disoccupati dal divano al mondo del lavoro?
Che le agenzie si inseriranno nel meccanismo dell’offerta di lavoro per i beneficiari del Reddito di Cittadinanza avanzando a loro volta proposte lavorative.
Le offerte delle agenzie però non concorreranno a determinare le tre offerte dopo le quali si perde il diritto al sussidio.
Saranno non vincolanti, insomma se le si rifiuta si continuerà  a percepire il RdC.
Ma rimane il fatto che il lavoro precario, bestia nera di questo governo e dei 5 Stelle torna a fare capolino proprio all’interno della misura che dovrebbe contribuire a far abbassare la disoccupazione.
Che tipi di offerte di lavoro saranno è presto detto.
Si tratterà  di contratti “di somministrazione” ovvero quello che una volta venivano chiamati lavori “in affitto”.
Perchè questo è il core business delle agenzie.
Il massimo del precariato e della flessibilità  (ma c’era un tempo in cui anche per Di Maio la flessibilità  era cosa buona e giusta) visto che si tratta di lavoratori che le agenzie “prestano” alle aziende.
Contratti vantaggiosi per i datori di lavoro “finali” che hanno maggiori vantaggi rispetto ad un contratto di lavoro a tempo determinato soprattutto perchè li protegge dagli effetti del Decreto Dignità  e consente di lasciare a casa i lavoratori con più facilità .
Se a questo aggiungete il ricatto costituito dalle tre offerte via via sempre più distanti dal luogo di residenza (che serve a creare manodopera disperata e basso costo) e il fatto che le aziende che assumono i beneficiari del RdC si vedranno girare il sussidio dallo Stato ci si rende rapidamente conto su come la grande misura per dare lavoro agli italiani stia diventando una brutta copia del Jobs Act e un grande favore alle imprese, sulla pelle dei lavoratori.
Il bello è che è tutto nero su bianco all’interno del testo del Decreto sul RdC laddove viene definito il concetto di “offerta congrua”.
Come spiega Luigi Olivieri su Phastidio un’offerta è congrua — sulla base di quanto stabilito dal Jobs Act —   quando «si riferisce a un rapporto di lavoro a tempo indeterminato oppure determinato o di somministrazione di durata non inferiore a tre mesi».
Da una parte Di Maio dice di voler combattere il precariato e se la prende con il caporalato interinale dall’altra fa l’esatto contrario.
È il governo del Cambiamento, bellezza.

(da “NextQuotidiano”)

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LA RELAZIONE DEL CONSIGLIO D’EUROPA: “IN ITALIA POLITICI CHE INCITANO ALL’ODIO RAZZIALE”

Gennaio 24th, 2019 Riccardo Fucile

PREOCCUPAZIONE PER “UN GOVERNO CHE OSTACOLA LE ONG, DICE CHE I PORTI SONO CHIUSI, METTE A RISCHIO VITE UMANE E VIOLA LE LEGGI INTERNAZIONALI”… QUALCUNO FINALMENTE SE NE ACCORGE

Un aumento dell’incitamento all’odio da parte dei politici, e del razzismo e xenofobia nel discorso pubblico, particolarmente nei media e su internet preoccupa l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
È scritto nel rapporto di monitoraggio sull’Italia votato a Strasburgo, e che la delegazione italiana, bipartisan, voleva cambiare con emendamenti tutti però rigettati. Nella relazione su cui si basa il rapporto si esprime preoccupazione anche per la chiusura dei porti italiani ai migranti.
Nel rapporto, che contiene anche una valutazione di quanto fatto da altri Paesi membri del Consiglio d’Europa, sono dedicati all’Italia dodici paragrafi, su flussi migratori, lotta al razzismo, libertà  dei media, giustizia, corruzione.
Se nel testo non mancano le critiche e gli inviti a fare meglio, ci sono anche diversi apprezzamenti per quanto sinora fatto per allinearsi con gli standard dell’organizzazione.
La delegazione italiana compatta nel proporre e difendere gli emendamenti su ogni paragrafo dedicato al Paese si è spaccata al momento dell’approvazione dell’intero testo. I 4 componenti Pd presenti, Andrea Orlando, Elena Boschi, Piero Fassino e Roberto Rampi hanno votato a favore assieme al deputato di Forza Italia Francesco Scoma.
I restanti membri presenti appartenenti a Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e al gruppo misto del Senato hanno votato contro, con l’eccezione dell’astensione del deputato dei 5 stelle, Francesco Berti.
Tutti i componenti della delegazione della Lega non erano in aula.

(da agenzie)

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