“MA QUALI TRE PROPOSTE, QUI AL SUD NON C’E’ LAVORO”
GLI ASSESSORI DEL MERIDIONE LANCIANO L’ALLARME SUL REDDITO DI CITTADINANZA TRA PERSONALE CHE NON C’E’ E NAVIGATOR FANTASMA
I centri per l’impiego del Mezzogiorno – con più risorse e più personale – possono diventare efficienti, ma da Roma in giù il problema principale resta la mancanza di lavoro.
Per pensare all’applicazione concreta del reddito di cittadinanza in tutta Italia, non si può prescindere dalle differenze territoriali del tasso di disoccupazione che, secondo gli ultimi dati trimestrali dell’Istat, al Nord si ferma al 5,7% ma al Sud è quasi il triplo (16,5%).
“Il nostro problema è che il lavoro non c’è. Per questo non credo sarà possibile riuscire a offrire in tempi relativamente brevi almeno tre proposte di lavoro a ogni persona”.
A lanciare l’allarme è l’assessore al Lavoro della regione Calabria, Angela Robbe, ma anche i suoi colleghi di Campania e Puglia la pensano allo stesso modo.
“I nostri Centri, se avvengono le integrazioni di personale programmate, possono essere pronti, ma nelle loro competenze non c’è quella sociale (cosa di cui già si occupano i servizi sociali) e di sicuro non è possibile crearla nell’arco di un anno”, specifica Robbe.
Gli assessori al Lavoro delle regioni del Sud che hanno partecipato all’incontro di lunedì scorso sul reddito di cittadinanza col ministro Luigi Di Maio mostrano un’importante dose di buona volontà per far funzionare al meglio la nuova misura ma hanno ancora bisogno di molte risposte ai loro interrogativi.
Per poter far fronte alla rivoluzione che il reddito di cittadinanza porterà nei centri per l’impiego (la cui attività rientra nell’ambito delle politiche attive, di competenza esclusiva delle regioni) la cosa che tutti i rappresentanti regionali hanno chiesto a gran voce è il potenziamento degli stessi, sia in termini di personale che di infrastrutture fisiche e digitali.
“In Puglia abbiamo disperato bisogno di personale, dalle analisi che abbiamo fatto saranno necessari il doppio degli attuali dipendenti, per essere efficienti dovremmo arrivare a 800 operatori e oggi siamo intorno ai 370, ne serviranno almeno altri 400”. A parlare è l’assessore pugliese al Lavoro, Sebastiano Leo, che come primo esempio prende proprio il caso del capoluogo dove vivono più di 320 mila persone: “A Bari c’è un solo centro per l’impiego, con 7 dipendenti, come potrebbero fare a gestire tutta la mole di domande che arriveranno?”.
Fra mancanza di lavoro, di personale e di competenze, il rischio concreto è che chi prenderà il reddito di cittadinanza al Sud sarà poi costretto a dover accettare le proposte di lavoro che arriveranno dal Nord.
“E a questo punto, si dovrà affrontare anche un altro problema – fa notare l’assessore Leo – Per queste persone non sarà facile trasferirsi, bisognerà quindi pensare anche alla loro inclusione sociale e questo ricadrà sui Comuni”.
Per tutti questi motivi, le Regioni — con un documento della commissione Istruzione Formazione e Lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che l’Huffington Post ha potuto visionare – hanno chiesto al ministro “l’avvio con la massima urgenza delle procedure amministrative per il reclutamento dei nuovi operatori”, spiegando che già a ottobre avevano chiesto di procedere con una decretazione d’urgenza per velocizzare l’iter, ma la richiesta è rimasta inevasa. Di conseguenza, “stante la normativa vigente, i tempi di attivazione del reddito di cittadinanza non potranno coincidere con i tempi del rafforzamento amministrativo dei servizi per l’impiego”.
Sui 10.000 nuovi operatori previsti, per i 4.000 destinati a essere assunti dalle regioni per rimpinguare i cpi, i tempi di reclutamento per concorso pubblico — secondo gli assessori – non potranno mai essere inferiori ai 6-8 mesi (secondo una stima ottimistica), andando quindi molto oltre rispetto alla partenza del reddito nel prossimo aprile.
Inoltre, “abbiamo bisogno di chiarezza per capire se queste assunzioni siano strutturali. Se non troviamo una quadro normativo chiaro, non c’è scritto da nessuna parte che saranno assunti a tempo indeterminato” fa notare l’assessore al Lavoro della Campania, Sonia Palmeri, specificando che anche sul numero di addetti per ogni territorio non si possono fare previsioni visto che “la ripartizione tra le regioni sarà fatta in conferenza Stato-Regioni d’intesa con il ministro del Lavoro”.
Passando ai 6.000 navigator, che dovrebbero essere assunti più velocemente e con contratti flessibili dall’Anpal Servizi e poi però essere stabilizzati dalle regioni – “cosa che non si può sentire e che riporteremo all’attenzione del ministro”, continua Palmeri – sono stati stanziati fino a 200 milioni per il 2019, 250 milioni per il 2020 e 50 milioni per il 2021.
Di questa figura professionale – che in Italia ancora non esiste, come ha specificato lo stesso prossimo presidente dell’Anpal Mimmo Parisi – secondo il testo elaborato dalle regioni: “occorre chiarire il ruolo e la responsabilità complessiva”, le cui modalità di reclutamento da parte di Anpal Servizi “destano perplessità “, soprattutto riguardo ai rapporti e alle regole di interazione tra questi operatori e i dipendenti dei Cpi”.
Le Regioni poi sottolineano anche l’impossibilità fisica delle attuali sedi dei centri per l’impiego di ospitare e garantire una postazione di lavoro a questi operatori.
“Cosa chiederei al prossimo presidente dell’Anpal? — conclude l’assessore Palmeri — “Sicuramente di stare una settimana in regione Campania, di girarla insieme a me per cercare di capire e rendersi conto di come si può incidere realmente sulle cose”.
(da agenzie)
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