Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
L’ALA BARRICADIERA RIANIMATA DALLE SUE PAROLE … E IL CASO DICIOTTI STA PER MANDARE ALL’ARIA LA GIUNTA DI TORINO
Basta aggiungere una consonante all’appellativo di cui si fregia, ed ecco che il fondatore
diventa lo sfondatore.
Nella sua due giorni romana Beppe Grillo non si esime dal togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Che arriva come lanciato da una fionda sulla testa di Luigi Di Maio. “Secondo me con Luigi bisogna avere un po’ di pazienza, ha 32 anni e ha ministeri impegnativi”, spiega il comico, atteso in serata a Roma per il bis del suo spettacolo, Insomnia.
La palla viene colta al balzo da uno dei parlamentari dissidenti. Che scoppia a ridere e commenta tagliente: “Come con gli studenti”.
E in effetti le parole di Grillo tagliano come una lama l’aria pesante che si respira in casa 5 stelle dopo il voto contrario all’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini. Una situazione confusa e affatto risolta.
“Quasi il 90% del gruppo sta con Di Maio”, spiega un esponente di governo. Realistica o ottimistica che sia, la lettura accredita almeno una quarantina di parlamentai sul piede di guerra. E non sono pochi. Una situazione che sta avendo pesanti ripercussioni sui territori.
Come a Torino, dove la giunta di Chiara Appendino sta traballando.
Le consigliere Maura Paoli e Daniela Albano sarebbero a un passo dall’addio. Via dal Movimento, pur continuando a votare a favore dell’amministrazione.
Perchè il problema sarebbero le decisioni nazionali, quelle che stanno facendo vivere al Movimento ore da barca sballottata dalla tempesta.
La stessa sindaca — che nei giorni scorsi prima si è espressa per il sì al processo e poi ha fatto marcia indietro — ha dovuto diramare una nota, in cui manifesta l’auspicio “di comprendere, perchè capita, non ci si deve sempre riconoscere al cento per cento in quello che accade ma il Movimento è la nostra casa e spero che continui ad esserlo per tutti”.
Una situazione potenzialmente esplosiva, che è sul tavolo dei vertici già da qualche giorno, e che dovrebbe prevedere, venerdì, un incontro per tentare di farla rientrare. Senza contare che Nogarin e Cozzolino, sindaci uscenti di Livorno e Civitavecchia, hanno già annunciato che non si ricandideranno, e il primo cittadino laziale ha specificato che non ha nessuna attenzione di ricandidarsi alle europee.
In una situazione come questa le parole di Grillo pesano come il piombo.
E arrivano dopo quelle pronunciate martedì sera durante lo spettacolo, quando ha abbracciato Marco Travaglio — robusto fautore del sì a mandare Salvini alla sbarra — dicendogli “quello che scrivi… io ti amo”.
E aggiungendo oggi un’altra sferzata: “Dobbiamo essere noi a influenzare Salvini sui nostri temi, che forse abbiamo un po’ tralasciato, che sono l’ambiente, l’ecologia, la mobilità “. Come a dire che finora non si è fatto.
Stefano Buffagni, solitamente il pentastellato più realista, conferma la sua fama. E ai microfoni di Pomeriggio Cinque prima si dissocia dal gesto delle manette esibito fuori dalla Giunta per le immunità del Senato dal collega Mario Giarrusso a indirizzo dei colleghi del Pd.
E poi ammette: “Dentro M5s stiamo affrontando un momento difficile, ma siamo come una famiglia e i problemi li affrontiamo insieme, questa è un’occasione per crescere. Certo abbiamo avuto difficoltà con Beppe e le abbiamo avute in Abruzzo, ma ora è il momento per fare un salto di qualità “.
Che non arriverà in Sardegna, dove la debacle è annunciata e a Montecitorio si spargono veleni preventivi contro la deputata Emanuela Corda, “rea” di voler da sempre gestire la regione e di aver scelto il candidato sbagliato.
Il fondatore rimane isolato. L’ordine di scuderia è quello di non attaccarlo nè di commentare le sue esternazioni.
Ma nessuno dei big, fatto salvo per il ministro della Cultura Alberto Bonisoli e di una manciata di peones, è andato a trovarlo nella sua due giorni romana.
Nemmeno Roberto Fico, ma, spiega un suo fedelissimo, “per non mostrare il fianco a titoli sul Movimento spaccato, loro si sentono quasi quotidianamente”.
La sua area, ancora in cerca di organizzazione, ha preso forza dalle parole del comico, che pur non avendo nessuna intenzione di tornare in politica, non rinuncia a picconare i bastioni eretti dalla nuova governance, che non gradisce affatto.
“Certo, quello che dice non ha molta incidenza sulla linea politica, ma in buona parte dei nostri le sue parole hanno un peso”, ragiona il lombardo Riccardo Olgiati.
Luca Carabetta se la cava con una battuta: “Di Maio giovane? E di me cosa dovrebbe dire?”. Domanda retorica. Di diverso contenuto lo sono quelle su Tav e autonomie. Con le mozioni sulla prima che incombono e una decisione sulle seconde che va presa. Da lì riparte, se riparte, il Movimento. Quello nuovo, quello che Di Maio sta progettando di trasformare in una “struttura verticale”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
IL RAPIMENTO DELLA FIGLIA DELL’EX AMBASCIATORE NORD COREANO RIMPATRIATA A FORZA.., LA VELINA SENZA PROVE DELLA FARNESINA E LE OPPOSIZIONI CHE INSORGONO
La figlia di Jo Song-gil, ex ambasciatore reggente a Roma – “scomparso” in quello che è visto come un tentativo di diserzione – è stata rimpatriata su sua richiesta per stare con i nonni. È questa la versione data dal Ministero degli Esteri in una nota ufficiale dopo che dal mondo politico erano arrivate numerose richieste di chiarimento.
Secondo Thae Yong-Ho, ex numero due dell’ambasciata del Nord a Londra, rifugiatosi a Seul nel 2016, la ragazza sarebbe stata invece rimpatriata con la forza.
Il blitz, riporta l’agenzia Yonhap, sarebbe avvenuto prima del tentativo della ragazza di riunirsi ai genitori.
A seguito delle domande di chiarimento sulla vicenda la Farnesina, in una nota, precisa quanto segue.
Il 3 gennaio scorso la Farnesina aveva già reso noto di aver ricevuto per via diplomatica dall’Ambasciata della Corea del Nord a Roma la comunicazione relativa all’avvicendamento del funzionario presso l’Ambasciata stessa. La Farnesina ha ricevuto due note formali al riguardo. La prima, datata 20 novembre 2018, con la quale veniva data notizia dell’assunzione delle funzioni di Incaricato d’Affari a Roma da parte del Signor Kim Chon. La seconda, datata 5 dicembre 2018, con la quale si informava che l’ex Incaricato d’Affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l’Ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, vi aveva fatto rientro, il 14 novembre 2018, accompagnata da personale femminile dell’Ambasciata. La Farnesina precisa infine di non disporre di alcuna altra informazione sulla vicenda.
La versione di Thae Yong-Ho. “Non sono sicuro di quanti figli avesse Jo, ma quella che era in Italia è stata rimandata in Corea del Nord. Jo è attualmente con la moglie”, ha affermato Thae.
La ragazza, che in base a quanto appreso dall’ANSA avrebbe 17 anni, era una studentessa delle superiori. “Non posso più dire pubblicamente a Jo di venire in Corea del Sud”, ha aggiunto Thae, ricordando che il Nord è solito procedere ad aspre punizioni e ritorsioni nei confronti dei familiari delle persone che decidono di disertare a Seul piuttosto che in Paesi terzi.
L’ex diplomatico aveva più volte sollecitato Jo a puntare sul Sud come destinazione finale, sollecitando il governo di Seul a promuovere sforzi in tal senso, favorendone la fuga.
Jo era tornato in Italia con un nuovo mandato diplomatico a maggio del 2015, divenendo incaricato d’affari e quindi reggente della sede fino a novembre 2018, a seguito dell’espulsione dell’ ambasciatore Mun Jong-nam a ottobre 2017 in risposta al sesto test nucleare fatto dal Nord appena un mese prima.
Di Stefano (M5s): “Fatto grave, chi ha sbagliato paghi”.
Sulla questione interviene il sottosegretario agli Esteri grillino, Manlio Di Stefano: “La storia di Jo Song-gil e di sua figlia, rapita dall’intelligence nordcoreana in Italia, se confermata, sarebbe un caso di una gravità inaudita – scrive su Facebook -. Quando avvenne una cosa simile, il caso Shalabayeva, andai direttamente in Kazakistan per incontrarla e capire cosa fosse accaduto e appurammo responsabilità dirette dell’allora Ministro dell’Interno Alfano. Chi ha responsabilità pagherà , statene certi”.
Fratoianni (Sinistra Italiana): “Gravissimo rapimento”.
Sulla vicenda interviene anche Il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “Il governo, il ministro degli Affari Esteri, il Ministro dell’Interno, che capisco impegnato nel denunciare tutti i giorni il pericolosissimo rischio dell’arrivo di qualche Ong sulle nostre coste, vengano a riferire senza indugio in Aula su cosa sia effettivamente accaduto” con la questione della figlia dell’ambasciatore della Corea del Nord”.
“In questi minuti i principali organi di stampa riportano una notizia che se confermata costituirebbe quanto meno questione di grande imbarazzo per il nostro Paese: uomini dei servizi di sicurezza della Corea del Nord avrebbero prelevato, cioè rapito, sul suolo italiano la figlia dell’ex ambasciatore a Roma di quel Paese. Ripeto: prelevata, rapita e riportata contro la sua volontà in Corea del Nord.Se questa notizia venisse confermata costituirebbe un fatto imbarazzante e anche grave per il nostro Paese: servizi di sicurezza di Paesi stranieri possono operare sul nostro territorio prelevando una persona, in questo caso una minorenne, e rimpatriarla contro la sua volontà ? Una situazione inaccettabile” afferma Fratoianni ricordando per altro che “il nostro Paese non è nuovo purtroppo a fatti di questo tipo. Nella legislatura scorsa ci trovammo di fronte all’imbarazzante caso Shalabajeva, non vorrei che ci dovessimo trovare di fronte ad un caso analogo per una seconda volta. Quindi per tempo chiedo che il governo riferisca in Aula – conclude Fratoianni- e di dare al Parlamento e al Paese notizie chiare su quello che sta accadendo sul nostro territorio nazionale”.
Quartapelle (Pd): “Salvini chiarisca su violazione sovranità nazionale”.
“La notizia di oggi è il rapimento della figlia di Jo Song-gil, un diplomatico nordcoreano in servizio a Roma dal 2015 al 2017, attualmente nascosto e in cerca di asilo politico insieme alla moglie. Se così fosse, ministro Salvini ci spieghi come sia stato possibile che i servizi segreti nordcoreani abbiano potuto agire indisturbati sul nostro territorio nazionale”.
Lo chiede Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri della Camera, in un’interrogazione al ministro dell’Interno.
“Se confermato, sarebbe un fatto gravissimo – prosegue la deputata del Pd – che una ragazza ancora minorenne sia stata riportata in Corea del Nord da una squadra di agenti speciali inviata in Italia da Pyongyang. Si tratterebbe di una novità sconvolgente perchè l’Italia ha sempre garantito rifugio a chi scappa dai regimi. Per questo motivo dal momento della diserzione del padre e della sua protezione da parte dei servizi segreti italiani, anche la ragazza avrebbe dovuto essere adeguatamente protetta poichè soggetto ad altissimo rischio di ritorsione da parte del regime nord coreano. Per di più si profilerebbe una violazione clamorosa della nostra sovranità nazionale con l’incursione da parte di un’intelligence straniera per rapire una minorenne e ricondurla in uno Stato dove vige una dittatura feroce e dove sarà soggetta a pesanti ritorsioni e vendette per il tradimento del padre”.
“Il ministro dell’Interno – conclude Quartapelle – che nelle ultime 48 ore è stato impegnato in dieci appuntamenti elettorali in Sardegna ed è stato assorbito dalla protesta dei pastori sardi, ha una pesante responsabilità in questa vicenda. Salvini conferma di essere solo il ministro della propaganda, perchè quando deve garantire davvero sicurezza a chi è perseguitato dimostra di essere distratto, tanto da lasciare che servizi segreti di un altro Paese agiscano indisturbati da noi”.
Santelli (Forza Italia): “Chiediamo informativa urgente del Governo”.
“Chiediamo un’informativa urgente al governo perchè la vicenda della figlia minorenne dell’ex ambasciatore nordcoreano, lì dove fosse realmente accaduta in questi termini, sarebbe gravissima. Investirebbe, per la sua delicatezza, anche i profili di sicurezza del nostro Paese è questo sarebbe inammissibile”. Lo dice, in una nota, Jole Santelli, deputata di Forza Italia.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
“QUESTI EPISODI SONO GENERATI DAL CLIMA DI ODIO CHE CERTI POLITICI HANNO DIFFUSO NEL PAESE”
“Quello che sta accadendo in tanti casi oggi in Italia è amplificato anche da politici come
Salvini”. Lo ha detto Angela Bedoni, mamma di Bakary, commentando le nuove scritte razziste comparse nel suo cortile a Melegnano.
“Questo episodio è il primo del genere nella vita di mio figlio, ma forse perchè clima di oggi non è il clima che si respirava tre anni fa. Il problema è che l’immigrazione non è un problema”, ha aggiunto.
“Bisogna non chiudere i porti, ma costruire ponti. Spero che a livello politico nazionale arrivi una condanna su quello che è successo a noi”, ha aggiunto la mamma di Bakary.
“Il decreto sicurezza – osserva – oggi mette in difficoltà molte persone. Ed è anche una questione di cultura”
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
L’AVV. BORRE’: “VORRA’ DIRE CHE SARA’ IL TRIBUNALE A RIAMMETTERLI, LO STATUTO PARLA CHIARO, IL VOTO SU ROUSSEAU NON E’ VINCOLANTE, MA SOLO ORIENTATIVO, OGNUNO IN PARLAMENTO E’ LIBERO DI VOTARE COME GLI PARE”… C’E’ ARIA DI MOBILITAZIONE DEI CONTRARI ALLA LINEA POLTRONISTA DI DI MAIO
“La pazienza sta finendo”, ringhiano dai piani alti. Ce l’hanno con gli eletti dissidenti del MoVimento 5 Stelle.
Se in Senato qualcuno dovesse votare a favore del processo a Salvini rischierebbe l’espulsione. Mentre Luigi Di Maio assicura che con Beppe Grillo va tutto benissimo — “Lo sento Grillo al telefono, ci siamo sentiti oggi pomeriggio. E nei prossimi giorni andiamo a pranzo insieme” — cercando di smentire le voci di una fronda capitanata dal comico che però ieri non è stato confortato dalla presenza dello stato maggiore M5S al Teatro Brancaccio durante il suo spettacolo, ma ha invece salutato dal palco Marco Travaglio che su Salvini la linea ce l’ha ed è piuttosto precisa.
E così tocca a Di Maio precisare come stanno le cose: «Chi vota contro il blog è fuori», riporta Alessandro Trocino sul Corriere della Sera.
Il riferimento è al giorno in cui il Senato salverà ufficialmente Salvini con un’ampia maggioranza dalle accuse della Diciotti, come ormai è scontato visti i risultati del voto della Giunta per le autorizzazioni a procedere.
E pazienza se si racconta — senza smentite — di una rottura palpabile ormai tra Grillo e Di Maio.
Conta che Laura Castelli e Paola Taverna indichino la porta ai dissidenti come Paola Nugnes ed Elena Fattori mentre il deputato Luigi Gallo auspica pubblicamente un cambio di direzione guidato da quel 41% che ha indicato il processo a Salvini come preferenza nel voto su Rousseau.
«Non penso avranno il coraggio, ma se qualcuno decidesse di votare per l’autorizzazione a procedere contro Salvini, sarebbe espulso all’istante. Ma ora ripartiamo. Siamo il Movimento che cambia il Paese, ricordiamocelo», ha detto la Taverna in assemblea.
E ancora: «Ma in quale azienda uno assunto da sei mesi pretende di avere la stessa voce in capitolo di uno che sta lì da anni?». «C’è qualcuno che vuole sbatterci fuori», le ha risposto idealmente ieri Gallo su Facebook. Repubblica racconta l’altro fuoco che cova sotto la cenere:
C’è aria di mobilitazione. Si parla di un possibile incontro tra chi dice no all’appiattimento suicida sulla Lega, già questa settimana. Il deputato Riccardo Ricciardi, con fiero accento toscano, la mette così: «Quel voto sul blog non doveva esserci. E quelle carte andavano lette. Votando contro l’autorizzazione stiamo dicendo che d’ora in poi un sindaco può chiudere venti immigrati in un palazzo perchè decide che un interesse pubblico glielo consente».
Accanto a lui, Gilda Sportiello dice: «Non credo ci faccia bene mettere in discussione principi fondativi, non credo che possano essere messi in discussione dei punti fermi della nostra visione politica in nome della governabilità ». La deputata napoletana è convinta che serva sottolineare le differenze con la Lega, non averne paura.
Doriana Sarli, come lei, parla della «fotografia di un Movimento che ha bisogno di riflettere su quanto si può e si deve sacrificare per la governabilità ».
I dissidenti si riuniscono idealmente intorno a Roberto Fico, il quale in privato ha fatto sapere che lui al posto di Salvini si sarebbe fatto processare.
Intanto l’avvocato Lorenzo Borrè, già difensore di Gregorio De Falco nella causa contro l’espulsione, spiega su Facebook che qualsiasi sanzione sarebbe contro le regole:
Colpisce che molti parlamentari pentastellati, nell’evocare strumentalmente l’esito della volontà popolare (trattandosi invece di consultazione riservata ai soli iscritti al partito) dimentichino che per i portavoce eletti l’impegno prioritario sia quello di attuare i principi e gli obiettivi del programma elettorale e che tale impegno è sovraordinato, quanto a cogenza, rispetto all’orientamento espresso dagli iscritti con le consultazioni “a quesito imposto”, che peraltro a mente di Statuto non hanno carattere decisorio (ma sono di mero “orientamento”, di cui tener conto compatibilmente con quanto prefissato dal programma elettorale).
Alla luce di quanto sopra, l’evocazione dell’ipotesi di espulsione che alcuni agitano nei confronti dei senatori pentastellati che vogliono attenersi ai principi del programma elettorale, al codice etico e al regolamento del gruppo parlamentare è inaudita, così come è intellettualmente grave che si predichi, in contrasto con le regole e i principi sopra richiamati, che la consultazione possa vincolare i senatori o che questi debbano attenersi all’esito di tale consultazione (a tacer del fatto che il quesito è stato mal posto in quanto glissa sulla vera questione e cioè se al ministro Salvini vadano o meno riconosciute le attuali “prerogative parlamentari che oggi sottraggono deputati, senatori e ministri, dall’applicazione della giustizia”).
Per il M5S le espulsioni potrebbero finire cancellate dal tribunale.
Ma Di Maio sa bene che un espulso è per sempre, visto che anche in caso di riammissione le candidature le decide lui e il popolo degli attivisti in ogni caso non tollera ribellioni in campo aperto.
Per i dissidenti l’addio al M5S, voluto o sotto costrizione, significa la fine della carriera politica (per lo meno nel M5S) alla fine di questa legislatura. Ribellarsi non conviene a nessuno. Meglio attendere che il voto in Sardegna e quello delle Europee faccia il suo corso.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
LA COERENTE SENATRICE M5S NON SEGUIRA’ L’INDICAZIONE DEI VERTICI
“Ci sono leggi di rango superiore a cui si deve dare risposte. A cui non si può derogare. Valori
non negoziabili, principi a cui non si può rinunciare. Non ritengo ad ogni modo di venir meno neanche al codice etico avendo come lume il programma, nostro unico candidato”.
Lo ha detto all’Adnkronos la senatrice Paola Nugnes, a proposito di eventuali sanzioni disciplinari per coloro che in Aula non si adegueranno al responso di Rousseau, votando per l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini.
“Il nostro programma è frutto di diversi anni di elaborazioni e di in esercizio di straordinaria partecipazione e collaborazione con la rete”, sottolinea Nugnes, che ribadisce: “Voterò per l’autorizzazione”.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
PRIMA CARPIRE IL VOTO, POI ARRIVERANNO LE DENUNCE PER BLOCCHI STRADALI, VIOLENZA PRIVATA, DANNEGGIAMENTI, MINACCE, RAPINA IMPROPRIA E SEQUESTRO DI PERSONA… MA I PASTORI NON GODONO DELL’IMPUNITA’ DI ALTRI NOTI SEQUESTRATORI
Le forze dell’ordine hanno acquisito filmati e materiali vari, durante la rivolta dei pastori, in cui si ravvisano varie ipotesi di reato.
Video girati dagli agenti, ma anche dai pastori stessi nei momenti più accesi della protesta. Si va dai blocchi stradali non autorizzati alla violenza privata, dal danneggiamento alle minacce, dalla rapina impropria al sequestro di persona non a scopo di estorsione.
Anche in questi giorni, che dovrebbero essere di tregua, il trasporto del latte è praticamente bloccato perchè i trasportatori temono di incontrare i blocchi dei pastori e di dover buttare sull’asfalto il loro latte.
Domenica in Sardegna si vota e votano anche le famiglie dei pastori, quindi finora una legittima protesta sociale è stata tollerata.
Salvini, il ministro che “entro 48 ore avrebbe risolto il problema” non ha concluso come sempre una mazza, dopo sei giorni l’accordo ancora non c’e’, anche perchè se il governo è complice di alcuni industriali che hanno sforato le quote di produzione, facendo crollare il prezzo del latte, difficile ricomporre i contrasti.
Mentre Di Maio è sparito dalla Sardegna e neanche ci mette la faccia, Salvini non puo’ permettersi contestazioni nel suo tour di tre giorni e quindi fa finta di essere “amicone” dei pastori.
Una volta che avrà carpito i voti dei beoti, da lunedi vedrete in azione il pugno duro nei confronti delle proteste, con relative denunce.
Ormai li conosciamo bene.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
DA TRAPANI AD ENNA LA LOTTA DI CHI LAVORA PER SOPRAVVIVERE
In Sardegna i pastori hanno gettato per strada litri di latte ovino per protestare contro il
prezzo del latte, sceso sotto i 60 centesimi al litro.
L’eco della protesta sembra avere raggiunto anche i pascoli della Sicilia. Come riportato dai quotidiani locali, anche gli allevatori siculi si sono mobilitati contro il prezzo del latte.
Nel trapanese, lo scorso 15 febbraio, centinaia di pastori, provenienti anche dalle province di Palermo e Agrigento, si sono radunati presso la strada statale 624 Palermo-Sciacca e hanno rovesciato a terra almeno 3mila litri di latte.
Anche in provincia di Enna è stata messa in scena una protesta e una ventina di pastori hanno bloccato la galleria di ingresso a Regabulto, aderendo alla manifestazioni dei colleghi in Sardegna. Anche in Sicilia, gli allevatori chiedono che siano rivisti i costi del latte.
Una lettera di protesta è stata scritta da Emmanuel Scolaro, 23enne di Santo Stefano Quisquina, uno dei più giovani allevatori della regione.
In un post pubblicato su Facebook, il giovane ha fatto riferimento alle difficili condizioni di lavoro cui sono sottoposti gli allevatori, richiamando i colleghi a un’azione collettiva contro lo sfruttamento della grande distribuzione.
“Mi presento sono Emanuel Scolaro e ho 23 anni, sono originario di Santo Stefano Quisquina. Da qualche anno posso definirmi uno degli ultimi allevatori più giovani in circolazione e sono fiero di essere un pastore. Il custode di un gregge di ovini o caprini”, ha scritto in un post che ha ottenuto centinaia di like.
“Li abbiamo sentiti i nostri amici sardi? Facciamoci sentire noi. Basta sottostare agli industriali. La roba è nostra. Il prodotto che la natura ci offre, sotto i nostri sacrifici, è nostro. Creiamola questa alleanza da siculi. L’unione fa la forza. Quando vendiamo qualcosa noi, dobbiamo trovare l’acquirente e poi ci tocca anche svendere il prodotto. Il latte? Non ne parliamo. Il prezzo è quello, se ti va così, se no te lo tieni”.
“È vero ho 23 anni, abito con mamma e papà e non ho nessuna famiglia a carico. Come potremmo mai farci una famiglia? Cosa ci riserva il futuro?”, continua Emmanuel.
“Seguiamo la passione. Io ci credo e voglio farlo fino in fondo, ma la triste verità è un’altra. Lavoriamo come i dannati per chi? Per che cosa? Povere bestie colpa non ne hanno. I veri animali stanno sopra di noi è questa la verità . E noi siamo schiavi non padroni dei nostri frutti. Questa è l’Italia?”, conclude il 23enne.
(da TPI)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
“E’ RIDICOLO DIRE CHE NON FAR SBARCARE DEI MORTI DI FAME SIA UNA QUESTIONE DI INTERESSE NAZIONALE”
“Il nostro ‘ministro di polizia’ Salvini ha tutte le garanzie per proteggersi nel processo. Ma non deve avere il privilegio di proteggersi dal processo”.
Lo ha detto la senatrice di +Europa Emma Bonino, intervenendo questa mattina alla conferenza stampa per la chiusura della campagna di firme Welcoming Europe – Siamo noi l’Europa che accoglie
“Vengo da una cultura radicale che è garantista al 100%. Al di là di tutti i retroscena, per cui questa semplice richiesta viene connotata da tutta una serie di ragion di governo e di partito – ha sottolineato Bonino – in sè la questione è molto semplice: il Senato deve decidere se reputa che l`inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo. Ma davvero 177 poveracci su una nave della Marina italiana rappresentavano una minaccia a un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante?”, ha concluso la senatrice di +Europa.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2019 Riccardo Fucile
TUTTI GLI INCARICHI SONO AFFIDATI A CASALEGGIO PER STATUTO
È la scatola nera del M5S. Saldamente in mano a Davide Casaleggio che attraverso
l’Associazione Rousseau – di cui è presidente, amministratore unico e tesoriere – controlla sia le casse del partito, sia le banche dati e la relativa piattaforma “per la democrazia diretta” con 100mila iscritti (40mila in meno rispetto all’anno scorso).
“Ma stiamo lavorando a una nuova infrastruttura per raccoglierne milioni” spiega Erica Sabatini a nome di Rousseau.
Da qualche tempo, a differenza del passato, si può accedere anche come “ospiti”, ma per svolgere tutte le attività – proporre leggi o varare le liste – occorre aderire ai 5S.
L’altro ieri, alla consultazione sul processo a carico di Salvini, “hanno votato oltre 52 mila iscritti, la giornata più partecipata del Movimento”.
Tuttavia certificata non da una società terza, come sarebbe stato lecito aspettarsi, bensì dal notaio storico del M5S: Valerio Tacchini, già alle prese col televoto dell’Isola dei Famosi.
Fino a due mesi fa la sede fisica e legale di Rousseau coincideva con quella della Casaleggio Associati, l’azienda “madre” di consulenza fondata da Gianroberto e guidata dall’erede, ora traslocata vicino a piazza San Babila.
Un indirizzo unico, via Morone 6, sufficiente ad alimentare il sospetto che l’associazione “senza fine di lucro” costituita da padre e figlio nel 2016 per “promuovere lo sviluppo della democrazia digitale e coadiuvare” l’azione politica dei Cinquestelle, fosse una costola della loro srl privata.
Anche in virtù di un intreccio di ruoli, blindatissimi da regole e codicilli, che oggi fanno di Davide il padrone assoluto del Movimento. Sia il nuovo statuto dei 5Stelle sia il codice etico obbligano infatti a utilizzare esclusivamente la piattaforma Rousseau per consultare gli iscritti e gestire le votazioni online.
L’associazione nasce l’8 aprile di tre anni fa con una dotazione iniziale di 300 euro, pari alle quote dei due fondatori: i Casaleggio.
Appena 4 giorni dopo, il 12 aprile 2016, Gianroberto muore. Davide, rimasto socio unico, convoca l’assemblea (ovvero sè stesso), modifica lo Statuto e decide l’ingresso di due nuovi soci, l’anno scorso diventati tre: il fedele Max Bugani, che sta anche nella segreteria del vicepremier Di Maio; il “casaleggino” Pietro Dettori, pure lui a Palazzo Chigi, e la consigliera di Pescara Erica Sabatini.
Per statuto tutti gli incarichi sono però appannaggio di Casaleggio jr.
L’articolo 13 prevede infatti che “il presidente è nominato dall’assemblea tra i soci fondatori” (quindi Davide, il solo rimasto) e “quando l’amministrazione è affidata ad un singolo amministratore”, come in questo caso, “il presidente è anche unico amministratore e presidente dell’ente”. Ancora e sempre Davide.
Che perciò delibera i rendiconti predisposti dal tesoriere e provvede, in questa ultima veste, alla gestione economico-finanziaria ordinaria.
In pratica Casaleggio jr nomina, autorizza e vigila su sè stesso.
Forte di un doppio tesoro. I dati degli iscritti e l’obolo dei parlamentari “che da Rousseau ricevono regolare ricevuta”, dice Sabatini: 300 euro a testa al mese, 90mila euro totali, versati “per lo svilupppo e il supporto delle piattaforme informatiche M5S”.
L’ultimo bilancio disponibile è del 2017, primo anno completo dell’associazione, pubblicato sul Blog delle Stelle a giugno.
Chiuso in rosso nonostante i risparmi sul personale: solo due i dipendenti a tempo pieno dichiarato, 4 sono part-time, più un collaboratore e uno stagista.
Il disavanzo di gestione ammonta a 135.062 euro, con un patrimonio netto negativo di 55.386 euro.
Troppe le uscite, rispetto ad entrate non proprio esaltanti: a fronte di 357mila euro di ricavi (ottenuti soprattutto dalle microdonazioni, in media 53 euro, solo 40 superiori ai mille euro) i costi superano i 493mila.
A pesare gli esborsi sulla sicurezza, “investiti per la tutela degli iscritti e gli accantonamenti precauzionali per le spese legali relative alle cause in corso”, si legge nel rendiconto. Anche di questo si occupa l’associazione di Casaleggio.
Sicuro del proprio tornaconto: un milione di incasso per ogni anno di legislatura. Tanto quanto guadagnerà Rousseau dal contributo di deputati e senatori.
(da “La Repubblica”)
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