Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
“LA RIFORMA LEGA-M5S HA SOLO MOLTIPLICATO LE POLTRONE AI PARTITI”… “FA PIU’ ASCOLTI PROTESTANTESIMO CHE IL PROGRAMMA DI FRECCERO IN PRIMA SERATA SU RAI DUE”
La Rai dei direttori di rete – dei sovrani di RaiUno, RaiDue e RaiTre – potrebbe non esistere più. Questi super direttori, che tuttora fanno il buono e il cattivo tempo nei loro canali, forti anche del budget per la spesa, scenderanno molti gradini.
Il Piano industriale dell’ad Fabrizio Salini li declasserà a semplici “coordinatori di palinsesto”.
Questi coordinatori – per realizzare il mosaico del palinsesto tv – dovranno pescare i programmi dentro alcuni “serbatoi”, nove Direzioni che saranno suddivise per generi televisivi (come l’intrattenimento, le fiction e i film, le serie tv, i ragazzi, i documentari).
“Quello che era a destra andrà a sinistra, quello che è sopra finirà sotto”, dice ora sconsolata Rita Borioni, consigliera della Rai in quota progressista, “la televisione di Stato, che già mi sembra discretamente fuori controllo, rischia il caos vero”.
Salini modificherà il baricentro della Rai, che da verticale (le reti tv al comando) diventerà orizzontale, con le 9 Direzioni suddivise per genere a fare da nuovo pilastro dell’azienda. Funziona così anche in Francia. Ora potrebbe funzionare anche da noi.
“Le 9 Direzioni segnano, intanto, una moltiplicazione degli incarichi. Soluzione che risveglierà gli appetiti dei partiti, mai troppo sopiti. I 9 direttori, aggiungo, dovrebbero avere una conoscenza estrema dell’azienda per prenderne le redini e farla funzionare. Il mio pronostico è uno solo: finiremo nel caos. E temo poi un effetto contagio”.
Effetto contagio?
“Oggi può capitare che una persona incapace sia nominata alla guida di una rete tv. L’inetto finirà con il penalizzare il suo canale e solo il suo canale. Ma se un incapace dovesse finire alla guida di una delle Direzioni di genere, quella supponiamo dedicata ai film, allora l’intera offerta aziendale ne risentirà drammaticamente. I nostri film, ogni giorno, saranno pessimi. Uno scenario da brivido”.
Ci sarà anche una Direzione per i programmi di approfondimento giornalistico?
“Putroppo sì. E anche questa cosa mi allarma discretamente. Oggi i programmi di approfondimento godono di una sostanziale autonomia editoriale. E questo ha permesso alla Rai di eccellere nel giornalismo di approfondimento e d’inchiesta: penso a Petrolio, a Report. Mettere tutti i programmi sotto la vigilanza di un unico direttore significa imbrigliare le trasmissioni più scomode e coraggiose”.
Poteva andare anche peggio.
“Poteva succedere che tutti i programmi finissero sotto il controllo dei direttori dei telegiornali, che tante volte sembrano avere nei partiti i loro veri editori. Almeno questa l’abbiamo sventata”.
La Rai finalmente avrà un canale in lingua inglese, per descrivere l’Italia al mondo.
“Finalmente, certo. Ma il Piano dell’ad Salini mette questo canale sotto l’ombrello sbagliato. Il canale avrà come editore una società controllata dalla Rai, che è RaiCom. Si tratta della nostra società a più forte vocazione commerciale. Trovo questo innesto dunque assai innaturale e preoccupante”.
Il programma Grillo c’è in onda una volta e quindi una seconda, su RaiDue. Il caso Sfera Ebbasta scelto come giurato di The Voice, e poi cassato dall’ad Salini. La gestione del direttore del canale, Carlo Freccero, con tutti questi incidenti, la allarma?
“Houston, abbiamo un problema. Su RaiDue c’è del bello e c’è del nuovo. Ma – lo diceva Rossini – quello che è nuovo non è bello, quello che è bello non è nuovo”.
Gli ascolti, poi..
“Lunedì, il programma di Lucci – Lucci incontra Funari – ha fatto meno ascolti di Protestantesimo. Trasmissione che ammiro, per carità . La circostanza conferma però che abbiamo un grande grande problema”.
Carlo Freccero, una scelta personale dell’ad Salini.
“Salini si è fatto prendere la mano dall’entusiasmo, ma ha commesso un errore di grammatica industriale. Non si nomina un direttore di rete per un solo anno. Freccero andrà via dopo soli 12 mesi dal suo insediamento. Non si ingaggia una figura apicale senza poi pagarla”.
Freccero è pensionato, dunque lavora gratis
“Non ci si dimentica di chiamare davanti al cda i direttori di rete perchè tengano le loro audizioni sul progetto editoriale. Voglio bene a Freccero, ma nessuno sa dove stia andando, come e perchè”.
(da “La Repubblica“)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
“IL SOVRANISMO NAZIONALE NON HA SENSO, IL FUTURO SARA’ NEL SOVRANISMO EUROPEO”
Berlusconi si dice ben soddisfatto del risultato in Sardegna: “Forza Italia ha superato il 16%. Vale
a dire, è il primo movimento politico dell’isola. L’area che vogliamo rappresentare è dunque ben viva e radicata”.
“Ci sono due aspetti ancora più importanti” sostiene Berlusconi in un’intervista a La Stampa: “Il primo: anche in Sardegna il centro-destra si conferma la maggioranza naturale fra gli elettori italiani. Il secondo: il M5S è ormai indiscutibilmente in caduta libera, dentro una crisi irreversibile. Se la Lega persevera in questa alleanza, prima o poi gli italiani chiederanno conto anche a Salvini dei disastri del governo con i 5 Stelle”.
Berlusconi osserva che la speranza che il clima nell’Ue sia più benevolo verso l’Italia dopo il voto alle Europee “è un’illusione” senza “alcuna spiegazione logica”, “se qualcuno si illude sulla solidarietà dei Paesi cosiddetti sovranisti, ha fatto male i calcoli. Quei governi hanno a cuore la ‘loro’ sovranità nazionale, non la nostra; e sul piano delle regole economiche sono fra i più severi”.
Eppure, l’ex premier vede per il Partito popolare possibile un’alleanza con i sovranisti dopo il voto: “Penso che sia più facile collaborare con i conservatori e, perchè no, anche con i sovranisti piuttosto che con la sinistra”, “il sovranismo nazionale è senza senso; ma – precisa – un nuovo sovranismo europeo potrebbe essere il nostro futuro”
(da agenzie)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
DA DETRARRE 450 MILIONI DI COSTO DELLE ASSICURAZIONI CONTRO GLI INFORTUNI PER I LAVORI SOCIALMENTE UTILI
Un emendamento al decretone su quota 100 e reddito di cittadinanza stabilisce su quali casse dovrà ricadere il costo delle assicurazioni contro gli infortuni per le attività socialmente utili che i beneficiari del reddito di cittadinanza andranno a svolgere.
Alla fine a pagare non saranno i Comuni: l’importo verrà direttamente scalato dal Fondo per il reddito.
E per i futuri sussidiati non è una buona notizia.
Racconta oggi Il Messaggero:
In questo modo, infatti, la misura anti-povertà promossa dai pentastellati si perderà per strada circa mezzo miliardo di euro. Per il reddito di cittadinanza è quasi tutto pronto, anche se rimangono ancora numerose incognite. Tra queste figura l’impatto che avrà sulla misura il costo dei premi assicurativi per i beneficiari del sussidio, chiamati a svolgere piccoli lavori in cambio della paghetta promessa dal M5S.
Il via libera all’emendamento potrebbe costare 450 milioni di euro, al netto degli esonerati (per ragioni diverse circa la metà dei percettori sarà esentato dall’obbligo).
A tanto ammonterebbe complessivamente la spesa annuale legata ai premi contro gli infortuni sul lavoro per i destinatari del reddito, considerato che per i lavori di pubblica utilità l’Inail ha stabilito un prezzo annuale di 258 euro per assicurare un singolo soggetto. Che, moltiplicato per la metà dei 3,5 milioni di aventi diritto al sostegno, fanno appunto poco meno di cinquecento milioni di euro di costi extra.
Non certo una buona notizia per il reddito proprio mentre viene varato il modulo per la richiesta e già lì si scopre (in realtà si sapeva già , ma è significativo che lo facciano sapere ai possibili percettori) che in caso di esaurimento delle risorse disponibili il sussidio verrà tagliato.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
“DI MAIO E’ AL SERVIZIO DI SALVINI, IL M5S NON EVITERA’ IL NAUFRAGIO”
Gregorio De Falco non ha dubbi: “Il Movimento non può più essere salvato, è troppo tardi. Non
ce la farà a evitare il naufragio”.
Nel corso dell’intervista a Piazza Pulita, l’espulso del Movimento cinque stelle ne ha per tutti, soprattutto per Luigi Di Maio: “Di Maio è completamente subordinato a Salvini. Quando parlavamo del decreto sicurezza, lui mi diceva che queste materie andavano fatte come voleva la Lega perchè sono materie della Lega. Ma questo è assurdo, non è accettabile, non in un governo di cooperazione”.
Riguardo poi il caso Diciotti, De Falco ritorna su quanto già aveva detto in precedenza: “nella relazione di Gasparri c’è un passaggio fondamentale, che sostiene che la decisione di Salvini fu di ‘interesse pubblico governativo’. Governativo, capite? non pubblico e basta. Questo è importante, perchè significa che il governo non è più uno strumento, è il fine. E Di Maio è artefice di tutto questo”.
“C’è malessere all’interno del Movimento, anche se molti non lo eprimono ad alta voce per paura” continua De Falco, “ed è ovvio che sia così: ho visto l’intervento di Paola Taverna che intimava a chi non era d’accordo di andarsene. Queste continue minacce di espulsione non fanno parte della democrazia, dello spirito democratico che si condensava nello slogan del M5s quando sono entrato io, ‘partecipa, scegli, cambia’. La democrazia tutela le minoranze, non le schiaccia, non le minaccia. Quello che fa il M5s è aberrante”.
(da Globalist)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
MA CHE TRADIZIONE VIOLATA, IL CARNEVALE MODERNO E’ NATO NEL 2012 COME ATTRAZIONE TURISTICA PER UNA OPERAZIONE COMMERCIALE DI UNA CITTA’ CHE ORMAI E’ GIA’ DISNEYLAND
Il Carnevale di Venezia è una bestia strana. Per storia e per tradizione è una festa popolare, nel senso più autentico del termine.
Da quando è stato inventato il Carnevale moderno però la festa è anche un’attrazione turistica. A qualcuno non piace, a molti in questi quasi quarant’anni invece ha fatto comodo per rilanciare l’immagine di Venezia.
L’unico dato quasi oggettivo è che non c’è nulla di sacro nel Carnevale, perchè per definizione è una festa dissacrante.
Per questo motivo si può accusare il Carnevale di essere in alcune sue declinazioni kitsch o addirittura trash ma è davvero difficile dire — come fanno alcuni — che il volo di Fedez snatura il senso del Carnevale veneziano.
I fatti, per come si conoscono sono questi: corre voce, si dice che il rapper e marito di Chiara Ferragni domenica si lancerà dal Campanile di San Marco (tranquilli, sarà ben legato ad una fune di sicurezza) per il “tradizionale” Volo dell’Aquila.
Tradizionale tra virgolette perchè il volo dell’Aquila è un evento che è stato introdotto nel 2012.
Tradizionalmente fino al 2001 il Carnevale aveva un solo volo, quello della Colombina, che era un uccello meccanico che veniva fatto volare dal campanile verso Palazzo Ducale. Dal 2001 all’interno di quel continuo processo di re-invenzione e riscoperta della tradizione è stato introdotto il Volo dell’Angelo, con una persona in carne ed ossa, generalmente di sesso femminile.Ed oggi è proprio l’inventore del volo dell’Angelo — il regista teatrale Alessandro Bressanello — parla del volo di Fedez come di un evento che snatura l’essenza del Carnevale: «Ci sta tutto, ma se andiamo avanti così si perdono i connotati originali. Adesso volano tutti, come a Disneyland, quando si annuncia che alle 17 ci sarà lo spettacolo tale, seguito da un altro».
Cosa c’entra Fedez — che è di Milano — con la città lagunare? Eppure già nel 2008 su Piazza San Marco volò il rapper americano Coolio, che non risulta abbia ascendenze veneziane.
Sulla vicenda c’è anche un mistero. Il sito ufficiale del Carnevale di Venezia scrive, anzi rimarca, che dal 2001 al 2008 il direttore artistico del “volo” fu proprio Bressanello quando scrive «dal 2001 al 2008 quando sempre sotto la direzione di Bressanello a scendere come Angelo fu il rapper Coolio».
L’attore e regista invece al Gazzettino dà una differente versione dei fatti: «L’ultimo mio angelo fu Federica Pellegrini [nel 2007 Ndr], sceglievo donne angeli, con un certo stile, ma dopo di me al Carnevale arrivò Marco Balich, che fece volare un altro rapper».
I voli delle “aquile” sono diversi, pur essendoci una netta predominanza femminile nel 2016 è stata la volta di Saturnino (storico bassista di Jovanotti) e l’anno scorso è toccato al patron della Diesel Renzo Rosso.
Non è nemmeno indispensabile essere veneziani: Rosso è vicentino, Saturnino di Ascoli Piceno e anche le altre “aquile” non erano venete. Insomma non c’è nessuna “tradizione” — vera o inventata — cui appellarsi per impedire a Fedez di volare. Tanto più che il rapper di Buccinasco non sarà l’aquila ufficiale — è l’olimpionica Arianna Fontana — ma un uccello di contorno per un volo “minore” ma sicuramente attesissimo.
Chi si lamenta che il volo di Fedez farà diventare Venezia come Disneyland non si accorge che Venezia lo è già .
Si parla di Disneyland perchè se si parlasse di carnevalata per ovvie ragioni salterebbe il banco. Eppure cosa c’è di sbagliato in una carnevalata proprio a Carnevale?
Tutte le polemiche sulla tassa d’ingresso nella città storica, varata dopo decenni di discussioni sui turisti “mordi e fuggi” (che però hanno fatto la fortuna di molti) dimostrano che il processo si è portato a compimento da tempo
Sulla presenza di Fedez per altro ci sono solo indiscrezioni. Non si sa a che ora volerà . Il mistero viene mantenuto un po’ perchè deve essere una sorpresa, un po’ per evitare l’assalto.
Come se la presenza del rapper potesse in qualche modo causare più problemi di ordine pubblico di quelli che ci sono già durante il Carnevale. La capienza di Piazza San Marco è fissata in 23mila persone, e già con il volo dell’Angelo di domenica 24 febbraio in molti sono rimasti fuori “dirottati” in giro per le calli da un efficiente servizio d’ordine.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
CON I DISSIDENTI GRILLINI IL GOVERNO NON HA PIU’ NUMERI CERTI, FRATELLI D’ITALIA DISPOSTO ALL’APPOGGIO IN CAMBIO DI UN MINISTERO (QUELLO DI TONINELLI?)…A QUEL PUNTO BERLUSCONI ROMPEREBBE CON I SOVRANISTI
Quando il governo Lega-M5S era soltanto un’ipotesi da pallottoliere avevamo segnalato che
sarebbe stato coerente includere nell’accordo anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni in quello che sarcasticamente avevamo ribattezzato come “Il patto di Neanderthal”. Dell’entrata di FdI in coalizione si era parlato anche in altri tempi quando i primi scricchiolii nella maggioranza interna avevano cominciato a farsi sentire.
Adesso però, dopo le sconfitte elettorali del M5S e la forza implicita accresciuta della Lega di Salvini nella maggioranza, ci sono segnali sempre più forti del ritorno in auge del progettone.
Il casus belli è attualmente la TAV.
Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha ventilato la possibilità di una decisione la prossima settimana, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiesto una nuova analisi costi-benefici che potrebbe cambiare le carte in tavola visto che verranno calcolati i costi soltanto per l’Italia e sul piatto della bilancia ci saranno anche i costi per il ripristino del paesaggio e quello delle cosiddette penali (che penali non sono, ma l’effetto è identico).
La soluzione potrebbe quindi essere identica a quella del TAP, con il premier che si assume la responsabilità della sintesi tra due posizioni inconciliabili (quella del M5S e quella della Lega) sottolineando che visti i costi è più conveniente fare l’opera che non farla.
Ma questo boccone, è il ragionamento di molti, non sarebbe indolore per i grillini, alcuni dei quali — a partire da Beppe Grillo — sulla TAV ci hanno messo la faccia e hanno paura di perderla.
Ad esempio proprio ieri il senatore piemontese Alberto Airola ha detto che se arriva il sì alla TAV lui se ne va e si porta via anche il simbolo del MoVimento 5 Stelle: impossibile, concretamente, ma la minaccia dà l’idea del dramma della situazione.
In più ci sono quelli da espellere: il post sul blog di Paola Taverna in cui, senza nominare le senatrici Nugnes e Fattori e gli altri dissidenti, li definiva “piccola pletora di miserabili“, è ancora lì a ricordare che la maggioranza si regge su pochi voti al Senato, e molti di questi pochi sono ormai a rischio.
Proprio per questo Federico Capurso sulla Stampa oggi spiega che Fratelli d’Italia potrebbe diventare la stampella della maggioranza in cambio di un ministero.
A donarlo, ovviamente, dovrebbero essere i 5 Stelle (e sotto tiro a quel punto potrebbe proprio esserci il dicastero di Toninelli, considerato da sempre a rischio rimpasto insieme a Giulia Grillo):
Le conseguenze di un’implosione del Movimento si farebbero sentire con immediatezza sui sensibili equilibri del Senato. L’addio di Airola potrebbe essere seguito da chi, come Paola Nugnes, Elena Fattori e altri senatori, è già da tempo è in rotta con la nuova linea del capo politico. A quel punto, l’attuale maggioranza — che si regge solo su 4 voti — potrebbe venire a mancare. Gli uomini di Fratelli d’Italia a Montecitorio si dicono disposti a fare da stampella, ma in cambio di un ministero.
E chi dovrebbe privarsene sarebbe il Movimento, indebolito anche da un inevitabile spostamento a destra del governo. Senza contare, poi, che un altro segnale di cedimento alla Lega, per il leader M5S, vorrebbe dire non solo perdere qualche pezzo tra le truppe parlamentari, ma anche perdere forza nella sua leadership, già messa in discussione dalla frangia dissidente in queste ultime settimane.
Anche altri segnali arrivano in questo senso. Ad esempio quelli che vorrebbero Luigi Di Maio ancora in difficoltà nella riorganizzazione che ha annunciato dopo la batosta ricevuta dal M5S in Sardegna, perchè ci sono molti dissidenti.
E il Messaggero racconta anche un aneddoto curioso che riguarda proprio Fratelli d’Italia e il voto su una mozione proposta da loro
«O veniamo coinvolti tutti e si procede dal basso,o sarà battaglia. No a riforme calate dall’alto», è stato il cablogramma consegnato a Roma dai resistenti del Movimento che contrastano apertamente la “linea salvinista” del direttivo stellato.
E del resto anche in Parlamento tira aria di buriana per Di Maio, complice il respingimento del Global Compact approvato dalla Camera per soli dieci voti nell’ira degli ortodossi.
Fonti interne del M5s raccontano infatti che l’ordine di scuderia era quello di affossare la mozione di FdI. Ma proprio al momento del voto, complice una telefonata in real-time con la Lega, il tesoriere grillino Sergio Battelli avrebbe cambiato le carte in tavola al fotofinish, chiedendo ai colleghi di adeguarsi. Un blitz sgradito. Che amplifica lo scontento stellato. Alla Camera, quando sarà approvata la legittima difesa, potrebbero essere in 15 i deputati del M5s pronti a lasciare l’Aula.
Per soprannumero Dagospia ha segnalato ieri un’altra curiosa circostanza che stavolta riguarda il premier Giuseppe Conte, il quale ha scelto di affidare la delega della Sicurezza del presidente del Consiglio al fratello di un deputato di Fratelli D’Italia, carabiniere di lungo corso.
Si tratta di Francesco Cirielli, generale dell’Arma, già nel Sismi per volere dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante i vecchi governi di centrodestra, fratello di un onorevole noto per aver messo nel 2005, Silvio regnante, il suo nome sulla legge riguardante la prescrizione. È lui a gestire direttamente tutti gli spostamenti e la sicurezza del presidente del Consiglio.
A detta dei soliti ben informati si tratterebbe di una mossa per iniziare a fare entrare il partito di Giorgia Meloni nelle stanze dell’esecutivo, una sorta di primo ambientamento. Una mossa preparatoria, insomma, per ritornare a quei governi di centrodestra nel vecchio stile che tanto piace a un Cavaliere tornato alla ribalta negli ultimi mesi.
Una mossa del genere avrebbe comunque ripercussioni forti sia sull’esecutivo che su quel che resta del centrodestra che è arrivato primo senza vincere le elezioni.
In particolare Silvio Berlusconi potrebbe prendere atto di essere stato definitivamente messo alla porta dai due “giovani” che non somigliano neanche un po’ a Bossi e a Fini e non hanno intenzione nè di farlo comandare (ma questo si era capito da tempo) nè di farlo partecipare al banchetto del governo.
E una volta che ne ha preso atto il Cav., potete scommetterci che ci saranno conseguenze.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
UNA SPESA DI 3400 EURO DECISA QUANDO SAVONA ERA ANCORA MINISTRO… IL CATTIVO GUSTO NON HA LIMITI
Il ministro degli Affari Europei Paolo Savona è arrivato nel governo Lega-M5S promettendo tempesta e furore in nome dell’Europa da cambiare e dell’euro da riformare sennò vado ar Colosseo e me butto de sotto.
Dopo le ben note frizioni con Mattarella, Savona è approdato al ministero con grandi premesse e promesse che però sono clamorosamente sfumate quando ha accettato la presidenza di Consob al posto di Marcello Minenna, designato ma bocciato dal Quirinale.
Lì i noeuro sostenitori del governo Lega-M5S si sono sentiti leggermente presi in giro, forse come nella storia del conto corrente in Svizzera del ministro che aveva un sacco di Piani B per l’euro.
E quindi non stupisce che oggi Marco Palombi sul Fatto ci racconti del bando sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri per l’acquisto del prestigioso tomo Politeia, editori Rubettino, un affidamento diretto per la somma di euro 3400 con data pubblicazione 22 febbraio ma partito il 14 gennaio, quando Savona era ancora ministro.
Un bando sul sito del dipartimento per le politiche europee per l’acquisto del libro “Paolo Savona — Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa — Rubettino Editore” ovvero il libro del ministro potrebbe parere un tantinello inelegante, ecco.
Di più: dopo aver disegnato un piano per la riforma dell’Unione Europea e averlo pubblicato sul sito del ministero, l’acquisto del libro parrebbe ancora più esagerato.
Ma invece pare una giusta nemesi per tutti coloro che in questi mesi di governo hanno raccontato che c’era il piano segreto per rompere con la UE e che l’abilità diplomatica di Savona lo avrebbe portato a casa e di punto in bianco si sono ritrovati ad ammirare il loro idolo in fuga verso la Borsa.
E oggi si vendicano mostrando l’enorme spreco di 3400 euro per il libro di Savona. Se invece di occuparci di questi “sprechi” mettessimo una tassa sulla credulità elettorale o politica potremmo risanare il nostro debito pubblico in un paio d’anni.
E poi hai voglia a uscire dall’euro…
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
OSCAR LANCINI INVITATO (A CHE TITOLO?) IN UN ISTITUTO DI TORINO, STUDENTI OBBLIGATI A PARTECIPARE DAL PRESIDE, POI LA DISTRIBUZIONE DI UN IGNOBILE LIBRO RAZZISTA SUI “CRIMINI DEI MIGRANTI”
L’eurodeputato Danilo Oscar Lancini mercoledì 27 ha incontrato un gruppo di studenti delle
classi quinte dell’Istituto tecnico commerciale «Germano Sommeiller» di Torino.
In teoria l’incontro, cui gli allievi sono stati obbligati a partecipare dal preside — avrebbe dovuto essere una conferenza dal titolo «Torino’s business. Andata e ritorno per l’Europa».
Ma l’intervento dell’eurodeputato leghista (il cui video integrale è visionabile sulla sua pagina Facebook) è stato ben poco tecnico.
Chi è Oscar Lancini, l’ex sindaco di Adro del “sole delle Alpi”
Oscar Lancini è noto ai più per essere l’ex sindaco di Adro (Brescia) famoso perchè durante il suo mandato decise di tappezzare la scuola elementare del paese con il simbolo del “Sole delle Alpi”.
Il simbolo della Lega Nord era ovunque, dallo zerbino all’ingresso ai banchi fino ai vetri delle aule. In tutto erano 700 e all’epoca (era il 2010) la “santificazione” dell’istituto intitolato a Gianfranco Miglio (considerato l’ideologo della Lega Lombarda) suscitò parecchie polemiche da parte di docenti e genitori dei bambini che non avevano gradito l’ingresso della politica nelle classi di una scuola elementare.
Lancini poi fece da apripista ad un’altra grande tradizione della Lega, ancora attuale (si veda ad esempio il caso di Lodi): la “negazione della mensa” ai bambini, in prevalenza stranieri, i cui genitori non erano in regola con il pagamento.
Tutto finì quando gli stemmi leghisti, che secondo la Lega invece erano simboli tradizionali dei padani, vennero rimossi e un anonimo benefattore si fece avanti (non senza difficoltà ) per coprire le rette dei 15 bambini esclusi.
Nel 2017 Lancini fu condannato in primo grado dal tribunale di Brescia a tre anni di reclusione per la vicenda degli appalti per la realizzazione dell’area feste di Adro. L’inchiesta partita nel 2013 vedeva indagate a vario titolo una ventina di persone per i reati di truffa e turbata libertà degli incanti.
Nel marzo del 2018 la sentenza venne annullata dalla Corte di Appello che ha accolto la richiesta dei difensori di uno degli imputati che avevano presentato un’istanza di annullamento perchè i giudici avevano letto il dispositivo della sentenza senza riunirsi in camera di consiglio.
Una settimana fa la vicenda processuale ha visto un nuovo colpo di scena: il processo deve iniziare da zero per tutti gli imputati, anche per coloro che erano stati assolti.
Nel frattempo Lancini non è rimasto certo con le mani in mano.
Nel 2014 si candidò alle elezioni europee ma non venne eletto. Quando dopo l’elezione al Senato Matteo Salvini rinunciò al seggio da eurodeputato per assumere il ruolo di ministro dell’Interno Lancini ne prese il posto.
Ed era proprio in veste di europarlamentare dell’ENL — il gruppo dell’Europa delle Nazioni e della Libertà che raccoglie i deputati della Lega, del Front National e di Alternative fà¼r Deutschland — che Lancini ha incontrato gli studenti.
A scanso di equivoci a fianco al palco dei relatori era in bella mostra il logo dell’eurogruppo.
Lancini — che è candidato anche alle prossime elezioni europee — ha tenuto un simpatico pistolotto (altrimenti detto comizio) nel quale spiegava agli alunni quanto fosse importante mandare in Europa “i migliori” perchè è in Europa che si decidono le sorti del Paese.
Il tutto con a fianco ben visibile il logo dell’eurogruppo della Lega.
Tra le altre cose l’eurodeputato leghista ha affermato che «uscire dall’Europa vorrebbe dire la morte» per il nostro Paese perchè fuori dalla UE saremmo da soli di fronte a colossi come USA e Cina e non avremmo grandi speranze di sopravvivenza.
Chissà cosa ne pensano i colleghi della Lega che da anni ci spiegano che bisogna uscire dall’Europa e dall’Euro smantellando il trattato di Maastricht.
Ma non è stato tanto il discorsetto da dieci minuti — durante i quali Lancini ha più volte battuto sul tasto di quanto sia importante mandare i politici migliori a Bruxelles — a suscitare l’indignazione dei genitori.
A contorno della conferenza agli alunni sono state messe a disposizione degli studenti alcune decine di copie — riferisce La Stampa di oggi — di un volumetto dal titolo «L’onda del crimine migrante».
Vale a dire la traduzione italiana — curata dallo stesso Lancini — del “rapporto” «Migrant Crime Wave» pubblicato dal gruppo ENL-ENF.
Il libro, scritto dall’eurodeputata pro-Brexit ed ex UKIP (espulsa dal partito di Farage per una questione di rimborsi truccati) Janice Atkinson.
Nella prefazione Matteo Salvini mette subito in chiaro le cose: «The issue of immigration and criminality has been hidden for too long, generally underestimated, and those who denounced it were derided».
L’intento del libro è infatti quello di dimostrare la stretta correlazione causale tra immigrazione e aumento della criminalità .
La prefazione di Salvini si conclude con la famosa foto del Segretario della Lega che dorme al CARA di Mineo. Nell’introduzione la Atkinson scrive cose come “al mio arrivo all’Europarlamento nel 2014 sapevo che il posto era marcio e infestato da comunisti e sinistrorsi. E sapevo che molti dei “conservatori” erano dei falsi conservatori”.
Si prosegue poi con un lungo e dettagliato elenco di crimini dei migranti, perpetrati ovviamente ai danni dei bravi cittadini europei perchè i migranti sono più aggressivi dei “nativi”.
Molto spazio è dedicato all’islamizzazione del Continente europeo con i conseguenti rischi di terrorismo e viene stilata una lista di tutti gli attacchi terroristici avvenuti in questi anno per mano di integralisti islamici.
Nella conclusione l’autrice scrive che “violenza e criminalità sono aumentate in Europa grazie all’aumento senza precedenti del numero di immigrati, facilitato da Schengen [gli accordi di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini europei NdR] e dalle politiche delle aperture dei confini da parte della UE”.
Questo ragionamento è sbagliato per due motivi: il primo è che le politiche di controllo dei confini esterni sono ancora materia esclusiva dei singoli stati, quindi la UE non c’entra.
Il secondo è che gli accordi di Schengen riguardano le migrazioni interne e non l’afflusso di migranti extra-UE.
C’è quindi parecchia confusione: Lancini va in una scuola a fare propaganda elettorale, dice che l’Europa è importante e poi distribuisce un libro in cui si accusa l’Unione Europea di essere la causa di tutti i mali.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 1st, 2019 Riccardo Fucile
OPERA DELL’ARTISTA CUBANO ERIK RAVELO, FUGGITO DAL REGIME DI FIDEL, UN PO’ DIFFICILE DIRE CHE E’ COMUNISTA… MA NON MANCANO LE SOLITE MINACCE DEI CAZZARI SOVRANISTI… ARRIVA ANCHE LA POLIZIA
Il vicepremier Matteo Salvini, ministro degli Interni della Lega deciso a respingere i migranti in fuga verso l’Italia, fotografato con un bebè non «bianco» in braccio che indossa un giubbotto salvagente.
E’ bufera a Venezia sulla mostra che espone l’immagine del leader leghista, per una volta immortalato in giacca e cravatta, che pur protetto da un paio di guanti neri appare impegnato nell’azione politicamente meno naturale per il «capitano» che ha trasformato la lotta contro gli stranieri nell’ideologia unica del suo nuovo sovranismo: cullare dolcemente un neonato appena salvato da un barcone.
L’opera è esposta nella vetrina di Venice Factory, studio-galleria dell’artista veneziana Federica Palmarin, nel cuore della città lagunare presa d’assalto per il carnevale.
Autore del fotomontaggio è Erik Ravelo, scultore e pittore cubano, fuggito dall’isola dominata dal comunismo di Fidel Castro quando aveva 18 anni, famoso per essere diventato direttore creativo di “Fabrica”, la fucina della comunicazione Benetton.
Tutti ricordano le sue provocazioni sintetizzate in un’immagine: i leader mondiali contemporanei che si baciano mentre si fanno la guerra, o i bambini senza volto crocifissi al corpo degli adulti.
Anche questa volta il suo scatto, per gli specialisti uno sticker, fa discutere, divide ed è già bersaglio di minacce da parte di gruppi d’estrema destra.
La tensione è tale che la mostra è stata visitata da agenti di polizia, che non hanno assunto alcun provvedimento.
“E’ venuta la polizia — ha comunicato sui social Erik Ravelo — però non mi hanno arrestato”.
Gli agenti, transitati in barca davanti alla galleria, si sono limitati a filmare la vetrina. Da una parte i visitatori che applaudono quella che interpretano come la denuncia “della disumanità di chi usa il proprio potere per non accogliere chi è costretto a fuggire per sopravvivere, neonati compresi”.
Dall’altra chi si ferma, guarda l’immagine di Salvini con il migrante bebè, si indigna “per la strumentalizzazione del dolore”, entra e protesta, ordinando di rimuovere l’opera.
A chiarire il senso dell’installazione è indirettamente lo stesso Ravelo. “Federica Palmarin ha coraggio”, il suo laconico commento su Facebook.
In mostra, sotto il titolo “Revelation” anche un’immagine con il premier Conte, i vice Di Maio e Salvini, il fondatore dei Cinque Stelle Grillo e il ministro Toninelli, che esibiscono il dito medio teso, opera di Xante Battaglia.
L’ingresso alla galleria, ultima provocazione, è vietato ai minorenni. L’esposizione avrebbe dovuto chiudere il 5 marzo, ultimo giorno di carnevale: visto il successo e l’assalto dei visitatori l’apertura è stata prorogata, per ora, sine die.
(da agenzie)
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