Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
LA STORIA DI DUE VECCHIE FOTO HARD DIVENTA AFFARE DI STATO, PECCATO CHE QUANDO LA VITTIMA E’ UNA RAGAZZA NORMALE TUTTI SE NE FOTTANO… QUALCUNO SPIEGHI PERCHE’ LA DEPUTATA HA FATTO METTERE TELECAMERE OVUNQUE A CASA SUA E CHI LA FREQUENTAVA, MAGARI SI CAPISCE PERCHE’ TANTA PREOCCUPAZIONE
L’affare Sarti arriva al Viminale: “Una vicenda disgustosa”. La torbida questione dello squallido sciacallaggio intorno alla deputata 5 stelle fa un salto di qualità quando entra nel cuore dello Stato.
Interviene Matteo Salvini: “È nostro dovere proteggere la libertà e la privacy di Giulia Sarti e delle altre persone, spesso giovani, che subiscono e/o hanno subito lo stesso vergognoso trattamento”.
A stretto giro, poi, fonti del Viminale fanno sapere che la Polizia postale era già entrata in azione, e, dopo accertamenti, ha appurato che le foto della deputata non sono presenti sul web, ma girerebbero solamente sui sistemi di messaggistica telefonica.
Interviene anche Di Maio: “È uno schifo. Il fatto che trasmissioni commentino le foto, di cui non ce ne frega niente, è un episodio assurdo e sono episodi che si verificano sempre a danno di persone che non possono difendersi”.
Le opacità in una storia assai torbida continuano ad affastellarsi.
Perchè è un fatto che la Sarti fosse soggetta a videosorveglianza, almeno a quanto dichiarato dal suo ex fidanzato e factotum, Bogdan Tribusche: “Lei ha le schede e io le copie di backup”.
Ed è un fatto che, al netto degli stracci volati sulla vicenda degli stipendi non restituiti, appena è stato accennato a possibili filmati compromettenti (di natura politica o intima che fossero), le foto risalenti a una vecchia storia del 2013 sono iniziate nuovamente a circolare.
Ed è praticamente impossibile appurare se per il cattivo gusto di qualche perverso onanista o per una precisa volontà di demolire ulteriormente la persona (prima ancora che la credibilità ) della sfortunata onorevole.
Si tratta pur sempre di un parlamentare della repubblica sottoposto a controllo continuo e ad allusioni, nelle carte processuali, ad altri soggetti coinvolti e a schermi che potrebbero essere stati collegati.
Un quadro fosco. Che lascia sul campo alcune domande sottese.
È normale che un deputato si filmi 24 ore su 24 nella sua abitazione? A che scopo? E si tratta di una vicenda prettamente personale sfuggita di mano o c’è altro? Un fatto privato o sono in atto ricatti politici? O, peggio, sono coinvolti apparati dello Stato?
E chi sono le altre persone coinvolte nella vicenda che emergono dalle chat agli atti del processo? Che ruolo hanno avuto?
Domande pesanti, perchè risposte affermative sarebbero la dimostrazione di pratiche inquietanti dentro il cuore della nostra Repubblica.
Nel Movimento c’è un certo imbarazzo per il fatto che — in un’altra epoca e sotto un’altra gestione — Tribusche collaborava saltuariamente con i 5 stelle. E per il ruolo ancora non chiarito del tutto di Rocco Casalino, che avrebbe consigliato alla Sarti di denunciarlo.
Da Matera, dove si trovava per la campagna elettorale, Di Maio è sembrato piuttosto freddo per la vicenda politica della deputata.
“Espulsione inevitabile”, aveva commentato dopo che il tribunale ha archiviato proprio quella denuncia. “I probiviri – ha ribadito oggi – seguiranno tutta la procedura sulla deputata Sarti”. Ma nel Movimento si sparge prudenza.
Al netto di ulteriori colpi di scena.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
LA LOBBIE DEI COSTRUTTORI E I SINDACATI PREMONO, IL GOVERNO LITIGA SULLA POLTRONA DI SUPER-COMMISSARIO
Venerdì, a mezzogiorno, Gabriele Buia varcherà il portone di palazzo Chigi con un’intenzione che
può apparire elementare ma che tale non è. Gabriele Buia è il presidente dell’Ance, l’associazione che riunisce i costruttori edili, e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte si aspetta di vedere il testo del decreto sblocca cantieri. Annunciato, pubblicizzato nelle visite che gli esponenti del governo stanno tenendo in tutta Italia, quel testo ancora non c’è.
Incompleto, in preda anche a una mancata intesa politica: arriverà , promettono dall’esecutivo, al Consiglio dei ministri della settimana prossima. Martedì, forse mercoledì. Sbloccare con lentezza.
Fino ad oggi, come spiegano fonti vicine al dossier, in giro si sono viste solamente bozze, tra l’altro diverse: una scritta dai 5 stelle, un’altra dalla Lega.
Matteo Salvini spinge per un’approvazione rapida, i pentastellati sono più cauti, con Luigi Di Maio che prova a dare sostanza alla svolta con i sindacati, convocati anche loro a Chigi.
Il premier, sulla cui scrivania è finito il fascicolo del decreto, media. Perchè tra i due partiti di governo, come avvenuto recentemente con la Tav, ci sono ancora punti discordanti.
Uno su tutti: il super commissario che piace al Carroccio e che invece ai grillini non va giù.
Mentre Buia incontrerà Conte a palazzo Chigi, a poche centinaia di metri, a piazza del Popolo, i lavoratori del settore edile si faranno sentire.
Convocata dai sindacati – i cui leader andranno poi a chiedere spiegazioni al governo – la base è calda e chiede risposte. C’è sintonia e unità di intenti con i datori di lavoro perchè i cantieri bloccati si traducono in meno posti e profitti in calo. Tutti vogliono vedere il decreto. Anche Confindustria. E anche l’Anac, con Raffaele Cantone, non le ha mandate a dire: “Si sente parlare di un provvedimento sblocca cantieri da prima dell’estate e già siamo alla prossima estate. Prima ancora era lo Sblocca Italia o sblocca qualcos’altro, credo che si dovrebbe smettere di annunciarlo e provare a farlo”.
Al decreto hanno lavorato il ministero delle Infrastrutture, palazzo Chigi e il ministero dello Sviluppo economico.
Ma il marchio 5 stelle tale non è perchè la Lega non è voluta restare alla finestra. Salvini rivendica lo sblocco dei cantieri come una priorità e tra le ultime idee che circolano nel Carroccio c’è quella di prevedere un super commissario per le infrastrutture.
Lo stesso segretario della Lega ha voluto precisare che non si tratta di un commissariamento di Toninelli, ma scendendo tra politica e norme il rischio c’è.
Il modello a cui pensano è leghisti è quello Expo, ma i penstastellati dicono no.
Ecco come fonti del Mit parlano a Huffpost: “A Genova era necessario, ma un commissario straordinario rappresenta pur sempre una torsione e una compressione di principi, procedure e garanzie, figuriamoci una figura unica a livello nazionale”. E ancora: “Ci sarebbe poi da riflettere sulla struttura elefantiaca di cui avrebbe bisogno. Si appoggia alle burocrazie esistenti? Riesce a coordinarle? E soprattutto: un commissario deve conoscere bene le opere di cui si occupa, non può stare a Roma e curare contemporaneamente una diga in Friuli e le strade provinciali in Sicilia”.
È un discorso di efficienza, spiegano le stesse fonti. Il dato politico è che anche su questo punto Conte dovrà trovare una quadra tra due visioni discordanti. Per non rischiare di trasformare lo sblocco con lentezza nell’immobilismo. Di cantieri e di rapporti tra i due coinquilini di governo.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
TRE ANNI FA I GRILLINI AVEVANO SCARDINATO LA STORICA ROCCAFORTE “ROSSA”
Dopo nemmeno tre anni l’amministrazione a guida Movimento cinque stelle di Genzano di Roma, in provincia della capitale, è già al capolinea.
Si sono dimessi infatti oggi quattro consiglieri di maggioranza (il capogruppo Mauro Fermanti, Maurilio Silvestri, Claudio Mariani e Alessandro Scoppoletti), seguendo a distanza di pochi giorni l’esempio di altri due colleghi M5s (Dario D’amico e Silvia Bongianni), rendendo impossibile la surroga da parte dei non eletti della lista pentastellata, numericamente insufficienti.
Questo vuol dire che da regolamento dovranno essere surrogati ‘pescando’ dalle liste dell’opposizione, con il risultato che il giovane sindaco Daniele Lorenzon si trova ormai in minoranza in consiglio comunale.
La prossima riunione dell’aula, che da regolamento va convocata entro dieci giorni dalle dimissioni di un consigliere (quindi entro il 21 marzo, visto che D’amico e Bongianni le avevano rassegnate l’11), potrebbe quindi essere l’ultima dell’attuale consiliatura: se il primo cittadino non dovesse fare un passo indietro spontaneamente, infatti, le opposizioni avrebbero ampiamente i numeri per approvare una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
ALL’ORIGINE LE BEGHE NEL CENTRODESTRA, CON LA LEGA CHE RECLAMA POLTRONE E IL SUO STESSO PARTITO CHE LO CRITICA… DIMISSIONI CHE VANNO CONFERMATE ENTRO 20 GIORNI
Ad un anno e mezzo dalla sua elezione sembrerebbe essere andata in crisi la giunta Biondi. Infatti
è notizia di oggi che il sindaco dell’Aquila avrebbe rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di primo cittadino.
Da ambienti politici provenienti dal capoluogo le dimissioni di Biondi sembrano avere le classiche sembianze del bluff, atto a pungolare il governo centrale, stando a quanto trapela da Palazzo Fibbioni, sui 10 milioni di euro in ballo promessi, ma non ancora trasferiti nelle casse comunali, al fine di salvaguardare il bilancio comunale che, ricordiamo, per legge deve essere approvato entro il 31 marzo.
Il rischio del commissariamento sembra essere concreto, se non fosse che Biondi ha venti giorni di tempo per ritirare le dimissioni e far approvare il bilancio comunale. Anche perchè immaginiamo che lo stesso Biondi non voglia essere ricordato come il sindaco che ha portato al commissariamento il Comune dell’Aquila nell’anno del decennale del sisma.
La vera gatta da pelare per il sindaco resta comunque il rimpasto della giunta.
La Lega punta i piedi e dopo gli addii di Liris e Imprudente, eletti al consiglio regionale, il defenestramento della Di Cosimo e le dimissioni del deputato D’Eramo, il carroccio abruzzese chiede posti di comando.
La spaccatura è diventata ufficiale ieri quando tutti i consiglieri della coalizione, eccezion fatta del consigliere di Forza Italia, Maria Luisa Ianni, hanno disertato la seduta del Consiglio comunale in aperta polemica con il primo cittadino che il giorno prima ha nominato nel ruolo di vicesindaco il consigliere comunale dell’Udc, Raffaele Daniele, senza coinvolgere la maggioranza. Ora Biondi ha venti giorni di tempo per ritirare le dimissioni.
Il sindaco ha nominato il solo vicesindaco, nonostante dallo scorso mese di dicembre siano stati 5 gli assessori non più presenti tra sue revoche e dimissioni di amministratori eletti in Regione, come l’ex vice sindaco Guido Liris, di Fratelli d’Italia, ora assessore regionale, e dell’ex assessore all’Ambiente, Emanuele Imprudente, della Lega, ora vice presidente della Giunta regionale. Oggi il sindaco è stato attaccato dal capogruppo di FdI, Giorgio De Matteis, che ha chiesto l’azzeramento della giunta e un rimpasto di uomini e deleghe.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
RITORNO AL MEDIOEVO: IL RUOLO DELLA DONNA NELLA SOCIETA’ SAREBBE SOLO QUELLO DI FARE FIGLI
Manlio Paganella, l’assessore alla cultura di Castiglione delle Stiviere, comune in provincia di Mantova, si è lasciato andare a dichiarazioni davvero terrificanti sul ruolo della donna in società . L’uomo — un insegnante in pensione che è stato eletto con una lista di centrodestra — nel corso di un convegno che si è svolto nell’aula consiliare del comune del Mantovano ha pronunciato questa frase choc: «Il coraggio se uno non ce l’ha nessuno glielo può dare» — ha debuttato l’assessore, citando una frase dei Promessi Sposi di Manzoni.
Poi, ha continuato con la frase contestata: «Si nasce codardi, si nasce coraggiosi, si nasce uomini, si nasce eunuchi, si nasce donna fertile, si nasce donna inutile».
Le proteste, com’è logico immaginare, sono arrivate numerose al suo indirizzo e sono partite in un primo momento dai banchi dell’opposizione in consiglio comunale, salvo poi coinvolgere anche politici nazionali come Ivan Scalfarotto.
Oggi, il video del discorso dell’assessore alla cultura di Castiglione delle Stiviere Manlio Paganella è diventato virale sui social network, diffuso da diversi account, dopo la denuncia della pagina Facebook ‘Adesso ti informo’.
L’incontro a cui l’assessore ha partecipato si è tenuto alla vigilia dell’8 marzo. Una data emblematica per i diritti delle donne che, però, a quanto pare ancora deve insegnare tanto. Anche a chi fa parte del mondo delle istituzioni.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
SUCCEDE A RIMINI… IL GESTORE: “IL RAZZISMO E’ INACCETTABILE”
Riccardo Lanzafame, da due anni gestore della locanda Malatesta a Montescudo una frazione di
Rimini, ha appeso fuori dal ristorante un cartello: “In questo locale abbiamo assunto un ragazzino africano, se sei razzista non entrare”.
L’iniziativa è nata da una serie di insulti razzisti per il giovane aiutocuoco, un ragazzo di 20 anni originario del Gambia. “C’è stato chi ha scritto che potevo fare a meno di assumere un africano. Domenica scorsa sono partite le telefonate: mi ordinavano pizze e poi non le venivano a prendere. Dovevo mettere quel cartello, è una questione di dignità , non si può attaccare un ragazzo di colore. È razzismo, e per me è inaccetabile”.
Il giovane era stato assunto da poco, con le referenze della scuola alberghiera che frequentava, per aiutare in cucina. “Tanti quando cerco personale, anche italiani, mi dicono di no, rifiutano perchè preferiscono la disoccupazione”, spiega Riccardo Lanzafame.
“Lui è un ragazzo bravissimo, sa fare le pizze. Quando gli ho detto dei commenti si è messo a piangere, non voleva più venire a lavorare, l’abbiamo convinto a restare. Perchè questo razzismo? Mi hanno detto: hai un africano? Io non vengo più. Le persone devono farsi un esame di coscienza”.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
“ABBIAMO PAURA PER IL NOSTRO FUTURO, NON CI FERMIAMO”
“Questa volta si sciopera di venerdì” annuncia sul suo profilo Instagram la diciassettenne Anuna Dewever, leader belga della rete “Youth for climate” con più di 32mila follower. La studentessa della Royal Athenaeum di Mortsel è riuscita a mobilitare tramite i social media migliaia di coetanei che hanno manifestato a Bruxelles per la causa climatica per più di undici giovedì consecutivi.
Adesso, col motto “Global strike for future”, scocca però l’ora di uno sciopero internazionale in tutti i continenti, in più di 95 paesi, Italia compresa.
“Come una grande onda, il movimento ha trovato la sua forza fra gli attivisti di stati differenti, dall’Olanda fino all’Australia”, racconta entusiasta a TPI Bakou Mertens, leader del movimento “Students for Climate“.
I giovani attivisti scendono in piazza sulla scia dell’appello lanciato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, con l’obiettivo di agire urgentemente per salvare il pianeta dal surriscaldamento globale.
E proprio in Belgio, che è stato uno dei paesi pionieri del movimento, l’adesione è cresciuta in maniera esponenziale. Agli studenti liceali sono seguiti quelli universitari, fino ad arrivare a chi siede dall’altra parte della cattedra.
“Mi sono stupita positivamente delle azioni degli studenti, quindi mi sono detta che questo movimento andava sostenuto da subito”, ci spiega Sara El Jari, insegnante di una scuola primaria nel quartiere di Molenbeek.
Sara fa parte della rete “Teachers for climate”, che riunisce tutti i professionisti del campo dell’istruzione che si sono uniti agli studenti nella causa climatica. Fra questi anche Elisa Groppi, che insegna invece nel quartiere di Scharbeek: “Si tratta di ragazzi esemplari che sanno prendersi le loro responsabilità ”, puntualizza.
Se gran parte degli insegnanti capisce il perchè dello sciopero infrasettimanale, per un’altra fetta di popolazione sono semplicemente degli adolescenti che voglio saltare le lezioni.
“Abbiamo paura per il nostro futuro” è la loro risposta alla generazione che li accusa e li precede. “È una questione troppo urgente. Si tratta delle nostre vite. Sui banchi di scuola abbiamo iniziato il cambiamento e non intendiamo fermarci” ci dice Dries Cornelissens, studente al conservatorio di Anversa, che è stato uno fra i primi a rispondere all’appello di Anuna.
“L’unico mezzo che abbiamo per far capire ai politici e alle multinazionali che devono agire è quello di continuare a scendere in piazza e scioperare” gli fa eco Mathilde Thoreau, della rete “Students for Climate”. “Parlano, parlano — continua la studentessa — i politici dicono tante cose, ma non ci accontentiamo dei piccoli passi fatti finora”.
Non è quindi difficile immaginare che il nemico prediletto degli attivisti è la classe politica, specie quella che esibisce nei programmi elettorali provvedimenti in materia climatica “per poi tradirli senza fare nulla”.
Eppure la questione ambientale scalda i banchi delle istituzioni europee da molto tempo. Proprio nell’ultimo consiglio “Ambiente” di inizio marzo i ministri degli stati membri dell’Ue si sono confrontati sui diversi scenari per la riduzione a lungo termine delle emissioni di gas a effetto serra, entro il 2050, in linea con l’accordo di Parigi.
“Un obiettivo difficile, che però offrirà anche grandi opportunità alle nostre economie e ai nostri cittadini”, ha affermato GraÅ£iela Leocadia Gavrilescu, ministra dell’ambiente della Romania, a capo della presidenza del semestre europeo.
Per i manifestanti però non è abbastanza, o meglio l’approccio politico fa parte di una dialettica che per loro va cambiata e rinnovata. “È una retorica che mira colpevolizzare le persone per gesti individuali che fanno o non fanno” continua Elisa.
“Dobbiamo invece spostare l’attenzione su una responsabilità collettiva: i governi devono far diminuire le emissioni di CO2, le grandi imprese devono investire in nuove tecnologie per lasciare il carbone e il petrolio”.
Sulla stessa lunghezza d’onda tutta la rete degli studenti: “Oggi consumiamo ogni giorno 100 milioni di barili di petrolio. I combustibili fossili devono rimanere sottoterra e i nostri governi devono fare di tutto per raggiungere questo obiettivo”.
Ma la questione del cambiamento climatico, soprattutto in prossimità della campagna elettorale per le elezioni europee, è spesso oggetto di disinformazione. “È vero che molti movimenti politici negano il cambiamento climatico nei propri programmi, ma per noi giovani è evidente”.
A questo, però, la rete cerca di rispondere con dei fatti, con quello che dicono gli scienziati e con evidenze che sono sotto gli occhi di tutti. Per questo fanno volantinaggio, sono coordinati in comitati locali in ogni città belga, incontrano i cittadini e nel mondo offline organizzano incontri e dibattiti.
Proprio nei giorni di preparazione alla marcia internazionale, uno studio pubblicato sull’European Heart Journal dell’università di Oxford indica che il numero di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico è il doppio delle stime precedenti, con quasi 800mila persone che muoiono prematuramente ogni anno in Europa, proprio a causa dell’aria sporca.
Stando a questi dati, si comprende l’urgenza di cui si fanno portavoce migliaia di giovani, insieme agli altri sostenitori, perchè come ricorda Sara “le cose non si cambiano da soli, ma insieme”
Da quando, qualche settimana fa, il “Train de Noe” — la più lunga opera d’arte mobile al mondo mai realizzata, 10 vagoni per 167 metri totali — ha raggiunto il capolinea alla Gare de Schaerbeek, a nord di Bruxelles, proprio mentre migliaia di studenti erano in piazza insieme a Greta Thunberg, il movimento sembra crescere ancora.
Organizzato in differenti sezioni e coeso nella causa da seguire, è sempre più sostenuto dalla popolazione. Non per ultime si sono unite alcune sigle sindacali belghe.
Se il treno che aveva lasciato Katowice, in Polonia, dopo la COP24, rappresentando l’impegno delle imprese del trasporto ferroviarie per ridurre il consumo di CO2, adesso è fermo, al contrario le idee dei giovani attivisti sono invece in continuo fermento.
Superano qualsiasi confine e parlano la stessa lingua: “È solo questione di poche settimane, poi ci seguiranno tutti i paesi”, commenta soddisfatta Mathilde.
(da TPI)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
LA SOCIETA’ CONTESTA LA SUA ESCLUSIONE ALLA GARA PER LA RICOSTRUZIONE, UDIENZA IL 22 MAGGIO… NON SI PUO’ SANZIONARE UNA AZIENDA PRIMA CHE LA GIUSTIZIA PENALE SI SIA ESPRESSA
Autostrade per l’Italia «potrebbe chiedere un risarcimento dei danni e risultare vittoriosa» in
relazione alla sua esclusione dalla gara per la ricostruzione del Ponte Morandi.
Lo ha dichiarato il presidente del Tar della Liguria Giuseppe Daniele intervistata da una emittente privata di Genova.
Daniele è stato interpellato in proposito a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario; il magistrato non ha voluto esprimere cifre precise ma ha dichiarato che il risarcimento potrebbe essere «notevole».
Il presidente del Tar ha poi ricordato che non ci saranno effetti sulla ricostruzione in quanto «la ricorrente non ha avanzato istanza di sospensiva: mi sento di rassicurare i genovesi che non ci saranno problemi nel caso in cui il ricorso dovesse essere accolto. I lavori del ponte non si interromperanno perchè la società ha scelto di tutelare i suoi diritti senza bloccare i lavori».
Il consiglio di amministrazione di Autostrade (Aspi) aveva deliberato di presentare ricorso alla giustizia amministrativa il 13 dicembre scorso, dopo aver appreso che il ministero delle infrastrutture l’avrebbe esclusa dagli appalti per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera crollato il 14 agosto scorso provocando la morte di 43 persone.
Fin dall’inizio i più alti rappresentanti del governo (a cominciare dal premier Conte e dai vice Salvini e Di Maio) avevano promesso che Aspi non avrebbe «toccato un sasso» nella fase di ricostruzione del ponte.
La prima udienza si è tenuta davanti al Tar ligure il 27 febbraio scorso ma su richiesta dei legali di Autostrade è stata aggiornata al 22 maggio.
Aspi contesta anche la nomina del sindaco di Genova Marco Bucci a commissario straordinario per la ricostruzione ma soprattutto chiede che sia riconosciuto un fatto: non è possibile sanzionare preventivamente la società per la tragedia del ponte senza che la giustizia penale ne abbia riconosciute le colpe.
(da agenzie)
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Marzo 14th, 2019 Riccardo Fucile
I POCHI GIOVANI CHE SCELGONO CHIRURGIA SPESSO VANNO ALL’ESTERO… IN ITALIA SONO 7500, IL 55% E’ TRA I 50 E I 59 ANNI
A lanciare l’allarme ci pensa Pierluigi Marini, professore di chirurgia mini-invasiva alla Sapienza di Roma, direttore dell’Uoc di chirurgia al San Camillo e presidente dell’Acoi, associazione dei chirurghi ospedalieri, che, in un’intervista al Mattino, annuncia che ci sarà il deserto nelle sale operatorie.
“Il 55% degli specialisti si trova in una fascia di età fra i 50 e i 59 anni. Sa quanti sono i chirurghi in attività oggi in Italia? Sono 7.500 e già viviamo una serie di criticità negli ospedali. Ora di questi circa 1.700 stanno per lasciare perchè a fine carriera e altri 1500 potrebbero optare per l’uscita con la finestra di quota 100. C’è un salto di due generazioni: è semplicemente drammatico”.
Diventano conclamate una serie di criticità che si osservavano da tempo, spiega Marini: blocco del turnover, riduzione dell’attività ambulatoriale, taglio dei posti letto. Sui motivi per cui mancano i chirurghi, il professore spiega: “Su una platea media di 17 mila neolaureati solo 90, dico 90, scelgono come prima opzione la specializzazione in chirurgia. Non è solo questione di fatica. Oggi un giovane medico è preoccupato per i rischi professionali legati a eventuali azioni giudiziarie per colpa medica. Poi ci sono le difficoltà di accesso alla professione e il problema della formazione”
Il presidente dell’Acoi assiste con “rabbia” a questo declino, quando “noi in Italia abbiamo inventato la grande tradizione chirurgica europea”.
Oltre a questo l’Italia “non è attrattiva” per i giovani “perchè il sistema non premia il merito, perchè gli stipendi sono bassi e perchè il chirurgo opera con la spada di Damocle”.
(da agenzie)
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