Destra di Popolo.net

QUESTA CI MANCAVA: BRESCIA, I MACCHINISTI SONO UBRIACHI, SOPPRESSO IL FRECCIA ROSSA CON 65 PASSEGGERI

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

IL CONVOGLIO ERA DIRETTO A NAPOLI, A LANCIARE L’ALLARME IL CAPOTRENO, E’ INTERVENUTA LA POLFER

Il treno Frecciarossa 9604 delle 5,17 in partenza da Brescia e diretto a Napoli è stato soppresso perchè i due macchinisti erano ubriachi.
A lanciare l’allarme è stato il capotreno, se n’è accorto perchè non riusciva a salire sul convoglio: i due macchinisti infatti non erano in grado di aprirgli.
Sul posto è intervenuta la Polfer insieme con la Polstrada.
Gli agenti hanno sottoposto al test dell’etilometro i due macchinisti. Il più grande (35 anni) è risultato positivo (aveva 1,95 all’alcoltest) mentre l’altro di 21 anni ha chiesto l’intervento dei medici del 118 ed è stato trasportato in codice verde all’ospedale Città  di Brescia.
I 65 passeggeri sono stati trasferiti in treno alla stazione Milano Centrale per poi proseguire su un altro Frecciarossa per Napoli.

(da agenzie)

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LEGA IN SICILIA TRA CAMBIACASACCA E RICICLATI DOVE A CHI CHIEDI CHI E’ ALBERTO DA GIUSSANO RISPONDONO “E’ UNO APPOSTO, NON HA FATTO NULLA”

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

A MONREALE SALVINI SI APPOGGIA A UN EX DI CUFFARO, A GELA A UN EX DI ALFANO, LISTE CON TANTI EX GRILLINI E FORZISTI

A Monreale ha pranzato nella villa di un ex enfant prodige dell’Udc di Totò Cuffaro. A un certo punto lo hanno addirittura imboccato: spicchi di arance di Ribera direttamente dalle mani del capo dei leghisti locali. E tanto di foto ricordo scattata da un ex fedelissimo di Rosario Crocetta.
A Gela il suo candidato è un commercialista alla prima esperienza politica, ma alle spalle ha anni di militanza in Libera, l’associazione antimafia di Luigi Ciotti. Che c’entra Libera con la Lega? “Io sono cattolico, non potevo certo andare con chi ha fatto le unioni civili“, dice il diretto interessato. A sceglierlo è stato Alessandro Pagano, un deputato che stava con Angelino Alfano prima di saltare a bordo del Carroccio.
La “padanizzazione” della Sicilia
Riciclati, cambiacasacca, ma anche attivisti alla prima esperienza politica che ricordano le modalità  di selezione del Movimento 5 stelle. E in effetti è proprio dal M5s che proviene qualche nuovo leghista in salsa sicula.
Saranno le urne a stabilire se le folle arrivate per Salvini siano composte più da elettori che da curiosi. Nel frattempo Stefano Candiani, il sottosegretario spedito da Tradate — Varese — a fare da commissario nel profondissimo Sud, può permettersi di sorridere. “Era più semplice fare il sindaco nel mio Comune”, dice l’uomo inviato dal ministro dell’Interno a “padanizzare” la Sicilia.
Cambiacasacca e riciclati
Padanizzare la Sicilia? Solo qualche anno fa sarebbe sembrata una bestemmia. E invece il mini tour del segretario ha fatto registrare sold out su sold out. Piazza stracolme, file infinite per ottenere un selfie ricordo, comitati di accoglienza per questo ennesimo uomo forte venuto dal Nord a salvare la Sicilia. “Dove abbiamo più possibilità  di vincere? Non lo so, l’importante è esserci”, gongola Candiani. Consapevole che a questo giro la Lega rischia di eleggere per la prima volta sindaci in centri importanti della Sicilia.
D’altra parte lo stesso Candiani è stato spedito sull’isola dopo di un’inchiesta per voto di scambio che ha coinvolto i vertici regionali del partito.
Uno è stato addirittura arrestato: si chiama Salvino Caputo ed era il primo politico decaduto per la legge Severino dopo una condanna per tentato abuso d’ufficio. Aveva messo in lista il fratello ma per i pm truffava gli elettori sostenendo di essere lui il candidato.
Quell’inchiesta ha coinvolto anche l’ex alfaniano Pagano, che però è deputato: al contrario di Caputo non è stato allontanato dai leghisti ma è rimasto da militante. Retrocesso in seconda linea è stato pure Angelo Attaguile, un democristiano per tutte le stagioni scelto per guidare Noi con Salvini, il primo esperimento di leghismo del Sud.
Lo hanno candidato alle Europee ma Candiani sta affidando il partito ad altri. I leghisti, infatti, hanno capito che l’etichetta di riciclato non porta bene. Soprattutto in Sicilia, inesauribile granaio di voti per i 5 stelle. Ed è ai grillini che Salvini vuole rubare i voti siciliani.
Facce nuove per rubare voti ai grillini
Le chiavi del Carroccio isolano sono state affidate a due facce più o meno nuove: Igor Gelarda Palermo, consigliere comunale scippato ai 5 stelle, e Fabio Cantarella a Catania.
L’orizzonte vicino è quello delle Europee, ma Salvini pensa già  a una mega campagna acquisti per la sua Lega nazional sovranista.
Per questo motivo continua a flirtare col governatore Nello Musumeci (il primo presidente della Sicilia invitato a Pontida) ed è pronto ad accogliere Salvo Pogliese, il votatissimo sindaco di Catania appena uscito da Forza Italia. Insomma la Lega in Sicilia ha deciso di stringere leggermente il filtro degli ingressi, mixando facce vecchissime e qualche novità .
Il derby di governo in attesa delle Europee
L’obiettivo è far apparire il partito più vecchio del Parlamento come “nuovo”.
Alte possibilità  di accedere al ballottaggio per i leghisti arrivano anche da Mazara del Vallo, altra roccaforte grillina visto che ha dato i natali al guardasigilli Alfonso Bonafede. Il Carroccio punta a conquistare la città  italiana più vicina alla Tunisia con Giorgio Randazzo, 28 anni ma già  varie esperienze in partiti di destra.
Più difficile la padanizzazione di Caltanissetta, la città  di Giancarlo Cancelleri dove Luigi Di Maio ha chiuso la campagna elettorale: al centro della Sicilia il grillino Roberto Gambino è dato in vantaggio rispetto al leghista Oscar Aiello.
Il gioco di prestigio: far dimenticare gli insulti —
Ma va bene così. In vista delle Europee anche un paio di candidati al ballottaggio nei centri principali sarebbero un successo per Salvini. Che nel suo mini tour siciliano è riuscito in un secondo gioco di prestigio: fare dimenticare totalmente gli insulti lanciati per anni dal suo partito ai siciliani.
Il nuovo nemico sono i clandestini, i migranti che rubano il lavoro ai siciliani onesti. Ma non erano i siciliani a non avere voglia di lavorare, almeno secondo la Lega? Non era il Carroccio che li chiamava terroni? Non era lo stesso Salvini a definire i meridionali “lontani anni luce”   e “troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità  del Nord”?
“No, quella era la vecchia Lega di Bossi. Ora è diverso”, dicono un po’ tutti quelli venuti ad ascoltare il “capitano“. A Monreale, come a Bagheria o Corleone. O a Chiusa Sclafani, tremila abitanti tra le colline, dove solo due settimane fa il sindaco, il vice sindaco, un assessore, il presidente del consiglio comunale e due consiglieri sono entrati in blocco nel Carroccio. Sono andati ad allungare la folla di leghisti di Sicilia.
In molti adesso hanno appuntato al bavero della giacca la spilla di Alberto da Giussano, il leggendario eroe della battaglia di Legnano, 1.500 chilometri a Nord. Cosa rappresenta questa spilla? “Giussani“, rispondono alcuni. E che ha fatto Giussani? “E che ha fatto? Niente ha fatto. Uno apposto è“.
Chissà  come la pensano a Legnano.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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SICILIA, AMMINISTRATIVE IN 34 COMUNI: ALLE URNE 500.000 ELETTORI

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

CALTANISSETTA UNICO CAPOLUOGO, TRA I GRANDI CENTRI ANCHE MONREALE, BAGHERIA, MAZARA, GELA, CASTELVETRANO E ACI CASTELLO

Oggi 498 mila elettori siciliani sono chiamati al voto in Sicilia, dalle 7 alle 23, per eleggere sindaci e consiglieri in 34 Comuni. Tra questi un capoluogo di provincia, Caltanissetta, e altri grandi centri come Monreale, Bagheria, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Gela e Motta Sant’Anastasia, nel quali si vota con il maggioritario a doppio turno: l’eventuale ballottaggio (necessario se nessuno dei candidati ottiene almeno il 40 dei consensi) si svolgerà  il 12 maggio.
Negli altri 27 comuni, con popolazione inferiore a 15 mila abitanti, viene eletto chi conquista più voti al primo turno.
L’arrivo nell’isola, nei giorni scorsi, di Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, dà  la misura di quanto il mini test elettorale sia sentito dai partiti.
A Caltanissetta la Lega presenta un proprio candidato, Oscar Aiello, dopo il mancato accordo con i tradizionali alleati del centrodestra, da Forza Italia ad Udc, Mpa ed Fdi, che sostengono Michele Giarratana.
Il centrosinistra punta su Salvatore Messana, i 5 stelle su Roberto Gambino.
A Bagheria il candidato uscente del M5S, Patrizio Cinque (con pendenze giudiziarie), non si ricandida e lascia a Romina Aiello, assessore della sua giunta, il compito di sfidare Gino Di Stefano, sostenuto dal centrodestra quasi al completo: FdI, infatti, sostiene un altro candidato.
Il centrosinistra e un pezzo dei centristi sostiene invece Filippo Tripoli.
Gela, che nella scorsa tornata ha eletto un sindaco pentastellato, espulso dal movimento poco dopo l’elezione, il candidato cinquestelle è Simone Morgana, che avrà  come avversari Giuseppe Spata, esponente della Lega, ex dirigente di Libera, sostenuto da un centrodestra che conta anche sui dissidenti di Forza Italia vicini all’area dell’ex deputato Pino Federico.
I forzisti legati a Gianfranco Miccichè hanno fatto un accordo con il Pd in chiave antipopulista e sostengono di Lucio Greco.
A Castelvetrano, Comune sciolto per mafia due anni fa, il Pd (che solo qui presenta il proprio simbolo, mentre altrove si presenta all’interno di liste civiche) punta su Pasquale Alamia, al quale Zingaretti ha dato il suo esplicito sostegno recandosi nel paese che ha dato i natali al boss latitante Matteo Messina Denaro.
I 5 stelle candidano Enzo Alfano, Fdi va da sola con Davide Brillo, il centrodestra che rimane sostiene Calogero Martire, di area Lega è Antonio Giaramita, che perà  non ha il simbolo del partito di Salvini, e sempre di area destra è la civica Vita Alba Pellerito.
A Mazara del Vallo la Lega va da sola con Giorgio Randazzo, il centrosinistra candida Pasquale Safina, mentre l’ex sindaco Nicola Cristaldi punta su Mariella Martinciglio.
I 5 stelle lanciano Nicola La Grutta.
Si vota anche a Monreale, dove tra i 7 candidati c’è anche l’uscente Pietro Capizzi, appoggiato da una parte del Pd e da pezzi del centrodestra. Qui è candidato anche Salvino Caputo, sostenuto da Forza Italia, e le Lega va da sola con Giuseppe Romanotto, in campo per la corsa a sindaco anche Alberto Arcidiacono,sostenuto da autonomisti e Diventerà  bellissima, Roberto Gambino, Alberto Arcidiacono
Fabio Costantini dei 5 stelle, Massimiliano Lo Biondo e Benedetto Madonia.
In Sicilia lo scrutinio inizierà  subito dopo la chiusura delle urne.

(da agenzie)

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ASSALTO RAZZISTA ALLA SINAGOGA A POWEY: L’ASSASSINO E’ UN SUPREMATISTA BIANCO

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

UN MORTO E TRE FERITI, TRA CUI ANCHE UN RABBINO… LO SPARATORE E’ UN GIOVANE RAZZISTA CHE SI ISPIRA A HITLER

Si chiama John T. Earnest e ha 19enne lo “sparatore” che sabato ha preso d’assalto una sinagoga a Poway – vicino a San Diego – uccidendo una persona e ferendone tre, tra le quali anche un rabbino.
Sebbene il movente non sia ancora confermato, le autorità  ne hanno individuato uno possibile in una “lettera aperta” postata online sui forum di 8chan. Il documento –   zeppo di epiteti razzisti e antisemiti, estratti suprematisti e teorie complottiste – è simile a quello pubblicato dall’assassino neozelandese di Christchurch.
E proprio quest’ultimo fatto di sangue, e l’assalto alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh – di esattamente sei mesi fa e che costò la vita a 11 persone – sarebbero le ispirazioni principali dell’attentatore
Sempre secondo gli inquirenti Earnest avrebbe tentato di trasmettere via web con una diretta streaming il suo assalto, senza però riuscirci per qualche tipo di inconveniente tecnico. Un guasto avrebbe interessato anche la sua arma da fuoco semiautomatica, inceppatasi durante la sparatoria.
L’arresto, riporta l’ufficio dello Sceriffo, è avvenuto senza complicazioni. Una volta identificato dalla volante di ronda, il ragazzo si è arreso subito scendendo dalla sua vettura con le mani alzate.
Il diciannovenne di San Diego che ha aperto il fuoco contro i fedeli di una sinagoga di Poway, in California, avrebbe scritto alcune lettere in cui denuncia il suo odio verso gli ebrei e altre persone.
Lo scrive Rita Katz, la responsabile del sito specializzato Site che monitora il web e i social media. Il ragazzo avrebbe scritto di essersi ispirato a Brenton Tarrant, l’uomo che ha fatto una strage in una moschea e in un centro islamico di Cristchurch, in Nuova Zelanda.
Sempre secondo Katz, il diciannovenne avrebbe postato una lettera in cui invita altri bianchi suprematisti a condurre attacchi. Lettera in cui spiegherebbe di aver impiegato quattro settimane per pianificare il suo attacco e svela di aver appiccato con la benzina un incendio a una moschea nella località  di Escondito la settimana dopo l’attentato in Nuova Zelanda.
Il ragazzo avrebbe anche scritto una lista di persone a cui si ispirerebbe, tra cui figura anche Adolf Hitler.

(da agenzie)

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GIORGIA MELONI IN TRE GIORNI CAMBIA IDEA SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA

Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile

DOPO GLI ATTENTATI IN SRI LANKA INVOCAVA GIUSTAMENTE LA LIBERTA’ DI CULTO, MA TRE GIORNI DOPO A MARSCIANO MANIFESTAVA CONTRO L’APERTURA DI UNA MOSCHEA

Spesso ci si trova a dire che la rete non dimentica e parte la corsa ai vecchi post su Facebook, Twitter o Instagram in cui un determinato personaggio (perlopiù politico) ha scritto un pensiero su cui poi ha fatto la classica retromarcia.
Ma il caso di Giorgia Meloni facilita ancor di più questa ricerca.
La leader di Fratelli d’Italia, infatti, dopo il tragico attentato di matrice islamica (rivendicato anche dall’Isis) nello Sri Lanka aveva twittato parole di rabbia, richiamando la sua battaglia per la libertà  religiosa.
Tre giorni dopo, venerdì 26 aprile, ha invece postato un video di lei — insieme ad altri rappresentanti di Fratelli d’Italia — a Marsciano, in provincia di Perugia, dove si trovava per dire no alla nascita di una Moschea.
Un giorno, quando a essere colpite sono le comunità  Cristiane, come tragicamente accaduto nello Sri Lanka martedì 23 aprile, si corre a lottare in favore della «libertà  religiosa»; l’altro, quando si vuole far nascere una nuova Moschea, ci si presenta sul luogo a caccia di voti per manifestare contro l’apertura di un nuovo centro religioso islamico.
«La statua di Gesù macchiata dal sangue dei martiri Cristiani uccisi dagli islamisti in Sri Lanka è simbolo della feroce persecuzione anticristiana nel mondo che la comunità  internazionale insiste ad ignorare. Continuamo a batterci per difendere la libertà  religiosa», aveva scritto Giorgia Meloni a poche ore dall’attentato che ha portato alla morte di centinaia di fedeli riuniti per le celebrazioni della messa.
Tutto legittimo, dato che le barbarie di alcuni pericolosi gruppi terroristici che si nascondono dietro l’etichetta islamica per portare avanti i propri crimini, non possono che provocare sdegno e reazioni di questo tipo. E per fare questo si fa il richiamo alla sacrosanta «libertà  religiosa» che, per definizione, dovrebbe valere per tutti. Ma non è così per la leader di Fratelli d’Italia.
Ed ecco che Giorgia Meloni ha deciso di presentarsi a Marsciano, in provincia di Perugia, insieme ad alcuni suoi fedelissimi, a manifestare proprio contro la «libertà  religiosa».
Il tutto accompagnato da un video: «No alla nascita di una nuova Moschea — dice la leader di Fratelli d’Italia -. No, fino a quando non verranno approvate le norme che Fratelli d’Italia chiede a tutela della sicurezza dei cittadini».
Parla di un albo degli Imam, di fondi che arrivano per finanziare i centri culturali islamici, di conoscenza preventiva di chi predica nelle Moschee, di prediche fatte in italiano «perchè qui siamo in Italia».
Come se, durante le Crociate, dovesse esistere un albo dei Papi; oppure, come se Papa Francesco non potesse più recitare la messa in latino.
La libertà  di religione è per tutti ed è uguale. Non è uno spot elettorale.

(da “NextQuotidiano”)

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LA LISTA VENETA DEI GRANDI EVASORI E POLITICI CORROTTI

Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile

SCOPERTE OLTRE 200 OFFSHORE CON 250 MILIONI NASCOSTI AL FISCO DA IMPRENDITORI DEL NORDEST

Si chiama “lista De Boccard”.
Dal computer del professionista svizzero Bruno De Boccard, sequestrato dai magistrati della Procura di Venezia, è emerso un elenco di dozzine di imprenditori, soprattutto veneti, protagonisti di una colossale evasione fiscale, celata all’ombra del super condono targato Berlusconi del 2009-2010.
Un fiume di denaro di “oltre 250 milioni di euro”, finora mai completamente ricostruito, dove si mescolano le tangenti ai politici e i fondi neri degli stessi clienti.
Soldi nascosti in scatole di scarpe. Pacchi di banconote consegnati ad anonimi autisti autostradali, in grandi alberghi o studi di commercialisti.
L’indagine della Guardia di Finanza, nata sulla scia dello scandalo del Mose di Venezia, ha già  portato al sequestro di oltre 12 milioni di euro.
E ha fatto scoprire un traffico di tangenti per 1,5 milioni nascoste prima in Svizzera e poi in Croazia da una prestanome di Giancarlo Galan, ex governatore veneto e ministro di Forza Italia, già  condannato per le maxicorruzioni del Mose.
Questa nuova indagine ha fatto emergere anche una serie di documenti informatici con i dati di centinaia di società  offshore utilizzate da politici e imprenditori per nascondere nei paradisi fiscali più di 250 milioni di euro. Molti casi di evasione sono stati però cancellati dalla prescrizione o dallo scudo fiscale.
Secondo L’Espresso, il “re delle valigie” Giovanni Roncato ha ammesso di aver rimpatriato, grazie proprio allo scudo, 13,5 milioni di euro, detenuti all’estero e accumulati in passato “in seguito a minacce rivoltemi da un’organizzazione malavitosa…la Mala del Brenta…nel periodo in cui la banda di Felice Maniero operava molti sequestri di persona”.
Ed ecco partire il carosello del denaro, affidato a “malavitosi ignoti, in due occasioni, circa 200 milioni di lire alla volta, in contanti, al casello di Padova Ovest”.
Un altro nome eccellente che compare nell’inchiesta ribattezzata Padova Papers, germinazione dei più famosi Panama Papers, è quello di Renè Caovilla, titolare di un famoso marchio di scarpe, e boutique in tutto il mondo.
Anche lui, al quale faceva capo la offshore Serena Investors, riporta L’Espresso, si è avvalso dello scudo fiscale, facendo rientrare in Italia 2,2 milioni di euro, “somme non regolarizzate affidate a professionisti operanti con l’estero al fine di depositarle in Svizzera”.
Anche tre commercialisti di uno affermato studio di Padova, giù emersi nelle vicende del Mose, entrano qui in scena come presunti organizzatori del riciclaggio di denaro nero: Paolo Venuti, Guido e Christian Penso.
Tutti collegati al duo San Germano-De Boccard, punti di riferimento di proprietari di hotel, fabbriche di scarpe, imprese di costruzioni e, ancora, big delle calzature. Come Damiano Pipinato, che attiva lo spostamento dei soldi attraverso proprio Guido Penso: “Lui mi telefonava e, in codice, mi chiedeva se avessi due o tre campioni di scarpe. Io sapevo che mi stava chiedendo 100, 200 o 300 mila euro da portare fuori…Io predisponevo il contante all’interno di una scatola di cartone, in un sacchetto, e portavo in macchina nel suo studio a Padova”.
Il dottor Penso non contava il denaro, si fidava, si accontentava della cifra indicata da Pipinato e “rilasciava un post-it manoscritto, con data e importo. Dopo qualche giorno mi esibiva l’estratto di un conto corrente con la cifra da me versata.
A quel punto il post-it veniva stracciato”. Pipinato ha confessato di aver esportato all’estero 33 milioni di euro: 25 in Svizzera, 8 a Dubai.

(da “L’Espresso”)

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MARATONA TRIESTE VIETATA AGLI ATLETI AFRICANI: L’ORGANIZZATORE E’ UN FAN DI SALVINI

Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile

QUANDO ESULTAVA SU FB PER I PORTI CHIUSI E CE L’AVEVA CON I “CLANDESTINI” CHE VIAGGIANO IN TRENO

Prima del ripensamento serale, aveva deciso di “prendere soltanto atleti europei” Fabio Carini, presidente di Apd Miramar,
Un comportamento che trova una sua ragione dando una scorsa al profilo del suo autore: Carini, è giornalista dipendente della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Sulla questione migranti, ad esempio, l’opinione di Carini, barba hipster e baffetto di foggia dannunziana, è fortemente connotata politicamente.
“Finalmente!”, scriveva su Facebook il 10 giugno 2018, giorno in cui il Viminale dichiarava i porti italiani chiusi per la nave Aquarius, postando lo screenshot di un lancio stampa: “Migranti. Salvini: da oggi anche Italia dice no, chiudiamo i porti“, recitava il titolo del lancio che riportava le parole del ministro dell’Interno, parole che suonano simili a quelle che Carini pronuncia oggi per giustificare l’esclusione degli atleti non europei: “Da oggi anche l’Italia comincia a dire di no al traffico di esseri umani. No al business dell’immigrazione clandestina”.
Pochi giorni più tardi tornava sull’argomento utilizzando una terminologia ancora più precisa e orientata. “Trenitalia: sì clandestini, no cagnolini“, titola il post del 18 giugno in cui Carini mette in parallelo il miglior amico dell’uomo con gli immigrati irregolari.
“Buongiorno, per viaggiare su questo treno (Frecciarossa da Trieste a Milano) anche lei deve pagare il biglietto. Sono 80 euro e favorisca i documenti!”, scrive riportando la richiesta di un controllore, una “zelante operatrice”, e facendo riferimento alla foto di una cagnolina dal pelo grigio scuro di nome Mirtilla.
“A pensarci bene, forse Mirtilla avrebbe dovuto fare capire alla Zelante di non essere italiana — prosegue — di provenire da un paese extraeuropeo e di avere appena varcato il confine illegalmente. Perchè su Trenitalia, a quanto pare, viaggiano gratis e indisturbati solo i clandestini, a quelli la Zelante non chiede il biglietto e men che meno i documenti”.
Nel 2016 Carini — che ha presentato l’iniziativa sulle mezza maratona in una conferenza stampa con il governatore Massimiliano Fedriga, fedelissimo di Matteo Salvini, l’assessore alla sicurezza Pierpaolo Roberti, già  segretario provinciale della Lega, e il sindaco forzista di Trieste, Roberto Di Piazza — aveva tentato l’avventura nella politica locale: “No all’accoglienza indiscriminata“, recitava poi uno dei punti del programma di Startup Trieste, la lista con la quale aveva corso alle amministrative del 2016 prendendo l’1,17% dei voti.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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MARATONA DI TRIESTE, DIETROFRONT DEGLI ORGANIZZATORI TRAVOLTI DALLE CRITICHE, AMMESSI ATLETI AFRICANI

Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile

LA ESILARANTE GIUSTIFICAZIONE DEL PATRON: “ERA SOLO UNA PROVOCAZIONE”

“Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani. Lo ha annunciato in una nota il patron del Trieste Running Festival, Fabio Carini. Ma le polemiche della giornata sono ancora infuocate.
Gli atleti africani erano infatti stati esclusi dalla maratona. Suscitando reazioni nel mondo politico e sui social.
E anche dalla Federazione Italiana Atletica leggera: “Siamo la federazione che applica già  uno ius soli molto avanzato, dove l’uguaglianza e il rispetto sono l’assoluta normalità . Vigileremo con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni” dice Fabio Pagliara, segretario generale della Federazione rispetto alla decisione degli organizzatori di Trieste Running Festival di non ingaggiare atleti africani.
Pagliara ha anche fatto sapere di aver già  chiesto alla sezione Fvg una relazione sull’accaduto e che, “anche su sollecitazione del Coni, in queste settimane si sta lavorando per una “rivisitazione del ruolo degli agenti”. Nel frattempo la Federazione avrebbe aperto un fascicolo sulla decisione degli organizzatori giuliani.
Numerose le reazioni politiche e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni annuncia anche di voler portare il caso in Parlamento con una interrogazione al governo: “Senza vergogna. Se non lo avessi letto sui giornali stenterei a crederci. Ad una maratona a Trieste non verranno ingaggiati atleti di origine africana. Succede non nel Mississipi degli anni ’50 bensì nel 2019 in una città  capitale della cultura mitteleuropea, Trieste. Ci auguriamo che al più presto il governo risponda all’interrogazione che presenteremo nei prossimi giorni in Parlamento”.
“Il 27 aprile del 1994, esattamente 25 anni fa, si svolsero per la prima volta nella storia del Sudafrica elezioni libere e aperte a tutta la popolazione. Segnavano la fine dell’apartheid. Non avremmo mai pensato che, esattamente 25 anni dopo, una nuova ma altrettanto odiosa forma di ‘apartheid’ si potesse ripresentare in Italia, nel civile Friuli Venezia Giulia”. Lo afferma Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa.
E di “esclusione dal sapore razzista parla Debora Serracchiani, deputata del Pd e già  governatrice della regione Friuli Venezia Giulia.
Sul caso era intervenuto anche il sottogretario con delega allo sport Giancarlo Giorgetti: “Sbagliato escludere   gli atleti africani. Non è così che si risolvono i problemi. Aprirò subito un’indagine interna per quanto riguarda le mie competenze. Ascolterò tutte le parti in causa per fare chiarezza”.
Di follia parla il vicepremier Di Maio: “E’ giusto combattere lo sfruttamento dei corridori africani, il professionismo è professionismo sempre e come tale deve essere retribuito, ma non è così che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sè per come sta emergendo rasenta la follia”.
Intanto sui social esplode la protesta. “Che schifo”, “Vergogna”, “Psicopatici. Bisogna fermarli, questi ci trascinano nel baratro”. Da Facebook a Twitter, sono centinaia i messaggi di condanna postati per tutta la mattinata. “A Trieste si corre la maratona ma senza Africani, Buon 1938 a tutti”, scrive qualcuno e ancora: “A Trieste si inaugura la maratona razziale”; “Boicottiamo la competizione e i suoi sponsor”.

(da agenzie)

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IL VICESINDACO GRILLINO DI SEDRIANO CHE USA IL PASS DISABILI DEL PADRE MORTO

Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile

BUFERA POLITICA A SEDRIANO: IL POLITICO AMMETTE DI AVER USATO IL PASS “PER ERRORE” DIMENTICANDOSI DI RESTITUIRLO

Bufera politica a Sedriano, in provincia di Milano, primo comune lombardo amministrato dai Cinque stelle, per una vicenda che coinvolge il vice sindaco del paese, il grillino Davide Rossi.
Come riportato dalla testata locale “Settegiorni”, l’esponente politico in più occasioni ha parcheggiato la propria auto sulle strisce blu a pagamento, esponendo sul cruscotto il pass disabili intestato al padre, deceduto lo scorso maggio, senza pagare la sosta.
Qualcuno, al momento ignoto, avrebbe seguito in più occasioni il vice sindaco, documentando con tanto di foto il suo comportamento, che si sarebbe ripetuto per tre o quattro volte.
E davanti all’evidenza a Rossi non è rimasto altro da fare che scrivere un lungo post di scuse su Facebook, nel quale l’uomo ha cercato di giustificarsi sostenendo di aver scambiato in alcune occasioni il pass del padre con quello della madre, anche lei disabile al 100 per cento e ancora in vita.
“Si, è vero che qualche volta (3, 4 volte) sia capitato per puro e semplice errore di esporre il Pass disabili di mio papà  defunto anzichè quello di mia mamma anch’ella disabile. Infatti la verità  è proprio questa — ha ammesso Davide Rossi
Per il vice sindaco, insomma, l’intento di chi lo ha seguito (in un periodo compreso da ottobre a metà  aprile) per fotografare le sue infrazioni era quello di “gettare fango” sulla sua persona.
Le sue giustificazioni non hanno però convinto del tutto: su Facebook in tanti hanno sottolineato come, per non incorrere nello “sbaglio”, sarebbe bastato consegnare il pass disabili del genitore defunto alla polizia locale (come prevede la legge) oppure, se tenuto per ricordo (come sostiene il vice sindaco), conservarlo a casa e non portarlo in auto.

(da agenzie)

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