Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
I PARLAMENTARI DI EMILIA E CALABRIA LO CONTESTANO, SULL’ILVA IL GRUPPO E’ SPACCATO, IL CASO TRENTA LO INVESTE, SULLO JUS CULTURAE STRAPARLA… MAI VISTO UN CAPO POLITICO CHE FA DIMEZZARE I VOTI IN UN ANNO E MEZZO E NON HA LA DIGNITA’ DI TOGLIERSI DALLE PALLE
Il rilancio da parte del Pd di temi divisivi per M5s, come lo ius culturae e l’immigrazione, la
valanga di emendamenti Dem alla legge di Bilancio, uniti alle tensioni interne al Movimento preoccupano Luigi Di Maio che ha riunito alla Farnesina ministri e sottosegretari pentastellati, chiedendo loro di fare quadrato attorno a lui.
Preoccupazione giustificata visto che i dossier interni, a partire dalla decisione sulla regionali, rischiano di generare ulteriori divisioni nel Movimento e nei gruppi parlamentari, in un momento in cui – quello dell’esame della legge di bilancio – serve unità interna per poter raggiungere quella nella maggioranza.
La riunione alla Farnesina è giunta al termine di una giornata dove i fronti aperti sono stati molteplici. Su quello della legge di Bilancio il Pd ha presentato addirittura più emendamenti della Lega (921 contro i 905 del Carroccio) e oltre il doppio di quelli di M5s (435) come a segnalare che dopo l’evento di Bologna i Dem non sono più disposti ad essere l’unico partito della maggioranza a farsi carico della stabilità del governo.
Quindi cresce il timore che nel Pd prevalga la linea di chi vuole rompere subito dopo la legge di Bilancio, come è stato detto alla Farnesina. In ogni caso se anche il Pd rilancerà i temi della sua agenda politica, come finora hanno fatto M5s e Iv, ciò renderà più complesso il quadro.
Anche sullo ius culturae (e non sullo ius soli, su cui non c’è in Parlamento alcuna proposta), Di Maio si trova a dover gestire la posizione favorevole di una forte componente interna, guidata dal presidente della Commissione Affari Costituzionali, Giuseppe Brescia, che è infatti anche relatore alla proposta di legge.
Brescia ha anche incardinato in Commissione la riforma della Bossi-Fini sull’immigrazione: si tratta di una pdl di iniziativa popolare (il relatore è Riccardo Magi di +Europa), su cui il Pd per ora non si è pronunciato.
L’altro quesito affrontato all’incontro è stata la gestione degli emendamenti alla legge di Bilancio in Senato: se per bocciare l’emendamento di Iv che abolisce quota 100, fossero decisivi i voti della Lega, in Commissione o in Aula, quali sarebbero gli argomenti da usare per blindare il Conte 2 dalle prevedibili richieste di dimissione delle opposizioni?
In una intervista al Tg2 Di Maio ha anticipato le argomentazioni: “Mi aspettavo che a un certo punto arrivassero al pettine tutti i nodi degli ultimi trent’anni”, Venezia e il Mose, Alitalia, Ilva… In un post su Facebook, Di Maio, ha posto un altolà agli emendamento su quota 100 (“non si tocca”) con tono assertivo, un pò per esorcizzare i timori emersi alla riunione
Nel pomeriggio il Capo politico di M5s ha anche incontrato i parlamentari di Emilia Romagna e Calabria per decidere se e come presentarsi alle Regionali di gennaio, dove non ha fatto mistero di prendere in considerazione l’ipotesi di non presentare liste e simbolo. Una posizione su cui non sono d’accordo molti parlamentari, come Dalila Nesci che ha avanzato la propria candidatura per la Calabria. “Abbiamo un candidato, gli abbiamo fatto il nome”, rivela il coordinatore della campagna elettorale, Paolo Parentela. In ogni caso Di Maio ha rivendicato a se la decisione finale che spetta “al capo politico”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
L’ASSEDIO DELLA POLIZIA ALLA ROCCAFORTE DEI GIOVANI PATRIOTI CHE NON VOGLIONO IL PAESE SVENDUTO AI CINESI… MA I SEDICENTI SOVRANISTI ITALIANI DOVE SONO? IN SILENZIO COME SEMPRE, COMPLICI DEI POTERI FORTI
Frecce, catapulte, molotov. Assedi e ultimatum. Un campo di battaglia chiamato Hong Kong. L’assedio della polizia di Hong Kong al PolyU, il Politecnico diventato la roccaforte dei manifestanti, non accenna ad allentarsi.
Dopo un braccio di ferro andato avanti per tutta la notte, alcuni manifestanti hanno provato a uscire dal campus (al cui interno si sono asserragliati dagli 800 ai mille manifestanti) ma la polizia li ha arrestati o ha lanciato lacrimogeni e i proiettili di gomma contro di loro. Gli agenti hanno invitato a più riprese i giovani ad arrendersi e intanto il governatore Carrie Lam appare sempre più defilata: oggi si è limitata a visitare l’agente ferito domenica da una freccia al polpaccio e ha invitato esplicitamente i giovani a seguire le indicazioni della polizia.
Le autorità dell’ex colonia britannica per la prima volta hanno ventilato l’eventualità di cancellare le elezioni comunali previste per il fine settimana. Uno dei tentativi di fuga dei giovani è stato ripreso in un drammatico video diffuso dall’emittente Rthk, che mostra i manifestanti correre sopra un ponte pedonale: a decine sono riusciti a fuggire, calandosi con una corda, altri sono stati arrestati e si sono consegnati alle forze dell’ordine.
Gli arresti si sono susseguiti per tutto il corso della giornata, intervallati dagli appelli della polizia alla resa. “Se abbandoneranno le armi, la polizia non userà la forza”, ha assicurato un portavoce. Ma diverse centinaia di giovani continuano l’occupazione: gli agenti hanno lasciato entrare personale della Croce Rossa per assistere i feriti, ma secondo alcuni rappresentati degli studenti, ci sarebbe anche un problema di carenza di viveri e acqua. Il dramma dell’assedio al PolyU si consuma anche fuori dal campus molti genitori, qualcuno assiepato fuori dal campus, hanno implorato l’amministrazione e la polizia di lasciare uscire indenni i loro figli dall’università accerchiata, e venti dirigenti di altre scuole superiori hanno chiesto di potere entrare all’interno del campus per il timore che ci possano essere decine di minorenni all’interno del campus. L’escalation della violenza e del caos ha causato, solo oggi, 66 feriti ricoverati negli ospedali di Hong Kong, tra i quali un uomo di 84 anni.
Nell’ultimo fine settimana sono state arrestate 154 persone, tra cui 51 persone identificate come giornalisti o personale paramedico, per il sospetto che potessero essere manifestanti.
In totale, sono 4.491 le persone arrestate a Hong Kong dall’inizio delle proteste anti-governative, di cui non si vede la fine e che stanno mettendo a durissima prova la pazienza di Pechino. “Nessuno sottovaluti la nostra determinazione a salvaguardare la nostra sovranità e la stabilità di Hong Kong”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang, dopo che gli Usa avevano definito “ingiustificato” l’uso della forza nell’ex colonia britannica.
Intanto, l’Unione Europea ha parlato di violenza “inaccettabile”. Anche oggi, soprattutto sul Kowloon, si sono consumati scontri a colpi di raffiche di gas lacrimogeni e di lanci di bottiglie molotov tra polizia e manifestanti con i secondi spesso impegnati in azioni diversive per distrarre gli agenti dall’accerchiamento del campus. Il clima rimane fortemente instabile: sempre sul Kowloon sono comparsi anche agenti delle squadre speciali, alcuni dei quali avvistati mentre imbracciavano armi d’assalto, i fucili M4, e in serata centinaia di persone si sono nuovamente radunate in sostegno degli studenti asserragliati al PolyU.
Allo scenario di guerriglia urbana si aggiunge lo schiaffo subito dall’amministrazione di Hong Kong: l’Alta Corte ha giudicato “incostituzionale” il divieto di indossare maschere per coprire il volto nei raduni pubblici, emesso dall’amministrazione il 5 ottobre scorso facendo ricorso a una legge di emergenza di epoca coloniale. Il tribunale ha accolto il ricorso presentato da 25 parlamentari pan-democratici contro il governo guidato da Carrie Lam.
“Una rara vittoria legale per i manifestanti di Hong Kong”, ha twittato l’attivista pro-democrazia Joshua Wong. “Assediando il Politecnico e colpendo con proiettili di gomma e lacrimogeni coloro che cercavano di fuggire, le forze di polizia di Hong Kong hanno ancora di più esasperato la tensione, anzichè cercare di allentarla”, denuncia il direttore di Amnesty International Hong Kong Man-Lei Tam ha diffuso questo commento: “Invece di fornire assistenza ai manifestanti feriti intrappolati all’interno del Politecnico, gli agenti hanno arrestato i medici che cercavano di trasferirli fuori”.
“La natura sempre più violenta delle proteste è allarmante ma dobbiamo ricordare che la principale causa è la mano dura usata nei mesi scorsi dalle forze di polizia nei confronti di manifestazioni ampiamente pacifiche. Ora è fondamentale che si eviti una tragedia”, sottolinea il direttore di AI Hong Kong.
Come ha informato il sito cattolico italiano Asianews verso le 2 di notte, mons. Joseph Ha, vescovo ausiliare di Hong Kong, insieme ad alcuni parlamentari del gruppo democratico e membri del PolyU hanno cercato di dialogare con il comandante della polizia per trovare una soluzione pacifica all’assedio.
Ma i poliziotti, accecandoli coi riflettori, li hanno avvertiti: “Andate via. Questa è una messa in guardia”. Il gruppo guidato da mons. Ha ha cercato di entrare nell’università da altre entrate, ma è stato sempre ricacciato indietro dalla polizia. La Cina ha ripetutamente avvertito che non tollererà il dissenso e c’è il timore crescente che Pechino possa inviare truppe per porre fine ai disordini: sabato i soldati dell’esercito di Liberazione Popolare cinese, di stanza a Hong Kong, sono scesi per la prima volta per le strade dall’inizio delle proteste anti-governative, ufficialmente per rimuovere i mattoni. Ma è stato comunque un impressionante sfoggio di efficienza.
“Gli studenti si stanno sempre più radicalizzando — dice ad HuffPost il professor Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, profondo conoscitore del ‘pianeta Cina’ – il che offre al Governo cinese l’opportunità di intervenire, ma come interverranno, è una questione aperta. I margini di compromesso sembrano esigui, perchè Pechino ha confermato la fiducia alla governatrice di Hong Kong, Cariie Lam. E le sue dimissioni erano una delle cinque richieste degli studenti”. Nei giorni scorsi il presidente cinese Xi Jinping ha usato parole molto forti, sostenendo che la crisi minaccia il modello “un Paese, due sistemi” (in base al quale Hong Kong è stata governata dopo il passaggio di consegne dalla Gran Bretagna nel 1997) e che porre fine alle violenze e ripristinare l’ordine sono “il compito più urgente”.
Concetto ribadito anche dall’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, che ha avvertito: “Qualora la situazione continuasse a peggiorare, il governo centrale cinese non resterà seduto a guardare”. Nessuno dovrebbe “sottovalutare la determinazione della Cina nella difesa della sua sovranità e della stabilità di Hong Kong”: così il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, in merito agli ultimi sviluppi.
Secondo il Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del Partito comunista cinese, il futuro di Hong Kong è al suo punto critico e non c’è “alcun margine” per i compromessi nella “lotta” contro i manifestanti anti-governativi. “Quello che abbiamo di fronte è la battaglia tra la tutela del principio ‘un Paese, due sistemi’ e la sua distruzione. Sulla questione, che coinvolge la sovranità nazionale e il futuro di Hong Kong, non c’è una via di mezzo e assolutamente neanche lo spazio per un compromesso”, si legge.
Pechino non esiterà a contrastare qualsiasi tentativo che minacci la sovranità , la sicurezza e l’unità nazionale. “Ogni tentativo che minacci queste 3 linee di fondo e che interferisca o possa sabotare il modello ‘un Paese, due sistemi’ è delirante, futile e destinato a fallire”. “nulla a che fare con la cosiddetta democrazia, ma mira a minare il modello ‘un Paese, due sistemi’”. Così l’ambasciatore della ex colonia britannica a Londra, Liu Xiaoming, ammonendo che Pechino “non resterà con le mani in mano se lo scenario diverrà incontrollabile”. “Abbiamo sufficiente determinazione e potere per mettere fine ai disordini”, rincara Liu, tornando a denunciare “i commenti irresponsabili” del governo britannico, sollecitato a “non interferire negli affari interni” della Cina.
Il governo britannico ha oggi ribadito, in una nota del Foreign Office, la sua grave preoccupazione per “l’escalation delle violenze” da parte sia dei manifestanti sia della polizia. “Siamo seriamente preoccupati per l’escalation delle violenze da parte sia dei manifestanti sia delle autorità attorno ai campus dell’università ”, ha fatto sapere Londra. ”È vitale che i feriti possano ricevere adeguate cure mediche e sia garantito un corridoio sicuro a chi voglia lasciare l’area”, ha aggiunto il Foreign Office prima di rilanciare un appello per “la fine della violenza e l’impegno di tutte le parti a un dialogo politico serio in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Distrettuale di domenica”.
Al di là delle dichiarazioni ultimative, resta il fatto, su cui concordano gli analisti di geopolitica, che la Cina si trova oggi di fronte a un dilemma: qualsiasi compromesso troppo poco stringente potrebbe creare un precedente che rischierebbe di estendersi alle relazioni tra Pechino e altre regioni contese come Macao, Taiwan, Tibet, Xinjiang e Mongolia interna. D’altra parte, altrettanto rischioso sarebbe agli occhi di Pechino far finta che nulla sia successo, poichè proprio nelle suddette regioni le proteste di Hong Kong potrebbero trovare facili emuli.
L’assedio al Politecnico continua, e lo spettro di una nuova Tienanmen aleggia su Hong Kong.
(da “Huffigtonpost“)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
“ABBIAMO UNA VITA DIVERSA”… “LA CASA ASSEGNATA A MIO MARITO IN MODO REGOLARE”
“Ormai la casa è stata assegnata a mio marito e in maniera regolare. Per quale motivo dovrebbe
lasciarla?”. Così l’ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, in una intervista al Corriere della Sera, risponde alle critiche che le sono state fatte per aver mantenuto un alloggio di servizio che le era stato assegnato e che ha mantenuto anche dopo la fine della sua esperienza di governo assicurando che a Luigi Di Maio, che le ha chiesto di lasciare la casa, “gli ho spiegato che tutto è stato fatto correttamente”.
Da ministro – spiega – “avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande. Era necessaria riservatezza”. “Anche adesso continuo ad avere una vita diversa […], una vita di relazioni, di incontri”.
“Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso. Ho resistito il più possibile nel mio. Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro”, afferma Trenta chiarendo che “ho l’atto di cessazione dell’esercito a me e ho tre mesi per andare via. Intanto mio marito ha fatto richiesta perchè è aiutante di campo di un generale e per il suo ruolo può avere quell’appartamento”
“Quando sono diventata ministra, mio marito è stato demansionato. Ora ha di nuovo i requisiti. E comunque – osserva – noi prima facevamo una vita completamente diversa. Dopo la vita del marito ha seguito quella della moglie. Se vivevamo in due uno sull’altro poteva andare bene, poi le condizioni sono cambiate. E anche adesso continuo ad avere una vita diversa”, chiarisce:
â€³È una vita di relazioni, di incontri”. L’ex ministra spiega che “se avessi lasciato quell’alloggio di servizio per trasferirmi in un altro avrei dovuto fare un doppio trasloco visto che quello di mio marito era a carico dello Stato. Invece così lo Stato ha risparmiato”, sottolinea.
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
IL PIAZZISTA SI RECA ALLA “ZUCCHERI ITALIA” DI MINERBIO E POI FA UN PATETICO SPOT PER COMPRARE ITALIANO
Finire a fare il piazzista dovrebbe essere il punto finale di una parabola discendente: non hai più una carriera, sei caduto in disgrazia e l’unico modo per guadagnare qualcosa e mettersi a fare il venditore porta a porta.
Per Salvini le cose vanno al contrario: per raccattare qualche voto in più, dopo la visita al frantoio ora Salvini si mette a fare le televendite, stavolta allo zucchero, con tanto di slogan: “compra sano, compra con amore, compra tricolore”.
In un brevissimo video su twitter, il Capitano mostra un pacco di zucchero di Italia Zuccheri di Minerbio e fa una sorta di minispot per invitare gli elettori a ‘comprare italiano’.
Una scenetta piuttosto patetica che però, come al solito, attira consensi.
Evidentemente, gli italiani al potere vogliono un venditore, non un leader.
(da Globalist)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI MILANO INDAGA PER FALSE COMUNICAZIONI E REATI FALLIMENTARI
ArcelorMittal sospende la procedura di chiusura degli impianti e riapre gli uffici commerciali
venendo incontro alle richieste dei commissari.
Intanto la Procura di Milano che indaga sulla gestione di ArcelorMittal dell’ex Ilva si sta orientando ad iscrivere il fascicolo per diversi reati in ambito fallimentare e per false comunicazioni.
Nel registro, da quanto trapela finora, non sarebbe ancora stato iscritto alcun indagato. La Procura di Milano, nel fascicolo esplorativo aperto alcuni giorni fa, indaga anche sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.
Il Tribunale di Milano ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari, invitando ArcelorMittal – si legge in una nota frmata dal presidente Roberto Bichi – “a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico.
“Voglio ringraziare la magistratura per il lavoro che sta svolgendo e per aver acceso un faro sulla gestione dell’ex ilva”, ha commentato il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli.
A Taranto l’azienda ha invece comunicato ai sindacati la sospensione del programma di spegnimento e fermata degli impianti, annunciato lo scorso 15 novembre, in attesa della decisione del Tribunale di Milano sul ricorso d’urgenza presentato dai Commissari.
La notizia è arrivata mentre era da poco iniziato al Quirinale l’incontro tra il presidente Mattarella e i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, per affrontare la questione dello stabilimento siderurgico dopo l’addio di ArcelorMittal e in generale il nodo delle crisi industriali. A Landini, Barbagallo e Furlan, il Capo dello Stato ha ribadito l’impegno e la determinazione per trovare una soluzione.
Sempre i sindacati hanno chiesto in una lettera l’intervento diretto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Le chiediamo di poter intercedere nei confronti della multinazionale, come già avvenuto in occasione della vertenza Whirlpool, affinchè venga sospesa la contestata procedura di recesso” , si legge in una missiva. Conte vedrà i vertici di ArcelorMittal il prossimo venerdì pomeriggio
Il ricorso dei commissari: “Inadempimento plateale, da azienda forzatura per propri interessi”
Nel ricorso depositato venerdì, il cui contenuto è rivelato oggi, i commissari parlano di inadempimento “plateale e conclamato”. Secondo il documento, il gruppo è obbligato a “salvaguardare con diligenza la integrità e il valore dei rami d’azienda”. Inoltre, scrivono i commissari, “la controparte ha accettato senza alcuna obiezione un testo contrattuale che prevede esplicitamente che (… ) le concedenti non prestano alcuna garanzia (…)” nemmeno “sullo stato di fatto e di diritto dei beni costituenti i rami” d’azienda.
I commissari usano parole durissime per descrivere il comportamento dell’azienda. L’iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto – scrivono – “nulla c’entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità : essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi”.
Ex Ilva, il ministro Boccia: “Se azienda italiana avesse fatto come Mittal, proprietari sarebbero stati arrestati”
“Mittal – ha aggiunto Boccia – ha posto un ricatto occupazionale inaccettabile, che il governo ha già respinto. E dunque deve assumersi le proprie responsabilità e rispettare le leggi della Repubblica italiana”. Se non lo facesse “c’è l’amministrazione straordinaria che ha salvato l’Ilva dal crack dei Riva, con un prestito ponte e con l’obiettivo di riportare entro uno-due anni, come previsto dalla legge, l’azienda sul mercato”.
Se fosse necessario lo rifaremo senza alcun problema. Alternativa non c’è”. Solo una volta stabilita l’amministrazione straordinaria “si deciderà se ci sono altre aziende dello Stato che possono entrare nella cordata. Io – ha concluso Boccia – penso che abbia assolutamente fondamento la possibilità che entrino altre aziende, tra cui Cdp, ma è un tema che si porranno i commissari”.
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
NEL COMMENTARE LA QUERELA CAPITAN CONIGLIO ESILARANTE: “NON HO PAURA”… CHISSA’ SE ERA CONTRARIO ALLA DROGA CHE CIRCOLAVA AL CENTRO SOCIALE LINK, POTREBBE CHIEDERE AI FREQUENTATORI CHI SI FACEVA LE CANNE
Botta e risposta fra Ilaria Cucchi e Matteo Salvini. La sorella di Stefano Cucchi risponde a stretto giro alle parole del leader della Lega a commento della querela nei suoi confronti presentata dalla donna. «Salvini mi paragona a Casamonica? Ai proiettili che gli hanno mandato? Insiste sul tema droga a commento della sentenza che condanna coloro che hanno pestato Stefano per omicidio preterintenzionale?».
«Anch’io sono contraria alla droga come alle truffe ai danni dello Stato — ha continuato Cucchi, come riporta Agi, con riferimento evidentemente ai 49 milioni (poi ridotti a 19) di euro di finanziamento pubblico che la Lega è stata condannata a restituire e agli investimenti in pietre preziose del Carroccio — come alla corruzione come ai rimborsi fasulli a spese dei cittadini normali come me che pagano le tasse e non hanno 80 anni per mettersi in pari. E non amo i diamanti».
Salvini aveva dichiarato poco prima: «Dopo Carola Rackete, mi querela la signora Cucchi? Nessun problema, sono tranquillissimo, dopo le minacce di morte dei Casamonica e i proiettili in busta, non è certo una querela a mettermi paura».
E rilancia: «Spero che il Parlamento approvi subito la legge “droga zero” proposta dalla Lega, per togliere per sempre ogni tipo di droga dalle strade delle nostre città ».
Nel mirino di Cucchi le dichiarazioni di Salvini a commento della sentenza di condanna a 12 anni dei due carabinieri considerati responsabili della morte del fratello Stefano. Il leader della Lega aveva sostenuto che il caso avrebbe dimostrato che «la droga fa male».
(da Open)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
L’ATTACCO INFORMATICO PROVENIENTE DALL’EST AL CONDUTTORE DI REPORT DOPO L’INCHIESTA SUI RUBLI ALLA LEGA
Oggi è il capo di un’azienda che si occupa di fare il rating della sicurezza informatica e
cibernetica di individui e società , la Kelony, la prima del settore, ma fino al 2017 Genseric Cauntournet è stato a capo della sicurezza della Rai e in seguito si è occupato di sicurezza anche ad Unicredit.
Dunque, è in grado di parlare del caso della violazione dell’account bancario del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, usando informazioni di prima mano.
Anche perchè uno dei consulenti della Kelony, Pawel Zorzan, Chief Security Information Officer, ha a sua volta potuto analizzare alcuni documenti provenienti dalla banca in cui ha il conto Ranucci, Unicredit appunto.
«Partiamo da un dato — spiega Gensèric Cantournet — al momento non si dà la giusta valenza agli attacchi informatici e alla circolazione delle informazioni private. Invece, l’aggressione digitale mette l’individuo in pericolo sotto vari punti di vista, inclusa l’incolumità fisica sua e delle persone a lui vicine. Ad analizzare i rischi devono essere società terze non chi, eventualmente, è responsabile dell’errore nella protezione dei dati. Molti fanno sicurezza ma pochi sono in grado di proteggere».
Nel caso di Sigfrido Ranucci, il pericolo è maggiore visto che il conduttore di Report (in onda anche questa sera su Rai3) è sotto tutela dal 2010, in seguito ad alcune inchieste sulla criminalità organizzata: come denunciato da Fnsi e Usigrai, il 15 novembre, è stato violato il suo account bancario e «l’attività di spionaggio sarebbe stata finalizzata ad acquisire dati personali relativi all’identità , alla residenza, ai familiari — si legge nella nota di Fnsi e Usigrai -. Tra i dati violati, ci sono anche quelli aziendali, in particolare mail e cellulare».
Da allora, la Polizia postale, ha avviato alcune verifiche per capire cosa ci sia dietro quella aggressione digitale.
Cantournet e Zorzan possono però dare già alcune indicazioni utili. Smentendo definitivamente una delle ipotesi circolate in questi giorni e cioè che il conto di Ranucci, presso Unicredit, fosse una delle vittime di una clamorosa rivelazione di massa avvenuta nel 2015 (lo stesso anno in cui lui ha effettivamente aperto il conto): «Avendo lavorato alla sicurezza di Unicredit per un certo periodo — spiega Zorzan — in questa occasione ho avuto modo di consultare l’elenco con tutti i nomi inclusi in quella fuga di dati. Il nome di Ranucci in quell’elenco non c’è».
Zorzan spiega anche che, appunto, quanto accaduto ad Unicredit non è stato un caso di hacking: «Un dipendente che aveva l’elenco non l’ha protetto adeguatamente ed è finito in rete».
Quello di Ranucci è un caso diverso, perchè i sistemi di sicurezza bancari sono stati violati da parte di qualcuno che cercava proprio i suoi dati: «E’ possibile che non volessero solo i suoi ma anche quelli di qualche altra persona che ancora non si è accorta dell’accesso abusivo, ma l’azione era mirata».
C’è un collegamento diretto con le inchieste più recenti, quelle sulla presenza social dei principali politici italiani e sull’ipotesi che alcuni di loro usino account fasulli per aumentare la propria presenza in rete o far circolare notizie false ma utili alle proprie campagne?
«E’ presto per dirlo — spiegano Cantournet e Zorzan — ma è evidente che non sono stati hacker attivi “politicamente” ad agire sentendosi minacciati: chi fa questo tipo di azioni poi rivendica e fa in modo che la notizia si sappia, come fa Anonymous».
La Rai quanto sa di cosa è avvenuto? «All’epoca in cui mi occupavo della sicurezza aziendale avevo piena padronanza di quello che succedeva, non vedo perchè le cose dovrebbero essere cambiate», è la risposta, sibillina, di Cantournet.
(da Open)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
“IL PARLAMENTO LO DISCUTERA’ A DICEMBRE: SE NE PARLA DA MESI, GRAVE CHE SALVINI LO ABBIA SCOPERTO ORA”
C’è una nuova parolina magica nella propaganda sovranista, che viene agitata come un vero e proprio spettro verso l’elettorato. Si chiama Mes, la sigla che sta per il Meccanismo Europeo di Stabilità , un accordo tra i 19 Paesi dell’area euro che dovrebbe servire a far fronte alle esigenze economiche degli Stati che aderiscono alla moneta unica quando uno di questi dovesse trovarsi in condizione di grave crisi. Matteo Salvini, che fino al mese di agosto faceva parte del governo, ha proposto questa tematica come se fosse uscita dal cilindro.
«Pare che, nei mesi scorsi, Conte o qualcuno abbia firmato di notte e di nascosto un accordo in Europa per cambiare il Mes, ossia l’autorizzazione a piallare il risparmio degli italiani — ha detto Salvini in una diretta Facebook -. Non lo lasceremo passare. Sarebbe alto tradimento, se qualcuno senza interpellare Parlamento avesse trasformato il fondo salva stati in un fondo ammazza stati».
Cos’è il Mes?
Il Mes è il sostituto del fondo salva Stati, appunto. E la sua realizzazione è stata messa in piedi a partire addirittura dal 2012. Si tratta di un organismo che detta alcune regole stringenti per gli Stati che aderiscono, in cambio di un paracadute sicuro e indispensabile in caso di default. Nel 2017 il percorso di formazione di questo ente/organismo ha avuto una accelerazione, mentre nel giugno scorso — durante una riunione dei capi di Stato dell’Unione Europea — ha avuto un primo via libera.
La replica da Palazzo Chigi
«Innanzitutto, il Mes non è stato ancora sottoscritto e non c’è stata nessuna manina notturna che ha firmato le cose di nascosto — fanno sapere dalla sede dell’esecutivo -. Le notizie diffuse da Salvini sono infondate: l’argomento è stato discusso in varie riunioni di maggioranza. Il fatto che ne scopra solo adesso l’esistenza è molto grave perchè denota una imperdonabile trascuratezza per gli affari pubblici».
Inoltre, sempre da Palazzo Chigi, fanno sapere che l’accordo — rientrando all’interno della fattispecie degli accordi internazionali — deve essere sempre ratificato dal Parlamento: la discussione sul tema è calendarizzata per il mese di dicembre, quando il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri riferirà alle Camere. Il Parlamento, in quella circostanza, avrà il potere di veto.
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
SOTTO IL TEMPORALE SI LEVA IL CORO “MODENA NON SI LEGA”… PER L’ECCESSIVA PARTECIPAZIONE CONCESSA PIAZZA GRANDE PER POTER CONTENERE I MODENESI
La pioggia non ferma le sardine. “Modena, Modena non si lega”, è uno dei cori che si sente nella
piazza della cittadina. Una piazza che è piena, nonostante la pioggia battente. Si vedono tanti ombrelli colorati nella piazza dove stasera si tiene il nuovo flash mob delle sardine nonostante il leader della lega, Matteo salvini, abbia cambiato itinerario elettorale all’ultimo e non passerà in centro, dove inizialmente era previsto.
A fianco della cattedrale Unesco,quando mancano 5 minuti alle 19, l’orario di avvio del presidio, la gente continua via via ad arrivare e si leva il coro “modena non si lega” .
Secondo le prime stime ci sono almeno 7.000 persone. I portici sono pieni, per ripararsi dalla pioggia. La partecipazione sale a vista d’occhio. Dopo il pienone di giovedì scorso a Bologna, in piazza Maggiore, le sardine anche a Modena contano dunque di replicare un buon successo ‘spontaneo’.
Era prevista un’alta affluenza, nonostante la pioggia, al punto che la Questura stamattina aveva preferito spostare il flash-mob annunciato davanti alla sinagoga in piazza Grande. E infatti: sono migliaia – settemila, la stima – le “sardine” a Modena, dopo i 12mila di Bologna, per contestare la politica dell’odio
Jamal Hussein, studente universitario di Ingegneria, uno dei promotori, dedica la piazza a Liliana Segre. Non a caso. Qui a Modena in consiglio comunale metà dei consiglieri della Lega non si sono alzati in piedi per rendere omaggio alla senatrice sopravvissuta ad Auschwitz costretta alla scorta.
Tanti i giovani con le sardine disegnate. E più che i pesci di cartone, costretti dalla pioggia, agitano gli ombrelli. “Loro queste cose non le sanno fare. Ci stanno guardando da tutta Italia”, continuano i promotori delle “sardine” antipopuliste che tallonano il leader della Lega nella sua campagna elettorale per il voto in Emilia Romagna il 26 gennaio.
E ancora: “una volta ci facevamo la guerra, Salvini ci ha uniti. Grazie a dio qualcuno si è svegliato”, insistono gli animatori
Si canta e si ascolta chi canta, per poi applaudire e gioire tutti insieme alla fine di ogni pezzo.
(da agenzie)
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