ACELORMITTAL SOSPENDE LA CHIUSURA DEGLI EX IMPIANTI ILVA
LA PROCURA DI MILANO INDAGA PER FALSE COMUNICAZIONI E REATI FALLIMENTARI
ArcelorMittal sospende la procedura di chiusura degli impianti e riapre gli uffici commerciali venendo incontro alle richieste dei commissari.
Intanto la Procura di Milano che indaga sulla gestione di ArcelorMittal dell’ex Ilva si sta orientando ad iscrivere il fascicolo per diversi reati in ambito fallimentare e per false comunicazioni.
Nel registro, da quanto trapela finora, non sarebbe ancora stato iscritto alcun indagato. La Procura di Milano, nel fascicolo esplorativo aperto alcuni giorni fa, indaga anche sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.
Il Tribunale di Milano ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari, invitando ArcelorMittal – si legge in una nota frmata dal presidente Roberto Bichi – “a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico.
“Voglio ringraziare la magistratura per il lavoro che sta svolgendo e per aver acceso un faro sulla gestione dell’ex ilva”, ha commentato il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli.
A Taranto l’azienda ha invece comunicato ai sindacati la sospensione del programma di spegnimento e fermata degli impianti, annunciato lo scorso 15 novembre, in attesa della decisione del Tribunale di Milano sul ricorso d’urgenza presentato dai Commissari.
La notizia è arrivata mentre era da poco iniziato al Quirinale l’incontro tra il presidente Mattarella e i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, per affrontare la questione dello stabilimento siderurgico dopo l’addio di ArcelorMittal e in generale il nodo delle crisi industriali. A Landini, Barbagallo e Furlan, il Capo dello Stato ha ribadito l’impegno e la determinazione per trovare una soluzione.
Sempre i sindacati hanno chiesto in una lettera l’intervento diretto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Le chiediamo di poter intercedere nei confronti della multinazionale, come già avvenuto in occasione della vertenza Whirlpool, affinchè venga sospesa la contestata procedura di recesso” , si legge in una missiva. Conte vedrà i vertici di ArcelorMittal il prossimo venerdì pomeriggio
Il ricorso dei commissari: “Inadempimento plateale, da azienda forzatura per propri interessi”
Nel ricorso depositato venerdì, il cui contenuto è rivelato oggi, i commissari parlano di inadempimento “plateale e conclamato”. Secondo il documento, il gruppo è obbligato a “salvaguardare con diligenza la integrità e il valore dei rami d’azienda”. Inoltre, scrivono i commissari, “la controparte ha accettato senza alcuna obiezione un testo contrattuale che prevede esplicitamente che (… ) le concedenti non prestano alcuna garanzia (…)” nemmeno “sullo stato di fatto e di diritto dei beni costituenti i rami” d’azienda.
I commissari usano parole durissime per descrivere il comportamento dell’azienda. L’iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto – scrivono – “nulla c’entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità : essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi”.
Ex Ilva, il ministro Boccia: “Se azienda italiana avesse fatto come Mittal, proprietari sarebbero stati arrestati”
“Mittal – ha aggiunto Boccia – ha posto un ricatto occupazionale inaccettabile, che il governo ha già respinto. E dunque deve assumersi le proprie responsabilità e rispettare le leggi della Repubblica italiana”. Se non lo facesse “c’è l’amministrazione straordinaria che ha salvato l’Ilva dal crack dei Riva, con un prestito ponte e con l’obiettivo di riportare entro uno-due anni, come previsto dalla legge, l’azienda sul mercato”.
Se fosse necessario lo rifaremo senza alcun problema. Alternativa non c’è”. Solo una volta stabilita l’amministrazione straordinaria “si deciderà se ci sono altre aziende dello Stato che possono entrare nella cordata. Io – ha concluso Boccia – penso che abbia assolutamente fondamento la possibilità che entrino altre aziende, tra cui Cdp, ma è un tema che si porranno i commissari”.
(da agenzie)
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