Agosto 10th, 2020 Riccardo Fucile
PER ADESSO NESSUNO E’ USCITO ALLO SCOPERTO
Il ritornello è sempre lo stesso: è sempre colpa degli altri. In base alla stagione (e allo scandalo) la
politica va sempre alla ricerca di terzi responsabili per qualsiasi cosa accada. E anche oggi, parlando del bonus da 600 euro chiesto e ottenuto da cinque deputati, il dito viene puntato su altri obiettivi.
Ovviamente nessun partito ha responsabilità dirette per quanto accaduto, ma la questione morale non può essere spostata cercando artifizi tecnico-dialettici alla ricerca di una responsabilità esterna.
Eppure nella chat del Carroccio sul bonus Covid Lega, si parla di ‘disguido’.
Come riportato da Il Corriere della Sera, i vertici del partito di via Bellerio hanno avviato le proprie indagini interne per cercare di risalire all’identità dei tre deputati che hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid da 600 euro. Per il momento, però, il silenzio più totale accompagna quella richiesta di chiarimento interno. Ma in quel messaggio si punta il dito sui commercialisti. Insomma, la classica mozione del ‘a loro insaputa’.
«A seguito della notizia emersa in queste ore in merito al bonus di 600 euro percepito da 5 deputati vi richiediamo di verificare se per un disguido i vostri commercialisti ne hanno fatto richiesta e conseguentemente vi sono stati accreditati. Grazie». Appello inascoltato. Per il momento, infatti, nessun deputato del Carroccio si è fatto avanti per confermare ai vertici ci aver chiesto e ottenuto il bonus Covid Lega.
Nel frattempo, anche Italia Viva ha avviato la propria indagine interna, non ottenendo alcun riscontro rispetto a quanto indicato nella giornata di domenica dall’Inps.
Ettore Rosato ha detto: “A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus. Invitiamo formalmente INPS che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi»
(da agenzie)
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Agosto 10th, 2020 Riccardo Fucile
DI MAIO: “I NOMI SIANO RESI PUBBLICI”
»C’è una vicenda che sembra compattare nelle ultime ore maggioranza e opposizione: è la ferma condanna del comportamento dei deputati (secondo indiscrezioni, si tratterebbe di tre leghisti, un grillino e uno di Italia viva) che avrebbero chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro stanziato dal governo per aiutare gli autonomi. Mentre la Lega manda messaggi in chat per convincere i suoi tre (probabilmente un mantovano, uno del sud e una donna) ad autodenunciarsi, il capo reggente del M5s, Vito Crimi, lancia una sfida ai suoi.
«Se non dovesse palesarsi spontaneamente chi ha richiesto il bonus, chiederò a tutti i nostri parlamentari di sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l’Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del sussidio», ha detto Crimi, secondo quanto riporta AdnKronos.
Per il capo politico del M5s, «un fatto così grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia».
Già ieri, 9 agosto, Crimi aveva chiesto le dimissioni del grillino che sarebbe coinvolto nello scandalo. A fargli eco Luigi Di Maio che, dopo avere chiesto ai cinque di “confessare” e lasciare l’incarico, ha rincarato la dose: «Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta. I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l’occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato, deve essere punita». Ma intanto i nomi rimangono ignoti, coperti appunto dalla legge sulla privacy.
Nelle ultime ore sono emersi nuovi dettagli su chi ha chiesto il bonus dei 600 euro stanziato dal governo: tra chi ha ottenuto il sussidio ci sarebbero 2mila sindaci, governatori di regione, personaggi noti dello spettacolo, attori e un conduttore tv
(da agenzie)
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Agosto 10th, 2020 Riccardo Fucile
UN CONTO E’ GUADAGNARE 10.000 EURO AL MESE E UN ALTRO POCHE CENTINAIA DI EURO O NULLA NEL CASO DEI CONSIGLIERI COMUNALI
I piccoli comuni non ci stanno ad essere gettati nel calderone dell’antipolitica. Fra i 2mila i politici
coinvolti nel caso dei furbetti del bonus Inva, tra governatori di Regioni, sindaci, consiglieri e assessori regionali e comunali, ci sono anche amministratori di comuni piccoli e piccolissimi, con meno di 1000 abitanti.
Ma l’indennità mensile del primo cittadino di un piccolo comune non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di un deputato. Si tratta di cifre modeste che variano in base al numero degli abitanti del comune.
In base al decreto fiscale, appena pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 agosto (vedi la tabella sotto), lo stipendio di un sindaco di un paese fino a 3000 abitanti è stato aumentato a 1659,38 lordi (pari a circa 1400 euro netti).
In media un aumento di 3mila euro all’anno lordi rispetto alle tabelle previste dal regolamento attuativo della legge Bassanini sull’indennità di funzione degli amministratori locali, deciso dal governo per premiare i sindaci delle piccole realtà locali nelle quali spesso è difficile trovare persino candidati alle elezioni, viste le tante responsabilità e impegni.
Ma, come spiega Marco Bussone, consigliere di Vallo Torinese (750 abitanti) e presidente di Uncem, l’associazione dei piccoli comuni montani, “l’aumento di stipendio è volontario. Per applicarlo bisogna portare una delibera in giunta e non tutti lo stanno facendo. In alcuni comuni con meno di 1000 abitanti i sindaci non prendono lo stipendio, gli assessori al massimo hanno un rimborso di 150 euro”
Quanto ai consiglieri comunali, hanno diritto a un gettone di presenza per ogni seduta a cui partecipano. Il valore del gettone varia da regione a regione e dipende anche in questo caso dalla grandezza dei comuni. Nei comuni piccolissimi sotto i mille abitanti è stato abolito. In quelli fino a 10mila abitanti corrisponde a 18 euro a seduta, in quelli fino a 30mila abitanti a 22 euro, mentre in quelli fino a 250mila i consiglieri guadagnano 36 euro.
Ma aldilà delle cifre, quello che preme ribadire ai piccoli amministratori locali è la diversità di ruoli e di responsabilità di cui sono investiti rispetto ai parlamentari. “L’abuso d’ufficio è sempre dietro l’angolo anche per cose banalissime – continua Bussone – nessuna indennità potrà mai coprire i rischi e le responsabilità civili e penali dei sindaci. Equiparare questi piccoli amministratori a deputati e senatori, che hanno tutta una serie di scudi e di tutele, non aiuta a distinguere realtà e situazioni diverse in contesti diversi. Ben venga se un sindaco di un comune montano o meno, piccolo o grande, ha chiesto il bonus. Evitiamo l’antipolitica che passa sopra a tutto”.
(da agenzie)
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