Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
L’INIZIATIVA DEL DEPUTATO FARAONE (ITALIA VIVA): “DIFENDO LA MIA SICILIA DAGLI SCIACALLI, QUEI DUE STANNO DISTRUGGENDO IL TURISMO PRESENTANDOLA COME UN LAZZARETTO”… IL SINDACO DI POZZALLO FA TRASFERIRE, D’INTESA CON IL VIMINALE, 62 MIGRANTI E UN PENOSO MUSUMECI CERCA DI PRENDERSENE IL MERITO
Adesso c’è anche una denuncia in procura ad Agrigento ad infiammare le polemiche sui flussi di migranti in Sicilia e allarme Covid dopo l’ordinanza del governatore che ordinava la chiusura degli hospot.
Il presidente dei senatori di Italia viva, Davide Faraone, ha denunciato il leader della Lega, Matteo Salvini, e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, per procurato allarme, abuso d’ufficio e diffamazione.L’esposto è stato depositato alla procura di Agrigento alle 14.43.
“Ho presentato un esposto alla procura di Agrigento per difendere la Sicilia dagli sciacalli. Perchè l’ordinanza del presidente della Regione siciliana e le parole del segretario della Lega nuocciono gravemente all’economia della Sicilia e alle tasche dei siciliani. Alla fonte primaria della ricchezza dell’isola: il turismo”, ha spiegato Faraone.
“Presentare al mondo la Sicilia come un lazzaretto – aggiunge – come il campo profughi dell’Europa, affermare che ‘i migranti passeggiano tra i turisti che poi portano il covid nelle loro regionì e scrivere un’ordinanza farlocca e disumana, non solo va contro i principi di accoglienza e di solidarietà ma mette in ginocchio un pezzo importante del Pil della Sicilia. In un momento, tra l’altro, di crisi profonda dell’economia siciliana che determina il più alto tasso di disoccupati post-covid e una situazione d’emergenza per le imprese che con il turismo e la cultura ci mangiano e fanno mangiare i siciliani”.
“Alla propaganda distruttiva di questa classe dirigente irresponsabile e in un momento in cui, grazie ai nostri imprenditori alberghieri, ai ristoratori, a tutti gli operatori del comparto dell’enogastronomia, stiamo finalmente ripartendo con la giusta marcia dopo il lockdown, – conclude Faraone – occorre rispondere con parole chiare e nette per non vanificare gli sforzi dei siciliani”.
I 62 migranti positivi al Covid-19 ospitati fino ad oggi all’hotspot di Pozzallo, in provincia di Ragusa, sono stati trasferiti. Ne dà notizia il sindaco, Roberto Ammatuna. “È Il frutto di una collaborazione quotidiana, continua e riservata con il ministero dell’Interno e con la prefettura di Ragusa – afferma Ammatuna – che testimonia come soltanto la sinergia istituzionale può portare a risultati celeri. La mia preoccupazione, esternata in ogni occasione e con tutti i mezzi di comunicazione, è stata sempre indirizzata verso questo particolare aspetto del problema immigrazione – prosegue – non certamente verso la politica dell’accoglienza, che continua ad essere una delle scelte etiche fondamentali per questa amministrazione”.
“Per questo importante risultato – continua Ammatuna – intendo ringraziare il ministero dell’Interno, la prefettura di Ragusa e quanti si sono spesi per raggiungerlo. Purtuttavia, tutto ciò non significa che non esistano problemi nella gestione dei flussi migratori – conclude il sindaco di Pozzallo – e ribadisco la necessità che il presidente Conte dia la massima priorità alla questione, coinvolgendo il governo nella sua interezza, prendendo visione diretta delle difficoltà esistenti nei Comuni interessati dal fenomeno, magari ascoltando i sindaci e le autorità locali che hanno una visione diretta e completa del problema”.
E intanto a Lampedusa arriva l’esercito: “Ieri è arrivato l’esercito per controllare chi scappa dal centro. Continua ad esserci vento per cui la nave Aurelia non può attaccare, quindi o lo farà stasera sul tardi o domani mattina”. Così il sindaco Salvatore Martello. “Qualcuno, nei giorni scorsi, è uscito dal centro di accoglienza ma possono stare tutti tranquilli perchè coloro i quali hanno mostrato sintomi da Covid sono stati rigorosamente controllati ed isolati dai migranti in un edificio apposito”, ha aggiunto Martello.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
L’IRA DEI LAMPEDUSANI: “HA LANCIATO UN MACIGNO CONTRO IL NOSTRO TURISMO”… IL SINDACO: “SALVINI DEVE ANDARE IN QUARANTENA, HA VISITATO L’HOTSPOT SENZA MASCHERINA, HO LE FOTO”… I MIGRANTI RISULTATI POSITIVI AL, TAMPONE SONO ISOLATI IN APPOSITO REPARTO, DIFFONDERE NOTIZIE FALSE E’ UN REATO
Matteo Salvini ieri a Crotone, ha voluto movimentarsi la vita sostenendo che i migranti
positivi a Lampedusa “vanno in mezzo a turisti milanesi, bolognesi, calabresi e poi portano il covid in Calabria a Milano e a Roma. Non è normale”.
Ieri il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello lo ha smentito: “Ho letto una dichiarazione di Matteo Salvini rilasciata nel corso di una iniziativa elettorale, sostiene che ‘a Lampedusa ci sono migranti positivi che passeggiano fra i turisti’: forse non si è reso conto della gravità di una affermazione simile, fatta con tanta leggerezza.
Un conto è dire che ci sono migranti risultati positivi al Covid, ben altra cosa è dire che questi ‘passeggiano in mezzo ai turisti’.
La Prefettura di Agrigento è prontamente intervenuta per smentire questa notizia, affermando che i migranti positivi sono rimasti ‘isolati in una struttura deputata all’interno del Centro’”, ha fatto sapere Martello.
“Salvini — ha aggiunto — ha lanciato un macigno sugli imprenditori e sui cittadini di Lampedusa, che già hanno tanti problemi. È indegno alimentare in questo modo panico e paura, fare campagna elettorale sulla pelle dei lampedusani”.
“Infine, una considerazione — ha concluso Martello — dal momento che Salvini ha recentemente visitato il Centro di accoglienza dell’isola, e come si vede dalle foto che si trovano in rete non indossava la mascherina, forse è il caso che osservi un periodo di quarantena, per evitare che possa essere lui stesso a mettere a rischio le tante persone che incontra in campagna elettorale”.
Oggi, intervenendo ai microfoni de ‘L’Italia s’è Desta’, su Radio Cusano Campus, il sindaco di Lampedusa è tornato sulle frasi di Salvini: “Questa notizia ha creato un danno economico all’isola di Lampedusa raccontando che i migranti contamineranno tutti, è una grandissima falsità — ha affermato Martello -. Nessun turista che e’ stato a Lampedusa ha mostrato segni di Covid contrariamente ad altre realta’.
Quando si parla del problema del contagio bisogna stare attenti, una notizia del genere ha fatto spegnere completamente i telefoni e nessuno prenota piu’ a Lampedusa”. Secondo Martello “per fare politica non si può giocare sulla pelle della gente. Mi riferisco — ha spiegato — a Salvini che è stato a Lampedusa all’interno dell’hotspot senza mascherina, quindi lui dovrebbe osservare la quarantena. Ho le fotografie, le ha messe lui sulla sua pagina. Non si può giocare su problemi così seri”.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
SUI VOTI DI LISTA IL VANTAGGIO E’ DI 8 PUNTI CON UNA SORPRESA: FRATELLI D’ITALIA DAVANTI ALLA LEGA
I sondaggi Winpoll-Cise sulle elezioni regionali pubblicati dal Sole fanno il punto sulla Campania e attestano che il vantaggio di De Luca su Caldoro è di ben 30 punti percentuali: 58,6% per De Luca, 28,9% per Caldoro.
Per il governatore uscente sarebbe un trionfo
Ma se per la parte maggioritaria del sistema di voto De Luca ha accumulato un divario difficilmente scalabile, per quanto riguarda i voti alle liste la storia cambia. E la forbice si restringe a soli otto punti:
Il distacco stimato oggi tra De Luca e Caldoro è di circa 30 punti percentuali. Questo è il divario nella parte maggioritaria del sistema di voto, quella che conta per la vittoria finale.
Anche in Campania la presidenza della regione e la maggioranza dei seggi in consiglio vanno al candidato che ottiene un voto più degli altri. Gli elettori hanno a disposizione due voti: uno per i candidati presidente e uno per le liste che li sostengono. Possono votare (1) solo un candidato presidente, (2) un candidato presidente e una delle liste che lo sostengono, (3) un candidato presidente e una delle liste che non lo sostengono. In questo ultimo caso esprimono quello che si chiama “voto disgiunto”.
A differenza del Veneto dove il voto disgiunto non pesa, in Campania il voto al solo candidato (voto personale) e il voto disgiunto sembrano giocare un ruolo rilevante. Infatti, a livello di voti alle liste (quindi voti proporzionali) i dati del sondaggio Winpoll-Cise dicono che il distacco tra la coalizione che appoggia De Luca e quella che appoggia Caldoro non è di trenta punti percentuali ma di soli otto.
La Lista De Luca presidente è al 17,2%, segue il M5s al 17%, il Pd al 15%, fdi al 14,9%, Lega 14,4%, altre liste per De Luca 7,7%, Forza Italia 6%, Italia Viva 1,9%
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
GIANLUCA AVEVA 48 ANNI, SENZA ALCUNA MALATTIA PREGRESSA: IL VANO TENTATIVO DI UN TRAPIANTO DI POLMONI “COMPLETAMENTE BRUCIATI”
48 anni, una moglie e un bambino. Un lavoro come programmatore nell’ufficio vicino al
Duomo, nel cuore della città di Milano . La fortuna di una famiglia unita e una casa a Pantigliate, comune a poco più di mezz’ora dal centro.
L’elenco delle cose che riempivano l’esistenza di Gianluca Moscardelli potrebbero continuare, con i pregi e i difetti di una vita onesta, ma deve necessariamente fermarsi in un ospedale, per cinque lunghi mesi che porteranno il padre di famiglia al decesso, pochi giorni fa.
Covid-19, polmoni bruciati, trapianto d’urgenza, una lotta che non è finita bene. E che Daniela Spina, la moglie di Gianluca, oggi racconta ad Open «perchè tutti capiscano che non è uno scherzo, e che smettano di negare o di comportarsi come se niente di tutto questo fosse pericolo mortale».
«Mi sa che l’ho preso»
Raccontare un calvario non è cosa semplice, ma è forse necessaria per continuare o cominciare ad avere presente la serietà del periodo che il mondo sta vivendo. «Gianluca aveva lavorato fino a una settimana prima di ammalarsi», comincia la moglie Daniela, raccontando i primi giorni in cui il marito ha cominciato ad avvertire i primi sintomi. Sentiva stanchezza «e più o meno dal 20 di marzo, una leggera febbre comparsa a intermittenza, che però all’inizio non lo aveva impaurito».
Passano quattro giorni e la mattina del 24 marzo, Daniela trova Gianluca con la testa accasciata sul tavolo, «”Mi sa che l’ho preso” mi ha detto piangendo, si sentiva debolissimo», racconta la donna.
In quel periodo, fase iniziale dei contagi che ben presto sarebbero aumentati a dismisura, i sintomi da Covid-19 non erano ancora ben chiari. Gianluca non sentiva sapori da un po’, il fare energico che di solito lo caratterizzava a lavoro, era cominciato a venir meno. «Sistemava un pc e poi si andava a stendere».
Mentre l’uomo respira a fatica, Daniela chiama l’ambulanza. Non prima di cercare aiuto nel medico di famiglia, «non allarmiamoci per nulla» le è stato risposto.
I medici del 118 al telefono vogliono ascoltare la voce di Gianluca, «subito dopo hanno voluto parlare di nuovo con me, ordinandomi di disinfettare il telefono e di mettere qualcosa davanti la bocca sia a me che a mia figlio di 8 anni».
La famiglia Moscardelli non ha mascherine in casa, «non erano ancora obbligatorie, ho cercato un panno di fortuna per me e il bambino», ricorda Daniela.
La visita dei medici parla chiaro, «saturazione bassissima, lo dobbiamo portare con noi» racconta la moglie. «Tuo marito è lì che ha bisogno di un abbraccio e tu non puoi», continua, ricordando la sofferenza di quel momento. Da lì Gianluca non è più tornato a casa, combattendo una lotta che non è riuscito a vincere. «Il medico dell’ambulanza mi ha ordinato di stare lontano da mio marito, mentre andavano via ci siamo abbracciati con lo sguardo»
Nessuna malattia pregressa
Gianluca Moscardelli era sano. Mai avuto malattie, nè patologie respiratorie ma la Covid-19 gli ha bruciato i polmoni. Non un modo di dire, «nessun terrorismo ma la realtà », come spiega Daniela, che ha portato i medici a optare per l’unica soluzione possibile, il trapianto.
Il primo ricovero è al San Raffaele di Milano, Gianluca risulta positivo al tampone per Covid-19. «Me lo aspettavo ormai, ma non immaginavo nulla sulla gravità . Era sano, giovane, mi dicevo che lo avrebbe superato», racconta Daniela.
Lei e il figlio di 8 anni rimangono a casa, sotto osservazione dell’Ats, mentre i medici li aggiornano quotidianamente sulla condizione dell’uomo. Anche Gianluca per adesso riesce a mandare qualche messaggio alla moglie:«Oggi mi hanno messo il casco»; «Faccio fatica a respirare».
Passano cinque giorni e la prima telefonata del medico del San Raffaele comincia a far capire che per Gianluca non sarebbe stato facile. «Suo marito non sta bene, la tac ci dice che i polmoni sono in gravissime condizioni», Daniela ripercorre le parole sentite dall’altra parte del telefono, alle quali seguì l’intubazione di Gianluca.
Dopo la notizia, una video chiamata dall’ospedale, pochi minuti in cui moglie e marito si vedono. «Ho cercato di tranquillizzarlo e di farmi vedere forte» ricorda Daniela. «Papà dai che sei come Iron man», stavolta anche William, il piccolo di 8 anni aveva voluto parlare col papà . «È stata l’ultima volta che io e mio figlio abbiamo visto mio marito senza tubi».
«Ho visto una guerra»
Una serie di ultime volte si rincorrono nei ricordi che Daniela racconta a raffica, fino al 9 agosto, data della scomparsa di Gianluca. Dall’intubazione le diagnosi infatti non migliorano.
Dopo 10 giorni a Daniela viene detto che suo marito si è aggravato ulteriormente, polmoni compromessi. «Mi dicono che è necessario passare alla tracheo e all’utilizzo dell’Ecmo, il macchinario per la respirazione». Una pugnalata al cuore, come la definisce Daniela, che a quel punto chiede di vedere Gianluca almeno per dieci minuti.
«Ero disperata, mi sono assunta tutte le responsabilità e sono riuscita a convincere i medici dal cuore d’oro». Le viene consentito poco tempo, «Sarà una cosa nuova e forte, 10 minuti bastano», le dicono i medici. Bardata con tuta e tutto il necessario, la moglie di Gianluca entra nei capannoni creati per l’emergenza dalla raccolta fondi di Fedez e Chiara Ferragni. «Ho visto una guerra. A destra e a sinistra, giovani, anziani, donne e uomini. Tubi ovunque» ricorda la donna.
«Come il ragazzo di 18 anni»
Gianluca era ancora positivo alla Covid-19, per lei e il suo bambino Ats non si era ancora fatta sentire. «Ci hanno abbandonato, sono stati i medici dell’ospedale a intervenire e farci fare il tampone». William è risultato negativo, anche Daniela, risultata invece positiva al test per la ricerca degli anticorpi. A peggiorare la situazione il batterio ospedaliero della klebsiella, che colpisce tipicamente l’apparato respiratorio e che ha condotto Gianluca alla soluzione estrema del trapianto.
«Nessun antibiotico riusciva a debellarlo definitivamente, intanto Gianluca si indeboliva sempre di più», continua Daniela. I medici del San Raffaele propongono la soluzione del trapianto, «mi dicono di averla effettuata anche a un ragazzo di 18 anni con gli stessi problemi di Gianluca, ho accettato di farlo». Un’ultima spiaggia su cui il virus aveva lasciato Gianluca, ormai negativo al tampone ma con una traccia troppo grande nel corpo per poter sopravvivere.
«Andavo da lui tutti i giorni, cercavo di infondere forza, l’infermiera che mi aiutava a liberarmi delle bardatura quando uscivo, mi diceva “sei stata brava, sei vuoi adesso piangi”».
Daniela non ha paura di ripercorrere tutte le debolezze affrontate e ribadisce la sua volontà di farle sapere al mondo, «perchè non si neghi» e perchè «mio marito possa riposare in pace come tutte le altre vittime, almeno potendo sentire da tutti la verità ».
L’ultima speranza
Il trasferimento dal San Raffaele al Policlinico di Milano di Gianluca Moscardelli avviene l’8 di giugno. La notizia di un donatore era arrivata alle sei del mattino, «Ho dovuto scegliere io per lui perchè non era in grado. So che avrebbe fatto la stessa cosa per me, darmi una speranza. L’ultima», dice convinta Daniela.
14 ore di intervento, operazione riuscita e una speranza in più per uscire dall’incubo. Nei dieci giorni successivi Daniela e William aspettano a casa di ricevere la buona notizia del risveglio. «I medici mi dicono che posso andare, che Gianluca era ancora collegato all’Ecmo ma in modo più lieve».
Lo vede da una vetrata, Daniela. Giorni di visite da lontano fino a che arriva il permesso di poter entrare nella stanza. I nuovi polmoni stavano funzionando, «ma la cosa più bella è stata accorgermi che Gianluca non aveva più la tracheo», racconta.
I medici le avevano fatto una sorpresa e anche il marito, che dopo essersi esercitato tutta la mattina, riesce a pronunciare alcune parole che la moglie non dimenticherà più. «Mi lascia la mano, si concentra e mi dice che mi ama. Poi pronuncia il nome di nostro figlio. Uno dei momenti più belli della mia vita».
Nel frattempo i reni di Gianluca sono affaticati, il batterio della klebsiella era tornato ma stavolta più forte di prima. L’uomo sprofonda in una debolezza ancora più acuta. «C’è qualcosa che non va, dobbiamo approfondire, mi dicono», continua Daniela
A chi nega, l’appello disperato
Moscardelli viene messo in dialisi, reni e cuore sono affaticati, il batterio era entrato nel sangue, arrivando a danneggiare anche il midollo. Tutto il resto è la strada che porta Gianluca a spegnersi definitivamente la mattina del 9 agosto, «con le linee del macchinario che diventavano piatte» come racconta Daniela, abbracciata ai dottori «che ormai consideravano mio marito un fratello».
«Siamo stati vicini fino all’ultimo respiro» dice la donna, un respiro che è stato interrotto troppo presto «da un maledetto virus».
A chi nega, a chi dubita della buona salute del marito prima del contagio, a chi si rifiuta di mettere la mascherina, a chi prende il pericolo sottogamba, la donna continua a rivolgere il suo appello disperato.
Usa i media, «troppo spesso responsabili di una comunicazione distorta di cui io stessa sono stata vittima», e i social, come un diario dove poter condividere la storia e la memoria «di un uomo buono portato via da un virus cattivo».
(da Open)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
“NON SIATE SCIOCCHI COME ME, IL VIRUS ESISTE”
Oggi la BBC racconta la storia di Brian Lee Hitchens, un tassista della Florida, e di sua moglie Erin: la coppia era fermamente convinta che il coronavirus fosse stato creato in laboratorio.
I due negazionisti credevano a tutte le teorie del complotto che legano il virus al 5G o lo riducono a una banale influenza. La storia finisce male. Brian si ammala, anche se riesce a riprendersi. Ma Erin muore.
E a lui non resta che pubblicare su Facebook un post in cui avverte i complottisti che COVID-19 è reale
Brian e Erin non hanno mai seguito le norme basilari per proteggersi dal contagio. Niente mascherina, niente distanziamento sociale. A maggio si ammalano entrambi, anche se la diagnosi di COVID-19 arriva successivamente.
E infatti Brian, continua a lavorare come se niente fosse con il suo taxi e a ritirare i farmaci per la moglie senza osservare le regole di distanziamento sociale o indossare la mascherina. Ma Erin oltre ad essersi ammalata soffriva già di asma e di disturbi del sonno. E il ritardo nelle cure le è stato fatale.
La donna di 46 anni dopo essere stata ricoverata e attaccata al respiratore è morta per problemi cardiaci subentrati alla malattia. Brian era stato contattato da BBC a luglio, quando Erin era ancora in ospedale, nell’ambito di un’inchiesta sul costo umano della disinformazione del coronavirus. E aveva spiegato che rimpiangeva di non aver ascoltato fin dall’inizio gli avvertimenti delle autorità e che sperava che sua moglie potesse perdonarlo: “”Questo è un vero virus che colpisce le persone in modo diverso. Non posso cambiare il passato. Posso solo vivere oggi e fare scelte migliori per il futuro”. A maggio il tassista aveva spiegato in un post diventato virale che pensava che il virus fosse un complotto del governo, o che avesse a che fare con il 5G.
L’uomo ha raccontato la sua malattia e quella della moglie invitando chi leggeva a non imitare i suoi errori: “Se devi uscire per favore non essere sciocco come me, così non ti succederà quello che è accaduto a me e mia moglie”. Brian ora può solo aggiungere: “Non soffre più, è in pace. Ho passato momenti in cui mi manca, ma so che è in un posto migliore.”
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
SAREBBE BASTATO USARE IL CERVELLO PER COMPRENDERE CHE IL “LIBERI TUTTI” AVREBBE PORTATO A CONSEGUENZE NEFASTE
Più che un paradosso sembra la legge del contrappasso: da un lato l’imprenditore nababbo
che tuonava contro il governo e il sindaco di Arzachena, dando loro degli incompetenti per aver messo dei limiti -che come sta emergendo- hanno contribuito e contribuiranno a evitare il diffondersi dei contagi con tutte le conseguenze del caso.
Dall’altro il vicerettore del San Raffaele che aveva parlato di virus “clinicamente morto” e usato nella trasmissione della Annunziata l’espressione ‘terrorismo’ commentando le misure che la Grecia voleva imporre ai vacanzieri che fossero andati lì in estate.
Adesso che i fatti dimostrano che il virus non era clinicamente morto, ma aveva solo attenuato i suoi effetti, toccherà proprio alla struttura di Zangrillo salvare la vita (e ci auguriamo che ci riescano) a Flavio Briatore ricoverato in serie condizioni.
Il tutto mentre al Billionaire che a destra non volevano far chiudere si sono registrati 52 contagi e chi sa a quanti saremmo arrivati senza l’intervento degli “incompetenti” che starebbero (secondo sovranisti e fascionegazionisti) imponendo la dittatura sanitaria o una falsa emergenza per non meglio precisati scopi anti democratici
Sarebbe bastato ascoltare la scienza, quella vera, per comprendere che il “libera tutti” indiscriminato avrebbe portato a conseguenze nefaste.
Quale è l’augurio? Che chiedano scusa per i selfie senza mascherina e che comprendano che questo Paese rischia di pagare un alto prezzo per dichiarazioni e commenti irresponsabili.
I fatti dimostrano che convivere col virus è possibile rispettando le norme si può lavorare, uscire, andare agli spettacoli e incontrare amici. Tranquillamente. Ma per favore mascherine, distanziamento e igiene delle mani. Più qualcosa che non si compra al mercato. Ossia il buon senso.
Lo stesso buon senso che avrebbe evitato il ricovero di Briatore e un focolaio al Billionaire.
(da Globalist)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
“SE LA CURVA CONTINUA A SALIRE DOVREMO PREOCCUPARCI”
“L’epidemia è andata fuori controllo. Paghiamo un’estate in libertà , con party sulle spiagge, discoteche aperte e assembramenti senza regole”. A parlare così della crescita dei contagi in Italia sulle pagine del quotidiano Il Giornale è Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico.
Miozzo avverte:
“Una crescita sull’andamento dei contagi era prevista, però dobbiamo capire come si evolve questa curva epidemica: se raggiunge un picco e poi si ferma, possiamo stare tranquilli perchè è il colpo di coda di comportamenti scorretti dei vacanzieri, ma se continua a salire dobbiamo cominciare a preoccuparci. Entro la fine del mese sapremo cosa sta succedendo. In questi giorni le spiagge si stanno svuotando e sono cominciati i rientri nelle città . I contagi stanno emergendo”.
Sull’età dei nuovi contagiati:
“Si è abbassata notevolmente, ma è un’arma a doppio taglio: questi ragazzi manifestano pochissimi sintomi, ma sono lo stesso contagiosi e possono innescare pericolose catene di trasmissioni familiari e a scuola, dove purtroppo la presenza in classe rappresenta un nuovo stress dal punto di vista epidemiologico ed è per questo che la diffusione del virus sul territorio nazionale dev’essere tenuta sotto controllo”.
Sulla riapertura delle scuole, Miozzo commenta:
“Bisogna far ripartire la scuola, è un imperativo sociale e politico. Sono già sei mesi che gli istituti sono chiusi. E otto milioni di studenti non possono più stare lontano dalle aule”.
Il coordinatore del Cts invita a non abbassare la guardia, sottolineando che l’attività di tracciamento dei nuovi contagi va rafforzata, “soprattutto con l’aiuto di chi ha vissuto situazioni di rischio e potrebbe aver contratto il virus senza saperlo”. E ai giovani di rientro dalle ferie consiglia:
“Non sottovalutate alcun sintomo, fatevi controllare anche al primo raffreddore, ricordatevi dove siete stati in vacanza e chi avete frequentato. Se ad una festa a cui avete partecipato qualcuno è risultato positivo al Covid fatevi subito il tampone di controllo. Non aspettate di stare male: più l’intervento è tempestivo, più è efficace”.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
OTTO ANNI FA ERA “SEDICENTE” FASCISTA IN FORZA ITALIA, ORA RINNEGA TUTTO E SI FA APPOGGIARE DA RENZI: IL SOLITO AVANSPETTACOLO
Roberto Mei, assessore della giunta uscente si candida con l’appoggio di Forza Italia e Italia
Viva a sindaco di Corsico, popoloso comune di 35mila abitanti a sud di Milano. Mei, iscritto a Forza Italia dal 1996, dal 1999 è stato ininterrottamente consigliere comunale e per due anni assessore ai lavori pubblici della giunta del sindaco Filippo Errante, che si ricandida con l’appoggio di Lega e Fratelli d’Italia.
Il Pd presenta un suo candidato, Stefano Ventura, ma Italia Viva ha deciso di appoggiare Mei: “Ci ha presentato un progetto di centro ben strutturato e riformista”, hanno spiegato al Corriere della Sera Lucia Caridi e Gianluca Pomo, coordinatori metropolitani del partito di Matteo Renzi. Dei 9 Comuni che andranno al voto nel milanese, Italia Viva sosterrà il candidato del Pd in soli tre casi: Segrate, Bollate e Cologno Monzese. Ma c’è un però.
Roberto Mei, come fa notare Emanuele Fiano, “è uno che, perlomeno nel 2012, era nostalgico de “l’uomo più grande che il mondo abbia mai visto”, Benito Mussolini.
Eppure, come spiega la Stampa, bastava dare un’occhiata al suo Facebook:
Forse Matteo Renzi non si è informato bene sul conto di Roberto Mei, prima di sostenerne la candidatura a sindaco di Corsico, con il simbolo di Italia Viva accanto a quello di Forza Italia sui manifesti elettorali. Certo non ha visitato la sua pagina Facebook, dove negli ultimi dieci anni si sono accumulati post nostalgici del fascismo, citazioni di Mussolini, «nonno Benito», propositi di pellegrinaggi a Predappio, attacchi ai partigiani e al 25 aprile, giorno di «lutto nazionale»
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2020 Riccardo Fucile
LA POLEMICA RIDICOLA DEI SOVRANISTI PER L’ASSUNZIONE DEI VINCITORI DEL CONCORSO 2017 HA FINE
È stata pubblicata l’assegnazione dei nuovi nominati per scorrimento di graduatoria per i presidi per l’anno scolastico 2020/21: nell’elenco non figura la ministra Lucia Azzolina, poichè collocata oltre la posizione n. 2.492, ultimo posto assegnato in ruolo.
Ne dà notiza l’Udir, sindacato dei dirigenti scolastici.
Qualche giorno fa ha destato più di una polemica il via libera dato dal Ministero dell’Istruzione all’assunzione di oltre 450 dirigenti scolastici, vincitori del concorso del 2017. Tra loro anche il nome della ministra Lucia Azzolina che, all’epoca, era deputata dei Cinque Stelle e membro della commissione Cultura della Camera.
In base all’elenco diffuso dal ministero dell’Istruzione, fa notare la rivista Orizzonte Scuola, sono “numerose le assegnazioni nella prima regione scelta, ma ci sono anche docenti che dovranno spostarsi nella regione indicata come scelta n. 10, 13 o 14”. Complessivamente, “il MEF ha autorizzato 529 nomine. Di queste 458 riguardano la procedura concorsuale di cui al DDG 1259/2017; 29 i soggetti inclusi nella graduatoria di merito ex DDG 13 luglio 2011, 42 corrispondono a richieste di trattenimento in servizio ex articolo 1, comma 87 della Legge n. 208/2015”.
I candidati utilmente collocati nella graduatoria del concorso Dirigenti Scolastici hanno indicato l’ordine di preferenza tra le 18 regioni disponibili esclusivamente tramite POLIS entro il 10 agosto scorso: i vincitori sono assegnati ai ruoli regionali sulla base dell’ordine di graduatoria e delle preferenze espresse, nel limite dei posti vacanti e disponibili in ciascun USR. I vincoli del Decreto direttoriale del 23 novembre 2017 sono quello di permanenza triennale nella regione di assegnazione e di mobilità interregionale, derivanti dall’art. 9, comma 4 del CCNL Area V del 15/7/2010 e successive modifiche. A questo proposito, i sindacati hanno chiesto un incontro.
Udir ritiene, a questo proposito, che il vincolo triennale di permanenza nella regione assegnata debba necessariamente essere superato: i problemi oggetti dovuti all’emergenza epidemiologica e le condizioni di disagio personale o familiare che in certi casi vivono i lavoratori, in questo caso dei presidi, non possono essere ignorati a favore di una rigida e illegittima norma. In presenza di posti vacanti e disponibili, l’amministrazione scolastica non può esimersi dal considerare lo spostamento motivato del dirigente scolastico. Inoltre, il giovane sindacato ritiene che debbano essere stabilizzati, sempre in presenza di posti liberi, tutti gli idonei dei concorsi, sempre sulla base delle graduatorie venutesi a costituire.
“Per un istituto scolastico di qualsiasi ordine e grado — spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir – ripartire con le lezioni, nell’anno del Covid, senza il proprio dirigente scolastico è una mancanza gravissima. Non comprendiamo come mai non si sia proceduto alla copertura totale delle dirigenze, visto che ve ne sono diverse centinaia che continuano ad essere libere. Continuare a coprirle con reggenze, affidandole quindi a dirigenti scolastici che hanno già il loro bel da fare con in media 5-6 plessi a testa, rappresenta un errore di fondo che compromette la funzionalità del servizio formativo delle scuole coinvolte”.
(da agenzie)
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