Destra di Popolo.net

SORPRESO A RUBARE DEL PANE, IL DIRETTORE DEL CARREFOUR GLI PAGA LA SPESA: “SE HAI FAME, LA PROSSIMA VOLTA VIENI DA ME”

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

LE PERSONE VERAMENTE IN DIFFICOLTA’ VANNO AIUTATE, NON DENUNCIATE

Un uomo ha tentato di rubare del pane al Carrefour di Corso Lodi a Milano, ma è stato intercettato da alcuni dipendenti che hanno avvisato il direttore. Il quale si è offerto di pagare la spesa: “Se hai fame la prossima volta vieni da me, non rubare”.
L’episodio è stato riportato su Facebook da una donna che ha assistito alla scena.
Nello stesso supermercato, nei mesi di marzo e aprile, si erano verificate scene simili e anche in quei casi le persone in difficoltà  erano state aiutate e non denunciate. “Complimenti al direttore” scrivono su facebook, “per fortuna al mondo esistono ancora i giusti”.

(da agenzie)

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LA LEGA CHIEDE MEDICI E INFERMIERI DOPO AVERNE PREPENSIONATI 7.225

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

CON QUOTA 100 HA SGUARNITO IL SERVIZIO SANITARIO… E ORA O LEGHISTI SI RIVOLGONO AI “NEMICI” DELLE ONG E ALL’ESTERO PER RIMEDIARE ALL’ERRORE

Che dallo scoppio della pandemia Matteo Salvini non ne abbia azzeccata più una, è un dato di fatto ormai assodato, basta andare a prendere le sue dichiarazioni che da marzo in poi sono oscillate – talvolta nell’arco di sole 24 ore –   da “chiudiamo tutto” ad “apriamo tutto”, da “giù la mascherina” a “su la mascherina”.
Fin quando però siamo esclusivamente sul piano della propaganda politica, la cosa non nuoce a nessuno se non alla sua leadership e quindi in fin dei conti a lui stesso.
Quando però vien fuori che le politiche portate avanti nell’anno del governo gialloverde – in questo caso il cavallo di battaglia Quota 100 – stanno contribuendo a mettere nei guai un sistema sanitario già  al limite della sostenibilità , allora il giudizio cambia.
E siccome spesso alla tragedia s’accompagna anche la farsa, ecco che i suoi compagni di partito sono costretti ora alla doppia abiura ideologica per rimediare all’errore: chiedere medici all’estero (altro che “prima gli italiani”) e per giunta alle tanto odiate Ong (ricordate Carola Rackete?).
I fatti sono questi, e non hanno bisogno di ulteriori commenti. Il leghista Alessandro Stecco, presidente della Commissione sanità  del Piemonte, ha lanciato un appello disperato affinchè arrivino in regione più medici e infermieri possibile, vista la grave carenza negli ospedali per il picco di contagi e ricoveri dovuti al Covid.
”È il momento di attingere a tutte le risorse disponibili – dice Stecco -, come è avvenuto e avverrà  per i rinforzi arrivati da Cuba e dalla Cina. In un momento difficile per la mia regione, mi chiedo se quelle Ong che gestiscono ospedali e personale nei vari contesti internazionali, che magari vivono una fase pandemica diversa da quella europea, possano mandarci da subito personale medico e infermieristico, in modo da dare una mano a una delle parti d’Italia più colpite dal Covid in base al tasso di ricoveri”.
Peccato però che a questo appello ci si è arrivati anche per colpa della Lega stessa. Come dimostra l’ultimo rapporto dell’Inps, l’applicazione di Quota 100 – quel meccanismo che per tre anni permette di andare in pensione prima dei requisiti di legge – ha privato il nostro sistema sanitario di risorse preziose per fronteggiare il colpo del virus.
Leggendo il report, si scopre che al 31 dicembre 2019 ben 7.225 dipendenti del Ssn sono andati in pensione anticipata. Più di settemila fra medici e infermieri che oggi certamente avrebbero fatto comodo, in Piemonte ma non solo.
Amara ironia della sorte, senza Quota 100 molti di questi operatori sanitari avrebbero dovuto lavorare almeno un altro paio d’anni ovvero per tutto il 2020 e il 2021, manco a farlo apposta quelli più duri per il nostro paese, in attesa che un eventuale vaccinazione di massa possa decongestionare il carico su pronto soccorso e ospedali.

(da “Huffingtonpost”)

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COVID E DISCOTECHE APERTE IN SARDEGNA: LA PROCURA DI CAGLIARI APRE UN’INCHIESTA

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

NEL MIRINO, DOPO IL SERVIZIO DI REPORT, LA SCELTA DELLA REGIONE SU PRESSIONE DEGLI IMPRENDITORI DEL SETTORE

Ora sul caso delle discoteche sarde indagano i magistrati. Dopo l’inchiesta della trasmissione televisiva Report, andata in onda ieri su Rai3, sulla scelta della Regione Sardegna di tenere aperte le discoteche quest’estate (il che avrebbe favorito la diffusione del coronavirus e l’aumento dei contagi, tra cui il focolaio del Billionaire di Flavio Briatore), la Procura di Cagliari ora ha aperto un’inchiesta.
I magistrati vogliono capire se la Regione abbia consentito che i locali da ballo della Costa Smeralda continuassero a lavorare nonostante fosse a conoscenza dei rischi.
La procuratrice Maria Alessandra Pelagatti ha affidato l’indagine all’aggiunto Paolo De Angelis, che guida il gruppo specializzato in colpe mediche composto dai sostituti Guido Pani, Daniele Caria e Diana Lecca.
Gli investigatori della Procura si concentreranno sul parere del Comitato tecnico scientifico che risulta allegato alla decisione del governatore Solinas. Nel servizio di Report vari consiglieri regionali di maggioranza e opposizione hanno fatto riferimento a quel documento, ma dichiarando di non averlo mai visto.
Lo stesso conduttore Sigfrido Ranucci ha rimarcato la stranezza del fatto che nessuno avesse visto quell’atto, ipotizzando che gli esperti della task force regionale possano non aver autorizzato la riapertura e sollevando il dubbio sull’esistenza stessa del documento. Un dubbio che, a quanto pare, anche la Procura di Cagliari ha deciso di fugare.
Il servizio di Report ha suscitato numerose polemiche. “Di cosa succede qui in Sardegna, oltre Tirreno, non ne frega nulla a nessuno. Questo ci dovrebbe consigliare che serve, oggi più che mai, una classe politica che ha testa e cuore in Sardegna, che il modello turistico fin qui costruito è un modello dello sfruttamento e del vassallaggio moderno, che la nostra terra ha diritto ad autodeterminarsi in maniera autorevole e umana. Al posto della disumanità  autoctona e continentale che abbiamo subito e continuiamo a subire”, polemizza il presidente dell’Anci dell’isola, Emiliano Deiano.

(da agenzie)

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FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA: BASSETTI ANNUNCIA CHE “GENOVA NON MI AMA, A FINE EMERGENZA ME NE ANDRO'”

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

I GENOVESI NON AMANO CHI CERCA NOTORIETA’ E FA DA TESTIMONIAL DI CRAVATTE E STRUTTURE RICETTIVE… GLI STUDENTI E L’ESAME SALTATO… LA FRASE: “HO LA MIA POPOLARITA’ E NE FACCIO QUELLO CHE VOGLIO, LO FANNO ANCHE I CALCIATORI CON LE PIZZERIE”

“Quando l’emergenza sarà  finita penso che me ne andrò da Genova”. Sono le parole con cui Matteo Bassetti comunica il fatto che sta quantomeno pensando di lasciare la sua città , tratte da un intervista rilasciata a Il Secolo XIX. Il direttore delle Malattie Infettive dell’ospedale San Martino è stato protagonista di un vero e proprio sfogo rispetto ad una parte di città  dalla quale subirebbe attacchi quotidiani.
Chi lo mette nel mirino della critica è in genere chi lo accusa di un eccessivo presenzialismo televisivo e di una vicinanza al governatore della Liguria Enrico Toti.
A non andare giù al medico sono state le frecciate di chi, a suo avviso, intende farlo passare per uno che fa il testimonial di cravatte o strutture ricettive.
Inoltre ha ricordato come a suo avviso fu sì inopportuno fare il certificato di sanificazione all’hotel della moglie, ma ha anche aggiunto di non aver fatto nulla di male.
Ricorda, inoltre, come il marchio di cravatte di cui ha indossato un capo ha fatto una grossa donazione al suo reparto.
Tra i motivi che lo rendono oggetto di critica ci sarebbe, a suo avviso, la speculazione Politica da parte di chi lo attacca poichè si è mostrato spesso al fianco del presidente della Regione Toti.
Bassetti ha anche rivendicato il fatto che ogni giorno va a visitare i suoi pazienti, a organizzare il lavoro di un centinaio di persone nel suo reparto e a lavorare su pubblicazioni per riviste scientifiche di levatura internazionale.
“Ricevo – ha puntualizzato – ogni giorno offerte di lavoro, potrei andare dove voglio”.
Vediamo in dettaglio le accuse contro Bassetti
“Ho la mia popolarità  e ne faccio quello che voglio. Lo fanno i calciatori con le pizzerie, lo posso fare io che sono professore universitario”. Questo aveva risposto Matteo Bassetti ( non calciatore, non piazzaiolo, ma professore a contratto dell’Università  di Genova, direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino) al collega Matteo Macor che gli chiedeva di una sua foto comparsa come imprimatur papale nel certificato di sanificazione eseguita da un’azienda privata specializzata nel residence della famiglia della moglie, che ha la fortuna di sottrarsi alla grave crisi del settore turistico, con centinaia di aziende sull’orlo del fallimento, grazie al contratto firmato dalla società  di cui fa parte, appunto, la moglie del professore e che vede amministratore la suocera con la protezione civile.
Macor gli aveva chiesto se non ritenesse inopportuno non già  il contratto con la Regione per trasformare il residence il residenza post ospedaliera Covid (l’azienda non è sua, in fondo), ma quella foto, quella di un professore universitario in camice da medico che compare poco sopra del logo col divieto a topi e scarafaggi, simbolo dell’attività  precipua dell’azienda che si occupa anche di sanificazione: derattizzazione e disinfestazione. La risposta è stata “no”. Più o meno “la popolarità  è mia e ci faccio quello che voglio”.
Ampiamente sovraesposto mediaticamente, il medico ha rivendicato di volere sfruttare la sua popolarità , costruita su una raffica di dichiarazioni rassicuranti anche in antitesi con la cruda cronaca dei fatti
Detto-fatto, appare sorridente sulla pagina Facebook di un negozio genovese di abbigliamento come testimonial, indossando il camice e una cravatta di produzione dell’azienda genovese.
Ma Bassetti non è un calciatore, è medico e professore universitario. A proposito di questo suo incarico, alcuni suoi allievi hannio lamentato il fatto di avere difficoltà  col loro insegnante.
“Ha fatto saltare un esame programmato per gli inizi di marzo dicendo prima che lo avrebbe recuperato a fine marzo, poi invece che l’appello è proprio saltato e se ne riparla a giugno perchè è troppo impegnato con l’emergenza, però è ogni giorno in TV e ora si scopre testimonial. Noi studenti siamo tutti incazzati. Ha garantito a uno di noi che doveva laurearsi un salto d’appello, ma per regolamento noi non l’abbiamo” aggiungono.
I giovani spiegano che avrebbero capito perfettamente se gli esami fossero saltati per attività  legate alla pandemia (in fin dei conti sono studenti di medicina, studiano per curare la gente e sanno che ora ce n’è estremo bisogno), ma aggiungono di essere convinti che basterebbe che il loro professore spendesse in Università  tutto il tempo dedicato a interviste sui media e conferenze stampa con la Regione per evitare che gli esami venissero rimandati.

(da agenzie)

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LA SPEZIA: SCHIAVI A 4 EURO L’ORA E SENZA DIRITTI PER ALLESTIRE YACHT DI LUSSO, 4 ARRESTI

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

E’ QUESTA L’ITALIA CHE PIACE AI SOVRANISTI

La Gdf del Comando provinciale della Spezia ha eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare di cui 7 in carcere e uno ai domiciliari e hanno sottoposto a sequestro preventivo oltre 900 mila euro in un’operazione condotta tra Spezia, Savona, Ancona e Carrara.
La Gdf è partita da una serie di controlli in materia di lavoro nei confronti di una società  con oltre 150 dipendenti, perlopiù extracomunitari di provenienza bengalese, operante presso importanti cantieri spezzini che realizzano yacht di lusso individuando lo sfruttamento di decine di operai bengalesi che venivano minacciati, picchiati e offesi e pagati 4 o 5 euro l’ora.
Partendo da alcune anomalie, individuate e segnalate dalla Prefettura di La Spezia – si legge in una nota stampa della Finanza – i finanzieri hanno condotto una complessa indagine che ha reso possibile individuare una serie di condotte di sfruttamento, ai danni di decine e decine di operai bengalesi, punite dalla recente normativa a contrasto del caporalato (art. 603 bis c.p.).
Al fine di cristallizzare le condotte illecite e individuare “caporali”, sono stati acquisiti gli orari di ingresso ed uscita al lavoro, testimonianze dei lavoratori e di altri soggetti contigui ed avviate intercettazioni telefoniche ed ambientali, che hanno confermato le gravi condizioni di sfruttamento a cui erano assoggettati gli operai, in un regime di sopraffazione, a volte minaccioso e violento
I “capi”, approfittando dello stato di bisogno, sotto-retribuivano gli operai con una paga fissa (c.d. “paga globale”, di 4 o 5 euro l’ora), impiegandoli, senza soluzione di continuità , in attività  lavorative pesanti e anche pericolose, come la saldatura, la stuccatura e la verniciatura di imponenti yacht e super-yacht
Inoltre, gli operai erano assoggettati a turni massacranti (fino a 14 ore al giorno senza permessi e riposi), sorvegliati a vista dai “caporali” e spesso minacciati, offesi e percossi.
Lo stato di assoggettamento degli operai era favorito dall’imprescindibile necessità  di non perdere il lavoro, unico mezzo di sostentamento delle famiglie e unico veicolo per godere di un valido permesso di soggiorno in Italia.
Si sono verificati casi in cui, in caso di infortunio sul lavoro, i mal capitati lavoratori erano costretti a fornire una falsa dichiarazione al personale sanitario del pronto soccorso, senza fare alcun riferimento al lavoro svolto.
Nei giorni di assenza per malattia, compresi quelli recentemente avvenuti per casi di positività  al tampone per il COVID-19, i lavoratori bengalesi non percepivano alcun pagamento, perdendo, di fatto, l’unica fonte di reddito.
I finanzieri del Gruppo di La Spezia, inoltre, hanno svolto numerosi accertamenti bancari effettuati su decine di conti correnti e su carte postepay intestate agli operai che hanno consentito di svelare il particolare sistema adoperato dai caporali: tutte le buste paga ed i relativi versamenti risultavano, ad un primo controllo, conformi, la posizione lavorativa delle maestranze era in perfetta regola e tutto veniva contabilizzato (permessi, turni festivi, ore di lavoro e bonifici per le retribuzioni).
In realtà , una volta pagate le buste paga con bonifici bancari, i “caporali” pretendevano, anche con l’uso della violenza e con la minaccia della perdita del posto di lavoro, la restituzione, in contanti, di parte degli emolumenti bonificati, costringendo gli operai a continui prelievi al bancomat.
Il meccanismo era stato studiato da un membro del gruppo, un consulente del lavoro di Ancona, il quale predisponeva false buste paga con il minimo dei contributi previdenziali, consentendo all’azienda di essere apparentemente in regola per poter ricevere le sostanziose commesse ed accedere ai prestigiosi cantieri navali spezzini.
Al termine delle indagini, su proposta della locale Procura, il G.I.P. ha disposto la custodia cautelare nei confronti degli 8 membri del sodalizio criminale ed il sequestro dei beni a loro riconducibili, per un valore di circa 1 milione di euro, tra quote societarie, immobili e autovetture.
È stata anche disposta, infine, la misura cautelare del “Controllo giudiziario” nei confronti dell’azienda che sfruttava gli operai, ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 della Legge 199/2016, misura che consente di rimuovere le condizioni di sfruttamento e di salvaguardare la posizione lavorativa delle maestranze.
L’operazione odierna è il risultato del quotidiano impegno profuso dalla Guardia di Finanza a contrasto di ogni forma di illegalità  e di abusivismo nel sistema economico del nostro Paese. La difesa e la tutela del lavoro, diritto costituzionalmente garantito, passa soprattutto attraverso la lotta ai fenomeni di sfruttamento della manodopera, al caporalato e alle altre gravi forme di prevaricazione e violenza.

(da agenzie)

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SONDAGGIO SWG: LA LEGA SEMPRE PIU’ GIU’, PERDONO ANCHE PD, M5S E FORZA ITALIA, SALE FDI

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

CRESCONO LEU, ITALIA VIVA, + EUROPA E VERDI

I sondaggi politici di SWG per TGLa7 che Enrico Mentana ha illustrato ieri mostra una situazione poco mossa.
La Lega arretra di mezzo punto passando dal 23,8% al 23,3.
Il partito di Salvini è tallonato dal Partito Democratico che perde lo 0,4% ed è ora a un 2,9% dal Carroccio.
A riequilibrare solo in parte i consensi del centrodestra c’è Fratelli d’Italia che guadagna   lo 0,4%   (16,1%) mentre Forza Italia perde lo 0,2% (6%).
Il M5S è al 14,9% (-0,1%)
Salgono Leu al 3,8% (+ 0,2), Italia Viva al 3,5% (+ 0,2%), +Europa al 2,6% (+0,2%) e i Verdi al 2% (+0,3%).
In discesa Azione al 3,1% (-0,1%)

(da agenzie)

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L’EUROPARLAMENTARE LEGHISTA DONATO PARLA DEL VACCINO “FATTO IN GERMANIA” MA LA PFIZER E’ AMERICANA

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

PER ALIMENTARE IL COMPLOTTISMO ANTI-TEDESCO ATTACCA L’AZIENDA CHE TESTA IL VACCINO E   FINISCE PER FARE UNA FIGURA DI MERDA

Non basta a gridare al complotto, ma è sufficiente ad alimentare i sospetti di chi vede nella Germania un avversario dell’Italia in Europa.
Così l’eurodeputata della Lega, Francesca Donato, si mette alla tastiera e scrive su Twitter: “Gioite, gioite! E’ pronto in tempi record per la richiesta di autorizzazione un fantastico vaccino contro il Covid. Chi è arrivato primo alla gara? Naturalmente, un’industria tedesca, la Pfizer”, scrive Donato.
Solo che, contrariamente a quanto affermato dalla esponente della Lega, il vaccino in questione è sviluppato da una azienda americana e non tedesca.
Di qui l’immediata risposta di Andrea Marcucci, capogruppo Pd in Senato: “Francesca Donato ha deciso di cimentarsi anche sul tema del vaccino. Per sostenere l’evidenza di una sorta di macchinazione mondialista, cambia nazionalità  alla Pfizer, e la trasforma in tedesca. La Pfizer è americana, cara collega Donato”.
La cosa sconvolgente è che, anche dinanzi ad un segnale di speranza che la notizia del vaccino ha riacceso, anche dinanzi all’avviso di una notizia che tutti attendono, i fedelissimi del fu capitan Salvini non perdono l’occasione per dimostrare il peggio della cultura complottista e sovranista

(da agenzie)

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IL DIRETTORE SENALDI DICE CHE LIBERO E’ VITTIMA DI “STORM SHIT”, MA SI SCRIVE SHIT STORM, ALMENO IMPARA L’INGLESE, CAZZO

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

DOPO AVER DEFINITO KAMALA HARRIS “VICE MULATTA DI BIDEN”, ORA SI LAMENTA PERCHE E’ STATO SOMMERSO DA UNA “TEMPESTA DI MERDA” E CONCLUDE CON UN’ALTRA GAFFE

Il rumore delle unghie sugli specchi, con altri borbottii di fondo che indicano come dopo aver toccato (di nuovo) il fondo si sia iniziato a scavare.
È questa la sensazione che si prova aprendo l’edizione odierna di Libero e leggendo l’editoriale firmato dal direttore responsabile del giornale Pietro Senaldi.
Si parla di quanto accaduto ieri sulla prima pagina del suo quotidiano, con quel titolo su Kamala Harris definita «la vice mulatta di Biden», senza mai fare il suo nome e allegando solamente una sua foto.
E Senaldi difende Libero e, anzi, dice che il suo giornale è stato vittima di una «Storm shit» (sì, scritto così e non ‘shit storm’). Ma non basata: perchè la nuova Presidente USA ora non viene definita solo mulatta, ma anche meticcia.
Leggiamo i passi principali dell’editoriale del direttore di Libero partendo dall’incipit, dove invece di chiedere venia per quanto pubblicato nella giornata di lunedì si rincara la dose.
«La nuova vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, è mulatta; anzi, meticcia per la correttezza, avendo il genitore 1 nero e il genitore 2 asiatico. Noi di   Libero però non possiamo dirlo e per questo per tutta la giornata di ieri siamo stati bersaglio di una storm shit, letteralmente una tempesta di merda, che ci ha scatenato contro il mondo progressista, subito ripreso dal Pd, che da anni si accoda al pensiero di sinistra, anzichè guidarlo o almeno ispirarlo».
Insomma, Libero è una vittima di una «tempesta di mer*a» (che si scrive shit storm e non storm shit, come invece detto da Pietro Senaldi). Anzi, il suo quotidiano ha avuto ragione a definire così Kamala Harris. E prosegue.
«La nostra colpa è, tanto per cambiare, un titolo: «La vice mulatta ha già  rubato la scena a Biden»; intendevamo dire che Kamala è stata celebrata dalla stampa nostrana come se lei fosse il presidente vincitore e sleepy Joe il suo attempato maggiordomo.
Il termine «mulatta» non era gratuito. Stava a significare che il particolare entusiasmo di molti media italiani verso la signora è dovuto al fatto che lei è di colore, oltre che di estrema sinistra. Niente da fare, ci accusano di essere propalatori di razzismo, sessisti e naturalmente fascisti» (definizione di “fascista” è impossibile, i fascisti veri ti avrebbero fatto pulite i cessi).
Ma non finisce qui. Senaldi difende Libero e attacca i giornalisti che hanno criticato questa scelta con un pensiero intriso del classico populismo che contraddistingue la sua testata.
«Concludo dicendo che non stimiamo particolarmente i colleghi che ci hanno criticato, ma neppure li riteniamo così improbabili come sembrano. Sappiamo che il nostro titolo non li ha scandalizzati granchè e che poco gli importa di che colore sia la Harris. Cercano solo di auto-promuoversi e far carriera seguendo il vento del conformismo. Se avessero davvero a cuore la sorte dei neri e dei diseredati, lascerebbero le loro scrivanie e tribune virtuali per andare in Africa a dare una mano a chi ne ha bisogno, anzichè aiutare le masse con il loro sfoggio di buonismo da salotto».
Certo, così Libero potrà  scrivere altri articoli come accaduto con Silvia Romano e gli altri italiani che sono andati nei Paesi del terzo mondo per dare una mano, a casa loro. Come vorrebbero con i loro slogan ma, allo stesso tempo, come criticano puntualmente.

(da agenzie)

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IL PIZZINO FATTO PERVENIRE DAL CAPOMAFIA AI PICCIOTTI: “CHI ABBANDONA LA BARCA RISCHIA IL POSTO DI LAVORO E IL FUTURO PROFESSIONALE”

Novembre 10th, 2020 Riccardo Fucile

UN AUDIO DI MINACCE DELL’AGENZIA FEDERALE GOVERNATIVA AI FUNZIONARI USA: “NON C’E’ NESSUNA TRANSIZIONE IN CORSO: ATTENZIONE, WASHINGTON E’ PICCOLA…”

Le elezioni non sono finite: chi abbandona la barca ora rischia il posto di lavoro e il suo futuro professionale. Sarebbe l’avvertimento che alti funzionari dell’amministrazione Trump in queste ore vanno ripetendo a tutto il personale del governo federale americano. Lo riportano il sito Axios e il Washington Free Beacon, spiegando come questa direttiva emerge chiaramente da un audio rubato durante una conference call con lo staff dell’Usaid, l’agenzia federale per lo sviluppo internazionale.
“Dovete giocare fino al fischio finale che ancora non è arrivato”, sarebbe stato il messaggio di uno di vertici dell’agenzia: “Le elezioni sono ancora in corso e il Collegio elettorale non ha ancora votato. Non c’è alcuna transizione in corso”.
Poi l’avvertimento: “Attenzione, perchè Washington alla fine è davvero una piccola città …”: una frase letta dai più come una vera e propria minaccia per coloro che sono già  alla ricerca di un nuovo incarico.

(da agenzie)

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