FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA: BASSETTI ANNUNCIA CHE “GENOVA NON MI AMA, A FINE EMERGENZA ME NE ANDRO'”
I GENOVESI NON AMANO CHI CERCA NOTORIETA’ E FA DA TESTIMONIAL DI CRAVATTE E STRUTTURE RICETTIVE… GLI STUDENTI E L’ESAME SALTATO… LA FRASE: “HO LA MIA POPOLARITA’ E NE FACCIO QUELLO CHE VOGLIO, LO FANNO ANCHE I CALCIATORI CON LE PIZZERIE”
“Quando l’emergenza sarà finita penso che me ne andrò da Genova”. Sono le parole con cui Matteo Bassetti comunica il fatto che sta quantomeno pensando di lasciare la sua città , tratte da un intervista rilasciata a Il Secolo XIX. Il direttore delle Malattie Infettive dell’ospedale San Martino è stato protagonista di un vero e proprio sfogo rispetto ad una parte di città dalla quale subirebbe attacchi quotidiani.
Chi lo mette nel mirino della critica è in genere chi lo accusa di un eccessivo presenzialismo televisivo e di una vicinanza al governatore della Liguria Enrico Toti.
A non andare giù al medico sono state le frecciate di chi, a suo avviso, intende farlo passare per uno che fa il testimonial di cravatte o strutture ricettive.
Inoltre ha ricordato come a suo avviso fu sì inopportuno fare il certificato di sanificazione all’hotel della moglie, ma ha anche aggiunto di non aver fatto nulla di male.
Ricorda, inoltre, come il marchio di cravatte di cui ha indossato un capo ha fatto una grossa donazione al suo reparto.
Tra i motivi che lo rendono oggetto di critica ci sarebbe, a suo avviso, la speculazione Politica da parte di chi lo attacca poichè si è mostrato spesso al fianco del presidente della Regione Toti.
Bassetti ha anche rivendicato il fatto che ogni giorno va a visitare i suoi pazienti, a organizzare il lavoro di un centinaio di persone nel suo reparto e a lavorare su pubblicazioni per riviste scientifiche di levatura internazionale.
“Ricevo – ha puntualizzato – ogni giorno offerte di lavoro, potrei andare dove voglio”.
Vediamo in dettaglio le accuse contro Bassetti
“Ho la mia popolarità e ne faccio quello che voglio. Lo fanno i calciatori con le pizzerie, lo posso fare io che sono professore universitario”. Questo aveva risposto Matteo Bassetti ( non calciatore, non piazzaiolo, ma professore a contratto dell’Università di Genova, direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino) al collega Matteo Macor che gli chiedeva di una sua foto comparsa come imprimatur papale nel certificato di sanificazione eseguita da un’azienda privata specializzata nel residence della famiglia della moglie, che ha la fortuna di sottrarsi alla grave crisi del settore turistico, con centinaia di aziende sull’orlo del fallimento, grazie al contratto firmato dalla società di cui fa parte, appunto, la moglie del professore e che vede amministratore la suocera con la protezione civile.
Macor gli aveva chiesto se non ritenesse inopportuno non già il contratto con la Regione per trasformare il residence il residenza post ospedaliera Covid (l’azienda non è sua, in fondo), ma quella foto, quella di un professore universitario in camice da medico che compare poco sopra del logo col divieto a topi e scarafaggi, simbolo dell’attività precipua dell’azienda che si occupa anche di sanificazione: derattizzazione e disinfestazione. La risposta è stata “no”. Più o meno “la popolarità è mia e ci faccio quello che voglio”.
Ampiamente sovraesposto mediaticamente, il medico ha rivendicato di volere sfruttare la sua popolarità , costruita su una raffica di dichiarazioni rassicuranti anche in antitesi con la cruda cronaca dei fatti
Detto-fatto, appare sorridente sulla pagina Facebook di un negozio genovese di abbigliamento come testimonial, indossando il camice e una cravatta di produzione dell’azienda genovese.
Ma Bassetti non è un calciatore, è medico e professore universitario. A proposito di questo suo incarico, alcuni suoi allievi hannio lamentato il fatto di avere difficoltà col loro insegnante.
“Ha fatto saltare un esame programmato per gli inizi di marzo dicendo prima che lo avrebbe recuperato a fine marzo, poi invece che l’appello è proprio saltato e se ne riparla a giugno perchè è troppo impegnato con l’emergenza, però è ogni giorno in TV e ora si scopre testimonial. Noi studenti siamo tutti incazzati. Ha garantito a uno di noi che doveva laurearsi un salto d’appello, ma per regolamento noi non l’abbiamo” aggiungono.
I giovani spiegano che avrebbero capito perfettamente se gli esami fossero saltati per attività legate alla pandemia (in fin dei conti sono studenti di medicina, studiano per curare la gente e sanno che ora ce n’è estremo bisogno), ma aggiungono di essere convinti che basterebbe che il loro professore spendesse in Università tutto il tempo dedicato a interviste sui media e conferenze stampa con la Regione per evitare che gli esami venissero rimandati.
(da agenzie)
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