Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
IL PANETTIERE MILANESE, DURANTE IL PRIMO LOCKDOWN, AVEVA MESSO DELLE CESTE DI PANE FUORI DAL SUO NEGOZIO PER CHI NON AVEVA POSSIBILITA’
In Paolo Sarpi lo conoscevano in molti, forse tutti. Per trent’anni ha sfornato brioche e
panini caldi per i grandi e i più piccoli. Poi è arrivato il Covid, il lockdown, e Berni — così era conosciuto Gianni Benardinello — aveva deciso di regalare le sue sfiziosità a chi più ne aveva bisogno.
Fuori dal suo negozio aveva fatto trovare intere ceste di prodotti accompagnate da un messaggio semplice: “Per andare incontro a chi ha bisogno. Servitevi pure e pensate anche agli altri”. Purtroppo però la seconda ondata del contagio l’ha portato via. Aveva 76 anni.
Era un instancabile, Berni. Aveva imparato anche a costruire i droni e aveva fondato una startup con cui avrebbe iniziato a produrne su base industriale. Ai clienti del suo bistrot raccontava, tra una consegna e l’altra, di quello che aveva fatto nella vita: dall’orafo all’inventore di penne stilografiche, fino alla copertura della carica di vicesindaco a Trezzano sul Naviglio, il fotografo di moda, il pilota.
Diceva che “non c’è mestiere che non abbia esercitato e non c’è un ruolo qui dentro che non sappia svolgere anche io: dal pane all’impianto elettrico”.
Ieri, mercoledì 11 novembre, i funerali in una Chinatown che lo ha ricordato senza dare vita ad assembramenti
Ogni giorno avanzava pane e brioche che metteva in vendita a prezzi stracciati il giorno seguente qualora i poveri non lo ritirassero gratuitamente la sera prima.
Nel suo negozio si trovano ancora cinquanta tipi di pane differenti, mentre per quanto riguarda i biscotti era più legato alla tradizione: usava ancora la ricetta creata dalla bisnonna. Ora, tutto passerà in mano alla famiglia.
Samuela, una delle figlie, ha dichiarato che “papà sognava che Paolo Sarpi diventasse la strada più bella di tutta Milano. Lavoreremo anche per questo, dal nostro forno di famiglia”
(da Fanpage)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
IN ITALIA E’ NORMALE CHE UN GIORNALE PUBBLICHI FALSI RICICLATI IN RETE SENZA CHE LA MAGISTRATURA INTERVENGA? IERI ERA STATA LA CNN A DENUNCIARE UN ALTRO FALSO DI LIBERO
Il 12 novembre 2020 la testata giornalistica Libero Quotidiano pubblica un articolo dal titolo «Joe Biden e le molestie sessuali, il nuovo presidente e l’intervista in tv: “Io, io, io…”. Balbetta e si contraddice: disastro in diretta» dove leggiamo:
“È l’aprile 2019 quando Joe Biden va ospite alla trasmissione The View sul canale ABC. Ha appena annunciato la sua intenzione di scendere in campo per i Democratici nella sfida contro Donald Trump. In uno studio con al tavolo tutte donne una giornalista lo interroga in merito alle accuse di sue presunte molestie sessuali su sette donne. E qui va in onda una scena dir poco imbarazzante. Biden balbetta, visibilmente in difficoltà , non riuscendo ad articolare mezza frase di senso compiuto.”
La fonte del giornalista di Libero è un video pubblicato il 10 giugno 2020 dall’account Youtube di Akim Volpato, attivista QAnon noto a Open per i video tra i seguaci della teoria di complotto
Un video completamente manipolato, una «fake news» per raccontare quanto riportato nell’articolo:
“Molto infastidite, sia la conduttrice che un’altra giornalista insistono affinchè lui chieda scusa pubblicamente per quanto accaduto e cioè per aver “invaso lo spazio” femminile. Ma Biden nicchia e si limita a dire: «Io… uh uh uh… sono veramente dispiaciuto se loro… Io sono dispiaciuto che questo sia accaduto ma non sono dispiaciuto nel senso che… Io capisco la…». Fino alla supercazzola finale: «La cosa più importante che so, be’, io, io, io, io, io dico, eum, quella era la faccenda, io non ho, uhm, quello che non volevo fare, non volevo citare lo ‘spazio di invasione’, non volevo entrare in una situazione dove questo diventava….».
Il giornalista e autore dell’articolo di Libero poteva andare a cercare il video originale del programma televisivo, ossia The View in onda su ABC.
Nel canale Youtube ufficiale è presente proprio quella puntata, andata in onda nell’aprile
2019, e basta poco per capire che il video diffuso dall’utente QAnon non corrisponde.
Nel video originale la conduttrice Sunny Hostin si rivolgeva a Biden per ottenere delle risposte sul fatto che sette donne lo abbiano accusato di «molestie» (non di carattere sessuale), domandandogli se voleva chiedere scusa.
Joe Biden risponde in maniera molto chiara e lucida, senza balbettare, dichiarando come il movimento Mee Too lo abbia aiutato a comprendere e valutare le sue azioni. Le reazioni negative delle donne presenti in studio? Provengono da un altro video dove Biden non era presente
Nel video è presente un watermark, un logo identificativo, del sito conservatore Daily Caller. Si tratta di una pubblicazione del 26 aprile 2019 fatta nell’area «comedy» del sito dove troviamo anche la scritta «Satire» nel titolo pubblicato su Youtube. Insomma, un fake con l’obiettivo di fare «comicità politica».
In conclusione, Libero pubblica come vero un video di «satira» dove un intervento di Joe Biden viene letteralmente manipolato per farlo sembrare in difficoltà di fronte alle intervistatrici sul tema delle molestie sessuali.
Di recente la stessa testata italiana si è resa protagonista per aver diffuso la notizia falsa della CNN che avrebbe tolto l’Arizona a Biden. La stessa CNN era intervenuta via Twitter accusando Libero di aver pubblicato un fake, articolo poi rimosso senza dare ulteriori spiegazioni.
(da Open)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
QUESTI CRIMINALI HANNO SULLA COSCIENZA DECINE DI CONTAGIATI, CACCIATELI DALL’OSPEDALE A CALCI IN CULO, ALTRO CHE FARSI PURE ROMPERE I COGLIONI
Si ammalano di Covid ma questo non scalfisce il loro scetticismo.
È Roberta Petrino, a capo del reparto di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza dell’Asl di Vercelli, a raccontare la sua esperienza con alcuni negazionisti arrivati in Pronto soccorso: «È capitato di doversi confrontare con pazienti che, pur clinicamente positivi e sofferenti a causa del virus, sostenessero che comunque non si trattasse di Covid», ha detto a La Stampa. La percezione della dottoressa è netta: «L’intervento dei medici viene visto quasi come una costrizione», ha aggiunto, specificando che i casi «pur successi, sono per fortuna pochi».
Sul quadro generale delle restrizioni anti Covid, Petrino si mostra consapevole della preoccupazione che in questo momento dilaga nella popolazione. Ma «è una sensazione che proviamo anche noi», dice. In un momento in cui gli ospedali sono sotto pressione, la dottoressa ribadisce come la situazione sia complessa anche per tutto l’organico sanitario: «Come in tutti gli ospedali, le nostre ferie sono bloccate, il personale non ha la possibilità di prendere un giorno di recupero ore per assistere un parente o passare il tempo con la famiglia», spiega. L’invito è quello di «rispettare le regole». Gli accorgimenti di base che dovrebbero essere ormai noti a tutti: mascherina, distanziamento e igiene, «al momento sono le uniche misure che hanno dimostrato di funzionare», ha concluso.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
LA SCONCERTANTE DIFESA DEL GOVERNATORE LEGHISTA SOLINAS: “NON SAPEVO NULLA DEL NO DEL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO”
Il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, dice oggi di non aver mai letto i
pareri negativi del Cts sulla riapertura delle discoteche ad agosto. Gli stessi esperti hanno ricevuto la bozza della sua ordinanza appena due ore e mezza prima che venisse firmata
Gli agenti della squadra mobile di Cagliari hanno prelevato una serie di documenti dagli uffici della Regione Sardegna relativi alla riapertura delle discoteche sull’isola lo scorso 11 agosto, su cui indaga la procura cagliaritana per epidemia colposa. Tra i documenti acquisiti dalla polizia ci sono le ordinanze del presidente regionale Christian Solinas e il parere del Comitato tecnico scientifico sulla valutazione dei rischi di contagio di Coronavirus su cui il governatore avrebbe basato la sua decisione.
Il blitz arriva nel giorno in cui la Repubblica ha rivelato che in realtà gli esperti del Cts non avrebbero mai dato parere favorevole alla riapertura delle discoteche. Un primo parere negativo era stato già comunicato da quattro esperti del Cts il 6 agosto. In più la bozza dell’ordinanza dell’11 agosto sarebbe stata inviata agli esperti solo due ore e mezza prima che Solinas la firmasse.
In un’intervista allo stesso quotidiano, il presidente della Sardegna ha poi detto di non aver mai saputo del parere negativo del Cts.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
UN ALTRO BIMBO TRASFERITO D’URGENZA IN OSPEDALE A MALTA
“I loose my baby, I loose my baby”. Sono le grida di una mamma disperata appena tirata su dalle acque del Mediterraneo. Le udiamo in un video girato dai soccorritori di Open Arms che hanno deciso di far circolare il filmato sull’onda emotiva suscitata dalla vicenda del piccolo Joseph, ritrovato dopo pochi istanti nelle fasi drammatiche di quel soccorso, salvato ma morto alcune ore più tardi nella disperata attesa dell’arrivo di un mezzo della guardia costiera che potesse trasferirlo d’urgenza in ospedale.
Joseph riposerà nel cimitero dei migranti di Lampedusa. “Davanti a una tragedia di simili proporzioni, dinanzi a un bimbo morto non ci sono parole. E’ un Paese senza dignità quello in cui si fanno morire in mare le persone. E non mi riferisco solo all’Italia, ma all’Europa intera, che non può continuare a fare finta di nulla”, dice con rabbia il sindaco dell’isola, Totò Martello, che ha già reso omaggio alla salma del neonato.
Quando sono arrivati i soccorsi richiesti nel primo pomeriggio dal personale di bordo della Ong spagnola con cui lavora il team medico di Emergency Joseph (che era stato miracolosamente salvato durante il naufragio in cui sono morte altre cinque persone) era già morto. Il corpo del bimbo insieme alla sua giovane mamma, una ragazza della Guinea incinta, è stato trasferito a Lampedusa
Soccorso in tempo, invece, un altro bambino piccolo che è stato portato in elicottero dalla guardia costiera nel più vicino ospedale, quello di Malta, insieme a una donna incinta e a un uomo in condizioni gravissime.
A bordo della Open Arms, che ieri sera ha effettuato un terzo soccorso, sono rimaste in un’atmosfera estremamente mesta 257 persone e i corpi delle altre cinque vittime. “Il Mediterraneo è un cimitero senza lapidi”, scrive la Ong spagnola.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
PER L’EMERGENZA COVID RITARDI NEI PAGAMENTI DELLA DIARIA DI 323 EURO AL GIORNO… MENTRE IN EUROPA SI CONTANO OGNI GIORNO MIGLIAIA DI MORTI QUESTI PEZZENTI PENSANO A INCASSARE LA DIARIA NONOSTANTE LO STIPENDIO DI 10.000 EURO
Dopo le mail di protesta, la ‘rivolta’ per la diaria parlamentare arriva in aula dell’Eurocamera
a Bruxelles.
Il presidente David Sassoli fatica ad avviare i lavori della plenaria di novembre. Il tedesco Markus Ferber del Ppe rumoreggia e inveisce, infuriato con la presidenza per la decisione – presa con i capigruppo in realtà – di chiudere l’ufficio registri del Parlamento e privare gli eurodeputati della possibilità di firmare la presenza per percepire la diaria di 323 euro al giorno.
Il punto è che, da marzo, il grosso dei lavori parlamentari si svolge da remoto a causa della pandemia. Ma nonostante ciò, all’ultima plenaria di ottobre, ben 350 eurodeputati si sono registrati ma solo in 70 si sono iscritti a parlare.
È evidente che la diaria ha fatto più gola di un intervento in aula.
Scontata la scelta di “sospendere” l’operatività dell’ufficio registri, spiega Sassoli quando, dopo aver urlato, riesce a prendere la parola.
Una scelta dettata anche dalla pandemia: “nel penultimo weekend ci sono stati 171 casi positivi tra i parlamentari, assistenti e staff”, dice Sassoli.
Dopo almeno un 20 minuti di battibecco, Ferber si calma. “La prossima settimana riesaminiamo la decisione”, aggiunge Sassoli.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
HANNO CAMBIATO I DECRETI SICUREZZA MA LA MUSICA NON CAMBIA
Si chiamava Joseph, veniva dalla Guinea, aveva sei mesi. Aspettava un’evacuazione urgente dopo essere stato salvato da un naufragio. Ma non c’è stato tempo e Joseph è morto, insieme ad altre cinque persone. Joseph è morto nel Mediterraneo, a bordo dell’imbarcazione di Open Arms, una delle poche Ong rimaste in mare dopo la stretta dei decreti sicurezza.
Il gommone su cui si trovava Joseph non ha retto e ha ceduto a circa 30 miglia a nord di Sabratha. La scena che si è presentata davanti ai soccorritori della Ong Open Arms ripete le dinamiche di tutte le tragedie dell’immigrazione: persone in acqua, prive di salvagente, che tentano di salvarsi aggrappandosi a qualsiasi cosa galleggi.
La Guardia costiera italiana, verificata l’indisponibilità di altri Stati della regione, ha inviato una motovedetta con personale medico, ma Open Arms polemizza con le autorità ricordando di essere l’unica realtà rimasta ad operare nel Mediterraneo dopo i fermi amministrativi delle altre imbarcazioni delle Ong.
Nel Mediterraneo non c’è più nessuno, a navigare nel vuoto istituzionale restano solo poche navi umanitarie che operano effettuando attività di monitoraggio e pattugliamento. All’occorrenza rapportano notizia di una eventuale unità navale in pericolo alle Autorità responsabili del soccorso marittimo, intervenendo poi dietro loro coordinamento oppure direttamente in caso di urgenza o in caso di inerzia da parte delle autorità (ma sempre e solo in situazione di necessità ), in collaborazione con velivoli come “Moonbird” e con Alarm Phone.
Le Ong sono state falciate da una vera e propria persecuzione amministrativa: le capitanerie di porto hanno bloccato la Sea Watch3, la Mare Jonio battente bandiera italiana, la Sea Watch4 di bandiera tedesca, per cavilli burocratici.
Il punto riguarda l’attività di soccorso marittimo, svolta senza avere la certificazione amministrativa relativa alla idoneità tecnica.
Ma nell’ordinamento italiano le uniche unità costruite ed allestite per la salvaguardia della vita umana in mare sono proprio le unità navali specializzate della Guardia Costiera (sono quelle che recano la scritta SAR ben visibile dall’alto), secondo quanto stabilisce il Piano nazionale SAR, documento approvato con decreto dell’allora Ministero dei Trasporti, nel 1996.
La svolta doveva arrivare con la modifica ai decreti sicurezza operata dal nuovo governo Conte e per volontà della ministra Lamorgese, ma ciò — nella sostanza — non è avvenuto.
È vero che sono state ridotte le multe milionarie per le Ong e viene affidato ad un giudice il potere di comminarle insieme alle sanzioni penali già previste dal codice della navigazione per la violazione del divieto di ingresso in acque territoriali, ma nei fatti il processo di criminalizzazione di chi presta soccorso in mare, che al contrario andrebbe sostenuto ed affiancato, non si è spezzato.
E i risultati sono quelli che verifichiamo oggi, piangendo un’altra vittima del vuoto.
Dice bene Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, “Joseph è morto in mare in attesa dei soccorsi mai arrivati. I decreti sicurezza sono stati cambiati ma la musica è rimasta la stessa. Ed è musica da funerale”.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
STAVOLTA LA FIGURA DI MERDA TRAVALICA I CONFINI NAZIONALI….E INVECE DI SCUSARSI LIBERO CANCELLA IL POST
L’osservatorio dei giornali di oggi ci regala un altro piccolo capitolo della vicenda dell’articolo
Libero su CNN.
Il quotidiano diretto da Pietro Senaldi, infatti, aveva realizzato un pezzo per l’edizione online nella giornata dell’11 novembre, all’interno del quale si affermava che la CNN avesse tolto dalla sua mappa sulle elezioni statunitensi l’Arizona.
Secondo Libero, lo stato in un primo momento era stato “chiamato” per Joe Biden. E sempre secondo il quotidiano italiano, questo aspetto rappresentava una speranza in più per una rimonta dell’ultima ora da parte di Donald Trump.
La CNN, nella serata di ieri, aveva risposto attraverso uno dei suoi account Twitter ufficiali (in particolare quello del team di comunicazione e pubbliche relazioni che ha sede a Londra) all’articolo e al relativo tweet di Libero.
«Questo è assolutamente falso — c’era scritto nella risposta -, la CNN non ha mai attribuito alcun vincitore presidenziale 2020 all’ Arizona».
La storia, a quel punto, era diventata virale. Tuttavia, al momento, risulta che Libero abbia cancellato il tweet e rimosso l’articolo dal suo sito web.
Non sembra presente alcuna rettifica di quanto riportato (ma, ripetiamo, soltanto la cancellazione) e non sono state fatte dichiarazioni pubbliche in merito da parte dei responsabili della testata.
Ovviamente, nulla esclude che — nel corso della giornata — possa esserci una sorta di ravvedimento rispetto a questa strategia di comunicazione. E speriamo sinceramente che possa essere così, per il bene di tutto il giornalismo italiano.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2020 Riccardo Fucile
“SI FANNO SCELTE CHE COMPROMETTONO L’EFFICACIA DEL NOSTRO LAVORO”
“Ho chiesto un congedo ma ho deciso, lascio la sanità pubblica. Così non è più possibile andare avanti“. Maria è un medico. Uno di quei “medici eroi” che ogni giorno vivono l’inferno del Covid nei reparti degli ospedali pubblici stremati dopo turni di lavoro massacranti. “Da tempo assisto a scelte che compromettono l’efficacia del nostro lavoro”, continua la specialista nel suo racconto tagliente a Repubblica.
Sono profondamente sconfortati i medici e gli infermieri per quello che si sarebbe potuto fare nei mesi estivi “di apparente tranquillità ” e non è stato fatto. Questa volta c’era il tempo di prepararsi all’arrivo della seconda ondata.
“Siamo sfiniti e adirati. Il reparto dove lavoro è diventato Covid e non lo era durante la prima ondata, ma nessuno questa estate ha pensato di organizzare qualche corso di formazione per insegnarci un mestiere che non sappiamo fare. Allora il disagio era accettabile, ora no. Tutto era totalmente prevedibile, inutile raccontarcela. Se ci fosse stata una pianificazione durante i mesi di tranquillità adesso saremmo più sicuri, non avremmo addosso questa sensazione di costante incertezza”.
Le decisioni, dice il medico ancora a Repubblica “non sono prese di giorno in giorno, ma di minuto in minuto. Respingo questa idea dell’emergenza e sono certa che a pensarla come me sono tutti i miei colleghi”.
“Chi non è ammalato di Covid è molto arrabbiato, deve rinunciare a visite e esami, in molti casi gli stessi che erano stati annullati mesi fa. Un diritto negato che genera intolleranza. Io capisco la loro rabbia. I pazienti Covid invece sono lì spaesati, le cure sono certamente garantite ma la modalità è quella di una maxi-emergenza, con standard che sarebbero scarsamente accettabili in una condizione ordinaria”. E conclude: “La nostra è una professione. Siamo chiamati a una grande responsabilità a cui non ci siamo mai sottratti, ma non siamo missionari“.
(da Open)
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