Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
IL SOLITO SISTEMA DEI SERVIZI RUSSI: FAKE NEWS PER LEDERE LA REPUTAZIONE DELLA CONCORRENZA
Il Wall Street Journal ha riportato per primo la notizia della disinformazione vaccini Usa operata a alcuni portali russi.
Le false narrative proposte sarebbero sugli organi di stampa russi News Front, New Eastern Outlook e Oriental Review avrebbero poi avuto risonanza anche in altri media sia russi che internazionali.
Questi tre organi sono stati identificati dal Global Engagement Center del Dipartimento di Stato americano, agenzia che si occupa di monitorare le azioni gli attacchi esteri che si basano sulla disinformazione. Dietro l’azione ci sarebbe la l’Intelligence russa ma il Cremlino ha negato ogni tipo di coinvolgimento.
I bersagli dell’azione di disinformazione sono, in particolare i vaccini, Pfizer/BioNTech e Moderna. Il tutto farebbe parte di un’azione organizzata per ledere alla reputazione dei vaccini occidentali tramite la messa in dubbio dell’efficacia e dello sviluppo dei vaccini, affermando per esempio che, i processi per l’approvazione sarebbero stato accelerati andando a danneggiare il livello di sicurezza dei farmaci.
In particolare il funzionario del GEC ha parlato di quattro pubblicazioni che sarebbero servite da copertura per l’azione dell’intelligence russa.
Oltre a mettere in dubbio l’efficacia dei vaccini i siti hanno aumentato la portata degli effetti collaterali registrati; si veda l’esempio del primo caso di shock anafilattico registrato in Giappone in seguito alla somministrazione di Pfizer.
L’utilizzo da parte della Russia di fake news per creare confusione e fare i propri interessi non è certo nuovo e stavolta lo scopo sarebbe screditare i vaccini occidentali così da indurre gli altri paesi a preferire Sputnik, visti anche tutti i problemi riguardanti i vaccini che non arrivano.
«Questi siti variano tutti per portata, tono e pubblico», ha spiegato il portavoce della GEC, « ma tutti stanno diffondendo propaganda e disinformazione. La scoperta da parte del Dipartimento di Stato di un collegamento tra questi siti e l’intelligence russa è il risultato di una conclusione congiunta tra agenzie».
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
I LEGHISTI HANNO PERSO LA FACCIA: DAL GOVERNO AUTORITARIO CHE AFFAMA I CITTADINI A SERVI PRONI DI CHI NON RIESCE NEANCHE A PAGARE I RISTORI STANZIATI DA CONTE DUE MESI FA E LI RIMANDA A DOPO PASQUA… MA I RISTORATORI IN PIAZZA NON SCENDONO PIU’? NON HANNO PIU’ FAME O SONO AL SERVIZIO DI DRAGHI?
Ma ve la ricordate la “dittatura sanitaria”? Dico, vi ricordate tutto il baccano che si accendeva ogni
volta che nell’aria si annusava il bisogno di un nuovo lockdown o anche semplicemente si ventilava l’ipotesi di nuove restrizioni?
C’era Salvini, era lui l’agitatore degli aperturisti, che strillava come un matto per convincerci che ogni nuova limitazione non fosse altro che la conferma dell’incapacità di quelli che governavano. Altri gli andavano dietro a scia, i suoi parlamentari e gli alleati di Fratelli d’Italia e anche qualche berlusconiano. Che vergogna, che schifo, ci dicevano, ora non si sentono più.
Ve le ricordate le prese per i fondelli per i colori delle regioni? Vi ricordate gli schiamazzi di chi ci spiegava che era un metodo punitivo che uccideva gli italiani e che veniva usato come arma politica? Ora i colori sono aumentati, c’è l’arancio scuro, il rosso rossissimo, il bianco con toni di grigio. Ma non si sente più nessuno strillare.
Vi ricordate le grandi battaglie di Salvini e dei suoi compagnucci aperturisti contro il coprifuoco? Vi ricordate tutte le ciance per la libertà e i vaneggiamenti sul diritto di pisciare il cane alle 4 del mattino? Che tempi: tutti esperti di Costituzione. Ora il coprifuoco potrebbe addirittura allargarsi e quelli, al solito, tutti zitti, spariti.
Vi ricordate le critiche ai Dpcm? Vi ricordate costituzionalisti, Renzi e Salvini, quelli che lamentavano la presenza di un governo autoritario?
Sono gli stessi che criticavano la pletora di esperti che esautorava la politica e il Parlamento delle loro funzioni, quelli che chiamavano i tecnici “amichetti” e i consulenti li chiamavano “compagni”. Ora continuano i Dpcm, si allarga la schiera di esperti, eppure non s’ode una protesta manco a pagarla, niente.
E le scuole? Che vergogna, dicevano, le scuole chiuse e le famiglie in difficoltà che non sanno come tenere i propri figli. Ci risiamo, ma quelli che strillavano ora hanno perso il dono della protesta.
E vi ricordate quando dicevano di dare notizie certe, di smetterla di bisbigliare? Da giorni si discute di un lockdown senza fonti certi, retroscena dappertutto ma quelli tacciono, niente di niente.
E i ristori che arrivavano in ritardo? Ora è cambiato il nome, ma comunque si chiamino continuano a non arrivare, la sostanza non cambia, solo gli sfegatati oppositori tacciono. Insomma, il trucco era semplice semplice: bastava fare entrare i contestatori nel governo e continuare come prima. Intorno s’è fatto tutto accondiscendenza.
(da TPI)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
“SERVE UN PIANO CONTRO LE VARIANTI E TRACCIARE I CONTAGI O TUTTO E’ INUTILE”
È atteso per oggi il nuovo documento del Comitato tecnico scientifico, il team di esperti che si è riunito stamattina per dare un parere sulla gestione delle varianti del Coronavirus (che poi spetterà al governo seguire o meno). Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia di Padova, concorda sulla necessità di misure più restrittive.
Soprattutto perchè non si può vaccinare «mentre c’è un’elevata trasmissione virale»: in quel modo, dice, si «favorirebbe l’emergere di varianti resistenti».
Nonostante l’arma «formidabile» del vaccino, infatti, esiste una «minaccia di varianti potenzialmente resistenti al vaccino». In quel caso, laddove si manifesteranno cluster, «bisogna chiudere tutto come a Codogno, perchè non possiamo permetterci che si diffondano nel Paese. Significherebbe — ha sottolineato — dover resettare l’orologio un anno indietro».
«Serve un sistema di tracciamento degno di un Paese sviluppato»
Serve dunque una strategia di contenimento specifica, ma non si può solo chiudere: come ripete da un anno, bisogna continuare a tracciare. «Serve un piano nazionale finanziato per il monitoraggio delle varianti — ha sottolineato — e serve potenziare il sistema di sorveglianza con tamponi». In assoluto, per contenere la pandemia ci sono tre strade: «Vaccinare oltre la soglia dell’immunità di gregge, continuare con distanziamento e mascherine e, finalmente, creare un sistema di tracciamento degno di un Paese sviluppato».
(da Open)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
“LE MISURE DRASTICHE SERVIVANO PRIMA, SE L’AVESSIMO FATTO NON SAREMMO IN QUESTA SITUAZIONE”
Le decisioni del Cts per il contenimento del contagio da Coronavirus per Massimo Galli sono come
una «martellata sugli alluci».
Il Comitato tecnico scientifico ha infatti proposto di istituire zone gialle rafforzate, misure restrittive nel weekend sul modello di quelle usate a Natale e zone rosse locali con regole più stringenti.
Per il responsabile del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano il lockdown, ora come ora, è «triste» e arriva tardi per frenare la crescita del contagio. «Non fa piacere, non fa piacere affatto. Ed è terribile, pesante, triste, ma purtroppo è tardivo. Le misure drastiche servivano prima, se l’avessimo fatto sarebbe stato meglio per tutti», ha detto Galli all’Adnkronos.
Per quanto una politica fatta di restrizioni sia necessaria, le nuove misure «le accolgo, come tutti, con lo stesso gusto con cui mi darei martellate sugli alluci».
Oltre alle restrizioni il Cts ha invitato il governo Draghi a estendere le vaccinazioni «a più soggetti possibili e nel più breve tempo possibile». In questo modo si procederebbe all’immunizzazione dei cittadini, strategia che secondo gli esperti è da adottare in parallelo alle misure anti Covid.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
ALTRA IPOTESI UNA CHIUSURA MODELLO NATALE, QUELLA CHE NON E’ SERVITA A NULLA, VISTO CHE DA 5 MESI I CONTAGI SONO SEMPRE GLI STESSI
A un anno esatto dal primo lockdown, l’Italia rischia di dover richiudere. E il primo Dpcm di Mario Draghi rischia di dover essere cambiato pochi giorni dopo la sua entrata in vigore. Che, con centomila italiani morti per il Virus, nuove restrizioni ci saranno su tutto il territorio nazionale è certo. Il governo deciderà già nelle prossime ore dopo l’incontro con i tecnici del Cts convocati questa mattina dalla Cabina di regia, chiamati a dare il loro parere sulla richiesta del governo che – vista la mutata situazione epidemiologica – chiede di sapere quali nuove misure adottare.
Quello che gli esperti hanno detto all’esecutivo è un via libera a mettere in pratica misure più stringenti per ridurre la circolazione del Covid nel nostro Paese.
Perchè la zona gialla non basta in questo momento a tenere sotto controllo l’epidemia. Hanno inoltre sottolineato che è sarebbe efficace quanto fatto a Natale, con una modulazione tra arancione e rosso. L’obiettivo resta sempre quello di arrivare a meno di 50 casi per 100mila abitanti, che in certe regioni è stato già raggiunto.
Gli esperti insistono anche sulla necessità di potenziare la campagna vaccinale. Per questo anche il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha parlato di “una stretta anche per Pasqua, per evitare di far spostare le persone durante le feste”.
Il Cts ha sottolineato che vanno valutati ulteriori interventi di mitigazione e contenimento dell’epidemia, anche di livello nazionale. I tecnici sono stati convocati ieri sera e si è chiesto loro di rispondere a un quesito del ministero alla Salute sulle misure di contenimento. Anche alla luce della circolazione in aumento hanno quindi dato il via libera all’intervento della politica.
L’idea è quella che sopra i 250 casi settimanali per 100mila abitanti debba scattare automaticamente la zona rossa. Ma le restrizioni, al di là dell’incidenza, vanno decise anche se sono presenti le varianti brasiliana e sudafricana che hanno una potenziale capacità di ridurre l’immunizzazione. Teoricamente gli interventi sono anche su scala regionale. E, in effetti, molte realtà hanno messo in zona rossa province e comuni. Possono però essere utili anche interventi nazionali. Uno dei timori degli esperti è legato anche alla prevalenza della malattia. Oggi sono tante, cioè 470mila, le persone infette in Italia.
Il ventaglio delle ipotesi si è ormai ristretto. Si va da quella più severa di tre settimane di lockdown generalizzato per provare a vaccinare più persone possibili a quella, più plausibile, della stretta dei parametri che farebbero entrare un territorio in zona rossa.
E dunque, come aveva già propsto il Cts, basterebbe che l’incidenza del contagio raggiungesse i 250 casi ogni 100.000 abitanti per far scattare la zona rossa. Una misura necessaria per evitare che anche in regioni colorate di arancione o giallo, i governatori possano chiudere le scuole al raggiungimento di questa incidenza di contagi. Ma lasciare aperti bar, ristoranti o negozi.
L’altra ipotesi è quella di far scattare un lockdown generalizzato quando su tutto il territorio nazionale si dovessero superare i 30.000 contagi giornalieri.
Sul tavolo del Cts anche la replica di una misura adottata già a Natale: la chiusura in tutta Italia nei weekend di ogni attività escluse quelle essenziali; quindi stop a bar, ristoranti, negozi anche in zona gialla e una zona arancione-scuro; quindi scuole chiuse e divieto di spostamento dal proprio Comune, valido su tutto il territorio nazionale. A cosa sia servito non si sa, visto che il livello dei contagi è sempre o stesso da 5 mesi.
A questo punto sembra ormai scontato che le nuove restrizioni scatteranno già dal prossimo weekend.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
AMERICA’S CUP, ALLE 4 ITALIANE INIZIA LA SFIDA: NEOZELANDESI FAVORITI, MA GLI AZZURRI FANNO PAURA: “VOGLIAMO VINCERE”
Uno dei timonieri di Luna Rossa si confessa alla vigilia della sfida con Team New Zealand: si
comincia stanotte alle 4
Jimmy, andiamo subito al punto. Pensi che sarà una serie di incontri testa a testa?
“Questo è ciò che mi intriga: non lo sappiamo. Nell’America’s Cup World Series (a dicembre), i neozelandesi hanno dimostrato di avere un pacchetto molto veloce. Nei mesi successivi, sono stati in grado di prendere molte delle loro decisioni di progettazione, ingegneria e sviluppo in seguito perchè non gareggiavano fino al match per la Coppa America. Tuttavia, come sfidanti, abbiamo superato la Prada Cup, le semifinali e le finali. Questa è stata una vera corsa ad alta pressione in cui giochi con la ‘morte improvvisa’ dell’eliminazione diretta. Quindi è fantastico andare in regata, ma ora inizia il lavoro. L’evento principale”.
C’è un aspetto tecnico che potrebbe fare la differenza?
“Nella mia esperienza, sono una moltitudine di cose. Ma credo che la velocità della barca sarà il fattore più importante in questa Coppa America, come è sempre”.
Quanto entra in gioco l’elemento umano?
“I velisti giocano un ruolo enorme. Le barche sono incredibilmente fisiche e devi essere qualche passo avanti gli altri, cercando di scendere bene dalla linea di partenza, prendere buone decisioni, correre lucido. Ma ancora una volta, la velocità della barca sarà fondamentale. Non importa quanto siano bravi i fantini, hai bisogno di un cavallo veloce”.
I fantini in questa Coppa sembrano ben assortiti: ci sono molte star su entrambe le barche.
“Tutte e due le squadre sono piuttosto esperte. Ad esempio, Glenn Ashby e io torniamo indietro nel tempo: eravamo assieme, quando abbiamo vinto la a prima Coppa con Oracle, e da ora è con i Kiwi. Entrambe le squadre sono ben proporzionate in termini di personale, dentro e fuori dall’acqua”.
E le condizioni?
“Il tempo sarà tutto. In Nuova Zelanda, a volte in un solo giorno puoi avere tutte le 4 stagioni! Penso che le barche avranno ognuna i loro punti deboli e se una barca ha un vantaggio in alcune condizioni, dovremo vedere se i marinai riusciranno a sfruttarlo. Sarà affascinante”.
Hai vinto due campagne consecutive di Coppa America prima di perdere contro Team New Zealand a Bermuda, quattro anni fa. Quanto è grande la voglia di riscatto?
“Io sono competitivo, in qualsiasi cosa entri, voglio vincere. Anche qui vogliamo uscire e fare una bella battaglia sull’acqua. Ma non ho dubbi che per questa partita di Coppa siamo coloro che sono sfavoriti. Team New Zealand non ha fatto solo un lavoro incredibile in termini di barca e talento nel mettere insieme la squadra: sono il defender per un motivo, e giocano in casa”.
Allora qual è la mentalità che deve avere il tuo team?
“Che sia stata una giornata difficile o una bella giornata, devi essere coerente e composto. Ascolta le lezioni e concentrati al 100% del tempo e delle energie sulla prossima sfida. La prossima gara è l’unica cosa che conta”.
Quanto conta, a livello personale, essere ancora in finale?
“Per me questa campagna è stata una delle più dure, se non la più difficile in assoluto. È stato un cambiamento così grande per me, arrivare in un gruppo completamente diverso, un concetto totalmente nuovo di barca, vivere dove non si parla inglese. Un sacco di ragioni lo hanno reso impegnativo, ma anche estremamente gratificante. Sebbene sia stata una campagna implacabile per tutta la squadra. Il segno della forza è la capacità di riprendersi e imparare”.
Come ti sentirai nei momenti prima del Match contro i Kiwi?
“Ogni gara è davvero emozionante. Uno dei motivi principali per cui lo fai è quel misto di emozioni, adrenalina, ansia, un po ‘di nervosismo. Quel minuto o due appena prima di entrare nel box di pre-partenza e impegnarsi contro l’altra squadra. Siete tutti sulla barca pronti per partire? È una sensazione incredibile e molto, molto avvincente”.
E alla fine…?
“Entrambe le squadre hanno una possibilità . Potremmo essere quelli che perdono, ma questo è il bello dello sport. Il favorito non vince sempre. Luna Rossa ha una cultura di persone che non si accontentano mai, che vengono a lavorare ogni giorno con la voglia di fare di più. Quindi è un momento emozionante. Mentre ti avvicini al Match di Coppa America, è una sensazione fantastica svegliarsi ogni giorno con la motivazione di rendersi conto di quanto sei fortunato. Soprattutto oggi, con ciò che il mondo ha sperimentato, essere in una squadra competitiva, fare una prova contro i migliori del mondo – è quello per cui vivi da sempre”.
(da Oa)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
SI E’ MESSO IN FILA ALLO SPALLANZANI COME TUTTI
I suoi non volevano la photo opportunity. Alla fine è venuta fuori l’immagine più potente di tutte: Sergio Mattarella seduto nella sala dello Spallanzani, circondato da altri anziani, attende il suo turno come un cittadino qualunque.
Non ci sono pose, nè sorrisi di circostanza, nè trattamenti da salottino vip, è un’istantanea casuale, di normalità democratica. Nella patria dei furbetti, dove gli avvocati hanno avuto la precedenza sulle persone fragili, Mattarella, 80 anni a luglio, ha aspettato per due mesi il suo momento.
L’aveva detto nel discorso di fine anno, e l’ha fatto. Si è messo in fila in una grigia mattina di marzo, salutando le donne e gli uomini che erano lì con lui, e tutto questo adesso suscita stupore.
Joe Biden si era vaccinato in diretta tv, esponendo il braccio a favore di telecamera. Benjamin Netanyahu voleva essere il primo. Altri presidenti seguiranno. E’ giusto che un leader dia l’esempio, per cui non c’è nulla di male.
E’ comprensibile che un’autorità , che deve governare ogni giorno mille impicci legati alla pandemia, venga messa in sicurezza. E’ il ragionamento che ha fatto il governatore campano Vincenzo De Luca, che ha pensato bene di saltare direttamente la fila, non spiegando nemmeno le ragioni della sua premura.
Con i vaccini siamo indietro (ieri 114 mila iniezioni, troppo poche), ma Mattarella oggi ci ha ricordato la cosa più importante di tutte: in questa tempesta siamo tutti sulla stessa barca.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
NUOVE DIFFICOLTA’ SUL FRONTE DELL’APPROVVIGIONAMENTO
Johnson&Johnson ha comunicato all’Unione Europea di avere problemi di approvvigionamento che
potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino contro il coronavirus nel secondo trimestre dell’anno.
Lo ha riferito un funzionario europeo all’agenzia Reuters.
Il vaccino di J&J, che richiede una sola dose, dovrebbe essere approvato l’11 marzo dall’Ema e le consegne dovrebbero partire da aprile. L’azienda si era impegnata a fornire 200 milioni di dosi all’Unione europea per il 2021.
La scorsa settimana J&J aveva raccontato all’Ue di avere problemi nel reperimento dei componenti del vaccino, il che si traduce nella difficoltà ad arrivare alle 55 milioni di dosi entro la fine di giugno.
Per J&J l’obiettivo, secondo quanto riferivo dalla fonte Ue, non sarebbe comunque “impossibile” ma serve cautela.
(da agenzie)
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Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile
ALESSANDRO PORTO E’ ORA ASSESSORE AL COMUNE DI CATANIA: ALLE ELEZIONI SOSTENEVA IL CENTROSINISTRA, POI PRIMA DEL VOTO PASSA CON FORZA ITALIA, ORA ALLA LEGA
“Spero di tornare presto in Sicilia ma per occuparmi di altro”. Matteo Salvini lo ripete praticamente al termine di ogni udienza del processo in cui è accusato di sequestro di persona per i casi Gregoretti e Open Arms.
In realtà , i viaggi tra Catania e Palermo del segretario del Carroccio coincidono da mesi anche con vicende extra giudiziarie.
Dalla convention della Lega, a inizio ottobre 2020, fino al faccia a faccia con il presidente Nello Musumeci e lo stato maggiore del partito nell’Isola subito dopo l’insediamento del governo Draghi.
L’ultima tappa, venerdì scorso, ha portato in dote anche un nuovo leghista che andrà ad allargare il fronte isolano: si tratta di Alessandro Porto, assessore alla Protezione civile nella giunta di destra che guida il Comune di Catania. Salgono così a due gli esponenti del Carroccio che siedono a fianco del sindaco Salvo Pogliese. Insieme a Porto c’è Fabio Cantarella, assessore con delega a rifiuti e sicurezza e componente della segreteria nazionale.
L’annuncio, nemmeno a dirlo, è stato dato con l’immancabile foto di rito postata su Facebook. Vicini e felici ci sono Porto, Salvini e il parlamentare Nino Minardo nella veste di segretario regionale del partito.
Per il nuovo arrivato la Lega è l’ultimo partito di una carriera politica all’insegna del movimentismo e con qualche punta d’incertezza. Basta riavvolgere il nastro dei ricordi e fermarsi al 5 novembre 2017.
Anno delle regionali in Sicilia e della candidatura di Porto a deputato quando sedeva in Consiglio comunale come capogruppo della maggioranza di centrosinistra del sindaco Enzo Bianco. Qualcosa, però, a pochi giorni dalla presentazione delle liste andò per il verso sbagliato. Porto affigge i manifesti a sostegno del candidato presidente del centrosinistra Fabrizio Micari ma si pente della scelta.
Il nome dell’ex rettore dell’Università di Palermo scompare e viene sostituito con quello di Nello Musumeci e la lista di Forza Italia, mentre foto e grafica nei manifesti rimangono uguali.
Un cambio di casacca tanto repentino quanto spiazzante: da punta di diamante e accanito sostenitore del sindaco Bianco a candidato degli azzurri di Silvio Berlusconi. In quei giorni, il diretto interessato si giustificò dicendo di essere “un moderato che sosteneva Bianco in quota Udc”.
La cautela nella politica siciliana è fondamentale per rimanere a galla e quella in Forza Italia per Porto è stata solo una breve parentesi.
Abbandonato Bianco con l’ingresso nel gruppo misto in Comune, nel 2018 è candidato alla Camera nella lista dei centristi di Noi con l’Italia.
Dodici mesi dopo arriva l’incarico nell’Udc di Lorenzo Cesa con la nomina a commissario provinciale del partito per la provincia di Catania. Per completare l’elenco dei partiti in cui ha militato il nuovo coordinatore politico della Lega, bisogna citare anche l’attivismo nel Movimento per le autonomie, creatura dell’ex presidente Raffaele Lombardo ancora sotto processo per concorso esterno alla mafia. Era un’altra epoca, 2006/2012, e Porto era consigliere comunale e presidente della commissione Urbanistica con il partito di Lombardo.
Un periodo che coincise con l’indagine Iblis della procura di Catania su mafia, politica e imprenditoria. In quel contesto, sentito a processo, il killer e pentito del clan Cappello Gaetano D’Aquino indicò di avere incontrato il 28 maggio 2006 Porto e altre persone in un bar della città per consegnare una lista di nomi e voti per le elezioni. Il politico smentì la circostanza e promise querele ma i pm etnei lo iscrissero nel registro degli indagati per voto di scambio.
A mettere fine alla vicenda l’inattendibilità sulla questione di D’Aquino e un provvedimento di archiviazione chiesto dalla procura e accolto dalla gip Francesca Cercone il 30 luglio 2013. Poco più di un mese dopo dall’elezione di Porto in Comune con il centrosinistra “ma in quota Udc”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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