Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
LEGA E FORZA ITALIA UNITI PERDEREBBERO IL 4,5% RISPETTO A SEPARATI… ECCO A CHI ANDREBBERO I VOTI PERSI
Adnkronos ha reso noto che la creazione di una federazione di centrodestra tra i
partiti di Salvini e Berlusconi, pur trovando un 56% di elettori di centrodestra che si dice favorevole all’unione (il 30% dice no, mentre il 14% preferisce non rispondere) non allarga i consensi.
Le due forze separate (Lega e Forza Italia) valgono infatti il 28,5% mentre unite arrivano al 23,8% con una diminuzione del 4,5%.
Il decremento sembrerebbe favorire soprattutto FdI di Giorgia Meloni, che registra un +1,9% ma, si legge nel lancio di Adn, “Si notano spostamenti anche a favore di Coraggio Italia di Luigi Brugnaro e Giovanni Toti (+0,5%), di Noi con l’Italia di Maurizio Lupi (+0,6%) e addirittura di Italia Viva di Matteo Renzi (+0,8%) e in minor misura pure verso Azione di Carlo Calenda (+0,2%)”.
Il progetto caldeggiato da Salvini di creare una federazione, al momento, dunque, non solo non sembra scaldare gli elettori di centrodestra ma addirittura potrebbe avere l’effetto di dirottare voti su partiti estranei al centrodestra come appunto Iv e Azione.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DELLE ENTRATE: RIFORMARE LA RISCOSSIONE
Sulla lotta all’evasione fiscale si torna all’antico: dalle spese per il mutuo a quelle per l’affitto, dalla gestione di un’autovettura sino alle spese mediche, per i figli a scuola e per l’università, per le bollette, per i consumi telefonici e gli abbonamenti alla pay tv tutto potrebbe tornare sotto la lente del Redditometro.
Al dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia ci stanno lavorando, anche attraverso una consultazione con le categorie sullo schema di decreto con gli elementi dai quali ricostruire la capacità contributiva dei contribuenti a partire dal 2016.
L’accertamento di questo strumento, che si avvale anche di medie Istat per le spese alimentari e per l’abbigliamento, scatterebbe con uno scostamento del 20%.
Nell’idea di partenza sono previste, tra l’altro, 55 diverse tipologie di famiglie tipo. Ma per quanti livelli si possa determinare, la rigidità di questo modello potrebbe determinare come in passato molti errori sull’effettiva capacità di reddito dei cittadini.
TROPPO NERO.
Che si torni al Redditometro o no, il tema della fedeltà contributiva resta centrale per il funzionamento dello Stato.
Ad oggi l’entità dell’evasione fiscale “è un’indecenza”, ha detto venerdì scorso il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ad un’iniziativa della Fp-Cgil sul fisco.
Un’indecenza da estirpare in quanto il tax gap (cioè la differenza tra le imposte che vengono effettivamente incassate dalle amministrazioni fiscali e quelle che si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento spontaneo alla legislazione esistente) è passato dagli 88 miliardi del 2011 a 79 miliardi nel 2018. Troppo poco, dunque.
Per Ruffini la strada di una maggiore capacità nella riscossione è intrapresa e la digitalizzazione sta dando i suoi frutti, ma la montagna dell’evasione fiscale si sta solo scalfendo, non demolendo. Inoltre – ha aggiunto Ruffini – la partita fisco-contribuenti è impari. Gli uffici hanno risorse limitate, pari a 32mila addetti, mentre solo le partite Iva sono 5 milioni.
Il direttore delle Entrate ha anche detto che la riscossione non funziona, perché il legislatore non ha mai fornito al servizio le norme per farla funzionare. E se la riscossione non funziona, uffici finanziari e Guardia di Finanza non potranno mai sconfiggere l’evasione fiscale. Per questo, ha concluso Ruffini, è più urgentemente di qualunque altra misura una riforma del sistema della riscossione, perché è questa che renderebbe credibile anche l’accertamento.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
NEL 2020 L’UFFICIO ANTI-FRODE HA AVVIATO 13 INCHIESTE
Nel 2020 l’Italia è stato il Paese con il più alto numero di inchieste relative all’utilizzo
dei fondi europei concluse dall’Ufficio Ue anti-frode (OLAF).
Per la precisione lo scorso anno sono state condotte 13 inchieste, tutte quante riportate nel rapporto annuale dell’ufficio, di cui 9 si sono concluse con una raccomandazione, il più blando dei provvedimenti comunitari.
In totale, il rapporto parla di 230 indagini condotte in un anno, con 375 inviti alle autorità nazionali ed europee competenti. La maggior parte di queste raccomandazioni riguarda il recupero di fondi Ue per un ammontare di circa 294 milioni di euro.
Le inchieste concluse solo nel 2020 sono state 109, e riguardano l’uso di fondi europei in 37 stati diversi, di cui la maggior parte extra-Ue.
Accanto all’Italia, tra gli Stati con il più elevato numero di inchieste ci sono Bulgaria e Ungheria, rispettivamente con 8 indagine concluse nel 2020, terminate con 7 e 4 raccomandazioni alle autorità competenti. Subito dopo ci sono Germania, Austria, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania.
Come accaduto già negli scorsi anni, la manipolazione delle procedure di appalto e di gara per intascare fondi europei rappresenta una delle principali tendenze riscontrate dall’Olaf nel 2020.
“I meccanismi di frode – si legge nella nota nota ufficiale dell’Olaf – riguardano spesso diversi Stati membri e comportano dei complessi sistemi di riciclaggio dei profitti ottenuti in modo illecito“.
Il riferimento è agli emblematici casi di Romania, Italia, Belgio e Spagna, in cui si è raccomandato il recupero di 25 milioni di euro destinati a infrastrutture stradali. In realtà, questo denaro è stato riciclato attraverso società interconnesse e mediante pagamenti per servizi fittizi, con dei passaggi che l’Olaf ha ritenuto sospetti. In particolare, tra gli esempi contenuti nella relazione annuale, presenti anche frodi ai danni dei fondi Ue destinati alla ricerca, all’agricoltura e allo sviluppo rurale, così come frodi ai danni dei fondi sociali.
Il focus sulle truffe in pandemia – In particolare, nel rapporto viene presentato un focus ad-hoc sulla pandemia di Coronavirus: l’emergenza – si legge – ha comportato un “improvviso e massiccio aumento della domanda di dispositivi di protezione individuale“, che si è rivelata “un’opportunità commerciale per i falsari“.
Nel marzo 2020, l’Olaf ha individuato 1000 operatori sospetti, in quanto potenziali rivenditori di materiale contraffatto. Con la sua azione, l’Ufficio ha così contribuito al sequestro di milioni di mascherine e gel igienizzanti non conformi o contraffatti, ma anche dei kit per eseguire test e tamponi anti-Covid.
Uno degli esempi riportati nel rapporto riguarda il sequestro di 140mila litri di disinfettante per le mani contraffatto proveniente dalla Turchia. La sua composizione era risultata sospetta in virtù di un livello molto alto di metanolo, un composto chimico particolarmente pericoloso per il nervo ottico, che comunemente causa mal di testa, visione offuscata e nausea. Un mese dopo la segnalazione fatta dalle autorità danesi che per prime son incappate in questo igienizzante nocivo, l’Olaf ha identificato una spedizione sospetta diretta verso l’Irlanda, intercettandola al porto di Dublino. Proseguendo con le sue indagini, l’ufficio ha scoperto diverse società negli stati membri Ue che avevano ordinato disinfettanti per le mani dello stesso produttore turco, arrivando così a districare la rete e facendo da supporto ai vari Paesi per limitare problemi simili.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
“LA DOPPIA VACCINAZIONE NON SUPPORTATA DA DATI”
“I vaccini a vettore virale ai giovani non si sarebbero dovuti dare, questa è una situazione nella quale non ci saremmo dovuti trovare”. Lo dice Andrea Crisanti intervenendo a ‘Mezz’ora in più’ su Rai3.
“A questo pasticcio che è stato fatto si cerca di rimediare proponendo la doppia vaccinazione. Personalmente penso che dal punto di vista immunologico scientifico non ci dovrebbero essere problemi, ma rimane il fatto che implementiamo una misura che dal punto di vista sperimentale non è supportata da dati”. ha proseguito, riferendosi alle indicazioni sulla cosiddetta vaccinazione eterologa, dopo il caso della diciottenne deceduta dopo essersi vaccinata con Astrazeneca.
“Sui vaccini è stato fatto un gravissimo errore di comunicazione; l’errore fondamentale è stato il non dire: ’Questi vaccini vengono approvati in via emergenziale, quindi quello che dicono Aifa ed Ema non sono le tavole della legge, ma significa che via, via che si accumulano dati, noi cambieremo le indicazioni”, ha concluso
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
PENA ESEMPLARE NEGLI STATI UNITI
Durante una sessione di shopping, in piena pandemia, gli è stato chiesto di indossare
la mascherina ma non l’ha presa molto bene: ha inseguito l’uomo nel parcheggio del negozio, lo ha scaraventato a terra e per finire gli ha tossito e sputato in faccia.
E’ stato subito denunciato dal malcapitato, ed ora è arrivata la sentenza: condannato a dieci anni di carcere. Il tutto è accaduto a Des Moines, nell’Iowa.
I fatti risalgono a novembre dello scorso anno. Shane Wayne Michael, 42 anni, a quanto pare si è infuriato dopo che un uomo gli ha chiesto di tirarsi su la maschera in un negozio di occhiali
La vittima, secondo i rapporti locali, ha detto che è stato prima rincorso e picchiato brutalmente e poi l’uomo gli ha tirato giù la mascherina e ha iniziato a tossire e sputargli in faccia urlando “se ce l’ho io, ce l’hai anche tu!”, riferendosi al Covid.
Micheal ha affermato di aver agito per legittima difesa perché era stato morso a un dito, ma la sua condotta è stata duramente punita: dieci anni di carcere per lesioni dolose, aggravate dalle gravi lesioni corporali.
Una sentenza “esemplare” che arriva nel pieno di continui incidenti e arresti in luoghi come banche, negozi e seggi elettorali, proprio peri l’uso della mascherina.
Un atteggiamento denunciato anche dalle compagnie aeree americane, attraverso la Federal Aviation Administration, che hanno segnalato un aumento senza precedenti del comportamento indisciplinato dei passeggeri indisciplinati che non avrebbero rispettato il mandato federale di indossare una copertura per il viso.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
LA NONNA: L’AMBULANZA E’ ARRIVATA TROPPO TARDI
Sono morti stringendo la mano al papà Daniel e David i due fratellini uccisi ad Ardea, centrati da colpi di pistola al petto e alla gola mentre giocavano a pochi metri da casa. “Erano due bambini educati e rispettosi – ricorda la nonna Sonia – Daniel, il più grande, aveva solo 9 e 10 in pagella. Ieri era venuto a casa mia e stava andando via senza salutarmi. Invece è tornato indietro e mi ha voluto dare un bacetto”.
Due fratellini, di soli 5 e 8 anni, che amavano la scuola, il mare, il calcetto, gli amici. E stamattina giocavano insieme, come sempre, a pochi passi da casa approfittando della bella giornata
Per la nonna, però, qualcosa in più si sarebbe potuto fare per salvarli: “L’ambulanza è arrivata troppo tardi, ci ha messo mezz’ora. Respiravano – ha aggiunto – Sono morti stringendo la mano del padre”
Il papà Domenico, che è attualmente agli arresti domiciliari, era in casa e si è precipitato a soccorrerli. “A me per un po’ di droga mi tengono ai domiciliari e questo con la pistola nessuno lo controllava, e guardate cosa ha fatto”, avrebbe urlato l’uomo dopo la tragedia.
Il suo nome compare in un’operazione dei carabinieri del 2018 a Ostia contro gli scissionisti del clan Triassi, ritenuto avversario degli Spada.
“I genitori di Daniel e David sono distrutti e chiedono massimo riserbo e rispetto”, spiega l’avvocato della famiglia Fusinato, che senza mezzi termini parla di quanto avvenuto come di una “esecuzione”
I colpi esplosi dal 35enne Andrea Pignani non hanno lasciato scampo stamattina neanche a Salvatore Ranieri, un anziano che passava in quel momento in bicicletta e che non conosceva i fratellini Fusinato. L’uomo era in vacanza nel comprensorio di Colle Romito dove aveva una seconda casa. Stamattina è uscito per fare un giro in bici intorno alle 11.30 e non è più tornato.
Ad arrivare sul posto, tra le lacrime, la moglie dell′84enne.
“Non posso crederci – avrebbe detto – quando non l’ho visto ritornare mi sono preoccupata e sono uscita a cercarlo”.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
FIGLIO DI UNA GUARDIA GIURATA, HA SPARATO CINQUE COLPI
Il 35enne che ha tirato il grilletto almeno cinque volte, si chiamava Andrea Pignani, era
un ingegnere informatico, figlio di una guardia giurata: il padre era scomparso in inverno, hanno ricostruito i carabinieri del Reparto operativo di Roma e della compagnia di Anzio. E da allora la pistola con la quale prestava servizio era scomparsa
A maggio 2020 aveva minacciato la madre con un coltello. In quel caso, a quanto apprende l’Adnkronos, l’uomo fu sottoposto a un Tso, ma a parte quell’episodio non risultano segnalazioni di patologie psichiatriche a suo carico.
Lo racconta la madre a La Repubblica:
“Non siamo più riusciti a trovarla”, ha confermato la madre del 35enne ai carabinieri. Era disoccupato da tempo – ha ricostruito la madre – era solo, isolato. Non aveva amici e non si curava”. Non risulta in carico né al centro di igiene mentale di Ardea, né presso alcun professionista privato.
Non ci sarebbero parentele tra il 35enne e Domenico, il padre dei due fratellini. Nè risultano, da una prima ricostruzione, diverbi pregressi tra i due.
Per gli investigatori si tratterebbe del gesto istintivo di un folle che sarebbe dovuto essere in cura già da tempo. Era solo, ha scelto di raggiungere la madre nella casetta di Colle Romito pochi mesi fa.
Poi la follia. I colpi di pistola. Il suicidio.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
COSA SAPPIAMO FINORA DI ANDREA PIGNANI, IL KILLER DI ARDEA… INGEGNERE INFORMATICO DI 34 ANNI, DISOCCUPATO DA TEMPO, L’ANNO SCORSO SOTTOPOSTO A UN TSO
Ha ucciso a colpi di pistola due bambini e un uomo anziano. Poi si è tolto la vita. L’autore del triplice omicidio avvenuto oggi ad Ardea, in provincia di Roma, nel comprensorio di Colle Romito, si chiamava Andrea Pignani, aveva 34 anni e faceva l’ingegnere informatico.
Stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti, l’uomo soffriva di problemi psichici. Secondo i Carabinieri, tuttavia, l’uomo non era in cura né era uscito recentemente da un centro di salute mentale. «Era disoccupato da tempo, era solo e isolato», ha raccontato la madre a Repubblica. «Non aveva amici e non si curava».
Il nodo della pistola
Come emerso in queste ore dalle indagini, l’assassino non avrebbe avuto liti pregresse all’interno del comprensorio. Alcuni testimoni, però, avrebbero affermato il contrario: l’uomo litigava spesso con i vicini, anche minacciandoli con una pistola.
Secondo il presidente del Consorzio Colle Romito, i residenti pensavano che l’arma brandita in passato fosse «una scacciacani». Non è chiaro se la pistola usata oggi fosse la stessa segnalata dai residenti. Da quanto si apprende anche dai racconti della madre, Pignani era figlio di una guardia giurata – l’uomo è scomparso a novembre – che deteneva l’arma regolarmente. «Non siamo più riusciti a trovarla», ha affermato la donna.
La minaccia alla madre
Nel passato del 34enne si è registrato anche un episodio di minacce alla madre stessa, avvenuto più di un anno fa, a maggio 2020, in casa. In quel caso intervennero i Carabinieri: Pignani utilizzò un coltello per intimidirla e venne sottoposto a un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) per un giorno. Secondo i Carabinieri, non risultano denunce presentate nei confronti di Pignani.
(da Open)
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Giugno 13th, 2021 Riccardo Fucile
E’ UNA FEDELISSIMA DELL’ESPONENTE DELLA LEGA, EVIDENTEMENTE HA CAMBIATO GIUDIZIO SU DI LUI
Da due mesi il vicesindaco leghista di Ferrara Nicola Lodi, detto Naomo, riceveva
lettere minatorie. Meno di una decina di missive con minacce di vario genere a livello personale. E, in due buste, anche dei proiettili.
Una vicenda già portata all’attenzione del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, con procura con un fascicolo già aperto contro ignoti per le ipotesi di minacce e procurato allarme, che oggi, a distanza di 60 giorni, potrebbe aver trovato una risoluzione.
La Digos ha infatti trovato il presunto responsabile: la consigliera comunale della Lega, fedelissima di Lodi, diventata nei mesi scorsi anche responsabile organizzativo del partito, Rossella Arquà.
La polizia ha perquisito l’abitazione della consigliera per cercare materiale che potesse ricondurre ai contenuti di quelle lettere, realizzate con lettere formate da ritagli di giornale.
E i risultati di quell’ispezione hanno portato alle dimissioni di Arquà, come riporta Il Resto del Carlino. La consigliera ha comunicato la situazione prima nella chat del Carroccio locale. “Sono rovinata” avrebbe confidato agli ormai ex sodali.
Poi è passata a formalizzare in municipio le sue dimissioni dalla carica di consigliera e al partito quelle di militante. L’edizione locale del quotidiano fa sapere che la dimissionaria è anche già stata ascoltata dagli inquirenti.
Al momento Rossella Arquà, 56 anni, non risulta ancora formalmente indagata. Ma, si apprende da fonti investigative, è solo questione di tempo.
A “bruciare le tappe”, dando la soffiata, pare esser stata una voce proveniente dalla stessa Lega di Ferrara. A destare meraviglia tra i corridoi della politica locale è il fatto che Arquà fosse una delle figure più vicine a Lodi.
E proprio grazie a lui, che la portava a ogni tappa di campagna elettorale, da perfetta sconosciuta è arrivata in consiglio, subentrando a un paio di figure più votate poi promosse in giunta.
Nemmeno il suo curriculum vitae aiuta a conoscere qualche dettaglio in più della sua carriera politica né di quella professionale passate. Dal cv depositato in sede di candidatura si leggono solo due righe. Professione: operaia agricola attualmente disoccupata. Titolo di studio: scuola media inferiore.
E neanche in questi due anni di consiliatura aveva lasciato particolarmente il segno, se non per il “sì” o il “no” di gruppo al momento del voto. Mai una interrogazione, una mozione, una interpellanza. Nemmeno un intervento.
Tanto che tra i colleghi di assise si era guadagnata il nomignolo scherzoso de “la mumiona”. In ferrarese, la mummia. Un epiteto meritato dal record di parole uscite dalla sua bocca, tra consiglio e commissioni comunali, in ventiquattro mesi di governo: zero.
(da agenzie)
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