Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
CONSIDERAZIONI SUL RIDER 50ENNE AGGREDITO MENTRE SBARCAVA IL LUNARIO E QUEI MINORENNI FANCAZZISTI CHE LO HANNO PICCHIATO
Si poteva mettere in conto che le mandrie rattrappite dal lockdown, tornando a popolare le piazze nelle notti madide del dopopartita, sfogassero gli istinti lungamente repressi ribaltando le automobili bloccate in mezzo alla strada.
Ma quanto è successo in piazza Yenne a Cagliari, durante i cosiddetti festeggiamenti per la vittoria contro la Spagna, contiene un retrogusto francamente nauseabondo.
Un branco di ragazzi ha picchiato un uomo di cinquant’anni mentre svolgeva un lavoro da ragazzi: il porta-pizze.
Lo hanno preso a manate sul casco e colpito patriotticamente con l’asta di un tricolore. Poi lo hanno fatto cadere dal motorino tirando un calcio alle ruote.
Alessandro Ghiani, padre di due figli, se l’è cavata solo grazie ad alcuni passanti che gli hanno fatto da scudo, perché alla fine di buoni se ne trovano dappertutto.
Non penso che un adolescente brillo del 2021 sia molto peggiore di uno del 1991 o del 1961. Ma mi sembra di ricordare che il lavoro godesse allora di una certa sacralità.
Si provava una soggezione istintiva davanti a una persona con i calli alle mani o piegata sotto il peso di un dovere.
Il lavoro era ancora centrale nella vita e nella considerazione di molti. A quei ragazzi, inconsapevoli di umiliare un uomo di mezza età che solcava la loro festa notturna per sbarcare il lunario, auguro di consegnare pizze a domicilio per tutta l’estate, devolvendo a lui e alla sua famiglia gli interi guadagni, mance comprese.
(da il Corriere della Sera)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
ORA VUOLE “LIBERARE MILANO DALLA FINANZA E DALLE MULTINAZIONALI”, IN PRATICA VUOLE CHIUDERLA
Gianluigi Paragone arricchisce la sua già corposa biografia: per misurare la forza
di Italexit, il partitino che ha fondato incorporando un lugubre programma politico nel nome, si candida a sindaco di Milano, la città più europeista d’Europa. Genio. Personaggione.
Il Giornale, da tempo, lo chiama “Gigi La Trottola”. Feroce intuizione. Ha 49 anni e uno sguardo elettrico. Tipo veloce, grande eloquio, modi ferocemente cortesi. Furbissimo. I milanesi avrebbero potuto tranquillamente ritrovarselo allenatore dell’Inter. Poi l’Inter ha preso Simone Inzaghi, vabbé.
Ma magari perché Paragone non era troppo convinto dei padroni cinesi. O perché pensava non fosse ancora arrivato il momento di darsi al calcio.
Dico sul serio: perché Paragone fa esattamente quello che si mette in testa. È il genere di persona che incontri a una cena e ti racconta progetti strepitosi. Tu allora pensi: ecco, il solito mitomane.
In effetti è pieno di mitomani, ma poi c’è pure uno come Paragone. Uno che comincia da cronista della Prealpina al seguito della Lega e, alla fine, ci entra: diventando il direttore del quotidiano La Padania.
Avreste dovuto vederlo, e sentirlo. Uno duro e puro, purissimo al punto da dire all’Umbertone Bossi: «Dev’essere chiaro: io non voglio paracaduti politici».
Infatti poi – in quota Carroccio – senza aver mai visto una televisione se non quella della sala da pranzo di casa, sbarca in Rai. Carrierona: prima vicedirettore di Rai1, poi di Rai2. Lascia tracce? No.
Così, una mattina, può urlare di essere un giornalista libero, talmente libero da mettersi l’orecchino, prendere la chitarra e presentarsi a La7 per condurre La Gabbia (rock e populismo).
Beppe Grillo ci casca: Paragone è uno di noi. E lo fa diventare senatore. Capito? Se-na-to-re. Si placa, Paragone? No. Perché sta lì che riflette: ma se invece un partito me lo fondassi da solo? Detto, fatto.
Si fa espellere e adesso chiede il voto ai milanesi, promettendo di liberare la città dalle multinazionali e dalla finanza (in pratica, vorrebbe chiudere Milano).
Ma non è nemmeno questo il punto. Quello vero è: che farà domattina Paragone? Consiglio a Stefano Pioli, allenatore del Milan: stia poco sereno. Paragone ha scartato la panchina dell’Inter. Ma magari ha già messo gli occhi su quella rossonera.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
LA DOMANDA CHE SI PONE ANDREA SCANSI
La resa dei 5 Stelle sulla giustizia si arricchisce di perle meravigliose. Alcune ricostruzioni assai bene informate dipingono un quadro che sa di leggenda. Diciamo che è tutto inventato. O forse no.
Ieri pomeriggio i ministri M5S dicono a tutti che voteranno “no” all’obbrobrio Cartabia-San Draghi.
Poi vanno da San Draghi e gli dicono: “Noi ci asteniamo” (che è già un passo indietro rispetto al no di qualche ore prima).
San Draghi, a quel punto, gli fa capire che gliela farà pagare. I 5 Stelle potrebbero rilanciare, perché hanno la maggioranza a Camera e Senato, ma si cagano addosso (ops) un’altra volta. Coraggiosi come i lemuri morti.
A quel punto interviene lo PsicoBeppe.
Grillo, che dalla caduta del Conte 2 sembra Renzi, non è ancora soddisfatto di avere definito grillini Draghi e Cingolani (e ancora è a piede libero!).
Non è ancora soddisfatto di avere prima voluto e poi ucciso Conte (e ancora è a piede libero!).
No: vuole fare un’altra cazz@ta. E la fa!
Dall’alto di questa fava (ops), prima parla con San Draghi e poi intima ai ministri M5S di votare “sì” come vuole San Draghi. E loro, obbedienti al dominus diversamente lucido, obbediscono.
Siamo di fronte a un suicidio al rallentatore leg-gen-da-rio. È davvero tutto meraviglioso. Ricoveratelo. Ricoverateli.
Condoglianze. (Certo, resta a margine una domanda. O lo PsicoBeppe ha perso ogni lucidità immaginabile, e lì c’è poco da fare. Oppure qualcuno gli ha promesso qualcosa, ma non voglio neanche pensarlo, perché Grillo è uomo onesto)
Andrea Scansi
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
PROFESSIONISTA DELLE BUFALE ON LINE: DAL 5G AI VACCINI, DALLE MASCHERINE A BILL GATES
Da oggi chiunque provi a cercare su Facebook “Sara Cunial” non troverà – per
fortuna – nessuna pagina da consultare.
La deputata eletta nelle liste del Movimento 5 stelle, nota per rilanciare sui suoi canali social complotti di ogni tipo, ultimamente anche su temi importantissimi come vaccini e mascherine, si è vista oscurare il profilo personale dagli operatori della piattaforma di Mark Zuckerberg.
Non ci sono comunicazioni ufficiali in merito da parte della diretta interessata, ma la sua pagina risulta al momento irragiungibile.
Nel settembre 2020 provò ad abbracciare e baciare un giornalista durante una manifestazione negazionista a Padova. Il Movimento 5 stelle aveva già preso le distanze da lei nel 2019, ma non per le sue teorie complottiste: fu espulsa dal gruppo alla Camera dopo aver definito la linea del suo partito in merito alla questione della Xylella che ha colpito gli ulivi pugliesi dal 2008-2010 “uno scempio in nome e per conto delle agromafie”.
Già in passato era stata sospesa dal partito in seguito a un post in cui paragonava le vaccinazioni a un “genocidio gratuito”, ma mentre ancora rappresentava i grillini aveva organizzato alla Camera una conferenza stampa sulla pericolosità dei vaccini.
Durante il lockdown era stata sanzionata perché trovata in strada senza una motivazione valida che giustificasse il suo spostamento.
Nel bouquet di complotti ai quali crede fermamente c’è anche quello sulla nocività del 5G e su Bill Gates, definito come esponente di uno “scientismo dogmatico protetto dal nostro pluripresidente (Napolitano, ndr.), che è la vera epidemia culturale di questo Paese”.
I suoi post su Facebook suscitano spesso forti dibattiti nei commenti, tra “supporters” che le danno ragione e utenti che provano a riportarcela, alla ragione, fallendo miseramente.
Anche l’acredine delle discussioni potrebbe aver indotto Facebook a fare ulteriori indagini sui contenuti del profilo della deputata Cunial, e non è escluso che questo possa essere riaperto da un momento all’altro.
Resta però il segnale che il social di Zuckerberg ha voluto dare oscurando temporaneamente le sue menzogne e rendendo il web, anche solo per qualche ora o giorno, un posto più sopportabile.
(da NextQuotidiano)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
“BISOGNAVA PRENDERE UNA POSIZIONE NETTA CONTRO LA LEGGE UNGHERESE”
Anche all’interno di Forza Italia, durante la seduta al Parlamento Europeo per la risoluzione contro l’Ungheria e la legge anti Lgbti, si sono manifestati malumori e dissensi, tanto che il partito è andato in ordine sparso
”Ieri si è votata al Parlamento europeo una risoluzione di condanna della recente legge ungherese anti Lgbt. Gli eurodeputati di Forza Italia hanno votato un po’ sparpagliati, vediamo. Due favorevoli, Adinolfi (eletta 5S) e Dorfmann (eletto Svp); 1 contrario, Salini; 4 astenuti, De Meo, Martusciello, Patriciello e Regimenti (eletta Lega). Assenti, Berlusconi e Tajani”. Così Elio Vito, deputato di Fi.
“Non so se fosse stata data, e da chi, libertà di voto, quella libertà che viene negata ai senatori azzurri sul ddl Zan – aggiunge – Fatto sta che non avere assunto una netta posizione contraria sulla legge ungherese, per un partito come Forza Italia, che si dichiara liberale ed europeista, è grave. A maggior ragione, dopo le chiare parole di condanna pronunciate invece dalla Presidente von der Leyen e da Draghi, che pure Fi sostiene. Non vorrei che sull’altare della federazione di centrodestra e delle manovre per il Quirinale, Forza Italia, arrivasse spoglia dei suoi valori e della sua tradizione. Eravamo nati liberali”.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
LA NOTA DI PALAZZO CHIGI
Il Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, d’intesa con il
Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, proporrà alla prossima riunione del Consiglio dei Ministri Marinella Soldi e Carlo Fuortes quali componenti del Consiglio di Amministrazione di RAI S.p.A. Lo rende noto palazzo Chigi.
Carlo Fuortes verrà proposto, in sede di Assemblea della società, per il ruolo di Amministratore delegato.
Sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma dal 2013, confermato fino al 2025. Manager ed economista, da più di vent’anni svolge studi e consulenze sui temi dell’economia della cultura, con riferimento alla gestione dei teatri, musei e dei beni culturali, allo spettacolo dal vivo, alla televisione e cinema per conto di imprese pubbliche e private, enti locali, musei statali e comunali, sovrintendenze, associazioni di settore e Istituzioni culturali.
E’ laureato in Scienze Statistiche ed Economiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, allievo di famosi economisti come Paolo Sylos Labini e Luigi Spaventa. Ha insegnato Sistemi organizzativi dello spettacolo dal vivo (corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo dell’Università Roma Tre).
Dal 2011 al 2019 è Segretario Generale dell’Associazione per l’Economia della Cultura. Dal 2003 al 2015 è stato Amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, gestendo l’Auditorium Parco della Musica. Dal 2012 al 2013 è stato Commissario Straordinario della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari. E’ stato Direttore Generale del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie del Quirinale di Roma dal 2002 al 2003. E’ stato Consigliere d’amministrazione del Teatro di Roma dal 1998 al 2001, nonchè Consigliere di Amministrazione della Fondazione Cinema per Roma dal 2007 al 2011. Nel luglio 2015 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Legion d’Onore della Repubblica di Francia e, nel dicembre 2015, del “Franco Cuomo International Award” per la sezione Teatro. Nel marzo 2016 è nominato Consigliere di Amministrazione della Fondazione Università degli Studi Roma Tre Palladium. Nell’aprile 2016 viene nominato Commissario Straordinario della Fondazione Arena di Verona, incarico riconfermato nell’ottobre 2016 e concluso nell’ottobre 2017.
Marinella Soldi entrerà nel Cda della Rai. Soldi attualmente è Presidente della Fondazione Vodafone Italia e Consigliere Indipendente di Nexi, Italmobiliare e Ariston Thermo. Nata a Figline Valdarno (Firenze) e cresciuta a Londra, ha conseguito una laurea in Economia presso la London School of Economics e un Master in Business Administration presso INSEAD, Francia. Ha avviato la propria carriera in McKinsey Company, lavorandovi come consulente strategico per tre anni fra Londra e l’Italia. Nel 2000 ha fondato la Soldi Coaching, società di leadership coaching con clienti in tutto il mondo, svolgendo per nove anni il ruolo di leadership coach, nei settori della tecnologia e dei media.
E’ stata CEO di Discovery Network Southern Europe (per i Paesi Italia, Spagna, Portogallo e Francia) per 10 anni fino ad ottobre 2018. Ha ricoperto ruoli di senior management per cinque anni presso MTV Networks Europe, SVP Strategic Development a Londra e GM, e per MTV Italia a Milano.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
NIENTE STATO DI DIRITTO, NIENTE QUATTRINI… E VON DER LEYEN ANNULLA LA VISITA A BUDAPEST
L’Unione Europea potrebbe lasciare Viktor Orban ‘a secco’ quest’estate. Vale a dire senza il 13 per cento di anticipo dei fondi europei destinato ai paesi che martedì otterranno l’ok dell’Ecofin ai loro piani nazionali di ripresa e resilienza.
Il piano ungherese infatti potrebbe non essere approvato nella riunione dei ministri finanziari dell’Ue del 13 luglio, ma rimandato ad un’altro meeting dell’Ecofin, già previsto per il 26 luglio per esaminare i piani di Croazia, Slovenia, Cipro e Croazia.
La stretta europea decisa contro Viktor Orban, dopo l’approvazione della legge anti-Lgbtqi e i mancati chiarimenti sul rispetto dello stato di diritto nel piano nazionale di ripresa, non si allenta. Ursula von der Leyen ha cancellato la sua visita a Budapest prevista per lunedì per la consegna della pagella di promozione da parte della Commissione.
A Bruxelles attendono ancora risposte dal governo ungherese sul Piano nazionale di ripresa e resilienza rispetto alle garanzie sull’uso corretto dei fondi Ue, senza corruzione, senza produrre disparità.
L’altolà è stato intimato nei giorni scorsi, in concomitanza con la plenaria del Parlamento Europeo che ha approvato una risoluzione che chiede alla Commissione di avviare una procedura di infrazione contro Budapest per via della legge anti-Lgbtqi.
In attesa delle decisioni di Palazzo Berlaymont su una procedura che non viene affatto esclusa, il piano ungherese sembra destinato a restare in sala d’attesa per ora. E dunque Orban potrebbe perdere l’anticipo del 13 per cento dei fondi che, sottolineano oggi a Bruxelles, dovrebbe essere erogato a partire dalla “metà di luglio” ai paesi con i piani approvati. Per l’Italia non ci saranno problemi: la riunione di martedì dell’Ecofin approverà il piano italiano “senza discussioni”, dicono fonti Ue.
“Posso confermare che lunedì von der Leyen non sarà a Budapest”, precisa il suo portavoce Eric Mamer.
Oggi alla riunione degli ambasciatori degli Stati membri la discussione non si è inceppata sull’Ungheria, anche se l’Olanda – ancora senza governo e senza piano nazionale di ripresa – è sulle barricate anche stavolta contro Fidesz sul rispetto dello stato di diritto.
L’Olanda è tra i paesi che prevedono procedure parlamentari di approvazione dei piani prima di poter dare l’ok in sede Ecofin. Ma per ora la temperatura tra gli Stati non si è scaldata. Del resto, il compito di fermare Orban se lo sta assumendo la Commissione che ha comunque il placet dei paesi membri. “Dipende dalla Commissione Europea”, rispondo fonti dell’Ecofin quando gli si chiede del piano ungherese.
A meno di cambiamenti improvvisi dei prossimi giorni, martedì all’Ecofin la Commissione proporrà di prendere altro tempo prima dell’approvazione del piano ungherese.
E la campagna elettorale di Orban in vista delle elezioni dell’anno prossimo potrebbe subire una prima battuta d’arresto: senza i l’anticipo dei fondi previsti per quest’estate, il leader di Fidesz non potrà programmare investimenti per l’autunno.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
VON DER LEYEN E MICHEL SI SCHIERANO CON GLI AZZURRI
Con il suo portato di rottura storica, la Brexit ha spesso squarciato i veli del
linguaggio diplomatico, congedando ipocrisie e seminando crude verità.
Eppure ancora fa effetto quando al briefing quotidiano della Commissione Europea, rispondendo alla domanda di un giornalista, il portavoce di Ursula von der Leyen, Eric Mamer, scandisce che “il cuore della presidente è con la Squadra Azzurra e domenica tiferà per l’Italia” nella finale di Euro 2020 contro l’Inghilterra.
Va bene, la Germania, paese d’origine di von der Leyen, è stata eliminata agli Ottavi proprio dall’Inghilterra. Ci sta che la presidente stia con gli Azzurri.
Ma subito dopo anche il portavoce del belga Charles Michel, Barend Leyts, fa sapere senza indugio che pure il presidente del Consiglio Europeo “naturalmente sosterrà gli italiani domenica” e “farà con forza il tifo per la squadra Azzurra”.
Sul ‘forza Italia’ si uniscono Von der Leyen e Michel, i due ‘rivali’ del ‘sofagate’ di Ankara, lei senza sedia al vertice Ue-Turchia per scelta di Erdogan che il presidente del Consiglio Europeo lì per lì non contestò.
Ma, soprattutto, è così che Euro2020 si ammanta di un velo di geopolitica. La finale di Wembley diventa una sorta di rivincita post Brexit la cui responsabilità è affidata all’Italia.
Una sfida ancora più sentita perché a chiusura di un campionato post-pandemico o pandemico a seconda di come andrà con le varianti del covid, ma comunque liberatorio rispetto al 2020 degli stadi chiusi: celebrato quasi fossero mondiali di calcio perché era da tanto, solo un anno ma sembra un’eternità, che non si poteva esultare insieme ad amici e parenti. Ma, ironia della sorte, c’è di più.
Il piano straordinario di aiuti europei Next Generation Eu è sulla pista di decollo per cercare di agganciare la ripresa post-covid. Vogliamo mischiare gli europei con l’economia? No. E comunque il punto in questo caso non è il business generato dalle partite. Il punto, senza appesantire, è la responsabilità: all’Italia per gli europei, all’Italia anche per la crisi economica.
Con addosso il tifo di tutta Europa, persino degli spagnoli pur col cuore infranto dalla sconfitta di martedì scorso, da Luis Enrique in giù tutti a tifare Italia contro la ‘perfida Albione’, l’Italia si ritrova a portare la bandiera di tutta Europa a Wembley, incaricata di riscattare l’Unione Europea cui appartiene il grosso delle squadre di Euro2020.
Così come sul recovery fund è l’Italia che si ritrova a dover gestire la fetta maggiore di responsabilità (oltre 200mld) nella realizzazione di un piano che dovrà rimettere in carreggiata il nostro paese per salvare tutto il resto del continente (è così, senza alcuna esagerazione).
Il fato o gioco di squadra ha voluto che il riscatto calcistico e di orgoglio europeo dalla Brexit finisse in mani italiane. La situazione economica pre-covid (qui il fato c’entra decisamente meno) ha deciso che il riscatto sulla crisi scatenata dalla pandemia pure sia affidato prevalentemente a Roma e alla riuscita del piano nazionale italiano. Troppa pressione? Di certo mai così prima la storia dell’Ue aveva acceso i riflettori sull’Italia.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile
PRIMO TENNISTA ITALIANO DOPO 144 ANNI A GIOCARSI LA FINALE NEL TEMPIO DEL TENNIS
Il bambino voleva fare judo: il contatto fisico regolato dalle antiche regole di un’arte di difesa datata 1882, l’energia da sfogare sul tatami, la dimensione di gruppo di una disciplina da palestra, valida anche d’inverno.
Mamma Claudia e papà Luca erano d’accordo ma sullo sfondo diceva la sua il fratellino Jacopo, due anni e sette mesi più giovane, che all’epoca sembrava il vero talento della famiglia Berrettini: dai, Matteo, molla il judo e vieni a giocare a tennis con me.
E così, «più per far contento il fratello che per una reale convinzione di voler imbracciare la racchetta» (Claudia dixit), il primo finalista italiano a Wimbledon, in grado di superare i fasti di Nick Pietrangeli, che 61 anni fa raggiunse la semifinale
Esploso due anni fa
Quello di Matteo Berrettini, 25 anni, granatiere di 196 centimetri capace di fare i buchi nel campo con il servizio, fidanzato della collega Ajla Tomlianovic, discreto cuoco ai fornelli (specialità cacio e pepe), cocco di nonna Lucia (natali brasiliani) e tifoso della Fiorentina per via di un nonno toscano, è un percorso di crescita che non ha mai fatto gridare al fenomeno (vedi Jannik Sinner, tanto per intenderci).
Il canguro del Nuovo Salario, il quartiere di Roma dove è cresciuto, è esploso nel 2019 con i titoli di Budapest (terra) e Stoccarda (erba), la semifinale all’Us Open (fermato da Nadal), la qualificazione last minute alle Atp Finals di Londra, dove Matteo è arrivato da apprendista stregone tra i maestri, quasi stupito di tanta attenzione.
La presa di coscienza
Curioso, umile, ben voluto da tutti nell’ambiente, «Berretto» si è fatto largo con le armi del tennis moderno (devastante combinazione servizio-dritto), dotandosi di strumenti più raffinati e altrettanto utili (il rovescio in back, staccando la mano dai meccanismi bimani, le doti di tocco che sta mettendo in mostra a Wimbledon) strada facendo.
Svezzato dal maestro Raul Pietrangeli, è diventato grande sotto le cure di Vincenzo Santopadre, ex pro oggi coach preparato e di grande umanità, che di lui dice: «Matteo ha la convinzione di poter stare con i migliori e, poiché certe sconfitte sono più importanti di certe vittorie, è stato proprio il kappaò a Parigi con il numero uno Djokovic a dargli quell’ultima consapevolezza che gli mancava. Io, cioè, ero perfettamente al corrente delle sue doti, però serviva che ne prendesse coscienza anche lui».
Crescita velocissima
Del team Berrettini fa parte anche un mental coach, Stefano Massari, figura-chiave nell’evoluzione dell’uomo e del tennista. Un dato su tutti: Matteo ha giocato la prima partita del circuito Atp all’inizio del 2018 (qualificazioni del torneo di Doha), alla fine del 2019 era numero 8 del ranking. L’esplosione sull’erba – trionfo al torneo del Queen’s e imbattuto a Wimbledon da cinque match – è il risultato di un percorso nemmeno troppo lungo.
«Quattro anni fa sul verde Matteo non aveva competenze – ricorda Santopadre -, non sapeva come muoversi, non aveva gli appoggi e i colpi giusti». Ma l’ex judoka impara in fretta. Decisiva la trasferta in India, a Calcutta, per il playoff di Coppa Davis, incredibilmente facile la transizione dal rosso di Parigi ai prati di Wimbledon quest’anno (due sport diversi: nel passaggio si perdono in molti): rispetto al tennista che aveva battuto l’amico Felix Auger-Aliassime in finale a Stoccarda, prima di fare i bis nei quarti in Church Road, due anni dopo Berrettini è un tennista diverso.
La semifinale
La semifinale di venerdì 9 luglio contro il polacco Hurkacz, lo spilungone che già ci aveva dato un dispiacere lo scorso aprile battendo Sinner nella finale del Master 1000 di Miami, è stata a senso unico. E ora il tennis italiano si gode la primizia di un azzurro in finale a Wimbledon in 144 anni di storia, magari contro Novak Djokovic (atteso dall’interessante sfida con il giovane mancino canadese Shapovalov), lanciato verso il Golden Slam.
«È tutto pazzesco, ma è tutto vero», dice Berrettini con gli occhi che luccicano e la barbetta elettrica. «È un sogno, e ora devo crederci».
Se è una favola, non svegliateci.
(da Il Corriere della Sera)
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