PARAGONE, UN VOLPINO PER TUTTE LE STAGIONI
ORA VUOLE “LIBERARE MILANO DALLA FINANZA E DALLE MULTINAZIONALI”, IN PRATICA VUOLE CHIUDERLA
Gianluigi Paragone arricchisce la sua già corposa biografia: per misurare la forza di Italexit, il partitino che ha fondato incorporando un lugubre programma politico nel nome, si candida a sindaco di Milano, la città più europeista d’Europa. Genio. Personaggione.
Il Giornale, da tempo, lo chiama “Gigi La Trottola”. Feroce intuizione. Ha 49 anni e uno sguardo elettrico. Tipo veloce, grande eloquio, modi ferocemente cortesi. Furbissimo. I milanesi avrebbero potuto tranquillamente ritrovarselo allenatore dell’Inter. Poi l’Inter ha preso Simone Inzaghi, vabbé.
Ma magari perché Paragone non era troppo convinto dei padroni cinesi. O perché pensava non fosse ancora arrivato il momento di darsi al calcio.
Dico sul serio: perché Paragone fa esattamente quello che si mette in testa. È il genere di persona che incontri a una cena e ti racconta progetti strepitosi. Tu allora pensi: ecco, il solito mitomane.
In effetti è pieno di mitomani, ma poi c’è pure uno come Paragone. Uno che comincia da cronista della Prealpina al seguito della Lega e, alla fine, ci entra: diventando il direttore del quotidiano La Padania.
Avreste dovuto vederlo, e sentirlo. Uno duro e puro, purissimo al punto da dire all’Umbertone Bossi: «Dev’essere chiaro: io non voglio paracaduti politici».
Infatti poi – in quota Carroccio – senza aver mai visto una televisione se non quella della sala da pranzo di casa, sbarca in Rai. Carrierona: prima vicedirettore di Rai1, poi di Rai2. Lascia tracce? No.
Così, una mattina, può urlare di essere un giornalista libero, talmente libero da mettersi l’orecchino, prendere la chitarra e presentarsi a La7 per condurre La Gabbia (rock e populismo).
Beppe Grillo ci casca: Paragone è uno di noi. E lo fa diventare senatore. Capito? Se-na-to-re. Si placa, Paragone? No. Perché sta lì che riflette: ma se invece un partito me lo fondassi da solo? Detto, fatto.
Si fa espellere e adesso chiede il voto ai milanesi, promettendo di liberare la città dalle multinazionali e dalla finanza (in pratica, vorrebbe chiudere Milano).
Ma non è nemmeno questo il punto. Quello vero è: che farà domattina Paragone? Consiglio a Stefano Pioli, allenatore del Milan: stia poco sereno. Paragone ha scartato la panchina dell’Inter. Ma magari ha già messo gli occhi su quella rossonera.
(da Il Fatto Quotidiano)
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