Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
UNICA SOLUZIONE PER FERMARE LA QUARTA ONDATA
L’Accademia nazionale delle Scienze rileva come solo una stretta decisa sulla
vaccinazione possa spezzare l’ulteriore diffusione del coronavirus “che è tornato ad avere una dinamica forte”
L’Accademia Leopoldina che è una delle maggiori società scientifiche della Germania sta premendo sulla politica tedesca chiedendo l’obbligo vaccinale per determinate professioni per stroncare la quarta ondata di contagi Covid.
Come anticipato dallo Spiegel, in una dichiarazione pubblica, l’Accademia nazionale delle Scienze – della quale furono membri tra gli altri Max Planck e Albert Einstein – rileva come solo una stretta decisa sulla vaccinazione possa spezzare l’ulteriore diffusione del coronavirus “che è tornato ad avere una dinamica forte”: non solo è necessario l’obbligo ad immunizzare il personale sanitario e quello delle scuole, così come tutti i possibili “moltiplicatori” del virus, ossia coloro che hanno molti contatti con altre persone; ma a detta della Leopoldina è cruciale per abbassare la curva epidemica anche la dichiarazione dello status vaccinale dei lavoratori in tutte le altre aziende.
Questo implica un aggiornamento dei regolamenti vigenti: oggi in Germania alla maggior parte dei datori di lavoro non è consentito chiedere agli impiegati di rendere noto se siano vaccinati a o meno. Inoltre la Leopoldina chiede un allargamento deciso nell’applicazione della regola del ‘2G’ (accesso ai luoghi pubblici solo ai vaccinati e a chi è guarito dal virus). Secondo gli scienziati tedeschi il Covid “diverrà un virus endemico nel lungo termine, ossia circolare in parti della popolazione in maniera durevole”, il che induce l’Accademia a chiedere di sviluppare ulteriormente i farmaci antivirali per trattare chi si è già infettato con il coronavirus.
Anche il presidente della Società tedesca per le terapie intensive, Christian Karagiannidis, spinge per l’introduzione “al massimo entro la prossima settimana” della regola del ‘2G’, che di fatto equivale al green pass italiano.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
I PRIMI A NON CREDERCI SONO NEL CENTRODESTRA
Né per sette anni, né per due passando nel 2023 il testimone a Mario Draghi. La candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale perde colpi anche nella versione a tempo, collegata all’ipotesi di una staffetta con il premier.
Ad affossarla, salvo sorprese a fine gennaio quando si comincerà a votare davvero, è Matteo Renzi: ago della bilancia, con i suoi 43 grandi elettori, e principale indiziato di un possibile accordo con il centrodestra. «Siamo per un candidato che raccolga i voti della maggior parte del Parlamento, Berlusconi non ha questo profilo», taglia corto Ettore Rosato, braccio destro del leader di Italia Viva che da Bruxelles parla di «partita complicata, in cui qualcuno come Bersani si è smenato l’osso del collo» e di «nomi buoni da tenere nell’angolino fino all’ultimo per non bruciarli».
Non è la sola doccia fredda che cade addosso al Cavaliere. Giorgia Meloni, al di là professione di lealtà verso il fondatore di Forza Italia, fa capire che se Draghi volesse puntare al Colle sarebbe ben contenta.
Chi sceglierebbe tra Berlusconi e Draghi per il Quirinale? E’ stato chiesto alla leader di Fratelli d’Italia. La risposta: «Il tema del Quirinale non lo tratterei così, è una questione estremamente seria. Non si sta giocando alle figurine. Quando mi dicono che sono sostenitrice di Draghi al Quirinale, ricordo che siamo l’unico partito che non ha votato fiducia al suo governo. Ma se andasse al Quirinale, ragionevolmente, si dovrebbe andare a votare e questo è un punto a favore di Draghi».
Segue garbato affondo sulle speranze del Cavaliere: «Berlusconi è una persona che abbiamo più volte sostenuto alla presidenza del Consiglio, figuriamoci se FdI non lo sosterrebbe alla presidenza della Repubblica. La materia però è un po’ più complessa, anche perché sappiamo che c’è un voto segreto e abbiamo visto i pregressi…».
Ancora più chiara: «A me, al contrario della sinistra, non interessa avere un capo dello Stato amico. Berlusconi è ovviamente la nostra prima scelta, dopo di che bisogna valutare i numeri, occorre capire cosa intenda fare Draghi. La questione deve essere affrontata con estrema serietà, il gioco delle tifoserie non aiuta».
Proprio la serietà e il proposito di tenere lontano il governo – e l’attuazione del Piano nazionale di riprese a resilienza (Pnrr) – da fibrillazioni che potrebbero rivelarsi esiziali, sono le ragioni che spingono Draghi al più assoluto riserbo:
«A nessuno di noi ha mai detto cosa vuole fare», rivela Renato Brunetta. E un altro ministro che chiede l’anonimato aggiunge preoccupato: «Se il premier desse la sua disponibilità senza aver prima la garanzia assoluta di essere eletto e alla resa dei conti non dovesse farcela, sarebbe un problema gravissimo per tutti. Si finirebbe per indebolire chi ha il compito di garantire con il Pnrr la rinascita del Paese».
E Rosato dice: «Se Draghi decidesse di andare al Quirinale difficilmente potrebbe essere fermato. Ma è anche vero che i 5Stelle, il Pd e Forza Italia già dicono che deve restare a palazzo Chigi, dunque…».
Dunque «Draghi può fare tutto, anche il presidente della Commissione o del Consiglio europeo», chiosa Renzi. E Romano Prodi allarga le braccia: «C’è un Parlamento così confuso e non è solo Italia viva, almeno 150 elettori non si sa che cosa siano».
La partita, insomma, resta decisamente complessa. Ciò spinge più di un ministro e leader di partito a scommettere sulla conferma di Sergio Mattarella.
Ma dal Colle ribadiscono che il Presidente non ha cambiato idea: resta contrario alla sua rielezione per ragioni di opportunità costituzionale.
E questo perché un secondo mandato, come ha più volte detto il capo dello Stato, sarebbe una forzatura. In pochi, però, se la sentono di escludere il bis del Presidente. «Ma non certo alla quarta votazione o in una situazione disperata. Se bis sarà, questo dovrà scattare subito con un voto a stragrande maggioranza», dice una fonte istituzionale. Condizione difficile da realizzare.
Meloni ha già detto di no e pure Salvini è per il niet. Il motivo: «Vogliamo andare a elezioni anticipate, anche Matteo è d’accordo», garantisce la leader di FdI. Si vedrà.
(da TPI)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
ESCLUSO DALLA NUOVA GIUNTA DOVE FANNO MAN BASSA BERLUSCONIANI E FRATELLI D’ITALIA
I flop si pagano, anche e soprattutto fra “alleati”: in Calabria a farne le spese a
caro prezzo è stato colui sul quale il leader della Lega Matteo Salvini aveva puntato e che aveva governato la Regione in qualità di reggente dopo la prematura scomparsa della presidente Jole Santelli: Nino Spirlì, già vicepresidente con delega a cultura, commercio, sicurezza e legalità e soprattutto indicato in campagna elettorale “in ticket” con Roberto Occhiuto che, appunto, avrebbe dovuto affiancare alla vicepresidenza come nella precedente Giunta in caso di affermazione alle urne.
E invece è rimasto fuori: neppure un assessorato, uno strapuntino, nulla, niet.
È stato Spirlì dunque il capro espiatorio della débâcle del Carroccio in terra calabrese, che in poco più di un anno ha perso oltre trentamila voti passando dal 12,2% all’8,3%: a barrare il simbolo della Lega nell’ultima tornata sono stati soltanto 63 mila calabresi, rispetto ai 95 mila delle precedenti elezioni regionali che si svolsero nel gennaio 2020.
In ogni caso Salvini si può consolare con un assessore – la consigliera regionale uscente non rieletta, Tilde Minasi, con delega alle politiche sociali – e con il presidente del Consiglio regionale che sarà eletto lunedì prossimo durante la prima riunione dell’assemblea: si tratta, come anticipato dallo stesso Salvini ieri mattina, di Filippo Mancuso
Fratelli d’Italia, che pur il 3 e 4 ottobre scorsi non ha brillato (scendendo dal 10,8% di gennaio 2020 all’8,7%, con un’emorragia di 18 mila voti) ha ottenuto due assessori: l’uscente Fausto Orsomarso, con delega a Turismo, Marketing territoriale e Mobilità e Filippo Pietropaolo, consigliere regionale uscente non eletto, con delega all’Organizzazione e alle Risorse umane.
La parte del leone la fa ovviamente il partito del presidente Occhiuto, Forza Italia, (che nelle urne ha superato il 25% dei consensi): tre gli assessori nominati, Gianluca Gallo (l’uomo che ha ottenuto più preferenze), con delega all’Agricoltura, Giusy Princi e Rosario Varì.
Il settimo assessore ancora da nominare sarà “un tecnico che darà un contributo fondamentale”, spiega il governatore; mentre a bocca asciutta, nonostante l’ottima affermazione (complessivamente hanno superato il 13% a livello regionale), le tre liste centriste: Coraggio Italia, Noi con l’Italia e Udc non avranno nessun rappresentante in giunta.
“Dico loro – ha provato a metterci una pezza Occhiuto – che saranno in ogni caso protagonisti del governo regionale, anche se non hanno un loro assessore. Li rassicuro in ordine al fatto che, se offriranno i loro profili migliori per la guida delle posizioni apicali del Consiglio regionale, questi saranno i primi profili ad essere considerati dalla maggioranza. Ad eccezione della presidenza del Consiglio perché su quello c’è un accordo che prevede che sia la Lega a indicare il presidente”
Salvini: “Un grande ringraziamento a Spirlì il cui lavoro è stato fondamentale e che collaborerà direttamente con me a livello nazionale: sarà una delle colonne per la crescita del partito in Calabria”.
Dal canto suo, il diretto interessato incassa la bocciatura e minimizza: “Quella di fare da vicepresidente, in tandem con Occhiuto – spiega Spirlì all’AdnKronos – era solo una delle possibilità in campo, poi, come avviene in politica, le necessità del momento cambiano”
(da La Notizia)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
“COMMEMORATE, MA NON CONSIDERATEVI ASSOLTI”
Belli questi festeggiamenti per la caduta del muro di Berlino, con tutta questa ficcante retorica del mondo senza muri, sulla libertà, sul diritto delle persone di spostarsi e tutto il resto.
La cosa più bella, lasciatemelo dire, è che questa iliade sul muro di Berlino arriva dagli stessi che raccontano la favola della globalizzazione come liberazione delle persone, sono quelli convinti che siano gli anni che passano a sancire la modernità del mondo e dei comportamenti.
Che pena sentire l’Europa dare lezione sulla caduta di un muro mentre negli anni novanta in Europa venivano costruiti mille chilometri di muri, un’Europa che all’epoca della caduta del muro a Berlino di muri ne aveva 2 in tutto e ora se ne ritrova 15. Un’Europa che su 28 Stati membri dell’Unione me ha ben 10 con muri sul proprio territorio.
Chissà perché non dovrebbero essere proprio questi giorni di memoria per ricordare quel muro di 4 metri in altezza che separa la Grecia dalla Turchia per lasciare fuori i disperati. A proposito di divisioni (e tutti quelli che contriti per la Berlino divisa in due) chissà se qualcuno sa della barriera che divide Cipro tra la sua parte greca e la sua parte turca, con quei 180 chilometri che ancora separano la capitale con sacchi di sabbia e filo spinato.
A proposito di diritti e di libertà, la barriera che divide la Bulgaria dalla Turchia? Una rete di filo spinato lunga 200 chilometri, presidiata da militari e guardie di frontiera. Il governo bulgaro ha costruito la recinzione per contenere l’entrata di profughi che tentano di raggiungere l’Europa attraversando la Turchia e siccome la Storia è talvolta è una pessima insegnante la barriera ricalca quella che aveva lo scopo di non lasciare che i cittadini dell’Unione Sovietica fuggissero verso Occidente.
C’è filo spinato anche tra Ungheria e Serbia, 200 km per 3 metri in altezza per lasciare fuori i profughi della rotta balcanica. Nel 2015 Budapest ha anche iniziato a costruire una barriera fra Ungheria, Serbia e Croazia. Nel 2017 hanno anche richiesto soldi all’Europa perché, dissero, le barriere edificate “difendono tutta l’Unione dalle ondate di migranti”, per cui è giusto che la comunità europea “paghi la sua parte”.
Muro anche tra Austria e Slovenia, sempre per lasciare fuori i disperati della rotta balcanica. L’Austria durante la costruzione ci ha raccontato che “si tratta di assicurare un ingresso ordinato e controllato nel nostro Paese, non di chiudere la frontiera” e i loro amici sloveni hanno fatto sapere che se serviranno costruiranno altri muri.
Nel 2016 è stata eretta una barriera alta 4 metri e lunga 200 tra Norvegia e Russia, costruita per evitare passaggi illegali, come li chiamano loro, che significa non avere a che fare con i poveri e con i disperati. Nel 2017 sono state costruite recinzioni fra le Repubbliche baltiche e la Russia. La Lituania ha costruito una barriera contro Russia e Bielorussia. La Lettonia sta ancora costruendo un muro che la protegga da Mosca.
Oppure la vergogna di Calais, in Francia: un muro di 4 metri è stato eretto per bloccare i migranti che tentano di raggiungere la Gran Bretagna passando attraverso il tunnel che scorre sotto La Manica o entrando nei camion che si imbarcano al porto.
Poi c’è il muro che non ha avuto nemmeno bisogno di mattoni: il mar Mediterraneo. Lì non si trovano nemmeno corpi impigliati perché se li ingoia l’acqua.
Intanto in Libia migliaia di migranti dormono per strada a Tripoli senza cibo, senza acqua, senza cure mediche e senza futuro. Due sono morti investiti da auto di passaggio di notte, uno è stato accoltellato l’altro ieri.
Ci si aspetterebbe almeno un po’ di ritegno, in mezzo a tutto questo rituale, di fronte alle immagini delle persone spostate come mandrie e randellate come bestie mentre Polonia e Bielorussa usano esseri umani come proiettili. Mentre anche quei confini vengono utilizzati come un implico diritto al muro
Facciamo così. Commemorate il muro di Berlino con le fanfare e i discorsi ma almeno abbiate la dignità di non venirci a raccontare di essere usciti dall’incubo. L’Europa ha trasformato i confini in muri e li ha appaltati ai criminali. Commemorate ma non consideratevi assolti.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
UNA COMPLESSA MACCHINA SOCIAL UTILIZZATA DAL GIGLIO MAGICO
L’inchiesta sulla Fondazione Open imbarazza nuovamente Matteo Renzi, e
stavolta con una notizia non da poco: un lungo articolo de Il Fatto Quotidiano, che aveva qualche giorno fa anche pubblicato l’estratto conto del Senatore di Italia Viva e sembra impegnato in una campagna personale contro Renzi, spiega che nel 2016, a pochi mesi dal Referendum Costituzionale di cui Renzi, all’epoca ancora nel Pd, era il principale promotore, ci sarebbe stato un ok da parte di Renzi al consulente Fabio Pammolli, docente universitario, per cominciare una campagna di pressing sui social attraverso una rete che ricorda sotto molti punti di vista la ‘Bestia’ di Matteo Salvini e Luca Morisi, da Renzi tante volte attaccata.
Secondo la ricostruzione del Fatto, Renzi avrebbe mandato una mail a Pammolli con scritto “Non perdete tempo e partite. Altro che privacy. I nomi li sappiamo. Dai!”, in riferimento ai timori di Pammolli riguardo, appunto, la privacy delle persone che potrebbero essere infastidite dalle continue richieste e suggerimenti di amicizia sui social.
Alla ‘Bestia’ renziana lavorano, oltre Pammolli, anche Marco Carrai, Giampaolo Moscati, Simona Ercolani, Fabrizio Rondolino e Andrea Stroppa.
Il gruppo, riporta il Fatto, utilizza software molto costosi come Tracx e Voyager Analytics, appartenenti alla società israeliana Bionic Ltd per monitorare i social, determinare chi sono gli utenti chiave da sfruttare per portare avanti certi argomenti e individuare gli account fake.
A causa del costo elevato di questi software, 260mila dollari per Voyager e 60mila euro peer Tracx, persino Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open, esprime perplessità. I soldi infatti arrivano quasi tutti dalla Fondazione e gli inquirenti vorrebbero dimostrare che Open fosse un’articolazione del partito.
Secondo le testimonianze riportate dal Fatto, al gruppo social lavorano, oltre i già citati, anche una ventina di ragazzi che avevano il compito di contenere i commenti e le reazioni negative al referendum, mediante l’utilizzo di account fake che invece esprimessero opinioni positive.
Secondo la ricostruzione, nel 2017 erano almeno 128 gli account finti tra Facebook e Twitter, oggi quasi tutti disattivati. Il loro compito era postare contenuti contro i cinque stelle e pro Renzi.
Marco Carrai, con Renzi indagato nell’inchiesta sulla Fondazione Open, è un personaggiuo centrale in questa storia: sarebbe stato lui ad avvertire Renzi, nel 2016, dei due software israeliani, definiti ‘fenomenali’ per la loro capacità di mappare le persone sul web, capire cosa pensano e da cosa vengono influenzate.
La fase 2 di questa operazione inizia dopo la sconfitta del Referendum, improntata in chiave antigrillina: analizzando le mail sequestrate proprio a Carrai, la Guardia di Finanza ha documento che l’attività social della Bestia renziana è proseguita con gli “stessi attori” e uno schema organizzativo ben definito, sia durante la campagna per le Primarie del Pd del 2017 e fino alle elezioni Politiche 2018.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
QUESTI QUATTRO DELINQUENTI DA STRAPAZZO NON CAPISCONO NEANCHE CHE NELLO STATO IPOTIZZATO DALLE BR SAREBBERO GIA’ FINITI CON UNA CORDA AL COLLO
Nuovo caso di esposizione dei dati personali – con conseguenti minacce – in una chat di Telegram. Si tratta dell’ormai famigerata Basta Dittatura – Proteste, lo spin-off del canale Basta Dittatura originale, che era stato chiuso in seguito a una indagine della procura di Torino per una motivazione analoga, ovvero la diffusione di dati personali di terzi non autorizzata, con istigazione a commettere dei reati nei loro confronti.
Le indagini stanno ancora andando avanti per quanto riguarda quel filone, ma ricordiamo tutti quanto è stato difficile far collaborare Telegram per far sì che il gruppo potesse essere effettivamente chiuso e sequestrato.
Tuttavia, ciò non ha impedito il proliferare di altri gruppi satellite che – a quanto pare – utilizzano gli stessi metodi della “casa madre”. Così i no green pass Trieste hanno diffuso nel canale in questione i dati del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, con tanto di numeri di telefono e indirizzo della sua segreteria. Il tutto condito con un messaggio inquietante.
Nel contesto delle proteste dei manifestanti no-green pass (che ha provocato anche una reazione del Viminale che sta per mettere uno stop ai cortei, autorizzando soltanto dei sit-in statici con la mascherina), il sindaco Roberto Dipiazza aveva invocato leggi speciali come ai tempi delle Brigate Rosse.
Una palese esagerazione e una conseguente provocazione che, a quanto pare, è stata accolta al rialzo dal gruppo dei no-green pass. Dopo la citazione delle parole del primo cittadino di Trieste, infatti, su Telegram è comparso questo messaggio: «TUTTI A CASA DELLA MERDA CRIMINALE! FACCIAMOGLI VEDERE COME SI FACEVA AI TEMPI DELLE BR: SCRIVETE NEI COMMENTI INDIRIZZO E NUMERI DI TELEFONO! ROBERTO DIPIAZZA, Sindaco di Trieste».
Ovviamente, è stato postato il suo profilo Facebook (sul quale sono comparsi i primi commenti minatori) e sono stati divulgati anche altri dati, esattamente come era accaduto per la procura di Torino in passato.
Un comportamento reiterato che dimostra come la sospensione di un solo canale una tantum non sia una soluzione efficace per arginare un fenomeno che, almeno a parole, si è dimostrato invadente e molto violento.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
SE ESISTESSE DAVVERO UNA DITTATURA SANITARIA SARESTE STATI DA TEMPO SOTTOPOSTI TUTTI A UN TSO
Otto su dieci, forse pure nove. Ma non basta. 
Non basta appartenere alla maggioranza, ma che dico, alla larghissima maggioranza di chi si è vaccinato e accetta le contromisure necessarie per contenere una pandemia mai affrontata prima e ancora in corso.
Non basta avere avuto pazienza, avere avuto paura – magari – di fare il vaccino e averla superata, aver avuto comprensione per la fragilità e le indecisioni degli altri, tacitando le proprie fragilità e indecisioni, e mettendo tutto nel conto del “bene comune”.
No, non basta. Alle conseguenze della pandemia noi otto su dieci, forse pure nove, dobbiamo sommare le conseguenze della protesta scriteriata di una minoranza egoista e intollerante, dei due su dieci, forse pure uno, che pretendono di gestire per conto di tutti, senza criteri scientifici ma nemmeno semplicemente logici, la situazione.
Intendiamoci, le minoranze sono il sale della democrazia, e anche il suo banco di prova, ma questo non vuol dire che tutte le istanze minoritarie, comprese le più assurde e insensate, debbano trovare realizzazione: se cento (ma anche mille o centomila) persone chiedono che nei libri scolastici si inserisca l’ipotesi che la Terra è piatta, perché quella del terrasferismo altrimenti è una dittatura, è evidente che è una richiesta non ricevibile.
Se poi quei cento (o mille o centomila) per continuare ad affermare il loro diritto al terrapiattismo – che, per esempio, per loro comporta anche la revisione di tutte le mappe, gli atlanti, i sistemi, oltre che la riscrittura della storia – decidono di scendere in piazza ogni settimana, bloccando interi centri e affermando che proseguiranno fino a che non avranno trovato non ascolto (che quello lo hanno già, anche molto amplificato rispetto alla loro consistenza), ma attuazione delle loro richieste, allora la situazione si complica.
Ora, trasferite questo esempio fantasioso (ma non troppo) alla situazione attuale. Tenendo però conto del fatto che un terrapiattista è solo un po’ strampalato, mentre un novax nogreenpass, che manifesta assembrato, senza mascherina, urlando, è anche un potenziale veicolo di contagio, e dunque la sua scriteriata protesta potrebbe avere (come ha avuto) conseguenze drammatiche, ben oltre il fastidio arrecato alla libera circolazione delle persone.
Ovvero la cosa che abbiamo fatto di tutto per ripristinare, e che la vaccinazione di massa e il greenpass hanno reso possibile.
Che poi fa persino ridere, vedere schierato in prima linea in questa strategia del disturbo senza fine (come se l’ultimo anno e mezzo non ci avesse disturbati tutti, e ogni pezzetto di normalità riconquistata oggi sembra un tesoro), anche chi, mesi e mesi fa, quando non c’erano ancora i vaccini, protestava per “aprire tutto” e ogni giorno denunciava la tragedia di commercianti e ristoratori, e oggi – che tutto è aperto da un pezzo, e non grazie alle sue proteste – se ne infischia di aperture e normalità, purché sia garantito il suo diritto al disturbo.
Dobbiamo dire che la dittatura sanitaria a questi due su dieci, forse uno, finora ha dato risposte indegne di una dittatura che si rispetti: nessun Tso a chi continua a sostenere che la pandemia non esiste (ieri Floris ha mostrato il video di un alto prelato che sosteneva questa tesi e concludeva con il segno della croce…), che le mascherine non servono, che i vaccini sono acqua sporca (uno dei due su dieci) o pericolosi ogm dai poteri maligni (l’altro dei due su dieci); nessun obbligo di vaccinarsi, ma solo farsi un tampone, se si vogliono frequentare i luoghi al chiuso; sedici (finora) weekend con proteste, cortei per i quali però, che diamine, non dovevano valere le normali regole dei cortei e i percorsi concordati (tanti dei manifestanti due su dieci, forse uno, non erano mai scesi in piazza in vita loro: mica gli interessano i diritti civili, il lavoro, la politica…).
Deludente come dittatura, una dittatura che trova comunque spazio e ascolto per una minoranza così difficile da gestire. Una dittatura che si sta preoccupando di trovare forme perché le proteste terrapiattiste continuino, se vogliono, ma senza costituire un pericolo per gli altri, gli otto su dieci, forse nove, che non le condividono ma sono costretti a subirle.
Allora, è davvero il concetto di “libertà” che deve essere attentamente considerato (lo ha detto ieri con parole ferme il presidente Mattarella): se pensi che mettere una mascherina, fare un vaccino o un tampone sia una lesione della libertà, se pensi che sia tuo diritto negare la pandemia o contestare le misure che – come è evidente – funzionano, ma sono sempre appese a un filo sottile, la coesione della comunità, la coerenza e responsabilità dei comportamenti individuali, allora sei tu il problema della libertà.
E degli otto su dieci, forse nove, che te la garantiscono senza chiederti niente.
(da Huffingtonpost)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
TUTTO AMPIAMENTE CONDIVISIBILE: “BUFFONE, CHE CAZZO ESULTI? HA SEGNATO UN NEGRO, UNO COME QUELLI CHE TU FAI MORIRE IN MARE”
A scatenare la scintilla sarebbe stato il gol di Tomori durante il derby Milan-Inter (rettificato solo successivamente come autorete dell’interista De Vrij). «Ghali sarebbe saltato in piedi per esultare e quasi immediatamente avrebbe urlato a Salvini (a 5 metri alla sua destra): “Buffone, tu che caz.. esulti? Ha segnato un negro. Un negro come me, come tanti e come tanti di quelli che tu fai morire in mare! Vergognati!».
A rivelare l’antefatto dello scontro a distanza tra il rapper di origine tunisina e il leader della Lega Matteo Salvini, avvenuta allo stadio San Siro domenica scorsa, è Dagospia. Uno spettatore, seduto dietro a Ghali, avrebbe raccontato che cosa avrebbe detto il cantante: «Non le parole esatte, ma il senso e la sostanza quelli sono».
«Salvini – racconta – è rimasto muto e seduto, e l’invettiva è durata un minuto circa. Qualcuno in tribuna ha provato a prendere le sue difese, ma pochi ed in modo contenuto; altri hanno urlato “dai Ghali”.
È arrivata quindi la sicurezza dello stadio per provare a ridurre la vicenda (non facile, Ghali era davvero furioso) e quindi è venuto persino Maldini a parlargli per provare a tranquillizzarlo. Quindi, subito all’intervallo si è appalesato un nutrito gruppo di poliziotti e Ghali non è tornato al suo posto».
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2021 Riccardo Fucile
A ROVIGO IL PADRE SI E’ RIVOLTO AL GIUDICE CHE GLI HA DATO RAGIONE
Il tribunale di Rovigo ha deliberato che un bambino potrà ricevere la prima dose
del vaccino contro Covid-19 e altri due vaccini obbligatori che la madre No vax non gli aveva fatto somministrare.
A rivolgersi ai giudici è stato il padre del bambino, divorziato dalla donna.
Il decreto – scrive oggi Il Gazzettino – è il primo emesso in Veneto dopo altri casi in Italia.
Nella sentenza il collegio dei giudici ritiene che il rifiuto alla vaccinazione anti-Covid del figlio «non trovi ragionevole giustificazione alla luce della documentazione prodotta e dell’interesse del minore a beneficiare della copertura vaccinale».
E così il padre ha potuto firmare il modulo di consenso alla vaccinazione senza necessità della controfirma della donna.
Lunedì scorso il ragazzino ha ricevuto la prima dose nel centro vaccinale di Adria.
(da agenzie)
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