Destra di Popolo.net

IL SOLDATO RUSSO, INTERCETTATO MENTRE E’ AL TELEFONO CON LA FIDANZATA: “DA GIORNI NON FACCIO ALTRO CHE CARICARE CADAVERI”

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

“ERAVAMO OTTANTA E SIAMO RIMASTI IN DIECI. DA DUE SETTIMANE VIVO SOTTOTERRA. HO PAURA DI OGNI RUMORE”

Ho letto una cronaca molto bella. Si racconta di un soldato russo, intercettato mentre è al telefono con la fidanzata. È addetto al carico 200 (i morti) e al carico 300 (i feriti). Eravamo ottanta e siamo rimasti in tredici, dice.
Da giorni non faccio altro che caricare cadaveri. Da due settimane vivo sottoterra. Ho paura di ogni rumore. Quando torno, se torno, dovrei chiedere di andare a lavorare al camposanto, ormai sono abituato e almeno lì c’è silenzio. A Capodanno non voglio sentire neanche i fuochi d’artificio, mi chiuderò in cantina.
Ogni tanto bisogna mettersi dall’altra parte. Anche più spesso di ogni tanto.
Bisogna pensare a Emilio Lussu che sull’Altopiano di Asiago, in un’alba della Prima guerra mondiale, striscia verso le trincee nemiche. Da un punto riesce a vedere gli austriaci. Si fanno la barba guardandosi in uno specchietto. Bevono il caffè. Una vita sconosciuta si mostrava ai nostri occhi, scrive. La barba, il caffè, la normalità quotidiana, non il mostruoso nemico. Lussu sente disagio. Un ufficiale austriaco è in piedi, esposto. Lussu prende la mira, sente la pressione del polpastrello sul grilletto, è un colpo facile, lo colpirei cento volte su cento, scrive.
L’ufficiale si accende una sigaretta. Anche a Lussu viene voglia di una sigaretta. La pressione sul grilletto si allenta. Avevo di fronte un uomo, scrive. Un uomo che come lui alla mattina si fa la barba, beve il caffè e fuma una sigaretta. Lussu non spara, torna indietro. E un uomo che vive sottoterra, ha paura di ogni rumore e sogna il silenzio di una cantina o di un camposanto, è un uomo che spero possa tornare a casa.
(da La Stampa)

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ENNESIMA CONFERMA: IL CANALE TELEGRAM FILORUSSO LA SERA PRIMA DEL BOMBARDAMENTO ALLA STAZIONE AVVERTIVA DI “NON PRENDERE IL TRENO“

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

LA MATTINA DOPO LA STRAGE OPERA DEI RUSSI PROGRAMMATA

Il bombardamento della stazione ferroviaria di Kramatorsk è avvenuto la mattina dell’8 aprile 2022 intorno alle 10 del mattino (ore italiane), causando una cinquantina di vittime e circa un centinaio di feriti.
In un messaggio Telegram tutt’oggi presente nel canale filorusso @notes_veterans (ZАПИСКИ VЕТЕРАНА), l’admin invitava i cittadini in fuga da Slavyansk e Kramatorsk a non lasciare le città utilizzando le ferrovie: «Гражданам эвакуирующимся сейчас из Славянска, Краматорска и близ лежащих населённых пунктов советую покидать города не на жд транспорте».
Cosa c’è che non va? Il messaggio era stato pubblicato la sera prima del bombardamento, il 7 aprile 2022 alle 22:09 (ora italiana).
Lo stesso giorno del bombardamento, intorno alle 10:15, l’admin del canale condivide il messaggio della sera prima invitando nuovamente i cittadini a non utilizzare le ferrovie per l’evacuazione: «Ещё раз хочу повторить. Избегайте эвакуации жд транспортом».
Un secondo punto oscuro riguarda la cancellazione dei messaggi Telegram del canale di Dmitry Steshin, giornalista russo vicino al Cremlino, dove rivendicava il bombardamento all’esercito russo, celebrandolo in quanto pensava che fossero state colpite le forze armate ucraine.
La rimozione del post, a quanto si apprende dalle tempistiche, è avvenuto dopo la notizia dell’uccisione dei civili in fuga dalla regione.
(da agenzie)

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“VUOI MORIRE SUBITO O LENTAMENTE?“

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

LE ATROCITA’ RUSSE RACCONTATE DAI SUPERSTITI DI BUCHA

Da quando Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio scorso sono state raccolte diverse prove che dimostrerebbero che sono stati commessi crimini di guerra.
Le truppe russe hanno demolito la città portuale di Mariupol e hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro i quartieri residenziali di Kharkiv.
Hanno rapito e violentato donne, saccheggiato negozi e case e hanno ammazzato civili. Proprio come a Bucha, dove oggi è stato reso noto che il bilancio dei morti ha superato quota 300, tra cui anche 10 bambini.
I giornalisti del quotidiano tedesco Spiegel sono andati proprio a Bucha, dove hanno ascoltato dai testimoni le atrocità commesse nella cittadina a Nord di Kiev dai soldati russi.
Tra le prime ad essere intervistate per l’articolo pubblicato in versione inglese c’è Irina Gavrilyuk, 42 ​​anni, che è riuscita a tornare a casa in via Ivan Franko dopo che le truppe di Putin hanno lasciato la zona lo scorso 1 aprile.
Era fuggita verso Ovest attraverso il fiume Irpin il 5 marzo. Ma nel cortile, quando è rientrata, ha trovato i cadaveri di tre uomini uccisi a colpi di arma da fuoco: si tratta del marito della donna, Sergei, del fratello, Roman, e di un terzo di cui non conosce l’identità.
Anche i suoi cani sono stati ammazzati, a riprova, ha affermato, dei crimini che sono stati messi in atto dai russi. Irina non sa perché suo marito e suo fratello siano stati uccisi. I vicini le hanno detto che il terzo uomo presente nel cortile era stato colpito dai russi perché si era avventurato in strada mentre cercava una migliore ricezione per il cellulare.
Gli occupanti erano diffidenti nei confronti di chi parlava al telefono, “era un’arma potenzialmente letale per loro”, racconta un altro sopravvissuto, perché temevano che in questo modo si potessero passare le coordinate per un attacco di artiglieria. Qualsiasi uomo di età inferiore ai 60 anni rischiava di essere fucilato.
Proprio all’inizio di via Franko, raccontano i giornalisti del quotidiano tedesco, c’è ancora un mucchio di sei corpi carbonizzati. Ma quella di Irina non è l’unica testimonianza del genere. Quasi tutti gli abitanti di Bucha possono ricordare minacce e soprusi subiti da parte dei russi.
Da far venire i brividi è il racconto di Tatyana, una commessa che si era rifugiata in uno scantinato insieme ad altre persone. “Vuoi morire subito o lentamente?”, le ha chiesto un soldato, il cui blindato era stato colpito dalle forze ucraine.
Sospettavano che un residente avesse fatto scoprire la loro posizione. “Mi ha detto: se vuoi morire in fretta allora tirerò fuori questo spillo dalla bomba a mano e lo getterò in cantina e in 15 secondi non esisterai più. Morire lentamente significa che ti colpisco con un colpo al ginocchio. Ma io gli ho risposto che volevo vivere, che non ne sapevo nulla”, ha detto Tatyana.
(da Fanpage)

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AI SOLDATI RUSSI CHE HANNO OCCUPATO CHERNOBYL RESTA UN ANNO DI VITA

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

QUELLI CHE HANNO SCAVATO LE TRINCEE VICINO ALLA CENTRALE NUCLEARE SONO TUTTI CONTAMINATI E MORIRANNO

I soldati russi che hanno scavato le trincee vicino alla centrale nucleare di Chernobyl hanno non più di un anno di vita a causa delle radiazioni a cui sono stati esposti.
Lo ha detto il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, secondo quanto riferisce su Twitter il ministero della Difesa di Kiev.
“Ogni soldato russo porterà a casa un pezzo di Chernobyl. Vivo o morto”, ha aggiunto Galushchenko. L’esercito di Putin aveva preso il controllo dell’ex centrale nucleare, teatro del disastroso incidente del 1986, lo scorso 24 febbraio, poi il 31 marzo il Pentagono aveva annunciato che le truppe russe si stavano ritirando dall’area mentre media bielorussi avevano reso noto che molti di quei soldati sarebbero stati ricoverati con sindrome da radiazione in un centro specializzato a Gomel.
Il ministro ucraino ha confermato anche che i soldati russi avevano scavato trincee nella cosiddetta Foresta rossa, influenzando i livelli di radiazioni.
“È davvero incredibile anche pensare a cosa potrebbe accadere”, ha aggiunto Galushchenko. Un video girato con un drone e pubblicato dall’esercito ucraino aveva infatti mostrato una serie di posizioni militari russe abbandonate in un’area altamente radioattiva nella zona di esclusione che si trova vicino alla centrale nucleare. Poche ore dopo Energoatom, l’operatore statale delle centrali ucraine, ha diffuso un comunicato in cui affermava che non era chiaro cosa stessero facendo le truppe russe, che non indossavano dispositivi di protezione dalle radiazioni.
A confermare quanto la situazione sia pericolosa è anche la CNN, che ha avuto accesso alla centrale. Secondo i funzionari ucraini intervistati dall’emittente a stelle e strisce, l’aumento dei livelli di radiazioni segnalato nella stanza in cui i soldati russi vivevano durante l’occupazione della centrale nucleare è dovuto alle piccole particelle e alle polvere che hanno portato dentro l’edificio.
“Sono andati nella Foresta Rossa e hanno portato dentro il materiale attraverso le loro scarpe”, ha detto il soldato ucraino Ihor Ugolkov. “Nelle altre aree le radiazioni sono sotto controllo, ma qui aumentano perché loro vivevano in questa area”, ha aggiunto. Gli stessi funzionari hanno spiegato che i livelli nella stanza sono solo leggermente superiori a quelle presenti in natura: un contatto singolo non è pericoloso, ma l’esposizione mette a rischio la salute. “Sono andati ovunque, hanno anche portato della polvere radioattiva sui loro corpi”, quando se ne sono andati, sostiene Ugolkov.
(da Fanpage)

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“SONO DELUSO E ADDOLORATO DA PUTIN” : SILVIO BERLUSCONI, DOPO DUE ANNI E MEZZO DI ASSENZA, TORNA SUL PALCO

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

RIMETTE A POSTO SALVINI E MELONI (“IL CENTRODESTRA SENZA FORZA ITALIA NON ESISTE”) E POI TUONA CONTRO “MAD VLAD”: “ANZICHÈ PORTARE LA RUSSIA IN EUROPA, L’HA PORTATA NELLE BRACCIA DELLA CINA. PECCATO, PECCATO! DI FRONTE ALL’ORRORE DEI CRIMINI DI GUERRA A BUCHA, LA RUSSIA NON PUÒ NEGARE LE SUE RESPONSABILITÀ”

«Oggi è una nuova discesa in campo, siamo importanti per futuro Italia. Rimarremo saldi nel centrodestra. Ma senza di noi il centrodestra non esiste: Fratelli d’Italia ha perso un’occasione a non entrare nel governo. Sono deluso e addolorato gravemente dal comportamento di Vladimir Putin». Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi torna sul palco dopo quasi due anni e mezzo di assenza e carica le centinaia di sostenitori che lo aspettano all’hotel Parco dei Principi Roma.
L’accoglienza in sala è trionfante: «Non andate avanti perché mi viene male al cuore. Il vostro applauso il vostro calore mi fa venire male al cuore», esordisce il leader forzista. «Siamo riusciti a evitare presa potere da parte della sinistra comunista», sottolinea.
E poi l’affondo sul presidente russo (mai attaccato esplicitamente dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina), a cui Berlusconi è stato un tempo legatissimo: «Non posso e non voglio nascondere di essere profondamente deluso e addolorato dal comportamento di Vladimir Putin, che si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero. Io l’avevo conosciuto vent’anni fa e mi era sempre sembrato un uomo di democrazia e di pace».
E poi: «L’aggressione all’Ucraina, anzichè portare la Russia in Europa, l’ha portata nelle braccia della Cina. Peccato, peccato! Di fronte all’orrore dei massacri di civili a Bucha e in altre località ucraine, veri e propri crimini di guerra, la Russia non può negare le sue responsabilità — attacca il presidente di FI —. Dovrebbe al contrario, nel suo stesso interesse, identificare e mettere sotto processo i responsabili di comportamenti che il diritto e la morale considerano inaccettabili anche in tempo di guerra».
Il Cavaliere affronta anche il rapporto con gli alleati e avverte: «In questa alleanza del centrodestra noi siamo ovviamente determinanti. Lo siamo sul piano dei numeri, perché senza di noi non esiste nessuna maggioranza possibile, né di destra né, per assurdo, di sinistra. Ma soprattutto siamo determinanti sul piano delle decisioni politiche, il che conta ancora di più. Noi dunque rappresentiamo il centro».
Era il 19 ottobre del 2019 quando il Cavaliere fece l’ultima apparizione in presenza, alla grande manifestazione voluta da Salvini «Orgoglio italiano» alla quale parteciparono lo stesso Cavaliere e Giorgia Meloni, in una piazza San Giovanni piena e arrembante , quella che credeva in una coalizione unita che avrebbe vinto amministrative e regionali prima di contorcersi, dividersi, quasi separarsi dopo i passaggi traumatici della nascita del governo Draghi e della rielezione di Sergio Mattarella.
(da Il Corriere della Sera)

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I CORPI DI 132 CIVILI ”TORTURATI E UCCISI” TROVATI A MAKARIV DALL’ESERCITO UCRAINO

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

LA CITTA’ A 70 CHILOMETRI DA KIEV RICONQUISTATA DAGLI UCRAINI…UNA DONNA VIOLENTATA E POI SGOZZATA DAI RUSSI

Dopo Bucha e Borodyanka, nuovi crimini di guerra vengono scoperti dalle truppe di Kyiv man mano che avanzano nelle città liberate dopo l’occupazione russa: l’ultimo drammatico bilancio arriva da Makariv, 70 chilometri a est di Kyiv, dove secondo un primo bilancio sono stati ritrovati 132 corpi di civili.
Il sindaco del piccolo centro da 10mila abitanti Vadano Tokar ha dichiarato all’Ansa: “Ci sono state diverse torture, con cadaveri rinvenuti con le mani legate, e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise: una di queste è stata sgozzata. Abbiamo trovato i corpi”.
Immagini che si sovrappongono perfettamente allo scenario documentato a Bucha e che suggeriscono come quella di torturare i civili inermi non sia stata un’eccezione ma la norma per l’esercito di Mosca. Il ministero della Difesa ucraino parla di Makariv come di una città “semidistrutta”.
Secondo l’Onu sono almeno 1.766 i civili rimasti uccisi in Ucraina dallo scorso 24 febbraio. I feriti sono almeno 2.383.
L’ufficio del procuratore generale ucraino segnala 176 bambini deceduti per via dei bombardamenti. Intanto in mattinata sono riprese le evacuazioni dei civili a Kramatorsk dopo l’attacco russo di ieri alla stazione ferroviaria che ha causato almeno 30 morti. Decine di persone sopravvissute al bombardamento – raccontano i cronisti di France Presse – hanno passato la notte in una vicina chiesa protestante, e questa mattina sono partiti verso l’ovest del Paese grazie a autobus e treni messi a disposizione e partiti dalla vicina città di Sloviansk.
(da agenzie)

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DAL PALLONE D’ORO AL CAMPO DI BATTAGLIA PER DIFENDERE LA SUA UCRAINA: LA STORIA DI IGOR BELANOV, L’EX CENTRAVANTI DELL’URSS CHE CONQUISTÒ IL PREMIO DI “FRANCE FOOTBALL” NEL 1986, SUCCEDENDO A PLATINI

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

DOPO UNA LUNGA CARRIERA NELLA DINAMO KIEV, OGGI COMBATTE COME TANTI ALTRI SPORTIVI UCRAINI: “GLORIA A TUTTI QUELLI CHE SI OPPONGONO AGLI INVASORI”

“Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!”. E’ il motto ufficiale della Nazionale gialloblù, contestato dai russi quando ancora la guerra era “un’affare privato” tra le due nazioni, un conflitto limitato ai confini della Crimea che il mondo ignorava.
In questi giorni abbiamo visto più di uno sportivo o ex atleta professionista imbracciare il fucile e combattere l’invasore. Tra questi, anche un vincitore del Pallone d’Oro, Igor Belanov. Lo conquistò nel 1986, succedendo a Michel Platini e precedendo Ruud Gullit.
Arrivò davanti a Gary Lineker ed Emilio Butragueno, rappresentando la nazione che oggi cerca di sterminare il suo popolo, quell’Unione Sovietica che ancora si aggrappava a un muro che pure dava ampi segni di sgretolamento. All’epoca il premio di France Football era riservato a giocatori europei, quindi Diego Maradona, fresco campione del Mondo con l’Argentina, non poteva vincerlo. Ma la concorrenza era comunque agguerrita: da Marco Van Basten, allora ancora all’Ajax, agli stessi Platini e Gullit.
E poi quell’Helmuth Duckadam che parò 4 rigori in finale di Coppa Campioni regalando il trionfo alla Steaua Bucarest sul Barcellona di Bernd Schuster.
Ma ad alzare il più prestigioso riconoscimento individuale fu proprio l’attaccante nato a Odessa nel 1960, che mosse i primi passi nel Chornomorets prima di passare, nel 1985, alla Dinamo Kiev del Colonnello Lobanovski, lo “scopritore” di Andriy Shevchenko.
Con la Dinamo Belanov vinse il campionato sovietico piazzandosi al secondo posto nella classifica marcatori con 10 reti, guidando invece con 5 quella di Coppa delle Coppe, vinta in finale 3-0 sull’Atletico Madrid (a segno anche il poi juventino Zavarov e un’altra leggenda del calcio dell’Urss, Oleg Blokhin, pure lui ucraino).
Al Mondiale 1986 Belanov giocò solo saltuariamente e la sua Nazionale, che pure poteva contare su Aleinikov (pure lui sbarcato poi in Serie A con Juve e Lecce), Protasov e Blokhin, dopo aver vinto il girone, uscì negli ottavi col Belgio di Pfaff, Scifo e Ceulemans, battuta 4-3 ai supplementari. La tripletta di Belanov lasciò però il segno nei votanti per il Pallone d’Oro. Quando lo vinse, l’attaccante ucraino ammise onestamente: “So che questo premio è dovuto ai risultati della Dinamo Kiev più che quanto fatto da me a livello individuale. Penso che l’avrebbe meritato di più Zavarov”. Invece lo vinse lui, terzo sovietico a riuscirci dopo Lev Yashin (1963) e Blokhin (1975).
La sua carriera dopo la vittoria parigina assunse una parabola discendente. Giocò l’Europeo 1988, era in campo in quell’Olanda-Urss passata alla storia per uno dei gol più belli della storia del calcio, la conclusione al volo di Van Basten. Pochi ricordano però che Belanov, sull’1-0 per l’Olanda (gol di Gullit) si fece parare il rigore del possibile pareggio da Van Breukelen. Igor avrebbe poi dovuto arrivare in Italia: aveva già raggiunto un accordo col Genoa, che lo avrebbe dato in prestito all’Atalanta di Mondonico.
Ma si mise di mezzo il Cremlino, con una regola che impediva ai giocatori sotto i 29 anni di giocare all’estero. Appuntamento rimandato quindi al compimento del 29° compleanno, quando firmò col Borussia Monchengladbach.
Chiuse quindi la carriera con l’Eintracht Braunschweig e in patria, ora l’indipendente Ucraina, con il suo primo club, il Chornomorets e infine con l’Azovetz Mariupol.
Negli ultimi tempi Belanov viveva a Odessa, dove aveva aperto una scuola calcio. Ora, come tanti suoi connazionali, lotta non per battere difensori e portiere avversari, ma per fermare l’eccidio russo ai danni del suo popolo.
A 61 anni si è fatto fotografare col fucile in spalla, più fiero di quell’arma che suo malgrado deve imbracciare di quanto non lo sia mai stato per il Pallone d’Oro. “Ho giocato con orgoglio per l’Unione Sovietica e sono sconvolto da questa guerra” ha detto Belanov.
“Pace all’Ucraina, e Gloria a tutti coloro che affrontano gli occupanti che coraggiosamente sono venuti a distruggere la nostra terra e il nostro libero, eroico popolo! Credendo nella nostra rapida vittoria! Gloria all’Ucraina” ha proseguito Igor
(da agenzie)

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“UNA BAMBINA DI 9 ANNI È STATA STUPRATA DA 11 SOLDATI RUSSI A IRPIN”. LA TESTIMONIANZA DI UNA GIORNALISTA UCRAINA: ”LE HANNO INCISO LA “Z” SULLA PANCIA PRIMA DI UCCIDERLA”

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

SUL SUO CORPO RINVENUTI 11 CAMPIONI DIVERSI DI SPERMA. LA PICCOLA E’ STATA AGGREDITA E VIOLENTATA DAI MILITARI RUSSI DOPO AVER ASSISTITO ALL’ESECUZIONE DEI SUOI GENITORI … LA RABBIA DELLA REPORTER: “IL MIO ODIO NON BOLLE PIÙ! BRUCIA COME UN RAZZO AL FOSFORO”

In queste sei settimane di guerra in Ucraina, le denunce e le immagini di civili torturati (anche carbonizzati) e uccisi sono state numerose.
La Russia continua a negare simili atrocità e accusa il governo di Zelensky di continue e “nuove provocazioni che coinvolgono civili sullo stile dello scenario di Bucha“, la cittadina di 30mila abitanti a nord di Kiev dove nei giorni scorsi, dopo il ritiro dei soldati di Putin, sono stati ritrovati decine di cadaveri in strada e nelle case con le mani legate
Alcuni anche bruciati per evitare di essere ritrovati. I corpi di donne martoriati con colpi d’arma da fuoco nelle parti intime e parzialmente carbonizzati. Quelli di una decina di uomini, con le mani legate dietro la schiena, uccisi nel giardino di un condominio in quella che sembra essere una esecuzione. E poi ancora: “Bambini con le mani legate dietro la schiena e un colpo di pistola sparato in testa. Stiamo parlando di bambini” e altre accuse relative a ”donne stuprate e uccise, fatte a pezzi”.
Le testimonianze dell’orrore della guerra vanno però avanti e una delle ultime, quella di Alina Dubovska, giornalista di Public, un media di Rivne, città nella zona occidentale dell’Ucraina, è raccapricciante.
Dubovka attraverso i social, racconta quanto accaduto nelle scorse settimane a Irpin, città della regione di Kiev assediata dai russi fino al ritiro di qualche giorno fa con il Cremlino che rivendica la scelta come “gesto di buona volontà” per i negoziati.
La fonte della giornalista è una parente incinta che dopo quanto appreso avrebbe avuto un aborto spontaneo. La testimonianza riguarda una bambina di nove anni che sarebbe stata violentata da numerosi soldati russi prima di essere uccisa solo dopo che sul suo corpo, sventrato, è stata incisa la lettera “Z”, simbolo “dell’operazione militare speciale” di Vladimir Putin.
La piccola sarebbe stata aggredita e stuprata dall’esercito invasore dopo aver assistito all’esecuzione dei due genitori. Così sarebbe stata violentata da almeno undici militari (perché dagli esami successivi effettuati sul corpo della bimba sarebbero emersi undici campioni diversi di sperma) che le avrebbero successivamente inciso la lettera Z sul petto, squarciandole la pancia. “Il mio odio non bolle più! Brucia come un razzo al fosforo” conclude la giornalista.
(da agenzie)

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LO SAPEVATE CHE IL PATRIARCA KIRILL ERA UN AGENTE DEL KGB? “IL CAPO DEGLI ORTODOSSI CHE SOSTIENE L’INVASIONE RUSSA E PER CUI LE NOZZE GAY SONO PEGGIO DI UN GENOCIDIO HA FATTO CARRIERA NEI SERVIZI RUSSI E POI NELLA CHIESA, SEMPRE PROTETTO DA PUTIN

Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile

SENZA GLI UCRAINI IL PATRIARCATO DI MOSCA È POCA COSA, PERDE LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARSI COME ALTERNATIVA AL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI

Se si guarda a Kirill, patriarca di tutte le Russie, sembra di venire trasportati indietro nel tempo. Non sono solo le parole, decisamente desuete, con cui ha benedetto l’invasione dell’Ucraina, considerata una «guerra metafisica contro le forze del male» (in questo caso rappresentate dal degrado morale dell’occidente), o con cui ha approvato ogni forma di combattimento dei soldati russi «per difendere la loro patria» dopo la scoperta degli orrori perpetrati a Bucha.
Desueta è anche la sua vita: figlio e nipote di preti, destinato quindi a fare carriera nella chiesa ortodossa – a partire da Leningrado, sua città natale, che è la stessa di Putin – e a farla come fedele alleato dello stato, quale esso sia.
In questa storia apparentemente lineare si intrecciano però anche elementi diversi: suo nonno è stato relegato da Stalin nei terribili gulag delle isole Solovki, accusato di fare attività religiosa, cioè di non essersi allineato alle direttive del regime comunista. Vladimir invece – è questo il nome laico di Kirill – nel regime si trova benissimo, tanto da diventare negli anni settanta agente del Kgb. La sua carriera religiosa avviene quindi sempre sotto l’ombrello protettore della politica, e in particolare dell’amico personale Putin.
Kirill, dopo la nomina a patriarca di Mosca nel 2009, sa bene come si deve muovere un capo religioso di questi tempi, e si distingue come paladino della pace. Dal 2006 è co-presidente della Conferenza mondiale religiosa per la pace e, forse anche in tale veste, nel 2011 si reca in Siria alle soglie del conflitto, rivolgendosi ai contendenti con un appello: «Si può risolvere ogni problema pacificamente, con il dialogo. L’essenziale è che non venga versato sangue».
Nel 2012 promuove un viaggio in Polonia per rappacificarsi con gli ortodossi polacchi. Infine, nel 2016, l’incontro a Cuba con papa Francesco lo lancia anche come protagonista dell’ecumenismo. Ma si tratta di una facciata piena di crepe: Kirill non ha remore nell’appoggiare la campagna di riabilitazione di Stalin, e comincia a pregare pubblicamente perché alla santa Russia non venga meno la chiesa ucraina, dove ormai gli ortodossi sono divisi in tre comunità, di cui una sola ancora legata a Mosca
Non è una questione di poco peso: per gli ortodossi russi il legame con Kiev, luogo di fondazione della loro chiesa, è simbolicamente fondamentale, e così più in concreto l’appartenenza alla loro chiesa delle popolose e ferventi comunità ucraine: senza gli ucraini il patriarcato di Mosca è poca cosa, perde la possibilità di presentarsi come alternativa al patriarca di Costantinopoli.
Si può considerare vero il suo ecumenismo? Ha senso che il papa continui a dialogare con lui? L’ecumenismo si deve basare sull’onestà degli intenti di quanti, al di là dei secolari conflitti teologici, condividono la fede in Cristo. E si può considerare cristiano chi pensa che il matrimonio omosessuale è segno dell’avvicinarsi dell’apocalisse, mentre benedice orribili eccidi di innocenti?
(da il Resto del Carlino)

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