Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
DALLE REGIONI PIU’ SPERDUTE VENGONO ARRUOLATI I GIOVANI POVERI: MANDATI A MORIRE PER MANTENERE I CRIMINALI CORROTTI DEL CREMLINO
Nel bel mezzo della foresta della taiga, a più di 4 mila chilometri dall’Ucraina,
anche il remoto villaggio siberiano di Vanavara ha riportato le conseguenze dell’invasione russa del suo vicino occidentale.
Le autorità locali, a maggio, hanno confermato la morte del soldato russo Sergei Vasilev, 22 anni. Il ragazzo, di etnia Evenki, una delle popolazioni indigene della Siberia orientale, è stato ucciso in battaglia. Ci è voluto quasi un mese prima che il suo corpo venisse restituito a Vanavara, da quella che la gente del posto chiama “la Grande Terra”.
Senza collegamenti ferroviari o stradali diretti, l’unico modo per entrare e uscire da Vanavara è in aereo o, nei mesi estivi, in barca, percorrendo il fiume Podkamennaya Tunguska.
Alla funzione commemorativa, celebrata alla presenza dei rappresentanti del Ministero della Difesa, “Il luogo era gremito di persone e corone funebri. Il ragazzo era un nativo, uno di noi. È una perdita personale per tutti. Fino a questo momento, tutti qui cercavano di ignorare la guerra”, ha confidato ai media indipendenti un giovane locale di 24 anni.
Con le forze armate russe che fanno affidamento sui servizi a contratto dei soldati coscritti, la geografia delle perdite in Ucraina è sproporzionatamente distorta verso aree economicamente più svantaggiate, in particolare quelle popolate da comunità indigene non slave.
In queste remote regioni rurali, non ci sono abbastanza posti di lavoro e prospettive. L’esercito rischia di qualificarsi agli occhi dei giovanissimi come l’opportunità della vita.
Storie simili a quella di Vasiliev a Vanavara si trovano anche in altre comunità, agli angoli più marginali della Russia moderna. Diversi membri della piccola comunità del villaggio di Dogoy, nella regione di Zabaikalsky, al confine con la Cina, stanno combattendo in Ucraina.
La repubblica siberiana della Buriazia e la vicina regione di Zabaikalsky sono tra le regioni russe con il maggior numero di perdite militari. Un totale di 164 soldati della Buriazia e 102 della regione di Zabaikalsky sono stati uccisi in Ucraina, secondo un conteggio parallelo del bilancio delle vittime realizzato dal media indipendente iStories.
Nonostante il numero crescente di caduti, la maggior parte di coloro che vivono nelle periferie della Federazione sembra appoggiare la guerra, con i sondaggi che stimano oltre tre quarti dei russi a riempire le file dei sostenitori per la campagna militare del Cremlino in Ucraina.
A motivare le persone a unirsi all’operazione militare speciale non è solo una condizione d’indigenza, ma anche il sentimento di privazione perenne che affligge le persone in questi luoghi lontani dai centri del potere.
A consolidare il sostegno al Cremlino, se ce ne fosse ancora bisogno, è anche la propaganda esercitata dall’unico medium in grado di vincere le distanze senza connessioni Internet affidabili, la televisione, che trasmette diligentemente la narrativa pubblica di Mosca.
Sebbene il villaggio settentrionale di Sizyabsk, nella repubblica russa di Komi, dove l’allevamento delle renne guida l’economia locale, abbia ottenuto accesso a Internet diversi anni fa, molti abitanti continuano a scegliere di ricevere le notizie dalla televisione di Stato, con la maggior parte della popolazione ancora analfabeta.
Mentre il costo umano della guerra in Ucraina incombe sul futuro di questi fragili aggregati umani, ci sono pochi segni di desiderio di cambiamento politico o sociale. “Alcune persone piangono e pregano perché la guerra finisca, ma non ho notato alcuna reale resistenza”, ha confidato a iStories un ragazzo della comunità di Dogoi. “Ma ci deve essere qualcuno che è contrario. Non può essere che tutti siano favorevoli”.
(da agenzie
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
NESSUNO MUOVE UN DITO PER I CURDI MA LE BOMBE DI ERDOGAN NON SONO MENO DEVASTANTI DI QUELLE DI PUTIN
C’è una domanda che non riesco a levarmi dalla testa. È la seguente: perché gli ucraini sì e i curdi no?
Giacché è sacrosanto schierarsi dalla parte di chi viene aggredito, e nettamente contro chi con ferocia sopprime la sovranità nazionale di un altro Stato, non comprendo la logica nell’applicare due pesi e due misure nei confronti di tutti i popoli oppressi.
Inviamo armi a Kiev ma ci scordiamo di farlo quando a chiedercele, o ad averne bisogno, sono altre comunità ispirate dalla democrazia ugualmente sotto scacco di brutali e “utili dittatori”.
La settimana scorsa la Turchia ha fatto decadere il proprio diritto di veto dinanzi alla domanda d’adesione di Svezia e Finlandia nella Nato, l’alleanza atlantica che dal 1949 agisce come un’appendice del potere militare Usa oltre oceano.
La notizia è stata accolta con gli squilli di trombe e come un successo dell’Occidente per l’attrattiva che Washington ancora esercita sul mondo “libero e democratico”. Ciò che è passato sotto traccia invece è questo: il via libera di Ankara all’espansionismo Nato non è avvenuto certo senza che Erdogan ottenesse nulla in cambio.
Il prezzo da pagare si incardina su tre punti chiave: 1. lo stop dell’embargo di armi alla Turchia da parte di Svezia e Finlandia (in vigore dal 2019 dopo l’invasione di Ankara nel nord-est della Siria); 2. l’immediata sospensione del supporto di Helsinki e Stoccolma ai curdi; 3. l’estradizione di 73 dissidenti curdi ora rifugiati in quei due Paesi, dove risiedono almeno centomila esuli (85mila solo in Svezia).
Praticamente ci siamo venduti il sostegno ai curdi in cambio dell’allargamento della Nato.
I curdi che, se non ci fossero stati loro, l’Isis si sarebbe preso tutta la Siria.
I curdi che abbiamo celebrato per la battaglia di Kobane. §
I curdi che hanno dato vita al Rojava, una regione autonoma nel Kurdistan siriano fondata su un modello di auto governo basato su democrazia diretta, ecologia ed emancipazione delle donne. E che oggi, a cospetto delle democrazie liberali, sui cui principi ad esempio si fonda il Kurdistan iracheno d’ispirazione a stelle e strisce, pare una civiltà modello, forse proprio perché non è un prodotto di Washington e non è riconosciuta né dal governo siriano, né dalle Nazioni Unite o dalla Nato.
Perché, dunque, gli ucraini sì ma i curdi e gli altri popoli oppressi no?
Le bombe di Putin non sono meno devastanti di quelle di Erdogan. Ciò che il leader russo sta facendo in Ucraina non è poi così diverso da quanto il Sultano sta facendo con i curdi.
Di fatto entrambi vogliono espandere i loro confini e minare l’esistenza di un altro popolo, negando la loro lingua, la loro cultura, la loro storia. Così come Putin dice che l’Ucraina non esiste nella storia e che gli ucraini in realtà sono russi, Erdogan applica lo stesso approccio verso i curdi.
Con la differenza che la Turchia ha intrapreso questa campagna d’eliminazione curda anni fa. E nessuno ha mosso un dito.
Perché non ci impegniamo allo stesso modo per difendere la libertà di tutti gli altri popoli oppressi? Chi decide quali valga la pena aiutare e quali no?
(da TPI)
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
IL GOVERNO E’ AL LAVORO PER METTERE A PUNTO UN PIANO D’AZIONE PER IL RICHIAMO PER TUTTI GLI OVER 60 E I FRAGILI A PRESCINDERE DALL’ETÀ: SI PUNTA FORTE SU MEDICI DI FAMIGLIA, FARMACIE, RIAPERTURA DEGLI HUB VACCINALI DISMESSI
La decisione sulla quarta dose da subito agli over 60 verrà formalizzata la
prossima settimana, probabilmente dopo che anche l’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie avrà ribadito quanto già indicato dall’Ema, ossia che si, il secondo booster è bene darlo anche agli ultrasessanantenni e ai fragili.
Ma i tecnici del ministro Speranza sono già al lavoro per mettere a punto il piano, che dovrà impedire di trasformare questa fase due della campagna vaccinale in un flop come la precedente, limitata agli over 80. E per farlo si punta forte su medici di famiglia, farmacie, riapertura degli hub vaccinali dismessi con troppo anticipo. Ma anche campagna di comunicazione e chiamata diretta delle persone titubanti a mostrare il braccio.
Tanto per cominciare però la platea sarà più ampia dei 18 milioni di ultrasessantenni (dei quali circa 900mila già coperti) perché il ministero ha intenzione di offrire la quarta dose a tutti i fragili a prescindere dall’età, mentre le disposizioni fino ad oggi in vigore anche per loro fissano il limite a sessanta anni, sotto i quali con qualsiasi malattia il richiamo bis non si fa.
Le categorie di malati però resteranno le stesse, nonostante da alcuni settori medici fosse partito l’invito ad ampliare la lista. Quindi per le malattie respiratorie figureranno scompenso cardiaco in fase avanzata e pazienti con post-shock cardiogeno, per quelle neurologiche la sclerosi laterale amiotrofica, la sclerosi multipola e la distrofia muscolare, tanto per citare le più diffuse.
Poi secondo booster anche per diabete di tipo uno e due, cirrosi epatica, ictus con compromissione motoria e neurologica-cognitiva, infarto, fibrosi cistica, anemie gravi, sindrome di Down e grave obesità, più altre patologie meno note.
Il problema però è che la maggior parte di questi pazienti non sa nemmeno di rientrare tra quelli che hanno diritto alla somministrazione. Magari perché neanche conoscono il nome scientifico della loro patologia. E per questi pazienti, ma non soltanto per loro, ecco l’altra arma che il piano vuole mettere in campo, che è quella della “chiamata attiva”. Ossia, se non sei tu ad andare dal vaccino è il medico o la struttura sanitaria che ti ha in carico a chiamarti o magari a mandarti un promemoria sotto forma di Sms, come hanno fatto ad esempio Lazio e Piemonte.
Dove non a caso le percentuali di adesioni alla quarta dose sono già oggi rispettivamente del 31 e del 52,8%, ben al di sopra della media nazionale del 25,1% e a distanza abissale da regioni come la Calabria (8%) la Basilicata (9,3) e la Sicilia (11,6%). Differenze che dimostrano come sia necessario mettere in riga anche le amministrazioni che l’operazione quarta dose l’hanno di fatto snobbata, facendo così lievitare i tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri. Non è infatti un caso se proprio Calabria (26,8%), Basilicata (19,6) e Sicilia (26,5%) siano tra le regioni con la quota più alta di ricoverati Covid.
La chiamata diretta reclama a sua volta la scesa in campo più convinta dei medici di famiglia. Fino ad ora solo uno su quattro ha aderito alla campagna vaccinale, anche perché l’incentivo di sei euro a puntura diverse Asl hanno deciso di dirottarlo verso altre priorità.
Ma ai dottori di fiducia le regioni dovranno anche semplificare la vita, facendo fornire dalle loro anagrafi vaccinali la lista di fragili e over 80 non ancora vaccinati da contattare e convincere a fare la puntura.
Poi si tratterà di riaprire gli hub dismessi anzitempo, circa un migliaio, visto che sei mesi fa erano più di tremila e ora si sono ridotti a 2.353.
Il Piano dovrà puntare forte anche sulla farmacie, che da sempre hanno aderito alla campagna vaccinale, salvo negli ultimi tempi dover fare i conti con problemi di approvvigionamento delle dosi, mentre alcune regioni, come Emilia Romagna, Molise, Basilicata e Sardegna le hanno proprio escluse dalla campagna. Infine convincere gli scettici.
Lo spot per spingerli verso la quarta dose c’è già. Peccato che nipote, nonna e dottoressa in ambulatorio per fare il vaccino all’anziana signora siano tutti senza mascherina. Segno di un atteggiamento distratto che sarà bene modificare prima di ritrovarsi davanti a un nuovo fallimento.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELLA COLDIRETTI: “LA SITUAZIONE STA ANCORA PEGGIORANDO”
Un enorme problema sociale. La punta dell’iceberg della povertà assoluta in Italia sono 2,6 milioni di persone costrette addirittura a chiedere aiuto per mangiare, che sono peraltro in aumento nel 2022 a causa della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina con l’aumento dell’inflazione, dei prezzi alimentari e i rincari delle bollette energetiche.
E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Fead, diffusa in riferimento al rapporto annuale dell’Istat che vede salire a 5,6 milioni le persone in povertà assoluta in Italia.
Il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead) in Italia aiuta 2.645.064 persone tra cui 538.423 bambini (di età uguale o inferiore ai 15 anni), 299.890 anziani, 81.963 senza fissa dimora (di età uguale o superiore ai 65 anni), 31.846 disabili, secondo l’analisi della Coldiretti. Si tratta della componente più debole della società che è più esposta all’impoverimento alimentare determinato dal caro prezzi ma anche dal rallentamento dell’economia e dalla frenata dell’occupazione.
«Con la crisi un numero crescente di persone è stato costretto a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente – sottolinea la Coldiretti – ai pacchi alimentari, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Fra i nuovi poveri ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia. Persone e famiglie che mai prima d’ora – continua l’associazione – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche».
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
A TRE GIORNI DALL’EVENTO SCOPPIA UN IMPORTANTE FOCOLAIO NELLA CITTA’ TOSCANA, COME ERA PREVEDIBILE-
Mentre oggi è il grande giorno del concerto dei Maneskin al Circo Massimo,
l’edizione fiorentina di Repubblica fa il punto sui contagi a Siena dopo il Palio e la festa. E spiega che a cinque giorni dall’evento i contagi in città si sono sestuplicati.
Il 2 luglio, giorno del Palio, i casi nel comune di 50 mila abitanti ammontavano a 50. Il 5, con l’incubazione di Omicron che dura esattamente tre giorni, i casi sono passati a 224.
Nei giorni successivi sono stati 253, 232 e 179. La città è diventata il centro con la maggiore incidenza della Toscana.
«Dalla seconda metà di giugno vediamo una tendenza all’incremento dei casi, e i grandi eventi come il Palio, aumentando i contatti interpersonali, fanno crescere anche il rischio di contagio. Con questa variante un positivo può trasmettere il virus anche a 15-20 persone», dice Mario Tumbarello, ordinario che guida le malattie infettive delle Scotte di Siena.
«Penso ai grandi concerti che ci sono stati, o a quello a Roma in programma per questo weekend con 70 mila spettatori per i Maneskin. Del resto abbiamo deciso di convivere con il Covid, perché la popolazione è stanca di chiusure e lockdown».
Aumentano anche gli ingressi in ospedale, ma il fenomeno è cominciato il primo luglio: «Avevamo 27 ricoverati, ora sono 54: una crescita del 100%». In più ci sono 153 dipendenti dell’Asl locale contagiati. Per aprire (di nuovo) un’area di degenza Covid sono state ridotte le medicine interne.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
L’EMORRAGIA DI VOTI DEL M5S SENZA FINE
I sondaggi politici di Ipsos illustrati oggi da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera raccontano i flussi di voti dal 2019 al 2022.
E spiegano il boom di Fratelli d’Italia con l’emorragia di voti che ha subito negli ultimi tempi la Lega: metà dei voti che arrivano a Giorgia Meloni vengono dal partito di Matteo Salvini.
Mentre il Movimento 5 Stelle continua a perdere consenti. Un quarto di chi lascia i grillini si rifugia nell’astensione.
Secondo i dati di Pagnoncelli il Partito Democratico ha una buona percentuale di fedeltà degli elettori (74,9%). Mentre i delusi si astengono o scelgono Azione/+Europa in massima parte.
La capacità di attrazione del partito di Letta però sembra limitata. Anche se si recupera qualche consenso dall’astensione e dal M5s.
Anche Fdi beneficia di una elevata fedeltà (79,4%) e fa registrare un flusso in uscita diretto prevalentemente verso l’astensione (6,4%), Italexit (4,4%) e più Forza Italia (2,7%) che Lega (1,4%).
La metà degli attuali elettori (49%) proviene dalla Lega, poi ci sono gli astensionisti e i pentastellati.
Per la Lega è un crollo: soltanto due su cinque voterebbero di nuovo Salvini dopo il Papeete. Uno su tre voterebbe Meloni, gli altri si astengono, gli altri sceglierebbero Italexit o Forza Italia.
Il caso più complesso è quello del M5s: ha perso più della metà degli elettori delle Europee (già quasi dimezzati rispetto alle Politiche), i quali oggi propendono prevalentemente per l’astensione (23,6%), per FdI (5,9%), il Pd (5,4%) e Italexit (4,3%), Lega (2,2%) e Forza Italia (2%).
Il M5S, conclude Pagnoncelli, risulta quindi la forza che ha alimentato più delle altre il bacino dell’astensione e ha riversato i propri voti su soggetti molto diversi. A conferma di un elettorato composito che da sempre rappresentava un elemento distintivo.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
L’ECONOMISTA: “ORA SUBITO UNA LEGGE SUL SALARIO MINIMO E’ STUPEFACENTE CHE I SINDACATI SI OPPONGANO”
Il reddito di cittadinanza è uno strumento fondamentale per combattere la
povertà. Mentre è necessario accelerare sul salario minimo.
Questo dice oggi l’economista ed ex presidente dell’Inps Tito Boeri in un’intervista rilasciata a La Stampa.
Nel colloquio con Paolo Baroni, Boeri dice che «ci sono molti correttivi da fare al Reddito di cittadinanza perché è strutturato male e non aiuta sufficientemente i nuclei numerosi ed aiuta troppo le persone singole. Poi ci sono alcuni problemi legati al passaggio dall’Rdc al lavoro da mettere a punto. Però questo è uno strumento fondamentale che non si può smontare: soprattutto in questo momento abbiamo bisogno di una misura universale di contrasto della povertà».
Sul salario minimo, per l’economista «è davvero sorprendente che tra i sindacati ci sia ancora chi si oppone a questa idea. Il vero problema oggi in Italia è che c’è una quota di lavoratori sempre più importante che sfugge alle maglie della contrattazione collettiva. Per questo serve una legge che fissi un livello retributivo orario minimo al di sotto del quale non si può scendere in tutti i settori, per tutte le imprese, per tutti i lavoratori»
Ma per Boeri la soluzione trovata dalla Spagna, che ha ridotto i contratti precari, non è replicabile in Italia: «Gli spagnoli partono da una situazione molto diversa dalla nostra perché sono arrivati ad avere sino ad un terzo dei lavoratori dipendenti che avevano dei contratti temporanei e quindi hanno dovuto fare degli interventi molto drastici per limitare le assunzioni con contratti a tempo determinato. Noi dobbiamo intervenire soprattutto sulla loro conversione in contratti a tempo indeterminato incentivando le imprese a fare questa trasformazione. Singolare che dopo il parere della Consulta nessuno abbia più usato parlare di come riformare i contratti a tempo indeterminato per offrire tutele crescenti in base all’anzianità aziendale».
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2022 Riccardo Fucile
SUI MURI DEL PAESE I SOLITI SFIGATI NON PERDONO OCCASIONE DI FARSI CONOSCERE
“Madonna paese di pervertiti”, “sindaco fr**io vergognati”, “a morte”: il sindaco di Madonna del Sasso Ezio Barbetta bersaglio di insulti omofobi sui muri degli edifici del piccolo comune con meno di 500 abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, sulla parte occidentale del Lago d’Orta.
Scritte contro le minoranze sessuali anche sulle bacheche comunali, a rimarcare che l’obiettivo è proprio l’amministrazione, “colpevole” di aver approvato poco più di un mese fa una delibera di Consiglio che vieta su tutto il territorio, compresi i siti web e i profili social connessi al paese, azioni di propaganda fondate su qualsiasi tipo di odio e di discriminazione che prendono di mira la sessualità.
Una sorta di “ddl Zan” fatto in casa, che prevede una multa di 500 euro per i trasgressori. Nel 2014 il piccolo Comune istituì anche il registro per il testamento biologico, anticipando la legge nazionale.
Per le scritte omofobe Barbetta ha sporto denuncia ai carabinieri. In un’intervista a Repubblica ha espresso il suo rammarico per quanto accaduto, visto che gli insulti hanno marchiato una cappella privata e un edificio che ospita una lapide d un partigiano.
Non è ancora chiaro chi sia il responsabile del gesto: “Non credo siano ragazzini o che sia una persona sola – dice il sindaco – ma di certo, se saranno individuati, dovranno subire le conseguenze penali delle loro azioni. E anche quelle amministrative del nostro regolamento. Saranno multati come prevede la delibera”.
Sulla vicenda è intervenuta l’associazione Lgbtqia NovarArcobaleno, che in una nota stampa ha sottolineato: “Questo atto vandalico deve far rendere conto di quanto sia urgente e necessaria una legislazione che vada ad intervenire sull’odio Lgbtqia+fobico, prevedendo prima di tutto interventi di carattere socio-culturale ed educativi nella società, e non solamente punizioni”.
(da agenzie)
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