PERCHE’ GLI UCRAINI SI’ E I CURDI NO?
NESSUNO MUOVE UN DITO PER I CURDI MA LE BOMBE DI ERDOGAN NON SONO MENO DEVASTANTI DI QUELLE DI PUTIN
C’è una domanda che non riesco a levarmi dalla testa. È la seguente: perché gli ucraini sì e i curdi no?
Giacché è sacrosanto schierarsi dalla parte di chi viene aggredito, e nettamente contro chi con ferocia sopprime la sovranità nazionale di un altro Stato, non comprendo la logica nell’applicare due pesi e due misure nei confronti di tutti i popoli oppressi.
Inviamo armi a Kiev ma ci scordiamo di farlo quando a chiedercele, o ad averne bisogno, sono altre comunità ispirate dalla democrazia ugualmente sotto scacco di brutali e “utili dittatori”.
La settimana scorsa la Turchia ha fatto decadere il proprio diritto di veto dinanzi alla domanda d’adesione di Svezia e Finlandia nella Nato, l’alleanza atlantica che dal 1949 agisce come un’appendice del potere militare Usa oltre oceano.
La notizia è stata accolta con gli squilli di trombe e come un successo dell’Occidente per l’attrattiva che Washington ancora esercita sul mondo “libero e democratico”. Ciò che è passato sotto traccia invece è questo: il via libera di Ankara all’espansionismo Nato non è avvenuto certo senza che Erdogan ottenesse nulla in cambio.
Il prezzo da pagare si incardina su tre punti chiave: 1. lo stop dell’embargo di armi alla Turchia da parte di Svezia e Finlandia (in vigore dal 2019 dopo l’invasione di Ankara nel nord-est della Siria); 2. l’immediata sospensione del supporto di Helsinki e Stoccolma ai curdi; 3. l’estradizione di 73 dissidenti curdi ora rifugiati in quei due Paesi, dove risiedono almeno centomila esuli (85mila solo in Svezia).
Praticamente ci siamo venduti il sostegno ai curdi in cambio dell’allargamento della Nato.
I curdi che, se non ci fossero stati loro, l’Isis si sarebbe preso tutta la Siria.
I curdi che abbiamo celebrato per la battaglia di Kobane. §
I curdi che hanno dato vita al Rojava, una regione autonoma nel Kurdistan siriano fondata su un modello di auto governo basato su democrazia diretta, ecologia ed emancipazione delle donne. E che oggi, a cospetto delle democrazie liberali, sui cui principi ad esempio si fonda il Kurdistan iracheno d’ispirazione a stelle e strisce, pare una civiltà modello, forse proprio perché non è un prodotto di Washington e non è riconosciuta né dal governo siriano, né dalle Nazioni Unite o dalla Nato.
Perché, dunque, gli ucraini sì ma i curdi e gli altri popoli oppressi no?
Le bombe di Putin non sono meno devastanti di quelle di Erdogan. Ciò che il leader russo sta facendo in Ucraina non è poi così diverso da quanto il Sultano sta facendo con i curdi.
Di fatto entrambi vogliono espandere i loro confini e minare l’esistenza di un altro popolo, negando la loro lingua, la loro cultura, la loro storia. Così come Putin dice che l’Ucraina non esiste nella storia e che gli ucraini in realtà sono russi, Erdogan applica lo stesso approccio verso i curdi.
Con la differenza che la Turchia ha intrapreso questa campagna d’eliminazione curda anni fa. E nessuno ha mosso un dito.
Perché non ci impegniamo allo stesso modo per difendere la libertà di tutti gli altri popoli oppressi? Chi decide quali valga la pena aiutare e quali no?
(da TPI)
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