Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
IL GRANDE POPOLO SICILIANO DIMOSTRA LA SUA GENEROSITA’
Con sacchetti di plastica in mano o con la classica busta che gli viene data all’hotspot, decine e decine di migranti ieri sera si aggiravano a Lampedusa lungo via Roma, il corso principale del paese.
Tutti giovani, molti dei quali minorenni, sono riusciti ad allontanarsi dall’hotspot quando, nel tardo pomeriggio, c’è stato un momento di caos proprio durante la distribuzione dei pasti. I migranti in giro per Lampedusa, molti dei quali tenevano stretta fra le braccia una bottiglia d’acqua minerale da 2 litri, non hanno creato fastidi né problemi d’ordine pubblico: cercavano soltanto qualcosa da mangiare in mezzo ai tanti turisti in vacanza sull’isola. Con difficoltà, visto che non parlano italiano, hanno cercato di informarsi sul costo della pizza o di un panino. Un ragazzo si è anche stupito del fatto che una bottiglietta di mezzo litro di acqua minerale costasse 2 euro. La Croce Rossa italiana e la polizia, per tutta la notte, hanno setacciato ogni angolo di Lampedusa e sono riusciti a convincere molti di loro a rientrare all’hotspot di contrada Imbriacola.
Un pompiere organizza una spaghettata
Doveva andare a cena con amici, lo attendeva una grigliata di sgombro, quando, all’improvviso, ieri sera, s’è ritrovato davanti casa una decina di giovani del Burkina Faso che chiedevano da mangiare. Anche loro si erano allontanati dall’hotspot di contrada Imbriacola ed erano in cerca di cibo. “Erano stremati, ma soprattutto affamati – racconta il vigile del fuoco Antonello Di Malta – uno di loro si è messo in ginocchio chiedendo da mangiare”. Di Malta ha rinunciato alla sua cena con amici, è rientrato a casa e, assieme alla madre, ha preparato una spaghettata. “Li ho fatti accomodare nella veranda di casa mia – racconta Di Malta – e abbiamo cenato con loro. Avevano una fame pazzesca. Ma questa cosa la stanno facendo tutti, o quasi, i lampedusani. Perché tutti diamo una mano”. Di Malta, nonostante avesse una serata programmata già da un po’, non se l’è sentita, e lo dice chiaramente, “di lasciarli senza mangiare”. “Mi hanno raccontato di essere originari del Burkina Faso, di essere partiti da Sfax e che hanno fatto un viaggio di 4 giorni. Alcuni dei miei ospiti erano arrivati ieri mattina, altri erano qui da due giorni”.
(da Ansa)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA GIOVANE DI LAMPEDUSA SI TROVAVA IN BARCA CON ALCUNI PARENTI: “NON SIAMO EROI, QUESTI ESSERI UMANI SONO AMMASSATI, DISIDRATATI, DISTRUTTI DAL VIAGGIO, MA CHE ACCOGLIENZA E’ QUESTA?”
Francesca Matina due giorni fa si trovava in barca nella baia della Tabaccara, una sicuramente delle più suggestive di Lampedusa, isola dell’accoglienza per antonomasia. Era con due suoi zii e un amico quando un barchino sul quale viaggiavano 48 persone si è schiantato contro a scogliera a picco sul mare. La 31enne, originaria della bellissima isola delle Pelagie, non ci ha pensato su un momento e si è tuffata in mare per salvare i migranti in difficoltà in acqua.
“Sono stati momenti davvero difficili – racconta -, le persone in mare annaspavano e invocavano aiuto. Salvare vite umane è un’esperienza bruttissima e bellissima allo stesso tempo. Per fortuna tutto è andato bene, ma purtroppo non sempre finisce così”.
Francesca, figlia del capo reparto dei vigili del fuoco dell’isola Giacomo Matina, è riuscita a salvare quattro naufraghi, tra cui due donne. A TgCom ricorda quei drammatici momenti:
Ero sulla barca con i miei zii Giacomo e Felicetta e il mio amico Gonzalo – dice -, stavamo levando l’ancora per rientrare, tanto che ci eravamo già rivestiti, quando abbiamo visto questo barchino schiantarsi contro gli scogli. A questo punto, con Gonzalo non ci abbiamo pensato due volte e ci siamo gettati in mare coi salvagenti. Sono stati attimi di terrore, ma non potevamo lasciare morire quelle persone che chiedevano aiuto”.
Intanto le altre persone in barca con Francesca hanno richiamato l’attenzione di un motoscafo che, essendo di dimensioni più piccole, si è potuto avvicinare ai naufraghi i quali si sono subito aggrappati allo scafo.
Sono stati momenti di grande concitazione – spiega Francesca – io parlavo inglese i migranti il francese, ho cercato di rassicurarli, ma erano infreddoliti e impauriti, avevano sete e abbiamo dato acqua, per fortuna alla fine tutti i naufraghi, tra cui tre bambini, sono stati salvati, anche grazie all’arrivo della Guardia Costiera”.
La donna non manca di lanciare qualche critica per la questione accoglienza: “Provo panico e rabbia. Non si possono accogliere persone in questo modo, tutte ammassate sulle barche della Guardia Costiera, disidratati, sofferenti, distrutti dal viaggio. La verità è che siamo sempre soli nell’accogliere i migranti in fuga dai loro paesi. Siamo stati lasciati soli e abbandonati dall’Europa” dice. È proprio di ieri la notizia della morte di un neonato annegato subito fuori dal porto di Lampedusa.
Francesca poi conclude: “Non siamo degli eroi, siamo soltanto esseri umani che hanno cercato di salvare altri esseri umani in difficoltà. E stavolta è andata bene. Se dovessi vivere in un’altra vita da migrante, mi auguro di ricevere lo stesso aiuto”.
(da FanPage)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
L’ENPA: “BASTA ORDINANZE DI MORTE IN TRENTINO”… CHI CONTINUA A EMETTERE ORDINANZE ILLECITE VA COMMISSARIATO: QUESTO ACCADE NEI PAESI CIVILI
Il Tar di Bolzano ha deciso di salvare la vita ai due lupi che si aggirano attorno al Comune di Selva dei Molini il cui abbattimento era stato autorizzato, pochi giorni fa, dal presidente della Provincia autonoma Arno Kompatscher.
A darne notizia le associazioni Lav, Lndc Animal Protection e Wwf, firmatarie del ricorso per bloccare le procedure avviate dalla Provincia. «Il presidente del Tar, anche richiamando il fatto che oramai il periodo dell’alpeggio è pressoché terminato, con conseguente significativa riduzione del rischio di predazioni di lupi, ha disposto la sospensione del decreto del presidente della Provincia autonoma di Bolzano, fino alla trattazione collegiale prevista alla prossima Camera di Consiglio già fissata per il prossimo 10 ottobre», scrivono nelle associazioni, che ora raccomandano: «I Forestali che erano alla ricerca dei due animali rientrino subito nei loro uffici, scaricando i fucili e lasciando vivere gli animali secondo la loro natura».
La gioia degli animalisti
La presidente nazionale dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa), Carla Rocchi, ha commentato così la sentenza del Tar: «La sospensione della condanna a morte dei due lupi in Alto Adige, per la quale ci rallegriamo, ferma i progetti faunicidi di Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, i due ‘fratelli di fucile’ che stanno facendo l’impossibile, in Italia e in Europa, pur ammazzare orsi e lupi».
«Oltre a mettere in pericolo specie particolarmente protette a livello nazionale ed europeo – prosegue la nota -, la valanga di ordinanze di morte che il duo Fugatti-Kompatscher ha firmato di recente determina un grave spreco di risorse, umane e materiali, a carico della Pubblica Amministrazione. Risorse che invece sarebbero ben più produttive se impegnate per migliorare la convivenza con i grandi carnivori, come prescrivono le norme». «Evidentemente Fugatti e Kompatscher non hanno alcun interesse a fare prevenzione ma solo ad uccidere animali», è la stilettata finale.
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA COMPAGNIA SOTTOLINEA “FALSE AFFERMAZIONI SU BIGLIETTI AEREI (INESISTENTI) DA 1.000 EURO”
Ryanair chiede al presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma “di assumersi la responsabilità (per il falso rapporto prodotto dall’Enac e presentato al governo italiano sul prezzo dei biglietti aerei) e dimettersi dall’Ente”.
Lo si legge in una nota in cui la compagnia sottolinea “i molteplici errori nel rapporto, tra cui false affermazioni su biglietti aerei (inesistenti) da 1.000 euro, false affermazioni su algoritmi inesistenti relativi a telefoni cellulari, geolocalizzazioni o browser Internet e false affermazioni su regimi di oligopolio nel mercato italiano”.
Ryanair ritiene “inaccettabile che il presidente della Direzione del trasporto aereo italiano non abbia spiegato con precisione il diritto comunitario (Reg. 1008/2008) al ministro Urso, che garantisce a tutte le compagnie aeree la libertà di prezzo, non solo in Italia, ma in tutta Europa.
Il decreto illegale del ministro Urso – prosegue la compagnia irlandese nella nota – aumenterà le tariffe aeree sulle rotte verso la Sicilia e la Sardegna e ridurrà la capacità”. Secondo Ryanair “i commenti di Di Palma, che afferma erroneamente che esiste un ‘oligopolio’ in Italia, mostrano quanto sia poco informato sulla gestione delle compagnie aeree. Un oligopolio richiede che gli ostacoli all’ingresso sul mercato e/o la collusione dei prezzi tra i partecipanti siano efficaci.
Non vi è alcuna barriera all’ingresso sulle rotte nazionali verso la Sicilia o la Sardegna. Ryanair si è offerta di aggiungere capacità su queste rotte e abbassare ulteriormente le tariffe aeree se il governo italiano eliminerà l’addizionale municipale imposta per finanziare le pensioni dei piloti Alitalia. Non ci sono barriere all’ingresso se non il decreto illegale e ancora inspiegabile sul controllo dei prezzi del ministro Urso, che cerca di imporre controlli sui prezzi illegalmente, che aumenterà le tariffe aeree e ridurrà la capacità verso la Sicilia e la Sardegna”.
“Il falso rapporto Enac-Di Palma, – sottolinea il ceo del gruppo, Michael O’Leary – è disseminato di errori e false affermazioni, ma sorprendentemente non sottolinea l’obbligo legale dell’Italia di garantire la libertà di prezzo sia per i vettori italiani che per quelli dell’Ue che operano nel mercato italiano.
Questo falso rapporto dimostra che il presidente non è idoneo a supervisionare le attività dell’Enac. Non ci sono prove di alcuna collusione dei prezzi tra le compagnie aeree, specialmente quando Ita applica tariffe molto elevate e Ryanair offre solo tariffe basse.
Se era davvero preoccupato per gli oligopoli, allora perché l’Italia propone di vendere Ita a Lufthansa, la compagnia aerea con le tariffe più alta d’Europa? La vendita di Ita a Lufthansa ridurrà il numero di concorrenti nel mercato italiano, ma Di Palma e l’Enac non sembrano avere problemi con questa vendita, che ridurrà la concorrenza e aumenterà ulteriormente le tariffe Ita”, conclude.
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
E’ UN BEL REGALO AL DUO CALTA-MILLERI CHE SI RITROVEREBBERO METÀ DEI CONSIGLIERI (6 SU 13 IN GENERALI E 7 SU 15 IN MEDIOBANCA) SENZA COMPRARE UN’AZIONE IN PIÙ
La correzione, dopo la fuga in avanti di un pezzo della maggioranza. Al ministero dell’Economia si lavora per riportare ordine sul disegno di legge per gli interventi a sostegno della competitività dei capitali. La modifica a cui si sta lavorando in queste ore ha a che fare con i paletti al meccanismo della lista del consiglio d’amministrazione, tema che non figurava nel testo approvato dal Consiglio dei ministri l’11 aprile. E che invece è spuntato fuori in commissione Finanze, al Senato, dove il provvedimento ha iniziato il suo iter di conversione in legge.
C’è un comma in particolare, dell’emendamento presentato dai relatori Fausto Orsomarso (FdI) e Dario Damiani (Forza Italia), che per il Mef va modificato. È quello che assegna il 49% dei consiglieri agli azionisti di minoranza che raccolgono più del 20% dei voti, mentre alla lista del cda vincente va il 50% più uno dei consiglieri. Proporzioni che, nelle valutazioni in corso, vengono giudicate troppo squilibrate in favore della lista o delle liste che riescono a scavallare la percentuale del 20%. Ma anche altri passaggi dell’emendamento potrebbero essere sottoposti a cambiamenti.
L’intervento è ancora da confezionare perchè le modifiche presentate dal partito della premier […] cambiano radicalmente l’impianto del disegno di legge messo a punto al ministero dell’Economia negli scorsi mesi [
L’idea di introdurre nuove norme a sostegno della competitività dei capitali è nata a marzo del 2022, con il governo guidato da Mario Draghi. Ma la lista del cda ora è diventata la cartina di tornasole di alcune delle partite più importanti del capitalismo italiano, a iniziare da quella di Mediobanca. Dall’assetto finale della norma sulla lista del cda dipenderà buona parte dell’esito della disfida tra i due fronti: i manager storici di Piazzetta Cuccia insieme ai soci forti contro la famiglia Del Vecchio e l’imprenditore Francesco Caltagirone.
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA GALASSIA DEGLI AMICI DI IRINA OSIPOVA, ASSUNTA IN SENATO
Dopo la notizia del suo approdo in Senato dal prossimo primo novembre, il nome di Irina Osipova è tornato alla ribalta. La 35enne ex candidata di Fratelli d’Italia, nata a Mosca ma residente da quasi vent’anni nel nostro Paese, prenderà servizio come coadiutore parlamentare, avendo superato un concorso pubblico il cui iter è iniziato nel 2019. In sostanza, a Palazzo Madama Osipova farà parte della macchina organizzativa dell’assemblea, svolgerà alcuni compiti amministrativi, di segreteria e di preparazione delle sedute.
Il motivo per cui questa assunzione ha destato così scalpore è che la futura funzionaria pubblica, nonostante la giovane età, ha già collezionato una lunga lista di frequentazioni nella galassia dell’estrema destra filo putiniana: da Gianluca Savoini, fondatore dell’Associazione Culturale Lombardia Russia, al miliziano neonazista Yan Petrovsky, passando per il foreign fighter italiano Andrea Palmeri.
Alcune di queste relazioni intessute nel corso degli anni da Osipova si sono guadagnate anche l’attenzione della magistratura oltre che della stampa. Nel 2018 il nome della donna compare, pur non risultando mai indagata, in un’inchiesta condotta dalla sezione anticrimine dei Ros per conto della Procura di Genova. I militari, a partire da alcune scritte pro-Priebke apparse nel 2013 in provincia di La Spezia, erano riusciti a ricostruire una rete di associazioni attiva “occultamente nel reclutamento di mercenari da instradare” in Donbass “arruolandoli nelle milizie filorusse”.
La figura di Irina Osipova venne analizzata con attenzione dai Ros. In particolare i militari si soffermarono sull’intervista che l’allora 26enne moscovita aveva realizzato il 9 ottobre 2014 ad Andrea Palmeri, la prima in cui l’ex leader dei Bulldog, il gruppo ultras della Lucchese, annunciava di essersi arruolato nelle milizie filorusse del Donbass per “fermare l’imperialismo americano ed il massacro di gente innocente”. Palmeri avrebbe raggiunto il fronte solo quattro giorni più tardi.
Oltre a questo episodio la Procura di Genova si interessò anche ad altri contatti di Osipova. Tra questi, l’amicizia stretta sui social con Vladimir Verbitchii, miliziano nato in Moldavia ma residente a Parma, inquadrato nel Rusich, formazione militare neonazista associata alla brigata Wagner. Secondo la Procura particolare interesse aveva anche il fatto che il 31 maggio 2015 la giovane militante italo-russa avesse salutato con un post l’arrivo di tre miliziani italiani nel “battaglione nazionalista Rusich”.
Quello, infatti, non era il primo post dedicato da Osipova all’unità militare ritenuta responsabile di diversi crimini di guerra. Quasi due mesi prima, il 22 marzo, Osipova aveva pubblicato una foto che la ritraeva accanto a Yan Petrovsky, allora numero due del battaglione Rusich e in seguito a capo di quella unità, ricercato e arrestato a fine agosto 2023 in Finlandia mentre tentava la fuga.
Ma il complesso delle relazioni di Osipova non si ferma a quello fotografato dall’inchiesta della Procura di Genova nel 2018. Figlia di Oleg Osipov, per anni direttore del Centro russo di scienza e cultura di Roma, nel 2011 Irina, appena 23enne, fonda l’associazione Rim — Giovani Italo-Russi, che dà voce alle proteste contro le sanzioni europee alla Russia. Nel 2014 inizia a collaborare con l’associazione Lombardia-Russia fondata da Savoini, in particolare come interprete della delegazione della Lega a Mosca in occasione dei viaggi di Matteo Salvini. Nel 2016, poi, si candida con Fratelli d’Italia al Comune di Roma, dove raccoglie poco meno di 200 voti. Da allora continua a sostenere il partito di Giorgia Meloni, nonostante le posizioni filo atlantiste assunte con sempre maggiore vigore dall’attuale Presidente del consiglio
Irina Osipova non sarà però l’unica della sua famiglia a intrattenere un rapporto di collaborazione con le istituzioni pubbliche. Suo marito Luca Pedetti, un imprenditore e dirigente d’azienda che in passato ha collaborato con Finmeccanica, il 10 ottobre 2022 è stato scelto dal ministero della Difesa come relatore del workshop “Pensiero Innovativo” su “L’impatto delle Emerging & Disruptive Tecnologies sulla Difesa”. Nel curriculum di Pedetti, che è laureato in Comunicazione nella società della globalizzazione e ha poi conseguito un master di Alto apprendistato per panificatori e pizzaioli, si legge che ha fornito “supporto logistico integrato” all’Aeronautica Militare e all’Aviazione dell’Esercito, oltre che ad altre forze armate in ambito Nato.
In seguito alle polemiche sorte sulla vittoria del concorso pubblico, Osipova prima si chiude in un “no comment”, per poi rilasciare una replica da uno dei suoi tanti profili social: “Ho passato regolarmente un concorso pubblico al Senato. Ma sono una cittadina italiana etnicamente russa
(da “la Stampa”)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
WEBER HA RINGRAZIATO I SOCIALISTI E I LIBERALI: “LA NOSTRA PROFICUA COLLABORAZIONE È STATA IMPORTANTE IN QUESTI MOMENTI CRUCIALI. LA MAGGIORANZA VON DER LEYEN CE L’HA FATTA”… PAROLE CHE SUONANO COME UN VIA LIBERA PER LA RICANDIDATURA DI URSULA
Il sogno di una maggioranza in Europa di centrodestra è svanito. E aporre la pietra tombale è stato addirittura Manfred Weber, il capogruppo del Ppe che fino a poche settimane fa aveva patrocinato l’idea di costruire una alleanza nell’europarlamento basata su un‘intesa tra popolari e Conservatori, ossia il gruppo di Giorgia Meloni.
“Cara Iratxe, caro Stéphane – ha detto rivolgendosi ai capigruppo socialista e liberale – voglio ringraziarvi per la nostra proficua collaborazione in questi momenti cruciali. La maggioranza Von der Leyen ce l’ha fatta”. Appunto, la “maggioranza Ursula”.
Per Weber, è davvero una inversione ad U. Aveva infatti insistito nel tentativo di emarginare il Pse dialogando con i sovranisti, da Fratelli d’Italia agli spagnoli di Vox. Con uno obiettivo mai davvero nascosto: impedire a Ursula von der Leyen un secondo mandato. Una opzione che a questo punto appare del tutto accantonata. “Insieme – ha aggiunto il presidente popolare – abbiamo preso le decisioni giuste, sul vaccino europeo, sul Recovery Fund o sul cambiamento climatico”.
Resta il fatto che le parole di Weber sono la presa d’atto che i numeri del prossimo Parlamento non permetteranno maggioranze diverse, senza socialisti. Ed è diventato un via libera di fatto alla ricandidatura di Von der Leyen.
Ma è anche il segno che qualcosa è cambiato negli equilibri europei e nelle intenzioni della presidente della Commissione. La sconfitta della destra in Spagna ha frenato le aspirazioni della destra. La possibilità che anche in Olanda si affermi la compagine rosso-verde determina rapporti di forza tra progressisti e sovranisti inimmaginabili fino a due mesi fa. E anche Von der Leyen ha iniziato a valutare la necessità di candidarsi come “Spitzenkandidat”, ossia come concorrente ufficiale dei popolari europei alla guida dell’esecutivo Ue.
Basta allora ascoltare le parole del leader leghista Matteo Salvini per capire come sia cambiato il quadro. “La Lega – ha avvertito anche all’indirizzo di Giorgia Meloni – sarà indisponibile a sostenere qualunque maggioranza e qualunque commissione che comprenda i socialisti e la sinistra. Non voglio una Von der Leyen 2”. La premier italiana è avvertita. La campagna per le europee non sarà semplice per la sua coalizione.
(da editorialedomani.it)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
COME HANNO “LAVORATO” I DATI PER FAR APPARIRE SOLO 20.000 GLI OCCUPATI CON STIPENDI DA FAME
Altro che un’emergenza che coinvolge milioni di persone. Chi si era convinto che la povertà lavorativa in Italia fosse un problema da affrontare subito tirerà un sospiro di sollievo leggendo il XXII Rapporto annuale dell’Inps pubblicato ieri.
Il primo firmato dalla commissaria Michela Gelera, scelta dal governo dopo aver riformato per decreto la struttura di vertice dell’istituto e messo alla porta il presidente Pasquale Tridico.
Il documento, infatti, assicura che i working poor sono solo 871.800 in tutto il Paese e quelli indigenti solo per colpa di paghe da fame (e non perché lavorano per poche ore) si fermano a 20mila, “una componente marginale”.
Risultati ottenuti con qualche astuzia statistica, come vedremo. E perfetti come assist alla premier Giorgia Meloni, che è contraria al salario minimo e in agosto, incalzata dalle opposizioni, ha preso tempo passando la palla al Cnel di Renato Brunetta.
Torturare i dati: come far sparire i working poor
Per capire quanto quei numeri siano distanti dalle stime più accreditate conviene rispolverare la Relazione sul lavoro povero scritta nel 2021 dal gruppo di esperti istituito dall’ex ministro Andrea Orlando e coordinato dall’economista Ocse Andrea Garnero. La quota di lavoratori dipendenti con retribuzioni lorde inferiori al 60% di quella mediana – la definizione standard di povertà lavorativa – era risultata superiore al 24%: quasi uno su quattro.
Considerato che nel 2017, anno di riferimento, i dipendenti oscillavano intorno ai 17,6 milioni, si parla di 4,2 milioni di occupati. Poco più di un anno fa, presentando il precedente rapporto, Tridico aveva poi ricordato come il 23% dei lavoratori guadagnasse in quel momento “meno del Reddito di cittadinanza” e oltre 4,3 milioni non raggiungessero i 9 euro lordi all’ora.
Trucco: contare il reddito di un giorno, non dell’anno
Cosa è cambiato nel frattempo? Non risulta che gli stipendi siano quadruplicati. L’unica novità riguarda la gestione dell’istituto di previdenza e, di conseguenza, quella che nel rapporto viene definita “rappresentazione (o, più modernamente, narrazione) della situazione sociale”. I poveri, mai citati nella relazione della commissaria straordinaria Gelera, vanno ridimensionati anche nell’analisi numerica.
Per arrivare al risultato, l’Inps prende in esame i propri dati amministrativi sulle retribuzioni dei dipendenti delle imprese private, escludendo i lavoratori domestici e agricoli. Poi seleziona quelli con retribuzione sotto il 60% della mediana, cioè con un lordo giornaliero di 48,3 euro: circa 6 euro all’ora. Ma si concentra su un solo mese, ottobre 2022. “In questo modo non vengono considerati tutti quelli che lavorano poche settimane o pochi mesi all’anno, che sono proprio la platea a maggior rischio di povertà”, commenta Garnero.
Così, ad esempio, si perdono per strada gli stagionali che si attivano solo in estate o durante le feste di fine anno: per loro il rischio supera il 50%. “Se si vuole indagare la povertà in senso stretto bisogna guardare ai redditi annuali. Banalizzando, il piatto in tavola va messo ogni sera dell’anno e non per un solo mese”.
È attraverso questa selezione che Inps arriva a individuare solo 871.800 lavoratori poveri, “il 6,3% della platea di riferimento”: 517mila tra i full time e 354mila tra i part time, stando alla tabella di pagina 99. Segue un’ulteriore disamina mirata a dimostrare come solo una minuscola parte sia povera esclusivamente per colpa dei bassi salari e non, invece, perché ha un contratto intermittente (quindi a bassa intensità di lavoro) o di apprendistato oppure perché si trova in cassa integrazione, in malattia o fa orario ridotto per l’allattamento.
L’ultima scrematura: così si arriva allo 0,2%
Solo sul gruppo rimasto dopo aver escluso quei casi, spiega il rapporto, è stato “effettuato un controllo utilizzando la retribuzione di tutti i mesi” per depennare pure quelli che a ottobre risultavano poveri ma negli altri mesi hanno superato la soglia del 60% della mediana.
L’ulteriore scrematura fa crollare i lavoratori poveri con un contratto a tempo pieno e poveri per ragioni strettamente legate al salario a 20.300 persone, “lo 0,2% sul totale della platea dipendenti”. Insomma, “una componente marginale dell’insieme del lavoro dipendente”.
Si tratta di lavoratori, aggiunge il rapporto, “distribuiti tra un numero rilevante di Ccnl, inclusi quelli con le platee più vaste e firmati dalle organizzazioni sindacali maggiori”. Al primo posto quello delle agenzie di somministrazione con Assolavoro come controparte dei confederali, seguito dal diffusissimo contratto del terziario e servizi siglato da Confcommercio e da quello della logistica e trasporto merci.
E qui la nuova “narrazione” si incrina: ne esce scalfita la tesi di Giorgia Meloni e della ministra del Lavoro Marina Calderone secondo cui il salario minimo in Italia non serve perché la forte contrattazione collettiva tutela a sufficienza i lavoratori. Del resto, quella leggenda è già stata involontariamente smentita due mesi fa da uno studio della Fondazione dei consulenti del lavoro, presieduta com’è noto proprio dal marito di Calderone, Rosario De Luca: il documento voleva dimostrare l’inutilità di un minimo orario fissato per legge, ma dalle tabelle emergeva che oltre un terzo dei 61 principali Ccnl firmati da Cgil, Cisl e Uil ha minimi retributivi ben sotto i 9 euro all’ora.
Non proprio la prova di un successo.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Settembre 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA PITONESSA AVEVA ASSICURATO DI AVER SANATO LA POSIZIONE DELLA DIPENDENTE IN CASSA INTEGRAZIONE CHE AVEVA CONTINUATO A LAVORARE
Che Dimitri Kunz, socio e compagno della ministra del Turismo Daniela Santanchè, fosse a conoscenza della manovra da furbetti, fuori dalle regole, con cui Visibilia aveva messo in cassa integrazione a zero ore alcuni dipendenti, che ignari continuavano a lavorare come se nulla fosse, era noto almeno da novembre 2022. Da quando cioè il Fatto Quotidiano pubblicò la conversazione registrata dalla dipendente di Visibilia in cui ammetteva «Sò tutti a zero ore, te ti sei messo e però magari hai messo in difficoltà l’azienda, bastava ne parlassi con noi e non avremmo avuto problemi, adesso, è chiaro, non è che possiamo renderli all’Inps perché sarebbe come ammettere…».
I dialoghi del 2021 ora sono un capitolo dell’indagine di Milano e sono stati depositati al tribunale civile dove è in corso il procedimento fallimentare per Visibilia. Le conversazioni registrate da una dipendente certificano, perciò, che Kunz era al corrente dell’illegalità del meccanismo usato per ottenere fondi pubblici con la cassa integrazione. Santanchè sapeva? Di certo ha mentito quando durante la sua arringa difensiva in Senato, per evitare le dimissioni dopo il polverone giudiziario, ha dichiarato: «Abbiamo una dipendente che nega di essere stata informata sulla cassa integrazione, di fronte a questa contestazione tardiva fatta dalla lavoratrice, pur ritenendo le sue affermazioni infondate e pur certa che quella lavoratrice non ha mai messo piede in Visibila durante la cassa integrazione, la società ha preferito sanare la sua posizione, considerano la lavoratrice in servizio per tutto il periodo, senza che fosse pervenuta alcuna richiesta dagli enti preposti. È bene sottolineare che nessun altro dipendente di Visibilia ha mai sollevato questioni sulla cassa integrazione». In documenti depositati dalla procura di Milano, inclusa la risposta dell’Inps, smentiscono la ministra.
INPS CONTRO SANTANCHÈ
Il problema per Kunz-Santanchè è che oltre all’inchiesta per bancarotta e falso in bilancio potrebbero affrontare una nuova accusa di truffa ai danni dello stato: esiste, infatti, un fascicolo di indagine della procura di Milano coordinato dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio e dalla sostituta Maria Giuseppina Gravina sulla cassa integrazione a zero ore per il momento senza nomi iscritti sul registro degli indagati, ma con un’ipotesi chiara, cioè la truffa.
I nuovi atti depositati nei giorni scorsi dalla procura al tribunale civile di Milano lasciano immaginare una rapida evoluzione del quadro investigativo che potrebbe, appunto, coinvolgere Kunz e Santanchè. Tuttavia con in questi documenti c’è un dato che chiarisce il numero di dipendenti coinvolti nella messinscena della Cig richiesta all’Inps da Visibilia Editore. Non sarebbero soltanto due, quindi, ma sei in tutto. Compresi, questo è l’elemento inedito, quelli che facevano capo a Visibilia concessionaria, altra azienda della galassia, peraltro creditrice di una terza Visibilia sulla quale pende un procedimento fallimentare.
Il dato emerge dalla risposta fornita ai pm dall’Ufficio vigilanza ispettiva dell’Inps: «Gli accertamenti condotti hanno confermato che i dipendenti Bottiglione e Maggioni (nonché Schiavone Anna, che pure figurava nella documentazione prodotta dalla Bottiglione quale fruitrice della Cig) hanno effettivamente percepito erogazioni salariali dell’Inps, come pure la società Visibilia Concessionaria che ha richiesto e ottenuto integrazione del salario per numero 6 dipendenti», riportano i magistrati nell’atto depositato al tribunale facendo una sintesi delle informazioni ricevuti dall’ente previdenziale. La stessa Inps che in quattro righe inviate sempre alla procura smentisce platealmente la ministra del Turismo, la quale al Senato ha impostato parte della sua difesa assicurando ai parlamentari, e agli italiani, di aver regolarizzato la posizione dei dipendenti. Il sei settembre Inps scrive: «Allo stato non risultano regolarizzazioni (richieste o approvate) relativa al periodo oggetto di indagine (2020-2022) afferenti alla questione Cig né da parte di Visibilia Editore né di Visibilia Concessionaria». Permane, dunque, «l’irregolarità segnalata», aggiungono i pm.
Santanchè quindi ha mentito davanti al parlamento. L’alternativa alla menzogna consegnata in diretta può essere solo che non aveva il controllo di quel che avveniva in azienda. E che persino il suo compagno a conoscenza delle illegalità l’ha tenuta all’oscuro di tutto. Non esattamente un’ipotesi rassicurante per chi ha in mano uno dei settori più strategici del paese come il turismo.
Tra bugie, omissioni e diritti dei lavoratori calpestati, si innesta il giallo dell’estate: il suicidio di Luca Ruffino, il manager che aveva preso il controllo di Visibilia senza però renderlo noto come previsto per le società quotate in borsa. Sulla sua morte sono in corso verifiche, chi indaga vuole capire se esiste una connessione con eventuali trame dietro il marchio Visibilia. Ma questa è un’altra storia.
(da agenzie)
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