RIFLESSIONI DI VIAGGIO NELLA PROFONDA TUNISIA
Settembre 26th, 2023 Riccardo FucileCOME AIUTARE REALMENTE UN POPOLO AMICO
Scrivo questa nota appena rientrato dalla Tunisia, in un giro (non balnerare, per capirci) di 1.900 km che oltre a Tunisi, ha toccato località sensibili come Kelibia, Monastir, Sfax, Gabes, Medenina, Tataouine; Kenini, Douiret nel profondo sud. Una occasione per ritornare in un Paese amico e ascoltare la sofferenza di un popolo e verificarne i problemi, attraverso le testimonianze di amici locali.
Un Paese dove balza subito agli occhi l’estrema povertà del ceto medio-basso: un cameriere guadagna 500 dinari al mese, meno di 200 euro, nelle grandi città (Tunisi ha 3 milioni abitanti, Sousse 1 milione, Sfax 1,1 milione) un affitto di due stanze in periferia costa 400 dinari, un chilo di pollo 3,90 dinari al supermercato, un litro di olio extra vergine di oliva 27 dinari (9 euro), molti prodotti di igiene hanno gli stessi prezzi italiani ( ma con stipendi un terzo inferiori). Nella via principale di Tunisi, avenue Bourguiga, ci sono tanti uomini e donne che vivono mendicando, nelle vie laterali c’e’ immondizia ovunque e uno stato di degrado spaventoso. Viene tenuta pulita solo la via principale per ragioni turistiche, non a caso ho assistito domenica a una visita improvvisata del presidente tunisino Kaïs Saïed in prossimità del Tunis Clock Tower in un contesto emblematico.
Una decina di auto a sirene spiegate, scende il presidente con una decina di notabili nel silenzio assoluto (nessun applauso, nessuna contestazione), una ventina di agenti dei servizi speciali in tuta mimetica, volto travisato e mitra spianati schierati a sua tutela. Una scena da film in un Paese dove ormai il 95% della popolazione non va più a votare per disillusione. L’unica cosa accessibile è mangiare un boccone: con 10 dinari qualcosa metti nello stomaco, con 15-20 dinari (5-7 euro) pranzi o ceni (escludendo i ristoranti di lusso, ovvio).
Un Paese dove trovi la giovane tunisina vestita all’occidentale e quella con il velo, contrasto evidente anche tra le studentesse che frequentano le scuole pubbliche (lasciate ormai andare). I figli dei benestanti frequentano le scuole private ( almeno 500 dinari al mese).
Chi riesce a fare una vita dignitosa? Gli insegnanti, i militari, gli impiegati delle banche e dell’amministrazione pubblica, chi in famiglia ha due stipendi. L’apparato che serve al governo per mantenersi al potere. Il turismo per fortuna è in ripresa, permettendo entrate e posti di lavoro sottopagati (quando lasci una mancia generosa vedi nei loro occhi gratitudine). Gli italiani, nonostante la Meloni e Salvini, sono ancora amati, tutti sono gentili e disponibili.
Problema finanziamenti
L’Italia, dopo la Francia, registra il maggior numero di imprese operanti in Tunisia, è un partner commerciale di prim’ordine e come tale dovrebbe essere ascoltato dai poteri forti locali (la catena principale di carburanti è l’Agil, derivazione dell’Agip). Eppure non siamo in grado come governo di proporre un piano di investimenti in settori come le ferrovie che potrebbero creare migliaia di posti di lavoro. Le ferrovie tunisine sono le seguenti, per darvi un’idea: tre corse al giorno da Tunisi a Hammamet, Sousse e Sfax con la certezza che portano ritardi di ore o che possono improvvisamente essere annullati perchè si è rotto il locomotore e nessuno ti avvisa. Resti in putride stazioni in attesa degli eventi, quando arrivano marciano a 30 km l’ora, per arrivare a Tozeur da Tunisi ci vogliono 10-12 ore. Le strade statali sono migliori se non fosse che attraversano villaggi e per ogni villaggio perdi 15 minuti.
Poi senti parlare di “investimenti” da parte dell’Ue e dell’Italia che non arrivano e ti chiedi perchè questi presunti accordi commerciali non creano infrastrutture e posti di lavoro. Perchè quando arrivano sono contributi a perdere, non vincolati a un serio piano che nessun governo ha mai proposto. Al governo italiano, ad es., interessa solo bloccare i migranti, non gliene frega una mazza di migliorare le condizioni di vita dei giovani tunisini. Regaliamo motovedette e radar, invece che posti di lavoro. Con il risultato che a Sfax ci sono “uomini d’affari” che costruiscono barchette in plastica per le traversate vendendole a 800 euro ai trafficanti che poi prendono la stessa cifra per ogni migrante che vuole raggiungere Lampedusa. I controlli? Ma pensate che se non ci fosse la connivenza della autorità partirebbero da Sfax e da Zarzis indisturbati 30-40 barchini al giorno senza che nessuno se ne accorga?
Ecco il suggerimento che vorremmo dare al governo italiano: investire in Tunisia soldi veri, controllando la destinazione degli stessi, inchiodare il governo tunisino a un “progetto reale” di emancipazione di un popolo amico, proporre le nostre migliori aziende per gestire questo passaggio, altro che sparare cazzate su “protocolli” inesistenti e su blocchi navali da psicopatici.
Vorremmo concludere avvisando la Meloni che abbiamo sempre pagato il conto sia degli alberghi che dei ristoranti, anzi se un giorno capita a Tunisi per non fare passerelle ha una colazione pagata al cafe Champ Elisee di Avenue Bourguiga.
Parola di patriota (vero) che ama il popolo tunisino.