Luglio 1st, 2025 Riccardo Fucile
GLI STOLTI CHE NON CAPISCONO CHE LA VIOLENZA GENERA ALTRA VIOLENZA
Il problema dei violenti è che spesso sono anche sciocchi. O meglio: non essendo
abbastanza intelligenti, si illudono che la violenza possa risolvere ciò che la loro ragione non arriva a capire.
Prendete questa dichiarazione del signor Ben Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale di Israele e falco del governo Netanyahu: “L’obiettivo finale della guerra (ovvero dell’ecatombe di Gaza, ndr) è la completa sconfitta di Hamas, in modo che nessuno possa mai più massacrare i nostri cittadini e rapirne centinaia”.
Detto che l’aspirazione alla sicurezza degli israeliani, specie dopo il 7 ottobre 2023, è del tutto comprensibile e legittima, è
mai possibile che nessuno riesca a spiegargli che ciò che lui chiama “distruzione di Hamas” ha assunto le forme e i modi della cancellazione di un popolo; e dunque, anche ammesso che la detestabile egemonia di Hamas a Gaza possa avere fine, l’odio dei superstiti sarà inestinguibile, e dopo Hamas nascerà qualcosa di peggiore e di ancora più esiziale per Israele?
Ammesso e concesso che al signor Ben Gvir delle persone palestinesi, bambini e donne compresi, non importi nulla, come può non capire che quello che sta accadendo a Gaza non solo non giova alla sicurezza degli israeliani, ma la rende più precaria che mai?
Le macerie e le stragi chiamano altro sangue, e alla lotteria della Storia non è detto che sia il sangue altrui. Ma i Ben Gvir di tutto il mondo non hanno abbastanza sale in zucca per capirlo, e come tutti i fanatici gettano le basi della loro rovina. Trascinando, nella loro rovina, anche gli innocenti.
(da repubblica.it)
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Luglio 1st, 2025 Riccardo Fucile
IL GOVERNO MELONI SI ACCINGE A REGOLARE I CONTI CON LA MAGISTRATURA
Nella beata incoscienza del pubblico pagante, sta per scattare la trappola perfetta. Come funziona? Con un gioco illusionistico. Tu mostri per mesi una riforma — il premierato — che capovolge l’universo mondo, o almeno il mondo disegnato dai costituenti. S’accende un dibattito infinito, con tonnellate d’interviste, editoriali, audizioni parlamentari, bla bla bla.
Strada facendo (ma forse lo sapevi già da subito) t’accorgi che quella riforma può diventare un harakiri per il tuo esecutivo, come accadde a Renzi, e in precedenza pure a Berlusconi, castigati entrambi da un referendum popolare. E allora, mentre le pupille degli astanti sono ancora illuminate dalla madre di tutte le riforme, tu concepisci il figlio: una giustizia tutta nuova
Battezzandola proprio quando il decreto sicurezza innalza un monumento all’ingiustizia, quando le carceri trasformano ogni pena giusta in una tortura ingiusta, come ha ricordato ieri il presidente Mattarella.
A suo tempo (un anno fa) la creatura nasce al riparo da sguardi indiscreti, durante una riunione di 40 minuti fra 8 persone. Ma da allora in poi sgambetta veloce fra i banchi delle assemblee parlamentari. Pestando qualche piede, sicché s’alza il lamento dei contusi. Il Consiglio superiore della magistratura vota un parere di dissenso a larga maggioranza (24 consiglieri). L’Associazione nazionale magistrati proclama uno sciopero, con manifestazioni e assemblee pubbliche in 29 città. Gli avvocati invece applaudono, mentre il Consiglio nazionale forense protesta contro la protesta del corpo giudiziario.
L’opposizione s’oppone, d’altronde è il suo mestiere. Ma senza troppa convinzione, anche perché gli animi sono tutti concentrati sulle guerre, sui dazi di Trump, sulla crisi della legalità internazionale.
Nel frattempo la riforma corre come un treno. Il disegno di legge costituzionale era stato presentato il 13 giugno 2024. Il 16 gennaio 2025 la Camera lo approva — senza correggerne una virgola — in prima lettura. E oggi in Senato andrà in scena il rush finale, dopo aver sterilizzato i 1300 emendamenti scritti dalle minoranze attraverso la tecnica del «canguro», altra creatura fantasmatica. Servirà poi la seconda lettura di ambedue le Camere, ma anche questo è un esito scontato.
Da qui la nuova pelle del testo costituzionale, con 7 articoli che cambiano registro. Ma da qui, anche e soprattutto, un bel trappolone per gli avversari dell’esecutivo. Perché questi ultimi, ostacolando la riforma, si trovano a vestire l’abito dei conservatori, sono costretti — loro malgrado — a difendere il sistema giudiziario così come funziona adesso, o meglio non
funziona. Perché il restyling della giustizia distoglie l’attenzione dal naufragio sul quale è incappato il premierato, trasformando l’insuccesso in un successo. E perché, alla fine della giostra, ci attende un referendum. Lo vincerà il governo, un risultato diverso sarebbe una sorpresa. Intanto, nel referendum costituzionale non c’è il quorum, sicché l’opposizione non può restituire la pariglia rispetto ai referendum sulla cittadinanza e sul lavoro dei primi di giugno, cavalcando l’astensione.
E in secondo luogo l’oggetto di quel referendum non saranno i poteri del Premier, non sarà il faccione di Giorgia Meloni, che oggi piace e magari domani non piace. No, sarà il consenso verso il potere giudiziario, che da tempo vola rasoterra: ne ha fiducia soltanto il 39% degli italiani, attesta un sondaggio Tecnè diffuso a febbraio. E il 68% degli intervistati voterebbe a favore di questa riforma, dichiara il medesimo sondaggio.
Conclusione: il governo Meloni s’accinge a incassare il suo bottino. Regolando i conti con la magistratura, e mettendo all’angolo il Pd, insieme ai suoi alleati. Ma in questo scenario c’è una responsabilità delle stesse opposizioni. Avrebbero dovuto scegliere una strategia diversa dal muro contro muro. Dopotutto, la separazione delle carriere è già in circolo nel nostro ordinamento: con la riforma Cartabia del 2022 il passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante può avvenire una sola volta in tutta la carriera, e con l’obbligo di cambiare sede; tanto che l’1% appena dei magistrati trasmigra da una funzione all’altra. Dunque si tratta d’una riforma manifesto, sostanzialmente innocua nelle sue concrete conseguenze. Nonché appoggiata da varie personalità della sinistra, in nome d’un garantismo spesso declamato ma assai poco praticato. Non è il caso, insomma, di farne una crociata.
A sua volta, l’uso del sorteggio per formare gli organi d’autogoverno è forse l’unico sistema per arginare le correnti giudiziarie, dopo tanti tentativi andati a vuoto. La deriva correntizia, la spartizione dei ruoli di vertice in virtù del peso che assumono le diverse associazioni dei magistrati, nuoce al prestigio stesso del corpo giudiziario. Mentre il sorteggio rappresenta la più antica procedura democratica, già in uso nell’Atene del V secolo a.C. Magari la ricetta Nordio è troppo radicale, magari sarebbe stato meglio conservare una quota di membri elettivi, senza infliggere un’umiliazione al potere giudiziario. E magari le opposizioni avrebbero potuto suggerirlo con qualche emendamento costruttivo, anziché puramente distruttivo. Chissà, forse Togliatti avrebbe scelto questa posizione. Lui le trappole le fiutava, invece di caderci dentro mani e piedi.
(da La Repubblica)
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Luglio 1st, 2025 Riccardo Fucile
QUANDO ANCHE I CATTIVI FINGONO DI ESSERE BUONI
L’arte di conquistare gli amici e il dominio sugli altri di Dale Carnegie (è la bibbia di
ogni bravo venditore, Berlusconi ne sapeva citare a memoria interi passi) parte dall’assunto fondamentale che anche i cattivi pensano di essere buoni.
Mi è tornato alla mente guardando un affranto Kim Jong-un inginocchiarsi davanti alla bara di un soldato nordcoreano morto nella lontana Ucraina e partecipare con occhio umido a una fastosa cerimonia commemorativa, dove tutti applaudivano freneticamente e piangevano a comando, compreso Kim, che se lo sarà comandato da solo.
Tutti tranne sua sorella Kim Yo-jong, l’algida numero 2 del regime. Lei è certamente una cattiva, ma almeno è consapevole di esserlo, mentre il libro di Carnegie era scritto da un maschio e parla di maschi che hanno sempre bisogno di autoassolversi e
quindi di autorappresentarsi migliori di quanto non siano.
Certo, la scena del Kim commosso viaggiatore è abbastanza agghiacciante. Stiamo parlando di un uomo che ha fatto sbranare suo zio da un branco di cani e che si compiace di essere circondato dal terrore e da un livello di servilismo di cui in Occidente non avevamo memoria, prima che Rutte perdesse la testa per Trump.
Ecco, lo statista di Mar-a-lago è un altro sicuramente convinto di essere una personcina a modo. E anche Netanyahu. E Khamenei. Per non dire di Putin e di Xi. Siamo talmente circondati da leader buoni che non ci dormo la notte.
(da corriere.it)
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Luglio 1st, 2025 Riccardo Fucile
LA TESTIMONIANZA DI UNO SEI SEDATI: “CI HANNO PICCHIATI E MESSI IN ISOLAMENTO, HO DORMITO PER TRE GIORNI DOPO LE PUNTURE”
Due interventi delle forze dell’ordine a pochi giorni di distanza, una protesta per ricevere assistenza medica da parte degli ospiti finita con due cittadini stranieri messi in isolamento e sedati. Questo è quello che sta accadendo al Cpr di Macomer, in provincia di Nuoro, in Sardegna. Nel centro per il rimpatrio per
cittadini extracomunitari si sono susseguiti giorni convulsi, come ha spiegato a Fanpage.it la Rete “LasciateCIEentrare” che si occupa del monitoraggio delle condizioni degli ospiti all’interno dei Cpr in tutta Italia.
Due persone, Hassan, cittadino marocchino e Hamza, cittadino algerino, sarebbero stati messi in isolamento dopo la protesta del 27 giugno scorso e pesantemente sedati. Il primo si sarebbe risvegliato solo nella serata di domenica 29 giugno, mentre il secondo sarebbe ancora in stato letargico e in isolamento.
“Sedati per tre giorni dopo le proteste per ricevere assistenza medica”
Sono giorni di fuoco nel Cpr di Macomer, denuncia a Fanpage.it Yasmine Accardo della Rete “LasciateCIEntrare”. Due sono stati gli eventi violenti nell’ultima settimana. La prima sarebbe stata un’irruzione delle forze dell’ordine nella notte tra il 24 e il 25 giugno scorso: “A seguito di una protesta verbale degli ospiti che reclamavano assistenza medica, c’è stata un’irruzione delle forze dell’ordine che ha causato il ferimento di almeno due persone che sono state portate in ospedale”.
Tra gli ospiti del centro anche Hassan, un cittadino marocchino con due gambe ingessate. Ma oltre a lui sono diversi gli ospiti che hanno chiesto più volte di ricevere assistenza medica. Hassan a seguito di un alterco con un operatore era stato condotto una settimana fa nuovamente in ospedale, dove lo avevano rinviato a un visita specialistica. “Una visita a cui non è mai stato sottoposto” denuncia Accardo. Arriviamo così al 27 giugno, quando gli ospiti del Cpr protestano ancora per ricevere assistenza medica, e appiccano il fuoco a un materasso.
L’intervento delle forze dell’ordine avrebbe preso di mira proprio due ospiti del centro, tra cui proprio il cittadino marocchino che necessita di urgente assistenza medica e Hamza un cittadino algerino. “Da come ci hanno raccontato, i due vengono portati in
isolamento e Hamza viene picchiato da diversi poliziotti – ci spiega Accardo – sempre in isolamento vengono sottoposti a due punture di sedativi da parte del personale medico sanitario del centro. Da quel momento sono stati per giorni in stato letargico. Hassan si è ripreso ieri sera ed è uscito dall’isolamento, mentre Hamza ci risulta essere ancora sedato dopo 3 giorni”.
La zona di isolamento del Cpr di Macomer è un’area dove ci sono i materassi a terra, bagni senza porte, in una stanza senza finestre, vigilati continuamente dalle forze dell’ordine, anche in bagno. Uno stato di detenzione abominevole per persone che sono semplicemente in attesa di rimpatrio senza aver commesso alcun crimine specifico. Una situazione che è sempre più aggravata dall’uso smodato di psicofarmaci e sedativi a cui sono sottoposti gli ospiti.
La testimonianza: “Ci hanno picchiati e sedati”
All’interno del Cpr di Macomer è stata tolta la possibilità di accesso alla rete internet per gli ospiti e le comunicazioni sono particolarmente difficili. Siamo riusciti a metterci in contatto telefonico con Hassan per pochi minuti. “Sto molto male, mi fa male la gamba, ho bisogno di essere visitato da un medico” ci dice il cittadino marocchino, che poi ci ricostruisce quello che è accaduto il 27 giugno scorso. “Per 3 giorni sono stato sedato, i ragazzi mi buttavano l’acqua in faccia per svegliarmi, ma non mi svegliavo. Oggi sto finalmente meglio, Hamza invece sta ancora dormendo, a lui gli hanno fatto due punture, l’ho visto”.
Gli chiediamo se hanno subito violenza: “Ci hanno picchiato, sia me che Hamza, lui ha tutta la schiena graffiata per le botte. Noi volevamo l’ambulanza ma non la chiamavano. Hanno chiamato la Guardia medica, poi sono arrivati quelli della Guardia di Finanza, erano in tanti con gli scudi, ci hanno portato in isolamento, hanno preso Hamza e lo hanno immobilizzato con lemani dietro la schiena, e gli hanno fatto fare una prima siringa di sedativo. Lo hanno lasciato, ma lui non si è addormentato subito, allora hanno fatto una seconda siringa. Io ho sentito che la Guardia Medica ha detto al funzionario del centro che doveva scrivere tutto sul referto. Poi hanno fatto una puntura anche a me” ci spiega il cittadino marocchino.
Secondo questa ricostruzione ci sarebbe quindi stato prima un intervento della Guardia di Finanza che ha portato in isolamento i due ospiti del Cpr e poi la sedazione massiccia. “La mia gamba è gonfissima, noi volevamo solo un’assistenza medica”.
La denuncia: “Violenze aumentate dopo l’approvazione del DL sicurezza”
La rete “LasciateCIEntrare” ha chiesto l’intervento della garante dei detenuti della Sardegna, fino ad ora senza successo. “La condizione di menomazione della mobilità è una condizione inconciliabile con la permanenza nel Cpr – spiega Yasmine Accardo – è scritto chiaramente nel regolamento dei Cpr, Hassan ha ancora il gesso, non può camminare e deve essere portato fuori dal Cpr. La garante dei detenuti non è ancora intervenuta, eppure potrebbe accedere alle telecamere di sorveglianza per verificare cosa è successo”.
In tutta Italia si stanno moltiplicando gli episodi che vedono proteste e violenze all’interno dei Cpr in tutta Italia. Proprio a Macomer nelle scorse settimane c’era stata una ispezione dell’europarlamentare di Avs Ilaria Salis, che aveva definito la struttura “una prigione etnica”. Una situazione però che coinvolge diversi centri da Nord a Sud, come denuncia Accardo: “Dopo l’approvazione del Dl sicurezza sono aumentate significativamente le violenze nei Cpr. Riceviamo continuamente video da Gradisca d’Isonzo, da Trapani, da Macomer, da Bari, c’è un aumento della discrezionalità dell’intervento di polizia da quanto è stata approvata la legge.
Stiamo cercando di coinvolgere i parlamentari dell’opposizione per promuovere le ispezioni, soprattutto a Trapani dove ci sono stati episodi di autolesionismo e dei tentativi di suicidio”.
Una situazione esplosiva che vede però anche delle chiare denunce da parte degli ospiti dei centri stessi. “Quello che sta avvenendo non succede in silenzio – sottolinea Accardo – chi suppone di aver ricevuto violenze sta denunciando e ogni giorno raccogliamo testimonianze dai Cpr, c’è bisogno di un intervento immediato della politica per fermare questa deriva”
(da Fanpage)
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Luglio 1st, 2025 Riccardo Fucile
I TRE SCENARI POSSIBILI
«Niente di nuovo, c’è un sollevamento dell’area in corso. Finché il suolo continuerà a
sollevarsi ci saranno terremoti», ha commentato Carlo Doglioni, geologo ed ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) interpellato da Il Messaggero in seguito della forte scossa di terremoto originata nei Campi Flegrei e che è stata avvertita a Napoli nella mattina di lunedì 30 giugno, con epicentro nei pressi di Bacoli.
Secondo l’esperto, l’evento si colloca all’interno di uno scenario più ampio e i rischi per il futuro sarebbero tre: quello sismico, il rilascio di gas e, il più grave, quello di un’eruzione.
L’esperto Doglioni: «Il problema è il sollevamento del suolo»
«Il suolo si sta sollevando di 15mm al mese, ed è una velocità anche relativamente bassa, però è attivo (il vulcano, ndr) e quindi di tanto in tanto rilascia energia – spiega Doglioni – è come se ci fosse un pistone che spinge verso l’alto e che quindi rompe la crosta fredda». Nonostante l’evento di oggi non abbia aumentato la pericolosità della situazione, i rischi di questa
dinamica, secondo quanto sostenuto dall’esperto, potrebbero essere tre: «Quello sismico, quello geochimico perché c’è un rilascio di gas, e poi il rischio più pericoloso: quello vulcanico, cioè che ci sia un’eruzione. Al momento non abbiamo indicazione che il magma stia risalendo, ma è il rischio più serio di cui dobbiamo tener conto. È un vulcano attivo, quindi sta facendo il suo lavoro». L’ultimo evento di questa portata risale al 1538, come spiega Doglioni.
La spiegazione del fattore magnitudo: «Nei campi Flegrei non si supererà mai una certa soglia»
Secondo il geologo, è difficile descrivere con certezza il terremoto di oggi come il più forte degli ultimi 40 anni, come indicato dalle rilevazioni a seguito dell’evento. Il motivo starebbe nel fatto che la scala con cui si calcola il sisma di tipo vulcanico è diversa rispetto a quella utilizzata per i sismi tettonici.
«Il calcolo è in “magnitudo duata”, un modo diverso di calcolare la magnitudo poiché questo (dei Campi Flegrei, ndr) è un terremoto legato a un vulcano. In questo tipo di magnitudo, se confrontato con le altre magnitudo classiche dei terremoti dell’Appennino, il 4,6 corrisponde a qualche decimo in meno».
(da agenzie)
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Luglio 1st, 2025 Riccardo Fucile
“DEVE ESSERE RISPETTATO IL DIRITTO EUROPEO, OCCORRE SEGUIRE LA PROCEDURA”
L’ex cancelliera tedesca Angela Merkel ha criticato la decisione del governo di respingere i migranti irregolari alla frontiera, anche se sono richiedenti asilo.
”Quando qualcuno dice ”asilo” qui, alla frontiera tedesca deve comunque svolgersi una procedura, direttamente alla frontiera, se si vuole, ma una procedura – ha affermato Merkel nell’estratto di un documentario trasmesso oggi dall’emittente pubblica tedesca Ard – È così che ho sempre interpretato il diritto europeo”.
Merkel ha incontrato alcuni ex rifugiati per un documentario che celebra il decimo anniversario della sua storica decisione di mantenere aperti i confini della Germania durante la crisi migratoria europea del 2015, scelta che portò nel Paese centinaia di migliaia di migranti, molti dei quali di origine siriana.
Da allora, molti di loro si sono stabiliti nel Paese, contribuendo all’economia tedesca e ottenendo la cittadinanza.
Tuttavia, la decisione di Merkel suscitò forti critiche, favorendo la crescita dell’estrema destra di Alternativa per la Germania (Afd), che ha costruito parte del suo consenso su un programma anti-immigrazione, ricordano gli osservatori.
I governi successivi hanno cercato di limitare gli arrivi di migranti e quello attuale, guidato dal cancelliere Friederich Merz, ha imposto regolamenti molto rigidi, tra cui la controversa misura di respingere i richiedenti asilo direttamente alla frontiera.
(da agenzie)
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