Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
MARCO PERISSA, NUOVO SEGRETARIO DI FDI A ROMA, HA DECISO DI SPOSTARE LA SEDE DELLA GIOVANILE DI FRATELLI D’ITALIA ALLA GARBATELLA, MA I GIOVANI MILITANTI NON CI STANNO
Guerra in Fratelli d’Italia a Roma. I giovani del partito di Giorgia Meloni occupano la storica sede di via di Sommacampagna 29. In strada polizia e digos.
Una scena abbastanza surreale visto l’attivismo del partito della premier contro le occupazioni. Ma cosa è successo?
La nuova segreteria romana, diretta da Marco Perissa, ha deciso di spostare la costola giovanile del partito e la sede della federazione romana da via di Sommacampagna alla Garbatella,
storica sezione dove la premier mosse i primi passi in politica.
La decisione formalmente è stata presa dalla fondazione di An che è titolare di tutti gli immobili.
Da quando è stata presa questa decisione è iniziata la guerra tra i ragazzi e il partito romano, con dispetti e cambi di serrature.
(da ilfoglio.it)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
LA PRIMA VOLTA CHE SI VIDERO, NEL 2017 IN GERMANIA, IL TYCOON CONFISCÒ GLI APPUNTI DELL’INTERPRETE PER ELIMINARE LE PROVE DEL COLLOQUIO; A HELSINKI, NEL 2018, SOSTENNE DI FIDARSI DI PUTIN: “DICE CHE NON CI SONO STATE INTERFERENZE RUSSE NELLE ELEZIONI, NON VEDO PERCHÉ NON DOVREBBE AVERE RAGIONE”
Ci fu il primo faccia a faccia in Germania, quando Trump confiscò gli appunti del suo
interprete per eliminare qualsiasi prova di ciò che era accaduto nella stanza. L’episodio in Vietnam, in cui Trump prese per buona l’insistenza di Putin che Mosca non avesse interferito nelle elezioni del 2016. E il vertice di Helsinki, quando Trump mise in dubbio le analisi dei propri servizi segreti, alla luce della ferma smentita di Putin.
Ora, mentre i due leader si preparano al primo incontro di persona da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, politici e analisti si aspettano un vertice fuori dagli schemi, che metterà in mostra un Trump meno vincolato rispetto al primo mandato.
Molti temono che, se i precedenti incontri sono un’indicazione, sarà Putin – l’ex agente del KGB divenuto uomo forte – ad avere la meglio, e non il contrario.
L’ex presidente francese François Hollande, che nel guidò con l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel e Putin i negoziati di pace sull’Ucraina, avverte il presidente USA: «La tecnica di Putin è la menzogna professionale».
«Trump farebbe bene a dimostrare di avere una conoscenza dettagliata della situazione sul terreno», ha detto Hollande al Financial Times.
Quando Trump e Putin si incontrarono per la prima volta, nel luglio 2017, il presidente USA era gravato dall’inchiesta sulle presunte interferenze russe e da una reciproca diffidenza con i propri consiglieri di politica estera.
I due presidenti si appartarono a margine del G20 di Amburgo, insieme al ministro degli Esteri russo, all’allora segretario di Stato americano e a due interpreti. Trump successivamente prese gli appunti del proprio interprete e gli chiese di non riferire
nessuno il contenuto dell’incontro.
Quella sera, durante la cena, Trump si avvicinò a Putin per un colloquio a tu per tu – con il solo interprete di Putin e senza funzionari americani.
Al successivo incontro all’Apec in Vietnam, nel novembre dello stesso anno, Trump ribadì le affermazioni di Putin secondo cui la Russia non aveva interferito nelle elezioni USA.
I due ebbero un altro faccia a faccia a Helsinki, nel luglio 2018, alla sola presenza dei rispettivi interpreti. In conferenza stampa, alla domanda se credesse alle agenzie di intelligence USA o al presidente russo, Trump disse di fidarsi di entrambi e aggiunse: «Il presidente Putin dice che non è stata la Russia. Non vedo alcuna ragione per cui dovrebbe esserlo».
Si incontrarono di nuovo, informalmente, a margine del G20 diBuenos Aires a fine anno, ancora una volta senza interpreti o stenografi americani.
Il vertice di questa settimana rappresenta la nuova occasione per Trump di ridefinire la relazione con Putin e assumere un atteggiamento più duro. In pochi credono che lo farà.
«Putin cercherà di convincere Trump che la posizione russa è migliore di quanto sia in realtà. Per Trump è molto più importante concludere l’accordo e rivendicarlo come la sua nuova vittoria da pacificatore», ha detto Anche le lunghe digressioni erano una costante, ha ricordato Hollande. «Putin inizierà il meeting raccontando tutta la storia. Può durare un’ora o più, se non lo interrompi. Il metodo russo di negoziazione è farlo durare a lungo senza che succeda molto», ha detto.
«Ma alla fine offre sempre un’apertura – una mediazione, un altro incontro, un gruppo di lavoro – così che l’altra parte possa dire: vedete, Putin ha fatto un passo».
Secondo Hollande, tra le tecniche di Putin c’era anche l’enunciazione di menzogne plateali. Ad esempio, insistette di non avere contatti con i separatisti filo-russi nell’Ucraina orientale, nonostante li finanziasse e li sostenesse militarmente. «Era una bugia così grossa da risultare impressionante», ha detto Hollande.
Un diplomatico tedesco coinvolto nei negoziati di Minsk ha descritto Putin come «uno dei negoziatori più abili». «Conosce tutti gli argomenti, il ragionamento giuridico nei dettagli, ma manipola sempre i fatti. Devi conoscere i fatti bene quanto lui».
Ma i fatti non sono il punto forte di Trump, ha detto. All’inizio del 2017, Merkel organizzò una telefonata con il presidente USA per spiegargli che Putin si rifiutava di attuare l’accordo di Minsk. Trump si limitò a ringraziare e riattaccare. Successivamente i consiglieri americani dissero allo staff di Merkel che Trump era furioso perché si era sentito messo sotto esame. «Non solo non ama i fatti, ma ha anche i suoi pregiudizi, e Putin lo sa», ha detto il diplomatico.
Nelle sue memorie, Merkel scrive che lei e Trump «parlavamo su due livelli diversi: Trump sull’emotivo; io sul fattuale».
Putin ha una «malafede molto strutturata e meticolosa», ha detto un ex consigliere francese del team di Hollande. Quando il leader russo rifiutò qualsiasi monitoraggio esterno del confine ucraino-russo, «affermò che non era violato», ha detto il consigliere. «Ma naturalmente era perché i russi lo attraversavano quando volevano».
Riguardo all’incontro in Alaska, lo stesso consigliere ha detto: «I russi non faranno un accordo. Putin ha solo bisogno che Trump smetta di sostenere l’Ucraina, il che è già l’inclinazione naturale di Trump».
Rogov ha osservato che Putin potrebbe essere più interessato ai negoziati rispetto al passato, dato che l’offensiva estiva russa in Ucraina è stata meno riuscita rispetto all’anno precedente. La prospettiva che Trump scoraggi l’India dall’acquistare petrolio russo minacciando dazi ha ulteriormente messo pressione su Putin.
Rispetto alla prima amministrazione, quando Trump era frenato da un Congresso assertivo e da funzionari che cercavano di mettere paletti al suo rapporto con Putin, ora il presidente USA affronta meno controlli. I parlamentari repubblicani sono intimoriti e l’apparato di politica estera è stato messo da parte.«Non ha vincoli», ha detto un alto funzionario statunitense, parlando in anonimato.
Trump e Steve Witkoff, suo inviato speciale, stanno gestendo l’operazione come due «impiegati da scrivania», ha detto Andrew Weiss, vicepresidente del Carnegie Endowment for International Peace.
«Ora abbiamo un Trump senza paletti o contrappesi nella sua amministrazione che si siede con Putin, che si trova in quella posizione – di non avere pari intorno a sé – da circa un decennio», ha detto Weiss.
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
UNA PROPOSTA DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA ERA UN CESSATE IL FUOCO GLOBALE, CHE TENESSE CONTO ANCHE DELL’IMPATTO AEREO, COMPRESI GLI ATTACCHI MISSILISTICI E CON DRONI SUL TERRITORIO UCRAINO. MA NESSUNO DI QUESTI SCENARI È STATO ACCETTATO DALLA RUSSIA
«Senza un incontro trilaterale diretto tra Trump, Zelensky e Putin non solo non si mette fine alla guerra ma non si inizia nemmeno a discutere del tema». Mykhailo Podolyak, primo consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, tiene il punto
Nessuna speranza che si arrivi almeno a una bozza di piano che rappresenti un punto di partenza?
«Putin non è pronto per negoziati realistici. Il suo compito principale in questa fase è di prendere tempo, di fuorviare l’amministrazione americana. Prova a fare il moderatore di un processo di pace di una guerra che ha iniziato lui. Senza
conflitto, Mosca perde il suo peso nel mondo. Ecco perché Putin non è dell’umore giusto per negoziati in presenza di Zelensky».
Se l’offerta dovesse essere quella di un ritiro di Kiev dal Donetsk quale sarebbe la vostra risposta?
«Ancora una volta: solo un incontro diretto a tre può porre l’accento sul Donetsk e ottenere risultati certi. Come si può pensare di risolvere le questioni ucraine senza la presenza dell’Ucraina e senza Zelensky? Solo la pressione congiunta di americani, europei e ucraini ci permetterà di raggiungere la fine della guerra».
Si riferisce alle sanzioni?
«Senza l’uso di strumenti coercitivi, come sanzioni economiche e senza una sconfitta militare non accadrà nulla. Le due cose vanno di pari passo».
Si parla anche di un cessate il fuoco nei cieli. È plausibile?
«Uno degli scenari proposti dall’amministrazione americana era un cessate il fuoco globale, che tenesse conto anche dell’impatto aereo, compresi gli attacchi missilistici e con droni sul territorio ucraino. Ma nessuno di questi scenari è stato accettato dalla Russia. I bombardamenti aerei sono uno strumento chiave con cui Mosca esercita pressione psicologica sul Paese e influenza la nostra posizione. Il secondo strumento sono gli attacchi incessanti lungo tutta la linea del fronte che però vengono respinti dal nostro esercito. È improbabile che la Russia si privi dell’uso dell’aviazione strategica e dell’impiego massiccio di droni
Un congelamento del fronte è un’opzione realistica o è prematuro parlarne?
«la Russia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata non si accontenterà di un risultato parziale. E se incoraggiata a realizzare anche solo una parte di queste mire senza una vittoria sul campo, interpreterebbe questo segnale come un via libera per continuare l’espansione e proseguirebbe il conflitto con altri formati».
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
“LE GIUNTE DI CENTROSINISTRA HANNO CHIUSO 24 CAMPI ROM IN 12 ANNI. LE GIUNTE DI CENTRODESTRA, QUANDO SONO STATE AL GOVERNO DELLA CITTÀ, SOLO 1”… BONELLI (AVS): “SALVINI FA FINTA DI DIMENTICARE, CHE LA SICUREZZA IN QUESTO PAESE È RESPONSABILITÀ DEL MINISTRO DELL’INTERNO, CHE È DELLA LEGA”
Passano pochi minuti dalla notizia dell’identificazione degli autori del tragico investimento
al Gratosoglio e Matteo Salvini via social parte all’attacco: «Campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare».
Il vicepremier leghista aggiunge una domanda retorica: «Sindaco Sala e sinistre, ci siete?». La risposta del primo cittadino arriva due ore dopo: «Sulla morte di una persona in circostanze così terribili trovo vergognoso speculare, soprattutto da parte di alti rappresentanti del governo».
«Il Comune di Milano ha iniziato da anni e persegue tuttora una politica di superamento dei campi rom: le giunte di centrosinistra ne hanno chiusi 24 — 4 autorizzati e 20 irregolari — in 12 anni, dal 2013 al 2024. Le giunte di centrodestra, che adesso gridano, quando sono state al governo della città solo 1».
Ma le parole del sindaco non bucano l’offensiva che parte dal centrodestra. I più accesi sono gli esponenti della Lega. Roberto Vannacci («Chi governa Milano e chi ha sostenuto queste scelte ha una responsabilità morale enorme. Non basta piangere la vittima: servono decisioni nette, sgomberi immediati, tolleranza zero»)
Dice la sua anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara («vergognoso è solo non fare nulla lasciando che bambini e ragazzi minorenni crescano nel degrado, nella illegalità, nella assenza di istruzione, nella mancanza di regole») mentre per Fratelli d’Italia le parole più forti arrivano dal deputato europeo Carlo Fidanza («L’ennesimo fallimento della sinistra in salsa ambrosiana, di cui Sala e il Pd dovrebbero chiedere scusa») […]
Sull’altro fronte, il più pronto a rispondere a Salvini è il leader di Azione Carlo Calenda: «Io sono favorevole allo sgombero di tutti i campi rom. Non ho capito però perché lo chiedi al sindaco e non al ministro degli Interni. Mi sembra una presa per i fondelli dei cittadini per ragione di propaganda politica. Il che è fondamentalmente l’unica cosa che fai nella vita».Angelo Bonelli, leader di Avs, ribadisce il concetto: «Salvini ancora una volta sceglie la via della propaganda, speculando su un dramma, dimenticando — o facendo finta di dimenticare — che la sicurezza in questo Paese è responsabilità del ministro dell’Interno, che è della Lega».
Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Regione è duro: «Attribuire al sindaco responsabilità per quanto è accaduto è infatti una terribile operazione da sciacalli. Bisognerebbe tutti tacere, sostenere i familiari della vittima e piuttosto operare silenziosamente perché nulla di quel che è avvenuto si ripeta».
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
IL CASO DEL 21ENNE GILBERTO CONTADIN (SCAPPATO DA UN HOTEL DI RIMINI CHE GLI HA OFFERTO 650 EURO AL MESE PER LAVORARE SETTE ORE AL GIORNO PER SEI GIORNI) HA TOLTO IL VELO ALLA SITUAZIONE DEI GIOVANI SFRUTTATI NEI VILLAGGI TURISTICI: LA PAGA BASE E’ DI 1426 EURO LORDI AL MESE, COME MAI AL GIOVANE E’ STATO OFFERTO MENO DELLA METÀ?
Sveglia alle 9. Briefing con il coordinatore in «costumeria», il locale in genere dietro l’anfiteatro del villaggio. Poi si comincia, anche 14 ore filate sino a mezzanotte: chi fa il deejay in spiaggia, chi improvvisa sketch sotto gli ombrelloni, chi organizza balli di gruppo tra le onde.
Eccoli, gli animatori turistici: liceali e universitari che vorrebbero entrare nello spettacolo o appassionati di sport, meglio se vela e tennis. Un’attività estiva ora al centro delle polemiche. L’altro giorno un 21enne — Gilberto Contadin, romano —, appena preso per l’animazione in un albergo a Rimini, ha pubblicato un video su TikTok, poi virale con milione di clic
Il caso è nato con queste parole: «Da qui me ne scappo perché non ho alcuna intenzione di vivere in un alloggio da schifo, ed essere pagato una miseria». Rintracciato dal Corriere , ha replicato Antonio Cafarelli, fondatore di Peter Pan, l’agenzia di service che lo aveva chiamato: «Quel ragazzo? È stato un’ora, ha fatto il filmato ed è sparito. La paga di 650 euro? Sta nel contratto nazionale».
Partiamo dunque da qui, nel descrivere la giornata degli animatori. Ma quanto prendono, davvero? Si comincia da 1.426,44 euro mensili lordi, il «salario d’ingresso» previsto per chi è al quinto livello, la qualifica più bassa. Tutto indicato nel contratto nazionale rinnovato nel 2023. Il punto è che a quella somma spesso viene defalcato ciò che, dall’inglese, è detto «comfort pack». Ovvero vitto e alloggio. Lo ha ammesso proprio Cafarelli: «È vero, è compresa quella detrazione».
Prassi diffusa, tra hotel e villaggi, che fa insorgere Fabrizio Russo, segretario nazionale Filcams-Cgil (comparto turismo): «È banale sottolinearlo, ma un conto è la paga base salariale — precisa —, un altro vitto e alloggio, che non vanno compresi nella prima». Russo conia una definizione, il «lavoro grigio»: «Il contratto viene garantito in parte, ma si moltiplicano le ore di lavoro non previste e le irregolarità che stando ai controlli dell’Ispettorato investono l’80% dei dipendenti».
«Bisogna fare come in Francia e Spagna dove lo Stato ci ha messo la faccia fissando minimi tassativi, da 850 euro. Chi sgarra nella filiera produttiva, a partire dagli albergatori che abbassano i costi disinteressandosi della qualità offerta, viene sanzionato» chiarisce Leon Venturini, ex animatore oggi titolare di un’avviata agenzia di formazione, la «ProfessioneAnimatore». Tra gli effetti del video del tiktoker c’è pure il fatto che «dei ragazzi avrebbero fatto le valigie per andarsene dai villaggi. Molti genitori, preoccupati, avrebbero contattato le agenzie, ma sono stati tranquillizzati». Lo dice Ivan Petrigna, 29 anni, capovillaggio a Metaponto. Che davanti alle polemiche sorride: «Se vuoi fare l’animatore, devi mettere in conto che è un po’ come la leva: non c’è la mamma che ti lava le cose e se lasci i
calzini sporchi in giro, vieni bacchettato. Ma in cambio questo lavoro ti dà tantissimo: impari a stare con la gente, ti aiuta a crescere, ti diverti un mondo.
La giornata? Si comincia al mattino ma le prove notturne possono durare anche fino alle 3 e spesso andiamo in spiaggia o nei locali con lo staff. Praticamente, non dormiamo. È legale? No. Ci piace? Sì».
L’inizio? «Certo, amori e baldoria… Però fu traumatico, stavamo in camerate da 10, piccole. Una volta il titolare dell’hotel ci disse che dovevamo sloggiare anche da quella stanza perché era stata venduta. Dormimmo in spiaggia. Notte però indimenticabile».
(da agenzie)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
E L’ITALIA HA GIA’ PAGATO OLTRE 220 MILIONI DI EURO DI MULTA
Maladepurazione, crisi climatica e rifiuti minacciano sempre più le acque interne e costiere
del Paese. Legambiente traccia un bilancio preoccupante: oltre il 34% dei campioni è fuori dai limiti di legge
Il 34% delle acque italiane costiere o di lago sono inquinate o fortemente inquinate. È l’ultimo rapporto di Legambiente a certificarlo, sottolineando una situazione più critica per il mare, dove la percentuale dei campioni oltre ai limiti di legge raggiunge il 35%, e alla foce dei fiumi, dove il dato schizza al 54%. Molte di queste ultime – più della metà – pur non essendo balneabili si troverebbero a ridosso di spiagge libere.
Il monitoraggio (assente) delle spiagge
È con le campagne Goletta Verde e Goletta dei Laghi che Legambiente mette sotto la lente di ingrandimento la situazione critica delle acque italiane per inquinamento, maladepurazione e crisi climatica. Il report finale è il risultato dell’analisi su quasi 400 campionamenti e denuncia, riguardo alle spiagge, che oltre 220 km di costa bassa sabbiosa – il 6,6% dei 3.346 km totali
non sono soggetti ad alcun tipo di monitoraggio. «Le foci dei fiumi – ha spiegato Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – non sono considerate balneabili, per questo non vengono controllate, ma in realtà è proprio lì che spesso si annidano le criticità più gravi dovute a scarichi non depurati.»
Il Mediterraneo si surriscalda: temperature record nel 2025
L’aumento della temperatura delle acque superficiali del Mediterraneo è un altro campanello d’allarme. A giugno e luglio 2025, la temperatura media ha toccato i 25,4°C. Si tratta della più alta dell’ultimo decennio secondo i dati satellitari di Copernicus. Il record precedente, del 2022, era di 25,2°C. «Non è solo caldo, è crisi climatica», ribadisce Legambiente, sottolineando come sia così messa a rischio la biodiversità marina e favorito l’aumento di eventi meteo estremi.
Maladepurazione e il conto salatissimo per l’Italia
Anche il problema della depurazione resta uno dei principali talloni d’Achille. Oggi, quasi 3,5 milioni di abitanti non sono serviti da un trattamento adeguato delle acque reflue. A questo si aggiungono 855 agglomerati (per oltre 26,8 milioni di abitanti equivalenti) ancora in infrazione rispetto alla Direttiva europea 91/271/CEE. L’Italia ha già pagato 210 milioni di euro per la prima procedura di infrazione. La seconda, conclusasi con sentenza nel marzo 2025, prevede una multa di 10 milioni di euro, più 13,5 milioni ogni sei mesi fino alla piena messa a norma.
(da Open)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
“GAZA NON RISCHIA DI ESSERE LA TOMBA DI NETANYAHU E DEI SUOI FOLLI SEGUACI, MA LA NOSTRA. E’ UNO DEI CAPITOLI PIU’ INFAMI DELLA STORIA DEL SIONISMO MODERNO. I MORTI AMMAZZATI DI GAZA CI INSEGUIRANNO CON LE LORO TORCE FIAMMEGGIANTI FINO AL FUOCO DELL’INFERNO. E ORA PROVATE A BLOCCARMI E A CANCELLARE IL MIO POST IPOCRITI, PAVIDI E VIGLIACCHI. SIETE UNA VERGOGNA NELLA STORIA DEL POPOLO DI ISRAELE”
Israele sotto Netanyahu sta imboccando, come un ciuco ubriaco, la strada verso una debacle economica senza precedenti e l’isolamento internazionale. Se riusciremo ad uscirne, ci vorra’ del tempo per rimetterci in sesto. Dell’immagine morale di Israele non parlo, perche’ l’ha persa da tempo.
Gaza non rischia di essere la tomba di Netanyahu e dei suoi folli seguaci, ma la nostra. E non abbiamo fatto niente per impedirlo. Di fatto siamo suoi complici, ignobilmente complici. La giusta e crudele punizione non tardera’ a raggiungerci. E’ uno dei capitoli piu’ infami della storia del sionismo moderno.
I morti ammazzati di Gaza, donne e bambini, ci inseguiranno con le loro torce fiammeggianti fino al fuoco dell’inferno. E ora provate a bloccarmi e a cancellare il mio post ipocriti, pavidi e vigliacchi. Siete una vergogna nella storia del popolo di Israele.
Facebook di Ariel Toaff
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
IL VESCOVO GLI HA TOLTO LA RAPPRESENTANZA LEGALE DELLA PARROCCHIA DOPO LE PRESSIONI DI FRATELLI D’ITALIA, UNA PAGINA PER LA STORIA DELLA CHIESA… PAPA FRANCESCO LO AVEVA SEMPRE APPOGGIATO, ORA SI TORNA ALLA CHIESA REAZIONARIA, INUTILE RACCONTARSI PALLE
Il parroco di Vicofaro, Don Massimo Biancalani, dà fastidio alla politica, per la sua attività
di accoglienza dei migranti, che svolge incessantemente dal 2015. Matteo Salvini e la Lega gliel’avevano giurata anni fa, quando nel 2017 il prete si era spinto troppo oltre il suo compito, pubblicando addirittura una foto che ritraeva un gruppo di ragazzi stranieri in piscina, dove i migranti erano stati portati come premio per aver lavorato come cuochi e camerieri per una onlus.
In quel caso, senza giri di parole, Salvini aveva sentenziato: “Questo Massimo Biancalani – ha scritto sul suo profilo – prete anti-leghista, anti-fascista e direi anti-italiano, fa il parroco a Pistoia. Non è un fake, è tutto vero! Buon bagnetto”. Ora Don Biancalani ha avuto la punizione che meritava, secondo i suoi oppositori, tra cui figurano anche gli esponenti du Forza Nuova, da cui il parroco, dopo quella famosa foto, era stato anche minacciato.
Don Biancalani, per volere del vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, si è visto togliere la rappresentanza legale della parrocchia di Santa Maria Assunta a Vicofaro, che è stata assunta dallo stesso vescovo nel giugno scorso, e che adesso è stata affidata a un altro presbitero.
Non è stato dunque rimosso dall’incarico, notizia circolata lunedì e poi smentita dalla diocesi di Pistoia. Ma si tratta comunque di un ‘demansionamento’. O, se vogliamo essere ancora più espliciti, di un ‘commissariamento’ frutto di una ritorsione.
“Di fatto ho le mani legate. Sul piano formale la situazione è però molto strana. Dopo la nomina di un amministratore parrocchiale da parte del Vescovo, mi è stato consentito
comunque di continuare a celebrare le funzioni religiose”, ha detto a Fanpage.it. “Il vescovo può rimuovere un prete, ma per farlo devono esserci delle particolari condizioni, ci sono dei passaggi da rispettare, invece c’è stata un’accelerazione”.
Don Biancalani insomma continuerà a dire messa, come sempre, sia a Vicofaro, sia nella vicina parrocchia pistoiese di Ramini, che è stata la sua prima parrocchia, dove continua il suo progetto di accoglienza dei migranti (al momento ci sono circa 30 ospiti). Ma togliergli la rappresentanza legale significa in qualche modo renderlo più inoffensivo, silenziarlo.
“Il blocco di Vicofaro ci limita tantissimo – ha raccontato a Fanpage.it – Ci chiedono aiuto, finché possiamo dirigiamo i migranti verso Ramini, dove c’è stato nelle scorse ore un sopralluogo della polizia municipale. Vengono con qualsiasi scusa”.
Perché Don Massimo Biancalani è stato ostacolato dalle istituzioni
Vicino a Papa Francesco, di cui condivideva la missione, Don Biancalani ha goduto dell’appoggio del Vaticano fino alla morte di Bergoglio. Poi qualcosa si è rotto. Certamente ha pesato il venir meno della protezione del Vaticano, ma ancora di più in questa brutta vicenda influiscono le imminenti elezioni regionali in Toscana, in cui è candidato per il centrodestra il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi (Fratelli d’Italia), lo stesso che con un’ordinanza ha disposto, per motivi igienico sanitari, la chiusura della struttura di Vicofaro già nei mesi scorsi, denunciando condizioni di insicurezza per i migranti.
“Papa Francesco lo incontrai a un convegno sull’immigrazione, gli lasciai una lettera. Mi fece giungere un finanziamento dall’Elemosineria Apostolica per lavori nella canonica di Vicofaro. Abbiamo anche ricevuto delle lettere di sostegno dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, l’ufficio del Vaticano che si occupa delle questioni migratorie”, ha detto a Fanpage.it Don Biancalani, raccontando come il Pontefice sapesse della sua attività e la sostenesse.
“La nostra è una delle poche realtà che ha risposto all’appello di Papa, che aveva chiesto di aprire le porte ai migranti. Il nostro ideale rimane quello di Papa Francesco, una chiesa ‘ospedale da campo’, il nostro tentativo è mantenere la rivoluzione avviata da lui”, ci ha detto. Ma questo atteggiamento gli ha senza dubbio attirato le antipatie di quanti in quella missione non si sono riconosciuti e di quanti, all’interno della Chiesa, auspicano un cambio di passo. “Ho molte amicizie anche tra i cardinali, mi hanno detto chiaramente che la stagione di Francesco è terminata, inizia con Papa Leone XIV una fase di ‘tranquillità’, non di vero e proprio rinnegamento di quei valori, ma sicuramente c’è l’intenzione di evitare le punte provocatorie di Francesco”.
Non si sa quanto abbia pesato nella vicenda di Vicofaro la chiusura di quella stagione. Ma c’è un fatto: il vescovo Tardelli lo aveva sempre appoggiato nella sua missione, se non concretamente, almeno a parole, e pubblicamente si era sempre speso perché Don Biancalani proseguisse il suo progetto di accoglienza. Anzi, di più, aveva invitato esplicitamente altri preti a seguire il suo esempio. Addirittura nel 2020 il vescovo Tardelli diceva: “Il parroco di Vicofaro ha tentato e tenta di rispondere a bisogni reali e concreti di persone in carne ed ossa nei confronti delle quali non possiamo rimanere indifferenti o, peggio ancora, farci prendere da sentimenti di repulsione”.
Tutto questo però sembra appartenere a un’altra epoca. Perché nel giro di un mese, all’inizio di luglio, la parrocchia che ospitava i migranti è stata sgomberata, con agenti in tenuta antisommossa, tra commenti di giubilo e soddisfazione da parte di Fdi e Lega, suoi avversari da sempre.
La vicenda di Don Biancalani: perché è stato fermato il progetto di accoglienza a Vicofaro
Gli agenti si sono presentati una mattina, nella canonica della chiesa, in assetto antisommossa, e hanno fatto irruzione, per portare fuori gli ultimi quattro migranti che erano rimasti dentro la struttura, soggetti fragili, con problemi psichiatrici, di alcolismo, depressione, che secondo Don Biancalani avevano bisogno di più tempo per lasciare la parrocchia, per poter essere accompagnati da esperti. Gli altri, circa 130 ospiti, erano stati già sgomberati in precedenza, e ricollocati in strutture gestite da Caritas e diocesi, con la piena collaborazione del parroco. Dopo quell’operazione, alcuni ragazzi fragili sono stati respinti in Nigeria, altri sono stati rinchiusi in Cpr, altri ancora sono scappati.
“Tutta l’operazione è stata consentita e chiesta dal vescovo Fausto Tardelli, l’obiettivo era avere un’immagine da dare in pasto ai media. Sono rimasto sconvolto da questa scena. Quella stessa sera sono arrivati volontari della Curia con pannelli in compensato per chiudere tutte le finestre e porte di accesso alla parrocchia”.
“Non si può accettare una roba del genere, che si chieda alla polizia di ‘profanare’ un luogo dedicato all’accoglienza e alla fraternità. Quando ho chiesto conto al vescovo, mi ha detto ‘Tu mi hai disubbidito, dovevi mandar via i ragazzi’. Gli ho risposto che non avrebbe mai dovuto autorizzare l’uso della forza per spostare due ragazzi fragili. Siamo di fronte alla violenza becera della politica”.
Il cambiamento netto di atteggiamento da parte del vescovo Tardelli, sotto le crescenti pressioni della politica e dell’amministrazione locale, Don Biancalani lo ha percepito nettamente dalla scorsa primavera. “Ci sono stati almeno quattro consigli comunali dedicati all’accoglienza dei migranti a Vicofaro e la vicesindaca ha chiesto persino le mie dimissioni. La situazione però è esplosa verso maggio, dopo una rissa avvenuta tra alcuni migranti nella struttura, episodio rilanciato dai media locali. A quel punto abbiamo ricevuto l’ennesima ingiunzione di sgombero”.
Ma soprattutto il vescovo è passato dagli avvertimenti ai fatti dopo una riunione organizzata a Roma dal ministro Piantedosi, in presenza del sindaco di Pistoia, di diversi deputati di Fdi, tra cui il responsabile del partito Donzelli, di un rappresentante della Conferenza episcopale italiana, e di un dirigente di Caritas. “Non so cosa si siano detti in quella riunione, ma da allora tutto è cambiato. Il vescovo Tardelli ha iniziato a dirmi ‘Ora comando io, ricollocheremo tutti i migranti’. L’ho invitato a venire in parrocchia, visto che qui si è fatto vedere pochissimo. In quel momento la struttura era davvero sovraffollata, avevamo 130 ospiti, a fronte di un’abitabilità formale di 30 persone nell’appartamento, ma non ci davano alternative. Improvvisamente le soluzioni invece si sono materializzate. A quanto ho saputo, Caritas in quella famosa riunione ha messo sul tavolo 500mila euro, per gestire i ricollocamenti. In alcuni casi i migranti sono stati davvero spostati in strutture migliorative”.
Da quel momento, ci ha raccontato Don Biancalani, è iniziato anche un processo di militarizzazione dell’area: “Inizialmente sembrava una messinscena”, ci ha detto. Poi però, con l’avallo del vescovo, gli sgomberi sono effettivamente iniziati a fine giugno e si sono conclusi con la sproporzionata azione di forza degli agenti nella canonica di Vicofaro.
(da Fanpage)
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Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile
STIPENDI DA FAME, INFLAZIONE GALOPPANTE E CARO-VITA: PASSARE QUALCHE GIORNO AL MARE È DIVENTATO UN LUSSO (COMPLICI ANCHE GLI AUMENTI IMPOSTI DAI BALNEARI)… LA PERCENTUALE DI ITALIANI CHE RIESCE AD ANDARE IN VACANZA E’ CALATA DEL 15% , CHI VUOLE VIAGGIARE, È COSTRETTO A RIDURRE LA DURATA DEI GIORNI PER ABBATTERE I COSTI, A SALVARE LA STAGIONE DEGLI OPERATORI DEL TURISMO SONO GLI STRANIERI
Più stranieri, meno italiani. Più montagna, un po’ meno spiaggia. Più presenze, ma per meno giorni. L’estate italiana 2025 ha luci e ombre. Che le cifre snocciolate da governo e associazioni spiegano fino ad un certo punto. Perché i fattori in ballo sono molti.
Su tutti certamente pesa il carovita che alleggerisce le tasche degli italiani (ma non solo loro) e condiziona le scelte. Appena due giorni fa l’Istat ha certificato un aumento dell’inflazione
all’1,7% (con il costo del carrello della spesa salito del 3,2%) e ricadute anche sui costi relativi alle vacanze, dagli aerei (+7,4%) ai treni (+0,2%). Ma ci sono anche abitudini nuove, come le vacanze spalmate su più momenti dell’anno e addio alle ferie solo d’agosto, mese che quest’anno soffre di più.
Certo è che, «anche se è presto per fare bilanci» come ripetono gli operatori del settore, questo 2025 non sarà un anno da ricordare in positivo, ma tutti puntano almeno a ripetere i numeri del 2024 che già aveva visto 2,6 milioni di clienti italiani in meno rispetto all’agosto 2023 (-5,7%) e però in tutti i 12 mesi aveva registrato 458,4 milioni di presenze, in aumento del 2,5% rispetto al 2023, con l’Italia al secondo posto nell’Ue per presenze turistiche, meglio anche della Francia. Nei primi 6 mesi del 2025, le presenze alberghiere sono state 121 milioni, +0,9% rispetto al 2024.
Ma, fa sapere Federalberghi, la performance migliore è quella degli stranieri (67,7 milioni, +2,3%), mentre gli italiani, con 53,2 milioni di presenze, hanno registrato una diminuzione rispetto all’anno scorso (-0,8%). Ecco, pure in agosto il trend sembrerebbe confermato.
Anche se il Viminale ha diffuso le cifre della banca dati «Alloggiati web» della Polizia di Stato che raccoglie in tempo reale i dati di chi alloggia in strutture turistiche alberghiere ed extra-alberghiere da cui emerge che in giugno gli arrivi sono stati 21.680.741 contro i 19.660.297 del 2024 (+10.2%), in luglio sono stati 23.997.082 a fronte dei 22.951.500 dell’anno scorso (+4,5%) e nei primi 10 giorni di agosto si sono toccati gli 8.683.988 di turisti registrati, in crescita del 14,1% rispetto ai 7.613.786 dell’agosto 2024.
«È doverosa una precisazione – avverte Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi -: l’incremento di arrivi non implica necessariamente un boom delle presenze; se quest’anno arrivano più persone, ma soggiornano per un periodo più breve, nel complesso le presenze calano e in un’epoca di cinghie che si stringono (e vacanze che si accorciano), l’ipotesi potrebbe non essere improbabile».
L’associazione, che rappresenta circa 27mila strutture ricettive in tutta Italia, ricorda poi che da quest’anno con il Cin (codice identificativo nazionale), centinaia di migliaia di strutture sono venute allo scoperto: «A fronte dei 32.000 alberghi esistenti in Italia, oggi nella banca dati del Ministero del Turismo sono censiti più di 600mila alloggi, dei quali sino all’anno scorso si sapeva poco o nulla».
Un po’ ovunque gli italiani sono quelli che si vedono di meno. Gli operatori calcolano un calo tra il 10 e il 15%. «Ma la situazione non è allarmante, siamo in linea con il 2024», spiega Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto che racconta di spiagge e alberghi sulla costa veneta occupati al 90% con l’aumento della componente straniera, oltre ad austriaci e tedeschi («meno del solito»), anche ungheresi, polacchi, cechi. «Sicuramente – dice – gli italiani hanno un portafogli più leggero e scelgono vacanze più brevi, ma sta anche cambiando il modello di turismo».
C’è poi la scelta che si amplia anche in agosto. La montagna
quest’anno, complice anche il grande caldo, sarà scelta, secondo le stime del ministero del Turismo, da 6,8 milioni di persone (+4,8% rispetto al 2024) con 74,8 milioni di pernottamenti tra Alpi e Appennini. Le immagini delle lunghissime file di persone per salire al monte Seceda in Val Gardena hanno fatto il giro del mondo. E le città d’arte registreranno più prenotazioni (2,6 milioni) delle spiagge (2,2 milioni). In crescita poi laghi e terme con un livello di occupazione giornaliero registrato dai portali pari al 42,3% e 38,2 % (dati ministero del Turismo
E le spiagge vuote fotografate un po’ in tutta Italia? Sulla Riviera romagnola molti danno la stagione per persa.
(da Corriere dela Sera)
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