Destra di Popolo.net

EVVIVA LA DESTRA DELLA IMPUNITA’: IL GOVERNO VUOLE CHE IL SENATO APPROVI, ENTRO LA FINE DELL’ANNO, LA RIFORMA DELLA CORTE DEI CONTI, CHE CONTIENE LA RIDUZIONE DEI POTERI DI CONTROLLO DEI GIUDICI CONTABILI, L’ALLARGAMENTO DELLO SCUDO ERARIALE PRESUMENDO LA “BUONA FEDE” DEGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI E LA LIMITAZIONE DELLE SANZIONI

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

LA RIVOLTA DEI SENATORI CHE, PER FAR PASSARE IL TESTO IN TEMPO, DOVRANNO TORNARE DALLE VACANZE IL 29 DICEMBRE

Sul calendario di Giorgia Meloni c’è una data cerchiata in rosso: 30 dicembre. Non oltre. Con possibilità di anticipare tutto anche prima di Natale. Così non sarà perché il Senato, tra uno slittamento e l’altro, fino al 23 è impegnato con la legge di Bilancio.
Ma la premier non demorde: entro la fine dell’anno la maggioranza a Palazzo Madama deve approvare la riforma della Corte dei Conti che contiene la riduzione dei poteri di controllo (e non solo) dei giudici contabili, l’allargamento dello scudo erariale presumendo la “buona fede” degli amministratori pubblici e la limitazione delle sanzioni.
Una riforma a cui il governo tiene molto per rivendicare il superamento della cosiddetta “paura della firma” e su cui Meloni punta anche per la campagna referendaria della separazione delle carriere che si concluderà a marzo.
La premier ne aveva parlato anche dopo lo stop della Corte dei Conti alla delibera del Cipess sul Ponte sullo Stretto usando la riforma come ritorsione nei confronti dei giudici contabili: “La risposta più adeguata a un’intollerabile invadenza che non fermerà l’azione del governo sostenuta dal Parlamento”, aveva scritto Meloni il 29 ottobre in una nota ufficiale.
Ma c’è una ragione più specifica per cui Palazzo Chigi vuole approvare la riforma della Corte dei Conti entro il 31 dicembre: quella data, infatti, scade lo “scudo erariale” per gli amministratori nelle condotte legate ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I giudici contabili si sono più volte espressi contro questa misura (che esclude la punibilità per la “colpa grave”)
La riforma che è già stata approvata alla Camera e in commissione al Senato non lo proroga, ma di fatto lo “supera” eliminando una parte consistente dei poteri di controllo e successivi dei giudici contabili e riducendo al minimo le responsabilità erariali per gli amministratori: viene introdotta la “presunzione della buona fede” per gli amministratori pubblici che, in assenza di dolo, non andranno incontro a contestazioni erariali.
È per questo che Palazzo Chigi vuole far diventare legge la riforma entro la fine dell’anno: per evitare di lasciare “scoperti”
gli amministratori che devono finire di “mettere a terra” i progetti del Pnrr.
Ma c’è un ostacolo: per approvarla il 29 e 30 dicembre, i senatori dovranno tornare dalla settimana bianca e dalle vacanze natalizie rischiando di rovinarsi i viaggi per le mete esotiche in vista di Capodanno. Così, sotto traccia, è iniziato uno scontro molto duro tra Palazzo Chigi e la maggioranza al Senato per decidere se rientrare o meno tra Natale e Capodanno.
D’altronde molti senatori avevano già programmato le ferie, prenotato alberghi e voli (anche in luoghi molto lontani dall’Italia) con largo anticipo perché consapevoli del fatto che quest’anno, a differenza dello scorso, avrebbero dovuto approvare la manovra entro il 23 dicembre chiudendo i battenti prima di Natale.
Il governo teme che, in cambio di un approccio “collaborativo” sulla legge di Bilancio, l’opposizione chieda di rinviare la riforma della Corte dei Conti ad anno nuovo.
(da Il Fatto Quotidiano)

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ISLAM, MARANZA E GIUDICI, LA SOLITA MINESTRA: I SOVRANISTI HANNO SCELTO I LORO BOLSI BERSAGLI PER FAR DIMENTICARE TUTTO IL RESTO

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

LA SOLITA ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA PER DISTOGLIERE GLI ITALIANI DAL LORO FALLIMENTO NEL RISOLVERE I PROBLEMI REALI

Il giochino è fin troppo smaccato e semplice, per non essere immediatamente riconosciuto.
Il primo indizio è nei discorsi di Giorgia Meloni e Matteo Salvini ad Atreju, che insistono nell’indicare i cosiddetti maranza come nemico pubblico numero uno. La prima, definendo la loro presunta impunità come “repubblica delle banane”, un epiteto non esattamente felice, visto che sta parlando delle seconde generazioni di migranti , figli e nipoti di chi è arrivato anni fa dal nord Africa. Il secondo, che più sbrigativamente, li definisce “rompicoglioni”. Entrambi che sembrano far ricadere su di loro – ossia su quel gruppo sociale che ai tempi delle rivolte nelle banlieue francesi, Nicolas Sarkozy definì a suo tempo “racaille”, cioè feccia – tutti i problemi di ordine pubblico italiani. Prendendosela, come da tradizione, con quel pezzo di società che risiede, lavora, paga le tasse e consuma in Italia, ma non può votare in Italia. E che da mesi è oggetto di una sistematica campagna di denigrazione nei talk show filo-governativi su Rai e Mediaset.
Il secondo indizio è nella canea anti islamica che si è scatenata dopo l’attentato antisemita di Bondi Beach a Sydney. Un
attentato che è servito alla totalità dei maitre a penser della nostrana destra di governo – generosamente ospitati dai giornali di proprietà de deputato leghista Antonio Angelucci – per rilanciare la tesi dello scontro di civiltà contro il mondo islamico, considerato mandante morale della strage australiana. Assieme, ovviamente, a chi in questi mesi ha manifestato per la pace a Gaza e ha denunciato le brutalità dell’esercito israeliano
Il terzo indizio sta nell’intemerata di Giorgia Meloni, che sempre ad Atreju ha sfoggiato le sue qualità di investigatrice invitando a votare sì al prossimo referendum costituzionale sulla giustizia, contro i presunti disastri su Garlasco della magistratura. Diciamo presunti, perché al netto della riapertura delle indagini, per ora non ci risulta un nuovo processo per accertare chi ha ucciso Chiara Poggi e per ribaltare la sentenza definitiva che ha condannato Alberto Stasi. Al netto dei giudizi di merito, fatichiamo a comprendere cosa c’entri tutto questo con la separazione delle carriere.
Tant’è: ecco tre nemici freschi freschi con cui riempire le pagine dei giornali, i titoli dei telegiornali e le scalette dei talk show. Per evitare che si parli dell’economia al palo, del caro vita, della sanità sempre più in crisi, della pressione fiscale da record e di tutto quel che non va in Italia.
Cominciate a farci la bocca, che non si parlerà d’altro, da qui al 2027. E il bello è che chiunque proverà a distogliere l’attenzione su questi tre capri espiatori sarà il quarto bersaglio della destra: quei maledetti giornalisti che non accettano di farsi dettare agenda e nemici da chi comanda.
(da Fanpage)

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PAGARE MONETA, VEDERE FONTANA: A PARTIRE DAL 7 GENNAIO, I TURISTI CHE VORRANNO VISITARE LA FONTANA DI TREVI DOVRANNO PAGARE UN TICKET DI 2 EURO, MENTRE L’ACCESSO PER I ROMANI CONTINUERÀ A ESSERE GRATUITO

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

GIÀ DA UN ANNO L’ACCESSO DEI VISITATORI È CONTINGENTATO, CON UN TETTO MASSIMO DI 400 PERSONE. DA GENNAIO CI SARANNO DUE CORSIE, UNA PER I ROMANI E UNA PER I TURISTI… L’INTROITO SARA’ DESTINATO A MIGLIORARE I SERVIZI TURISTICI DELLA CAPITALE

Un ticket di due euro. E’ quello che dovranno pagare i turisti dal 7 gennaio per visitare la Fontana di Trevi , mentre l’accesso per i romani continuerà a essere gratuito. Una scelta che dovrebbe portare nelle casse comunali 20 milioni di euro, secondo quanto scrive il Corriere della Sera.
Già da circa un anno il deflusso dei visitatori è contingentato, con un tetto massimo di 400 persone che possono sostare nell’area. Da gennaio saranno organizzate due corsie, una per i romani e l’altra per i turisti, e chi dovrà pagare potrà utilizzare anche la carta di credito.
Voluta dall’assessore al Turismo e grandi eventi, Alessandro Onorato, e condivisa dall’amministrazione comunale, la scelta va nella direzione di salvaguardare la fontana più grande di Roma, capolavoro tardo-barocco di Nicola Salvi, che soltanto nei primi sei mesi di quest’anno ha registrato oltre 5 milioni e 300mila visitatori, più di quanti ne ha totalizzati il Pantheon nell’intero 2024 (4.086.947 ingressi).
Le risorse derivanti dal pagamento del ticket dovrebbero essere destinate al miglioramento dell’offerta e dei servizi turistici
(da agenzie)

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TAJANI, OCCHIO A OCCHIUTO. DOMANI, A PALAZZO GRAZIOLI, STORICA RESIDENZA ROMANA DI BERLUSCONI, IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA LANCIA IL SUO CORRENTONE AL CONVEGNO “IN LIBERTÀ” (BENEDETTO DAI BERLUSCONI, CHE CHIEDONO “FACCE NUOVE”)

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

PER “PESARSI”, IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA, ANTONIO TAJANI, HA IMBASTITO UN CONTRO-EVENTO A MILANO, LA CONFERENZA NAZIONALE DELL’EXPORT E DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE, E HA INVITATO I PARLAMENTARI A PARTECIPARE. MA IL BLITZ DEL MINISTRO DEGLI ESTERI RISCHIA DI FINIRE IN UN FLOP

Il Parlamento, palazzo Grazioli o Milano? Agenda fitta quella del parlamentare di Forza Italia per domani, mercoledì 17. Si sovrappongono gli appuntamenti e s’impone la scelta politica: in aula, con Tajani o con Occhiuto?
A palazzo Grazioli, storica residenza romana del Cavaliere, l’agenda prevede il convegno organizzato da Roberto Occhiuto, presidente della regione Calabria: si chiama “In libertà. Pensieri liberali per l’Italia”.
Un evento non visto esattamente con entusiasmo dai vertici del partito, messi in allarme anche dalle parole di Pier Silvio Berlusconi che ha caldeggiato «facce nuove» per Forza Italia. Ecco perché la Conferenza nazionale dell’export e dell’internazionalizzazione delle imprese, organizzata a Milano con protagonista Antonio Tajani, ha il sapore del controevento.
Occhiuto, “In libertà”, si propone di raccogliere quelle sfide tanto care a Berlusconi e che questo centrodestra troppo conservatore non sembra avere molto a cuore. La scelta di palazzo Grazioli, sede oggi della stampa estera, è simbolica. […] Guai a chiamarla corrente, però: «È un semplice convegno», minimizza la sottosegretaria Matilde Siracusano, compagna del governatore calabrese.
Non basta però a sminuire i sospetti, come dimostra l’invito fatto recapitare negli ultimi giorni da Tajani agli eletti di Forza Italia: venite tutti a Milano per la terza edizione della Conferenza nazionale dell’export. […] L’invito, con link per la registrazione, è partito giorni fa. Tra gli iscritti, raccontano, ci sarebbe una cospicua delegazione pugliese.
Per tutti e per tutte, però, non sarà facile defilarsi dagli impegni d’aula: Camera e Senato, infatti, dovranno ascoltare le comunicazioni di Meloni e poi votare le risoluzioni di maggioranza, dove il centrodestra ha comunque una maggioranza ampia, capace di attutire l’assenza di qualche azzurro e azzurra.
Certo, sfilarsi dai palazzi per un’ora e due per raggiungere palazzo Grazioli è un conto, impegnarsi in un viaggio per Milano un altro.
(da La Stampa)

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ERIKA KIRK, LA VEDOVA INCONSOLABILE HA ROTTO I COGLIONI AGLI AMERICANI: LE MANIE DI PROTAGONISMO DELLA MOGLIE DI CHARLIE KIRK, L’ATTIVISTA TRUMPIANO UCCISO A SETTEMBRE DURANTE UN COMIZIO ALL’UNIVERSITÀ DELLO UTAH, STANNO INIZIANDO A STANCARE LA BASE CONSERVATRICE AMERICANA

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

DOPO LA MORTE DI KIRK, L’EX MODELLA È DIVENTATA UNA PRESENZA COSTANTE NELLE TV E SUI SOCIAL, DOPO CHE È STATA PER ANNI DIETRO LE QUINTE SU INDICAZIONE DEL MARITO (CHE SOSTENEVA CHE LE DONNE DOVESSERO PENSARE SOLO ALLA CASA E A FARE FIGLI)

Erika Kirk, la vedova dell’attivista di destra Charlie Kirk, ucciso a settembre in un attentato, nel giro di tre mesi è passata da icona Maga a bersaglio della base conservatrice.
La accusano di avere il pianto facile, di versare troppe lacrime nei posti sbagliati: in tv, ai comizi, ai gala, nelle interviste davanti alle telecamere. Ogni volta Kirk comincia in modo messianico a rivolgere lo sguardo verso il cielo, come a collegarsi spiritualmente con il marito, da cui ha avuto due figli, adesso di uno e tre anni.
Erika, ex modella e aspirante attrice, aveva cominciato a farlo due giorni dopo la morte del marito, quando si era fatta riprendere in lacrime davanti alla bara dell’attivista e poi in un collegamento streaming in cui aveva dichiarato agli americani “Voi non sapete che cosa avete scatenato”, asciugandosi in modo un po’ teatrale un solo occhio, quello sinistro.
Ma a quel tempo, con la ferita fresca di una tragedia molti erano passati sopra ai dettagli delle sue apparizioni. Da allora, però, Erika Kirk non ha più smesso: rimasta per anni dietro le quinte, seguendo le indicazioni del marito secondo cui le donne devono pensare alla casa e a fare figli, ha abbracciato il nuovo protagonismo di volto di Turning Point, l’organizzazione da milioni di dollari fondata dal marito e rivolta ai giovani americani conservatori cristiani bianchi.
La vedova è passata da uno streaming all’altro, raccolte fondi con star dei reality, show, interviste a Fox News, Cbs, New York Times, incontri con il pubblico, mostrando sorrisi, pollici alti, e alternando momenti in cui, improvvisamente, appare distrutta dal dolore, in lacrime, e con lo sguardo rivolto verso il cielo.
E’ successo anche durante un incontro allo Studio Ovale, davanti al presidente Donald Trump. Ma poi l’abbraccio molto più che amichevole dato sul palco di una convention al vicepresidente JD Vance, di cui aveva detto “mi ricorda molto Charlie”, aveva moltiplicato i mugugni. Adesso anche gli influencer di destra hanno cominciato a mostrare segnali di insofferenza. Il blogger suprematista Nick Fuentes non ha usato giri di parole: “E’ chiaro ormai che sta recitando. Fermati”.
Candace Owens, commentatrice televisiva repubblicana, ha parlato di apparizioni “controproducenti”. Anche una star dei reality, dove la finzione e il reale si confondono, Christine Quinn, ha scritto su X: “Erika Kirk è ovunque meno che con i suoi figli”. “Charlie diceva che le donne dovevano badare ai figli, e lei sta facendo l’opposto”, ha scritto un utente.
Nei prossimi giorni la vedova comincerà un tour per promuovere il libro postumo del marito dal titolo “Fermati, in nome di Dio”. Qualcuno, sui social, sostiene che quel messaggio potrebbe valere anche per lei.
(da agenzie)

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SOLIDARIETA’ TRA CRIMINALI: LA PRIGIONE DORATA DELL’EX DITTATORE SIRIANO CHE, DOPO ESSERE SCAPPATO DA DAMASCO, È STATO OSPITATO DA PUTIN A MOSCA

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

ASSAD VIVE IN UN SUPER-ATTICO IN UNA DELLE ZONE RESIDENZIALI PIÙ CARE AL MONDO. LUSSO ALLO STATO PURO: ARREDI DALLE FINITURE DORATE, LAMPADARI DI CRISTALLO E AMPI DIVANI CHE RICORDANO I PALAZZI MEDIORIENTALI

Quattordici anni di guerra civile, 600mila morti e 14 milioni di profughi dopo, l’ex presidente siriano Bashar al-Assad torna ai suoi amati oftalmoscopi. Nel suo esilio a Mosca, l’ex dittatore studia russo, ma soprattutto cerca un’abilitazione per tornare a fare l’oculista
Secondo indiscrezioni raccolte dal Guardian, l’ex dittatore potrebbe cercare clienti nell’élite russa. Non che abbia bisogno di soldi, quelli non gli mancano proprio, ma l’oftalmologia è sempre stata la passione di Bashar e finita l’esperienza di potere, può finalmente tornare al primo amore.
«Venga a prendere un the da noi, mio marito le controllerà la pressione oculare», potrebbe dire la moglie Asma ai nuovi vicini. Ormai l’ex presidente siriano abita accanto ai ricchi e potenti di Russia. La famiglia Assad vive infatti sulla prestigiosa direttrice Rublyovo-Uspenskoye a ovest di Mosca.
«Una delle zone residenziali più care al mondo» dice il New York Times, «con ville tentacolari» e aree recintate e super protette. Tra i pini secolari del bassopiano attraversato dal Volga, il dottor Bashar al-Assad rischia di dover vivere il resto dei suoi giorni.
Il lusso è garantito da anni di ladrocini non solo suoi, ma dell’intera famiglia. Il guaio è che rischia di restare isolato dal resto del mondo a causa delle regole imposte per l’accoglienza da Vladimir Putin. Poche e controllate interviste, basso profilo, nessuna attività politica e ancora meno interferenze nei confronti del nuovo regime siriano. Più che l’antica alleanza con lui e con il padre, per Putin vale l’esigenza di andare d’accordo con il nuovo governo di Damasco e mantenere aperte le basi militari russe in Siria.
Quindi, escluso da una rincorsa al potere, come può passare il tempo l’ex presidente Bashar al-Assad? L’oftalmologia lo soccorre. Per lui è una sliding door di ritorno 31 anni dopo. Era il 1994 quando in un incidente d’auto morì il fratello Basel. Basel era il maggiore dei figli di Hafez, il preferito del padre e della madre, quello educato sin da piccolo ad essere un duro, a comandare, a conoscere la vita militare e dominare la macchina repressiva messa insieme dal fondatore della dinastia.
Bashar, invece, non aveva mai mostrato alcun interesse per la politica, men che meno aveva manifestato quelle doti da criminale di guerra che invece spiccavano in Basel e anche nel fratello minore Maher. La scelta cadde comunque sul dottorino. Bashar obbediente lasciò Londra e l’oftalmologia, tornò a Damasco per un corso accelerato di dittatura ereditaria. Entrò nell’esercito, divenne ufficiale e comandante del Libano occupato poi, come nei piani, alla morte del padre, nel 2000 divenne presidente.
L’ex presidente non è ancora stato visto in giro per Mosca. Fa una vita estremamente riservata: studio, università, playstation e poco altro. La moglie Asma pare guarita dalla leucemia con cui ha combattuto per anni ed è comparsa alla discussione di laurea della figlia Zein al-Assad, 23 anni, assieme agli altri figli dell’ex coppia presidenziale.
Lei e i figli sono stati avvistati in negozi esclusivi a fare compere e hanno anche avuto qualche permesso per volare negli Emirati Arabi dove abitano molti conoscenti esiliati come loro e dove la famiglia si sentirebbe più a proprio agio a causa del clima e della lingua.
Per il momento, però, gli emiri non hanno ancora garantito la sicurezza dell’esilio dell’ex dittatore come ha fatto il solo Putin. Il sogno di Bashar sarebbe quindi quello di tornare a curare gli occhi degli altri, magari anche ad operare visto che, si dice, avesse un’ottima mano.
Come ai tempi di Londra Bashar a causa della passione per l’oftalmologia non pensa a quello che potrebbe succedergli. Allora la scomparsa del fratello lo costrinse a diventare presidente. Ora un ripensamento o la caduta di Putin potrebbero costringerlo ad occuparsi della propria difesa legale in un tribunale internazionale per crimini di guerra.
(da Corriere della Sera)

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QUESTA SAREBBE LA LEGALITA’ GARANTITA DAL GOVERNO SOVRANISTA. LA MAMMA DEL 14ENNE AGGREDITO A CAMPOBASSO: “ANCHE QUANDO MIO FIGLIO ERA A TERRA HANNO PROSEGUITO A COLPIRLO CON VIOLENZA. UN QUARTO RAGAZZO FILMAVA TUTTO CON UN TELEFONO E POI IL VIDEO È STATO DIFFUSO SUI SOCIAL”

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

“I RAGAZZI CHE HANNO PICCHIATO MIO FIGLIO IN PASSATO HANNO PICCHIATO ANCHE ALTRI RAGAZZI E UN UOMO DI 60 ANNI CON DISABILITÀ”… UNO STATO INCAPACE DI COLPIRE SENZA PIETA’ I CRIMINALI

«Mio figlio rischia di perdere l’udito in modo permanente e credo che intraprenderemo un percorso con uno psicologo perché, oltre alle ferite visibili ci sono quelli non visibili che
sono più difficili da guarire».
Così al Corriere la madre di Michele (nome di fantasia, ndr ) il 14enne di un paese in provincia di Campobasso, brutalmente aggredito il 6 dicembre da quattro coetanei, tra cui due compagni di classe dell’istituto superiore che frequenta.
Come sta suo figlio?
«Non sta bene. Da quel maledetto sabato accusa sempre mal di testa e continua a non sentirci bene. Nei prossimi giorni abbiamo un’altra visita specialistica. Speriamo che ci diano delle buone notizie. Abbiamo paura che non possa più tornare a sentire bene come prima».
Perché suo figlio è stato aggredito e picchiato?
«Durante un’interrogazione è stato continuamente deriso e infastidito, da due suoi compagni di classe e, per questo, ha chiesto l’intervento dell’insegnante che li ha rimproverati. I compagni di classe non hanno accettato quel rimprovero e così hanno deciso di vendicarsi la sera».
Cosa è accaduto quella sera?
«Mio figlio stava seguendo il corso per la cresima e un ragazzo lo ha chiamato dicendogli che voleva parlargli fuori. Quando è uscito ha trovato altri tre coetanei, tra cui i due suoi compagni di classe che lo hanno colpito con calci e pugni. Anche quando mio figlio era a terra hanno proseguito a colpirlo con violenza.
Un quarto ragazzo filmava tutto con un telefono e poi il video è stato diffuso sui social. La sera poi è tornato a casa con delle ferite sul volto e, appena entrato in casa, si è chiuso in bagno e ha pianto».
Le ha raccontato cosa fosse accaduto?
«Quando ho chiesto spiegazioni lui ha gridato che non dovevo fare nulla perché quelli là lo avrebbero ammazzato. Domenica mattina mi hanno contattato alcune amiche dicendo di aver visto spezzoni di video in cui c’era mio figlio che veniva picchiato. Abbiamo accompagnato mio figlio in ospedale dove ci hanno detto che aveva alcune ferite e contusioni e anche una lesione ad un timpano. Poi ci hanno chiamato i carabinieri, a cui abbiamo denunciato tutto quello che è accaduto, dicendo che anche loro avevano un video completo del pestaggio».
E i compagni di classe?
«Sì, i due ragazzi sono sempre andati a scuola».
Suo figlio ha ancora paura?
«Tutto il paese è spaventato. Anche perché i ragazzi che hanno picchiato mio figlio in passato hanno picchiato altri ragazzi e anche un uomo di 60 anni con disabilità, fratturandogli una spallA. L’uomo li ha denunciati e loro lo hanno aggredito di nuovo per vendetta. Mio figlio da quel giorno non esce più di casa, parla poco. Anche il fratellino di 11 anni non vuole più uscire di casa».
(da “Corriere della Sera”)

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DUE PESI, DUE IPOCRISIE: LE VERGOGNOSE FRASI DI DONALD TRUMP SULLA MORTE DI ROB REINER (“UNO SQUILIBRATO, MORTO PERCHÉ OSSESSIONATO DA ME”) DIMOSTRANO NON SOLTANTO IL CATTIVO GUSTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA, MA ANCHE LA SUA IPOCRISIA

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

ORA IRRIDE IL DECESSO DEL REGISTA, MA A SETTEMBRE, DOPO L’OMICIDIO DI CHARLIE KIRK, “THE DONALD” FECE PARTIRE UNA CACCIA A CHI OSAVA IRONIZZARE O ANCHE SOLO RICORDARE LE POSIZIONI ESTREME DELL’INFLUENCER “MAGA” SU RAZZA, SESSO E ABORTO

Jimmy Kimmel, ancora una volta, non la manda a dire. Il conduttore e produttore televisivo americano dello show del lunedì sera, il ‘Jimmy Kimmel Live’, in onda su Abc, è tornato ad attaccare pesantemente il presidente americano Donald Trump per le sue frasi sul regista Rob Reiner, ucciso a coltellate insieme alla moglie domenica scorsa, definendole “odiose e vili”.
Trump, dopo la notizia del violento omicidio, sui social aveva
scritto che Reiner è morto “a causa della rabbia che ha provocato negli altri con la sua grave, irriducibile e incurabile malattia mentale nota come Trump Derangement Syndrome (Sindrome da squilibrio di Trump), talvolta indicata con l’acronimo Tds”.
“Ciò di cui abbiamo bisogno in un momento come questo, oltre al buon senso – ha affermato Kimmel in trasmissione – è compassione e leadership. Non le abbiamo ottenute dal nostro presidente, perché non ne ha da offrire. Invece, ci siamo ritrovati con uno sciocco che blaterava di sciocchezze”, ha detto Kimmel. “È così odioso e vile”, ha detto Kimmel a proposito del post.
“Quando l’ho visto per la prima volta – ha aggiunto – ho pensato fosse falso. Mia moglie me l’ha mostrato e ho pensato che anche per Trump fosse troppo’. Ma niente è mai troppo per lui”, ha detto il conduttore tv che lo scorso settembre, dopo alcune dichiarazioni sulla reazione del movimento Maga all’assassinio dell’opinionista Charlie Kirk, si era visto chiudere dalla stessa Abc la sua trasmissione, riaperta dopo grandi polemiche e dure prese di posizione da parte della politica e del mondo dello spettacolo.
Kimmel è poi tornato alla conferenza stampa nello Studio Ovale, dove a Trump è stata data “l’opportunità di tentare di nuovo di comportarsi da essere umano” e di ritrattare le sue parole su Reiner. Trump invece ha raddoppiato la posta, tornando a parlare della “Sindrome dello squilibrato di Trump”, del fatto che “si fosse rovinato da solo la carriera con le sue affermazioni” fino a sostenere che Reiner “fosse un vero male per il nostro Paese”.
Kimmel ha quindi sottolineato, riferendosi al presidente americano, che “quel cervello corroso è responsabile delle nostre vite”. “Se avete votato a favore, potete ripensarci. È perfettamente normale. Posso dire, in base alle mie interazioni personali con Rob Reiner, che lui vorrebbe che continuassimo a sottolineare le atrocità ripugnanti che continuano a uscire dalla bocca di quest’uomo malato e irresponsabile. Quindi lo faremo ancora e ancora, finché tutti noi non ci sveglieremo”.
(da agenzie)

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SONDAGGI, PER META’ DEGLI ITALIANI LO SCOPPIO DI UNA GUERRA MONDIALE E’ “PROBABILE”

Dicembre 16th, 2025 Riccardo Fucile

L’OSSERVATORIO IPSOS SU “GLI ITALIANI E LA POLITICA INTERNAZIONALE”

Dall’11esimo osservatorio Ispi-Ipsos Doxa su «Gli italiani e la politica internazionale» emerge un 2025 pessimo nel giudizio dei cittadini. La consueta rilevazione di fine anno su un campione rappresentativo della popolazione dice che quasi metà degli italiani (il 45%) ritiene che lo scoppio della Terza guerra mondiale nei prossimi tre anni sia un evento «probabile». Ma questa percentuale, ricorda il Corriere della Sera, era addirittura superiore (57%) un anno fa. Donald Trump è considerato il personaggio più influente della politica internazionale, seguito (a grande distanza) dal presidente cinese Xi Jinping e da quello russo Vladimir Putin.
Trump, gli Usa, il mondo
Ma a un anno dal suo ritorno secondo gli italiani le cose vanno peggio sia per gli Usa che per il mondo (40%). E comincia a vacillare la percezione degli Usa come alleati: fino all’anno scorso li riconosceva come tali il 54%, mentre una minoranza (16%) li percepiva come avversari. Oggi queste due visioni sono molto più vicine: 40% alleati, 20% avversari, con gli indecisi saliti al 40%. Secondo Antonio Villafranca, vicepresidente per la Ricerca di Ispi, «nemmeno gli Usa vengono più visti come alleati affidabili, al punto che Washington viene considerata solo appena un po’ più affidabile di Pechino. È l’inevitabile riflesso
della nuova presidenza Trump che in meno di un anno ha rimesso in discussione tutto con gli europei, dalla Nato ai rapporti commerciali, dal sostegno all’Ucraina alla comune difesa del multilateralismo e dello Stato di diritto».
La Russia
La Russia invece rimane la minaccia principale del mondo (31%), ma in calo dell’1% rispetto a fine 2024. Seguita da Usa e Israele, entrambi con il 12%. Il timore di una recessione in Europa è infatti la prima preoccupazione in vista del 2026, per gli italiani. Per il 34% l’avvenimento più atteso è la pace in Ucraina. Segue l’aumento della crescita in Europa e il miglioramento delle relazioni tra le potenze. Infine, la pace in Medio Oriente. Sull’Ucraina in particolare, pur tra molte incertezze (il 35% continua a non avere un’opinione), la maggioranza relativa (36%) contempla cessioni territoriali alla Russia. Mentre il 13% interromperebbe del tutto il sostegno militare all’Ucraina, anche se resta una minoranza (16%) intenzionata a sostenere Kiev fino alla riconquista dei territori persi.
(da agenzie)

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