L’IMBOSCATA DI HAFTAR A PIANTEDOSI CREA IL PANICO A PALAZZO CHIGI: LO SMACCO DEL GOVERNO DI BENGASI AL MINISTRO DELL’INTERNO ITALIANO È STATO UN CHIARO MESSAGGIO DEL GENERALE CHE CONTROLLA LA CIRENAICA E I FLUSSI DI MIGRANTI
GIORGIA MELONI È PREOCCUPATISSIMA, SA BENE CHE NON SI È TRATTATO SOLO DI “UN’INCOMPRENSIONE DIPLOMATICA”: IL TIMORE È UN’ONDATA DI SBARCHI IN UNA STAGIONE IN CUI LE PARTENZE DALLE COSTE LIBICHE SONO GIÀ NUMEROSE …SULLO SFONDO, IL CASO DEL RIMPATRIO DI ALMASRI, NEMICO DICHIARATO DI HAFTAR, A CURA DEI SERVIZI ITALIANI
Respinti con l’ordine «di lasciare immediatamente il territorio libico» e dichiarati «persone non gradite». Probabilmente, tutto avrebbero potuto immaginare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il collega maltese, Byron Camilleri, quello greco Thanos Plevris e il commissario europeo Mark Brunner, meno che di essere messi letteralmente alla porta dal generale Khalifa Haftar.
Appena arrivati all’aeroporto di Benina, a Bengasi, sono stati formalmente espulsi.
In programma, c’era un incontro con le massime autorità della Libia di Khalifa Haftar, vero leader politico e militare della Cirenaica. La comunità internazionale non ne riconosce formalmente il governo, affidato a Osama Hamad, ma con il generale da tempo Italia e Unione Europea hanno avviato interlocuzioni e stretto rapporti, come con i figli.
Con Belgassem, piazzato a capo del Fondo per la ricostruzione o sviluppo della Libia, Piantedosi e gli altri avrebbero dovuto discutere di non meglio precisati “investimenti futuri”, ma il team europeo aveva soprattutto una richiesta da mettere sul piatto: sforzi ulteriori nel bloccare le partenze.
Gli arrivi sono in aumento, tanto in Italia, come in Grecia, dove solo nel weekend sono state salvate più di mille persone. Medesima richiesta è stata presentata poche ore prima a Tripoli.
Ma se con il governo Dbeibeh tutto è filato liscio, con l’esecutivo di Osama Hamad, premier della Cirenaica, non c’è
stato neanche modo di discutere.
All’arrivo in aeroporto, la delegazione europea è stata bloccata, respinta e invitata a andare via. A darne notizia è stato lo stesso governo Hamad, con una durissima nota ufficiale. «La visita è stata annullata», si spiega, e la delegazione «è stata informata della necessità di lasciare immediatamente il Paese perché tutti i suoi componenti sono considerati indesiderabili».
Piantedosi, gli altri ministri e il commissario vengono formalmente accusati di aver violato «norme e convenzioni internazionali», ma anche le «procedure che regolano ingresso, circolazione e residenza dei diplomatici stranieri», gli si contestano «azioni che rappresentano una mancanza di rispetto», vengono invitati a relazionarsi «in conformità con il principio di reciprocità»
Bengasi parla da governo legittimo, come tale vuole essere riconosciuto e ha intenzione di farlo sapere, per questo la nota è stata diffusa anche sui social.
Brunner getta acqua sul fuoco, ribadendo la necessità di coinvolgere «tutte le parti libiche» nei programmi europei. Roma risponde con imbarazzo e silenzio.
l ministro degli Esteri Tajani si limita a dire «ne parlerò con Piantedosi», Chigi fa filtrare solo un’indiscrezione che derubrica tutto a «incomprensione protocollare non gestita dalla rappresentanza italiana».Le opposizioni insorgono, parlano di Caporetto, capolavoro di approssimazione, chiedono al governo spiegazioni in aula. «Un appassionato di respingimenti che viene respinto. Non so se si autoconfinerà in Albania a questo punto», sferza la segretaria del Pd Elly Schlein. «Non ci meritiamo figuracce del genere» dice Matteo Renzi di Iv.
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