CLAMOROSA SVOLTA NELLE INDAGINI SUL DELITTO DI GARLASCO: NELLA BOCCA DI CHIARA POGGI C’ERA IL DNA DI UN UOMO “IGNOTO”
IL DATO È EMERSO DALLE ANALISI DEL “TAMPONE ORALE”, MAI ANALIZZATO IN 18 ANNI, EFFETTUATE DAI PERITI INCARICATI DAL TRIBUNALE DI PAVIA NEL CORSO DELL’INCIDENTE PROBATORIO … L’INDAGINE ORA PUNTA CON SEMPRE MAGGIORE CONVINZIONE ALL’IPOTESI DELLA PARTECIPAZIONE DI PIÙ PERSONE AL DELITTO
Una traccia di Dna non ancora attribuita trovata a distanza dei 18 anni nella bocca di Chiara Poggi. È il dato che, a sorpresa, è emerso dai primi risultati dell’incidente probatorio in corso nelle nuove indagini dei carabinieri di Milano e della procura di Pavia sul delitto di Garlasco.
Si tratta delle analisi effettuate dalla genetista Denise Albani, perito incaricato dal Tribunale, sul tampone oro-faringeo acquisito dal medico legale Marco Ballardini nel 2007 durante l’autopsia e mai oggetto di verifiche prima d’ora.
Nelle cinque estrazioni il perito ha evidenziato due tracce di Dna «Y», quindi maschile. Una (nella parte laterale) subito attribuita ad una «contaminazione» da parte di un infermiere assistente all’epoca del medico legale. L’altra, che ha restituito un profilo quasi completo, e nella parte interna centrale della bocca invece non ha ancora trovato una attribuzione.
Dai primi confronti effettuati dai consulenti delle parti il profilo non è né del nuovo indagato Andrea Sempio, né del condannato Alberto Stasi.
Si tratta di accertamenti preliminari che ora dovranno essere «amplificati» e approfonditi dai periti. Rispetto ai Dna di confronto — gli operatori sanitari, i medici legali, periti e consulenti, familiari della vittima — non sono risultate altre compatibilità. Ed è stata esclusa al momento la corrispondenza anche con il «frammento» di Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi, insieme a quello che la procura di Pavia attribuisce a
Sempio, il famoso «ignoto 2».
La scoperta di questo profilo sconosciuto, apre uno scenario nuovo nelle indagini dei pm diretti da Fabio Napoleone. Ma non così imprevedibile. Perché gli investigatori, nella loro riscrittura analitica della dinamica del delitto, stanno lavorando sull’ipotesi che Chiara Poggi sia stata aggredita non alla base delle scale che portano al primo piano, ma in un contesto diverso. Che preveda, ad esempio, una aggressione alla quale la 26enne ha tentato di resistere.
La presenza di Dna di un uomo nella bocca e sulla parte interna di labbra e lingua di Chiara, troverebbe una possibile spiegazione in una mano stretta sul viso per bloccare un tentativo di chiedere aiuto della vittima.
Il materiale genetico nella bocca della vittima sarebbe limitato, ma in quantità «generosa». Il Dna, secondo quanto trapela, sopravvive su lingua, gola e gengive solo per un tempo limitato. In ogni caso non c’è traccia di quello di Stasi, con cui la sera precedente Chiara aveva certamente scambiato qualche effusione. Se la presenza di un Dna sconosciuto venisse confermata si tratterebbe di un dato rilevante, soprattutto perché emerso solo dopo gli accertamenti compiuti 18 anni dopo e su un tampone mai analizzato. I lavori dell’incidente probatorio si concluderanno a fine ottobre.
Ma adesso, quantomeno da un punto di vista investigativo, l’indagine prende una direzione più ampia. Per gli inquirenti Sempio era sulla scena del crimine e ha partecipato al delitto e si lavora sull’ipotesi di un complice. Già nel 2007 venne ipotizzato, ad esempio, l’uso di più armi: una da taglio e una più pesante. Pista poi abbandonata dagli inquirenti.
(da “Corriere della Sera”)
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