IL GOVERNO FA UN NUOVO PASTICCIO SUL FISCO: IL SERVIZIO STUDI DELLA CAMERA ESPRIME DUBBI SULLA NUOVA SANATORIA PER LE PARTITE IVA, INSERITA DA FRATELLI D’ITALIA NEL DECRETO FISCALE IN DISCUSSIONE A MONTECITORIO
NEL MIRINO DEI TECNICI FINISCONO LE COPERTURE CHE TENGONO IN PIEDI IL “RAVVEDIMENTO SPECIALE” CONCESSO AGLI AUTONOMI E AI PROFESSIONISTI CHE ADERIRANNO AL CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE 2025-2026. E C’È IL RISCHIO CHE LA MISURA PREGIUDICHI L’ATTUAZIONE DELLA RIFORMA DEL FISCO, SBANDIERATA DAL VICEMINISTRO MELONIANO, MAURIZIO LEO
Due rilievi. Due richieste di spiegazioni. Due alert. Nel giorno in cui l’aula della Camera esamina il decreto fiscale, i tecnici di Montecitorio esprimono dubbi sulla nuova sanatoria per le partite Iva che è stata inserita nel provvedimento durante il passaggio in commissione Finanze.
Sotto la lente del Servizio studi finiscono le coperture che tengono in piedi il ravvedimento speciale concesso agli autonomi e ai professionisti che aderiranno al concordato preventivo biennale 2025-2026. Tra le raccomandazioni indirizzate all’esecutivo spunta anche la necessità di fornire rassicurazioni sul fatto che l’utilizzo per la sanatoria del Fondo per la riduzione della pressione fiscale non pregiudichi l’attuazione della riforma del fisco.
Tra i chiarimenti sollecitati c’è anche la definizione della platea che potrebbe essere potenzialmente interessata dal nuovo regime e altre informazioni aggiuntive
La sanatoria costa 395 milioni. Le coperture sono spalmate su cinque anni, dal 2026 al 2030. Ma per i tecnici c’è incertezza sulle fonti di finanziamento. I bacini da cui il governo conta di attingere le risorse sono due: le maggiori entrate attese dai versamenti delle partite Iva che decideranno di mettersi in regola con il Fisco (circa 58 milioni nel 2026) e il prelievo dal Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
Sulla prima voce, i tecnici scrivono che per verificare la quantificazione dell’onere e di una parte delle coperture “appare necessario che il Governo fornisca dati ed elementi utili alla definizione della platea potenzialmente interessata al nuovo regime, nonché ulteriori informazioni quali, ad esempio, l’ammontare medio dell’imponibile diviso per classi di indice di affidabilità fiscale”. Il sollecito va oltre.
Si chiedono maggiori dettagli sull’aliquota che sarebbe stata applicata a legislazione vigente, in alternativa al regime dell’imposta sostitutiva sia per le imposte sui redditi e le relative addizionali che per l’Irap.
I dubbi riguardano anche l’utilizzo del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, la “riserva” che alimenta i decreti attuativi della riforma fiscale. Per i tecnici, il governo deve confermare la disponibilità di risorse nel Fondo da dedicare proprio alla sanatoria alla luce di un’ulteriore riduzione prevista da un altro articolo del decreto fiscale.
E poi – aggiungono i tecnici – “appare altresì opportuno acquisire una rassicurazione in merito al fatto che il predetto utilizzo, anche in ragione della sua entità, non sia suscettibile di pregiudicare l’attuazione degli interventi previsti nell’ambito della delega fiscale”. I soldi in cassa sono pochi. I prossimi passi della riforma fiscale si fanno incerti.
Introdotta nel decreto fiscale con un emendamento a firma Marco Osnato (FdI), presidente della commissione Finanze della Camera, la sanatoria permetterà ai titolari di partita Iva che aderiranno al concordato per la prima volta di mettersi a posto con il Fisco per le annualità 2019-2023. Basterà versareù
un’imposta sostitutiva: lo sconto sulle tasse dipenderà dalla pagella fiscale.
Chi ha un voto pari o superiore a 8 dovrà versare il 10% del reddito non dichiarato. L’aliquota salirà al 12% per chi ha tra il 6 e l’8, mentre chi non arriva alla sufficienza pagherà il 15%. Chi ha già aderito al ravvedimento l’anno scorso potrà sanare il 2023, considerato che gli anni precedenti sono già emersi.
(da agenzie)
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