PONTE SULLO STRETTO: SE IL SINDACO DI MESSINA, FEDERICO BASILE, ESULTA PER APPARTENENZA POLITICA, I MESSINESI NON LO VOGLIONO
C’È CHI SI PREOCCUPA DELL’IMPATTO DELL’ECOMOSTRO E CHI TEME IL POTENZIALE EFFETTO DI UN TERREMOTO: “IL PILONE SULLA SPONDA CALABRESE POSA SU UNA FAGLIA
È il controcanto alla piazza di Salvini, ai comunicati trionfalistici dei leghisti locali, al plauso del presidente della Regione, Renato Schifani, che rievoca il sogno di Berlusconi e saluta il Ponte come «un’opera capace di rivoluzionare il futuro della Sicilia e del Mezzogiorno».
È un controcanto amaro che dice no al colosso sullo Stretto e che dai comitati ambientalisti dilaga nelle strade di Messina, nelle
università, nelle scuole, tra i giovani. Indignazione, rabbia, se va bene scetticismo, sono i sentimenti che percorrono questa città piegata nel 1908 da un terremoto devastante che ne ha cambiato la storia e il destino.
Ne fanno parte i quattrocento accademici (250 dell’Ateneo di Messina, gli altri del resto d’Italia e stranieri) che hanno costituito il comitato “Universitari No Ponte”.
«Sono rappresentate tutte le aree scientifiche, non solo tecniche, dall’urbanistica alla sociologia, dalla filosofia all’antropologia – spiega Filippo Cucinotta, ingegnere, professore di Disegno industriale – Siamo preoccupati per la deroga sull’impatto ambientale, che è avvenuta grazie alla militarizzazione del Ponte, diventato opera strategica per la difesa in modo forzato e fasullo.
E preoccupatissimi per la questione sismica: il pilone calabrese nascerà su una faglia attiva. Ma c’è anche una questione di metodo: si impegnano miliardi su un’opera per cui non esiste un progetto esecutivo, una follia. Quanto al Cipess, non mi stupisco, è un’articolazione ministeriale, ci si poteva aspettare che dicesse di no?».
Gli fa eco da Palermo Giuseppe Barbera, paesaggista di fama internazionale. «Se il Ponte si fosse costruito venti o trent’anni fa – dice – sarebbe stata un’operazione da fare.
Adesso il mondo è cambiato. Quest’opera mastodontica è l’idea di futuro che abbiamo per la Sicilia, l’Italia, il pianeta? Il Green Deal europeo dice che la mobilità non dev’essere più su gomma. Il problema non è arrivare a Reggio Calabria un’ora prima o dopo».
Incalza Daniele Ialacqua, del comitato Noponte Capo Peloro: «Manca ancora il riscontro a centinaia di osservazioni e prescrizioni e mancano soprattutto i pareri di enti terzi come la Corte dei conti, la Commissione europea, il Tar cui ci rivolgeremo
Sono tutti convinti, qui, che il via libera del Cipess non sia la parola fine
Ostacoli tecnici, ma anche burocratici. A partire dalla questione espropri: 2.792 gli intestatari di immobili e terreni che dovrebbero sloggiare per un totale di oltre 3.7 milioni di metri quadrati. Trecento edifici da demolire in Sicilia e 150 in Calabria, molti di più quelli interessati a vario titolo da servitù, trasformazioni, cantieri temporanei.
Nella zona di Torre Faro, l’epicentro del futuro cantiere, la Messina-bene ha storicamente la casa delle vacanze. Imprenditori, professionisti, docenti.
(da agenzie)
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