LA DEMOCRAZIA DELLA RETE DOVE VINCE SEMPRE BARABBA
ANDREA SCANSI: “GRILLO NON CAPISCE CHE NON DEVE RISPONDERE SOLO A 50.000 MILITANTI MA A 9 MILIONI DI ELETTORI: E QUESTI LO STANNO ABBANDONANDO”
La Rete è il futuro. La Rete è la risposta. La Rete è la nuova agorà . 
Per Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, e dunque per il Movimento 5 Stelle, la Rete è prima utopia e poi medium.
Senza Rete non c’è democrazia. E senza Rete, rigorosamente maiuscolo, non ci sarebbe stato il M5S.
Nel web, Beppe Grillo ha sempre radicalizzato i giudizi.
Più ancora che nella piazza reale, in quella virtuale c’è chi lo idolatra e chi lo detesta. Il suo manicheismo esplode.
Per i meccanismi della Rete, refrattaria alla neutralità , l’approccio urlato di Grillo è sempre stato adattissimo. I suoi post non erano solo studiati in ogni dettaglio, errori apparenti compresi, ma servivano per cementare l’appartenenza e alimentare l’idea di un “noi buoni” e “loro cattivi”.
Niente sfumature, perchè in guerra non c’è sfumatura: questo era il messaggio.
Ora, con il caso Gambaro, qualcosa è cambiato.
La decisione di “rimettere alla Rete” la senatrice dissidente ha giustamente esaltato i detrattori del Movimento, che non aspettavano un assist migliore per rafforzare l’idea di un Movimento assolutista e prossimo alla setta.
Sui social network si sprecano i paragoni con la Corea del Nord, lo stalinismo e il cristologico “Volete Gesù o Barabba?”.
La critica, per nulla nuova, è: “Uno vale uno, ma Grillo vale più di tutti”.
C’è anche chi ironizza sul potere decisionale della Rete: “Non so se scegliere ciabatte o infradito, mi rimetterò alla Rete”.
Non è però una novità che gli errori del M5S esaltino chi odia Grillo.
La novità , percepibile anche in Rete, sin qui casa accogliente del Movimento, è l’effetto che l’epurazione Gambaro sta avendo sui simpatizzanti.
Addirittura sugli iscritti. La maggioranza di questi ultimi, gli stessi che hanno partecipato a Parlamentarie e Quirinarie, è concorde con la linea “talebana” (per citare la deputata Pinna, un’altra epurata in pectore) .
Ma il M5S non deve però rispondere solo ai suoi 50 mila iscritti o giù di lì, ma anche a quasi 9 milioni di italiani che li hanno votati nello scorso febbraio.
Molti di loro sono internauti e molti di questi non li rivoterebbero.
Lo si capisce anche da una veloce retrospettiva in Rete, a partire dal sito del Fatto, particolarmente frequentato dai simpatizzanti 5 Stelle.
Se la linea di Grillo ha la maggioranza tra la base storica, non così è tra i suoi elettori. Rete inclusa.
La fronda dei duri e puri c’è, non necessariamente protetta da anonimato.
Spesso nei loro avatar c’è il simbolo M5S o la maschera di V per Vendetta (l’iconografia dei due V-Day).
L’ultrà grillino, o il bimbominkia come il web ha ribattezzato l’approccio adorante a prescindere verso qualsivoglia mito, bolla la querelle-Gambaro (e Pinna) come “mero gossip da giornalai”.
Tra insulti e minacce, si esorta chi osa non essere d’accordo a “parlare di cose serie e fare le pulci a Pd e Pdl”, secondo il motto (involontariamente craxiano, più che mozartiano) del “così fan tutte”.
Talora si prova ad argomentare: “Personalmente non ci vedo nulla di sbagliato nel lasciare il verdetto alla rete, è perfettamente in linea con le idee del MoVimento, perciò non capisco in cosa consiste la polemica”.
Gli ortodossi gentili, o anche solo non verbalmente violenti, sostengono che questa fase è sgradevole ma necessaria per liberarsi degli Scilipoti.
Non manca l’ammissione, più o meno esplicita, che la strada intrapresa sembra portare a un ridimensionamento elettorale in qualche modo inseguito: una forza dichiaratamente di opposizione e identitaria.
Una sorta di “Radicali 2.0”, oscillante attorno al 10 per cento .
Quello che Grillo e Casaleggio fingono di non leggere, o forse leggono ma se ne fregano (e magari continuano a dare la colpa agli elettori ), è che delusione e disillusione ora serpeggiano.
Forse esplodono.
Le amministrative lo avevano certificato, la deificata Rete ne riverbera l’eco. “Avete buttato nel cesso 8 milioni di voti”; “Bastava ignorarla… far finta che non esiste… Se ne sarebbe andata via da sola. Adesso la Gambaro è diventata una martire e Beppe il capo dittatore”; “Vi state consegnando all’autodistruzione”.
Pensieri simili, in Rete, si leggono ovunque.
E non li scrivono i “pennivendoli” brutti e cattivi, al soldo di Renzi o Civati, ma coloro che avevano votato M5S per cambiare le cose (come molti parlamentari stanno provando a fare).
Non per sapere che a Crimi la Gambaro sta antipatica, o che Grillo è uno e trino.
Andrea Scanzi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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