“SALVINI E VANNACCI FANNO TRAPELARE UN SENTIMENTO FILORUSSO IMBARAZZANTE”: LA BORDATA DI PIER FERDINANDO CASINI AL GENERALE E AL LEADER DELLA LEGA, CHE HA ABBRACCIATO L’AMBASCIATORE RUSSO
“QUANDO SI È AI VERTICI DELLO STATO BISOGNA PONDERARE I GESTI: UNA COSA È SALUTARE, UN’ALTRA È ABBRACCIARE. IN DIPLOMAZIA LA FORMA È SOSTANZA” – ” MELONI DOVREBBE FARE DI PIÙ PER IL FUTURO DELL’EUROPA, I SUOI ALLEATI IN EUROPA DELEGITTIMANO LE ISTITUZIONI COMUNITARIE IN NOME DI UN SOVRANISMO NAZIONALE ANTISTORICO”
Senatore Casini, quanto dobbiamo essere preoccupati per gli sconfinamenti russi dei cieli europei?
«Dobbiamo prendere atto che siamo in presenza di provocazioni continue da parte di Putin e della Russia. Credere che questi sconfinamenti siano casuali è come credere alla favola di Cappuccetto Rosso. Ciò detto credo che gli effetti saranno controproducenti».
Ovvero?
«Pensi alla situazione della Russia prima di invadere l’Ucraina. L’Europa era dipendente dal suo gas, sorda ai richiami americani sul riarmo, incapace di coordinarsi a livello sovranazionale. Oggi la Germania si sta riarmando, Paesi che erano fuori della Nato sono entrati, e tutti si pongono il problema di come conciliare i propri bilanci con la possibilità di organizzare un sistema di difesa».
Però il governo sulla politica estera appare piuttosto diviso.
«Constato con preoccupazione che ai coerenti richiami del capo dello Stato non sempre corrisponde eguale coerenza. Salvini e Vannacci fanno trapelare un sentimento filorusso imbarazzante, ammantato da un pacifismo che non si capisce a chi dovrebbe
essere diretto. Mi viene in mente una famosa frase di Mitterand: i pacifisti sono all’ovest, i missili stanno a est». […]
Non crede che anche l’opposizione stia sottovalutando la minaccia russa?
«Anche nei più coerenti trapela una prudenza imbarazzante. Mentre su Gaza c’è un’unità reale, sull’Ucraina meglio non parlarne. Io sono un pacifista convinto, ma non credo la pace si costruisca sventolando bandiere, bensì con la deterrenza. Vale per la polizia che pattuglia armata le città, valse per chi fece la Resistenza nel’43».
Ieri ci sono stati attacchi hacker a molti aeroporti europei. Pensa ci sia dietro la mano russa?
«Possibile. Questi atti di sabotaggio dimostrano certamente che investire in difesa significa anzitutto proteggere i cieli, i fondali marini, controllare le linee ferroviarie. Le ultime dal fronte ucraino ne sono un’ulteriore prova: gli armamenti tradizionali sono sovrastati da piccoli droni da cinquantamila euro».
«Le regole di buona educazione valgono per tutti. Se incontrassi per strada l’ambasciatore Paramonov e fossi accolto da un saluto, lo saluterei. Le prime vittime della guerra ucraina sono i ragazzi russi mandati a morire al fronte. E per questo sono contrario ai boicottaggi dei tenori russi o dei direttori di orchestra. Chi è nostro nemico in questo momento è il governo russo. E dunque quando si è ai vertici dello Stato bisogna ponderare i gesti: una cosa è salutare, un’altra è abbracciare. In diplomazia la forma è sostanza».
Pechino ha un fronte aperto sui dazi con Washington. Questo non aiuta.
«Per niente. Il clima geopolitico è pessimo. L’idea che si sta affermando nel mondo è pericolosa, ovvero quella per cui i rapporti fra gli Stati si regolano con la forza. L’Italia ha sempre sostenuto le ragioni del multilateralismo e degli organismi multilaterali. Non contribuiamo ad affossarli: lo dico anche a Giorgia Meloni».
Che intende
«Apprezzo la moderazione sua e di Antonio Tajani in questa fase. Ma mi permetto di dire che la premier dovrebbe fare di più per il futuro dell’Europa: non parlare solo dei suoi limiti, deve impegnarsi per farla funzionare meglio. Penso al superamento del diritto di veto e alla cooperazione rafforzata di cui c’è bisogno fra i grandi Paesi dell’Unione.
Parliamoci chiaro: le forze politiche in Europa con cui in passato si sono evidenziate maggiori colleganze con lei – da Orban ad Abascal fino alla signora Le Pen – sono le stesse che ogni giorno delegittimano le istituzioni comunitarie in nome di un sovranismo nazionale antistorico
Oggi nella globalizzazione nessuno da solo può assumere alcun rilievo, a partire dalla Germania e dalla Francia. O ci soccorre una dimensione più ampia, oppure nella migliore delle ipotesi saremo sudditi. E la sudditanza non è mai felice».
(da agenzie)
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