LA STRAGE DI CASTEL D’AZZANO SI POTEVA EVITARE? I FAMILIARI DEI TRE CARABINIERI MORTI NELL’ESPLOSIONE INNESCATA DAI FRATELLI RAMPONI CHIEDONO: “È STATO FATTO TUTTO IL POSSIBILE PER GARANTIRE L’INCOLUMITÀ DEGLI AGENTI?”
LO AVEVAMO SOSTENUTO DA SUBITO, ORA FINALMENTE QUALCUNO CHIEDE CONTO DELLA PESSIMA GESTIONE DELLO SFRATTO …SECONDO I LEGALI DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME, È CHIARO CHE QUALCOSA NON HA FUNZIONATO”
«Il fratello del luogotenente Marco Piffari, Daniele, vuole capire che cosa non ha funzionato la notte del 14 ottobre a Castel D’Azzano». L’avvocato Davide Adami spiega così la ragione di fondo dell’incarico ricevuto dal parente del carabiniere morto nella strage di Castel D’Azzano la notte del 14 ottobre scorso insieme ai colleghi Davide Bernardello e Valerio Daprà, mentre altri 26 operatori delle forze dell’ordine sono rimasti feriti (tra cui un agente di polizia, operato ieri con successo all’ospedale di Villafranca).
Ora, però, si è entrati nella fase di risposta ai tanti inquietanti interrogativi rimasti a tutt’oggi sospesi: «Bisogna capire come è stata organizzata la perquisizione e l’irruzione nella casa dei Ramponi — precisa l’avvocato Adami — e che cosa avevano in mano i militari per preparare il piano di accesso al casale ma soprattutto se è stato fatto tutto il possibile per garantire l’incolumità dei carabinieri». Il legale, però, non si sbilancia in giudizi sull’operato dei militari dell’Arma: «Non so se la perquisizione nel casale di Castel D’Azzano sia stata organizzata bene perché non ho potuto leggere ancora gli atti d’indagine»,N dice il legale. Ma i dubbi ci sono: «Gli elementi raccolti fino ad adesso, però, lasciano spazio ad un bel po’ di domande e con il senno di poi è chiaro che qualcosa non ha funzionato».
(da agenzie)
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