«SE MI FANNO DECADERE BUTTO GIÙ IL GOVERNO USANDO COME PRETESTO LA LEGGE DI STABILITÀ»
NELLA STRATEGIA DEL CAVALIERE, COMPRESSO TRA FALCHI E COLOMBE, ALLA FINE CONTERANNO I SUOI INTERESSI PERSONALI
«Se mi fanno decadere da senatore butto giù il governo dei miei carnefici usando come pretesto la Legge di Stabilità ». Silvio Berlusconi sembra deciso.
Nella palude che è diventato il Pdl dopo la fiducia a Letta, chiuso a Palazzo Grazioli cerca il modo più efficace per giocarsi l’ultima partita, quella della sopravvivenza politica.
La giornata di ieri, almeno pubblicamente, sembrava segnare una tregua tra i duellanti per il controllo del partito, Alfano e Fitto.
Sulle agenzie poche dichiarazioni, tutte rivolte all’unità . Ma sotto le braci restano incandescenti, con un Berlusconi cinto d’assedio dalle due fazioni che cerca di rimanere in equilibrio, di tenere compatto il Pdl e trasformarlo in scudo nella battaglia contro il suo destino.
Una pugna nella quale decadenza, Legge di Stabilità e futuro del centrodestra si intrecceranno inesorabilmente.
Giovedì Berlusconi ha incontrato Fitto, ieri ha cenato con Alfano. Il segretario in mattinata aveva accarezzato il Cavaliere affermando che «grazie al lavoro di Berlusconi stiamo costruendo un grande centrodestra che sarà in grado di vincere contro le sinistre. Non vogliamo fare un centrino».
Dichiarazione alla quale Fitto ha risposto con un ironico «oggi è una grande giornata caratterizzata da una forte e ritrovata unità , ripartiamo tutti da Berlusconi ».
Per i falchi-lealisti, infatti, quelle del segretario sono parole ingannevoli.
Uno dei loro leader si spinge a dire riservatamente che «Angelino sa che Berlusconi è preoccupato dall’accelerazione di Mauro e Casini dopo la rottura di Monti e si copre dicendo che vuole tornare al modello Casa delle Libertà con i centristi sotto le insegne del Cavaliere. Lo fa per tranquillizzarlo, ma è pronto a lanciare in proprio l’operazione dei popolari».
Sono questi i veleni che terranno prigioniera la Legge di Stabilità , che oltretutto a Berlusconi è andata di traverso, come in queste ore va ripetendo privatamente ai suoi interlocutori: «Se il testo definitivo confermerà le indiscrezioni, la manovra non mi piace proprio».
Ed è anche per disinnescare la bomba sulla manovra, fondamentale per il governo, che ieri Alfano ha cenato a Palazzo Grazioli con l’ex premier.
Ma a cena si è parlato anche di partito, con Alfano impegnato a rispondere al cospetto del Cavaliere alle insinuazioni e al consiglio che i “lealisti” di Fitto continuano sibilare nell’orecchio presidenziale: «Togli la segreteria ad Alfano e riprenditi il partito — ripetono a Berlusconi — altrimenti quando tra un mese vorrai usare la manovra e la sopravvivenza del governo per negoziare sulla decadenza nei gruppi parlamentari non ti seguirà nessuno».
Il resto è propaganda, nel senso che gli alfaniani danno per certo che il Cavaliere abbia deciso di emarginare i falchi e incoronare Angelino a capo di Forza Italia, mentre i pasdaran giurano che Berlusconi è in procinto di decapitare il vicepremier, riprendersi il partito e guidare le truppe in prima persona nella partita sulla decadenza.
Movimenti tellurici dentro al Pdl che emergono nelle dichiarazioni pubbliche sulla Legge di Stabilità , bocciata dagli uni e promossa a pieni voti dagli altri.
Bondi, falco tra i falchi annidato tra le fila di Fitto, attacca: «Per il Pdl la riduzione delle tasse e l’abolizione dell’Imu erano un capitolo importante, ma ci troviamo un’altra tassa sugli immobili che in parte si aggiunge all’Imu, perfino più elevata. È intollerabile, è un provvedimento che contraddice gli impegni e le promesse fatte ai nostri elettori».
Gli fa eco Gasparri, per il quale «la difesa della casa resta una priorità ».
Se Brunetta, ex falco passato con Alfano, torna a chiedere la cabina di regia per correggere la manovra, le colombe Casero, viceministro dell’Economia, e Cicchitto rispondono agli avversari nel partito che la Finanziaria «rispetta gli obiettivi del governo e della piattaforma programmatica del Pdl».
Ma l’ago della bilancia sul futuro della manovra saranno gli interessi personali di Berlusconi.
Alberto D’Argenio
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