ABOLIRE LE PROVINCE? LA CASTA SEPPELLISCE LA PROPOSTA
IN VENTI MINUTI, GIOVEDI SCORSO, LA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DELLA CAMERA HA IMBOSCATO LA PRATICA… DURANTE LE ELEZIONI VI ERANO STATE 8 PROPOSTE, ORA SI INSABBIA TUTTO… SI SAREBBERO RISPARMIATI 10 MILIARDI, MA ALLA LEGA FANNO COMODO LE POLTRONE
Solo che per spese del personale costano al contribuente italiano 2,5 miliardi di euro l’anno, un altro miliardo va per le spese generali di amministrazione.
Molte altre voci sarebbero accorpabili ad altre strutture ( viabilità , servizi, edilizia scolastica, formazione professionale, sviluppo economico, trasporti, mercato del lavoro, promozione della cultura, servizi sociali) con un notevole risparmio dei costi.
Le indennità degli amministratori ammontano a ben 119 milioni di euro .
Secondo i calcoli dell’Eurispes, l’abolizione delle Provincie italiane comporterebbe un risparmio a regime di circa 10 miliardi di euro, pari a una manovra finanziaria di media entità .
Ovviamente ammortizzando nel tempo la riduzione e l’integrazione altrove del personale.
Nel centrodestra una testata come “Libero” ne aveva fatto una martellante campagna, raccogliendo migliaia di adesioni.
Molti anche i parlamentari del Pdl, dell’Udc, dell’Idv che avevano condiviso l’iniziativa, presentando ben 8 proposte di modifica costituzionale ( 4 alla Camera e 4 al Senato) per eliminare le Province.
L’entusiasmo però è durato giusto il tempo della campagna elettorale ( ma che strano…).
Giovedì scorso, quatti quatti, mentre l’elettorato era tutto preso dal match Berlusconi-Fini, in meno di 20 minuti, sul far del mezzogiorno, la Commissione Affari Costituzionali della Camera, con un blitz che era nell’aria, ha stabilito che le eventuali modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione meglio prendano una strada sterrata, invece che la via principale.
La Casta ha vinto, affidando il dossier a un “comitato ristretto” che ne valuti la praticabilità .
In pratica l’anticamera dell’insabbiamento, di cui nessuno si assumerà però così la paternità .
Nessun accenno ai tempi in cui il comitato ristretto dovrà riferire e da qui la decisione di mettere su un binario morto ogni proposta di risparmio e di tagli alla politica.
Uno schieramento bipartisan dai pidiellini Donato Bruno e Peppino Calderisi, agli Udc Tassone e Mantini, per arrivare ai Pd Giovannelli e Amici che si sono limitati a chiedere “qual’è la direzione in cui andare perchè non è chiara la volontà di arrivare a un risultato”.
Alla fine anche loro si sono accodati auspicando una” ridefinizione delle funzioni delle Province in un contesto di razionalizzazione del sistema dei costi”.
Politichese puro, un malriuscito e goffo tentativo di tutte le forze politiche di far seppellire definitivamente una proposta che veniva dal popolo, stanco di doppioni e sovrapposizioni di compiti e ruoli.
La moltiplicazione delle poltrone, strenuamente difesa dalla Lega, la prima a dichiararsi contraria all’abolizione delle Province nel timore di perdere potere al Nord, ha trovato complici tutte le altre forze politiche nel silenzio dei media.
Forse che qualcuno ha ascoltato la notizia sui vari Tg ?
Insabbiata la notizia, come la proposta, ecco la soluzione migliore.
Tutti defilati perchè mantenere qualche migliaio di amministratori locali val bene una brutta figura che si può sempre giustificare, chi con la necessità di “radicamento” al territorio ( leggi poltrona), chi con la “necessità di inserirla nel contesto di una più ampia riforma delle autonomie locali”, chi come Tremonti col fatto che ” è una riforma molto complicata”.
Meglio continuare a buttare 10 miliardi, che i risparmi li facciano i cittadini e non rompano le palle con le loro proposte anti Casta…
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