L’IRA DEI TECNICI CONTRO RENZI: “COSE FALSE NON NE DICIAMO. E’ NOSTRO DOVERE SEGNALARE LA CRITICITA’ DELLE COPERTURE DEI GOVERNI, ALTRIMENTI CHE CI STIAMO A FARE?”
“SOLO TREMONTI CI HA TRATTATO COSàŒ”….”SE ACCANTO AI PRESUNTI GETTITI NON VENGONO INDICATE LE MISURE PER RAGGIUNGERLI, DOVREMMO FORSE FAR FINTA DI NULLA?”
«Solo Tremonti nel 1994 aveva fatto qualcosa di simile — non so dire se peggio o meglio — di quanto è accaduto in questi giorni con Renzi: alzò il telefono e chiamò il capo del Servizio. Ci accusò di stare con la sinistra, di aver fatto sconti al governo di Giuliano Amato e non al suo. Si tentò anche di intervenire sul segretario generale del Senato per bloccare l’uscita del dossier che evidenziava criticità sulle coperture del suo provvedimento che incentivava le imprese ad investire».
Il racconto dei tecnici del Servizio di Bilancio del Senato scorre lucido ma insolitamente incline all’emozione, se non alla rabbia.
Di solito tengono le bocche cucite, ma stavolta, anonimato garantito, non rinunciano a sfogarsi.
Dagli sms che si sono scambiati in questi giorni emergono parole come «frustrazione », «scoramento» e «umiliazione» per gli addebiti del presidente del Consiglio Renzi: li ha accusati di «falsità », per chi fa un lavoro guidato dal rigore tecnico-scientifico, è la cosa peggiore.
«Errori ne possiamo fare, come accade a tutti, ma cose false non ne diciamo: il nostro compito è di verificare le quantificazioni delle norme e di evidenziare le criticità delle coperture. Quando si presentano è nostro dovere farlo. Altrimenti che ci stiamo a fare?».
Di loro si parla poco ma sono una sorta di corpo speciale della finanza pubblica, un argine parlamentare all’invadenza dell’esecutivo sempre tentato dalle esigenze elettorali e dalla voglia di spendere di più.
Dal manipolo dei funzionari del Senato che, quasi a marcare l’autonomia, se ne stanno in una dependance di Palazzo Madama, nei pressi di Sant’Eustachio, sono usciti i tecnici migliori degli ultimi anni.
Come Paolo De Ioanna, che allestì il servizio nel 1990, e poi lavorò accanto a Ciampi e Padoa-Schioppa, oppure Giuseppe Fotia (attualmente consigliere economico di Napolitano).
Dal Servizio Bilancio, di cui è stata direttrice, viene anche Chiara Goretti: l’unica donna che, superata la difficilissima selezione, è stata nominata da Boldrini e Grasso nella terna del nuovo Ufficio parlamentare di Bilancio.
«Di dossier ne abbiamo fatti centinaia, ma contestazioni ne abbiamo avute poche… ».
Una casta? «Abbiamo buoni stipendi, come prevede la legge, ma lavoriamo anche sodo, non saremo certo noi ad opporci alle riforme, soprattutto quelle che vanno nella direzione della tenuta dei conti pubblici ».
Sicuramente i tempi di lavoro sono serrati: la velocità e la precisione sono il loro punto di forza. I decreti o le leggi di Stabilità arrivano sui tavoli del Servizio appena un paio di giorni prima della convocazione della Commissione Bilancio per l’inizio dell’esame e i loro preziosi dossier devono essere sui banchi dei parlamentari in tempo utile.
Non è un lavoro facile: leggi e decreti, come si sa in Italia, sono quasi incomprensibili; uno slalom tra centinaia di commi per capire se la Relazione tecnica della Ragioneria dello Stato ha ceduto alle pressioni del governo e se l’articolo 81 della Costituzione è stato rispettato.
Stavolta, business as usual, hanno preso il decreto n.66 del 24 aprile 2014, sul bonus Irpef e in un paio di giorni, week end e notti comprese, lo hanno vivisezionato.
«Se accanto al gettito dell’evasione fiscale, non ci si mettono le misure per raggiungerlo, non va segnalato? Del resto il nostro compito è anche quello di mettere il governo sull’avviso ».
Ma Renzi non li ha perdonati.
Roberto Petrini
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